Recentemente la Regione Piemonte ha stretto assieme a quattro enti pubblici un importante accordo a sostegno dei ricercatori italiani. L’intesa prevede uno stanziamento di 40 milioni di euro nei prossimi tre anni ed è stata siglata da Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ed Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente (ENEA).
L’accordo, giunto mentre i dipendenti dei medesimi enti erano in piazza per manifestare contro le condizioni di perenne precariato imposte ai ricercatori, identifica quattro linee d’azione: contenere il numero di italiani che vanno a fare ricerca all’estero (il cosiddetto brain drain, “fuga di cervelli”); favorire il rientro dall’estero dei ricercatori nostrani; attrarre ricercatori stranieri; incoraggiare visiting scientist che lavorino stabilmente presso un ateneo o un centro di ricerca straniero e svolgano attività coerenti con quelle del laboratorio ospite.
Per il contenimento del brain drain (prima linea d’azione) è previsto un co-finanziamento da parte della Regione pari al 50% della spesa affrontata dagli istituti di ricerca per attivare una serie di assegni biennali, eventualmente rinnovabili per una sola volta (al più 4 anni). L’importo massimo dell’assegno è 22 mila euro. Per il rientro dall’estero dei ricercatori italiani (seconda linea d’azione) è contemplato un co-finanziamento della Regione alla spesa affrontata dagli istituti di ricerca per attivare assegni biennali per un importo massimo di 30 mila euro (8 mila euro in più rispetto ai precedenti assegni, a carico della Regione, per le spese di trasferimento e sistemazione in loco). Per i ricercatori stranieri che intendono venire a lavorare in Piemonte (terza linea), l’importo annuale dell’assegno è di 35 mila euro (13 mila euro in più, a carico della Regione, per una parziale copertura delle spese di trasferimento e di sistemazione). Infine, per la quarta linea d’azione, l’attrazione di visiting professor, è previsto un co-finanziamento da parte della Regione per attivare contratti di durata semestrale (da 37 mila euro ciascuno).
«L’accordo», ha dichiarato Andrea Bairati, assessore all’Università e alla ricerca della Regione Piemonte, «è una prima applicazione concreta di federalismo nel campo della ricerca. In questi anni abbiamo investito oltre 300 milioni di euro per la ricerca e per il sistema universitario piemontese, a sostegno del diritto allo studio, della residenzialità, dell’edilizia universitaria e degli assegni di ricerca per il contenimento della fuga dei cervelli».
«La mobilità intellettuale è altamente formativa», ha commentato Luciano Maiani, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), «occorre però fornire ai giovani “cervelli” italiani e stranieri condizioni certe di inserimento e di avanzamento nel mondo del lavoro, mediante selezioni meritocratiche. Inoltre, la politica della ricerca ha bisogno di un forte radicamento territoriale e, in questa prospettiva, gli accordi con gli enti locali rivestono una particolare importanza».
«Non è la risposta che aspettavamo», hanno fatto sapere i precari riuniti in piazza. «Siamo lieti che la Regione voglia investire nella ricerca, ma continuiamo a credere che la risposta non stia negli assegni o nelle borse di studio bensì nell’adozione di un contratto, valido per tutti, da ricercatore a tempo determinato per tre anni». Una richiesta fino a oggi respinta al mittente.