Le Settimane della Scienza 2007

Le Settimane della Scienza 2007 hanno due punti focali molto diversi ma entrambi di grande rilievo per la società del futuro: il rapporto natura e civiltà delle macchine, tra naturale e artificiale, proposto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, e il rapporto donne e scienza, nell’ambito dell’Anno europeo delle pari opportunità per tutti voluto dalla Commissione europea.

La proposta europea trova a Torino una risposta forte: al Circolo dei Lettori è allestita una
mostra sui Nobel negati che ripercorre la vita delle scienziate che non hanno ottenuto il
premio pur avendo contribuito in modo determinante al progetto di ricerca poi consacrato da quello che a ragione è considerato il più prestigioso riconoscimento a livello mondiale. A
corollario, è in programma una tavola rotonda con ricercatrici e giornaliste per affrontare il
problema delle pari opportunità nei laboratori scientifici, tuttora molto maschili nella
conduzione anche quando le donne che vi lavorano sono numerose e brillanti.

Mostre, visite guidate, performance, laboratori, teatro di strada, caffè scientifici e iniziative
nelle scuole, porte aperte dei centri di ricerca scruteranno da molteplici punti di vista il tema del rapporto natura-civiltà delle macchine voluto dal Ministero. Sarà l’occasione per chiarire alcuni equivoci che spesso sono all’origine di una cattiva comunicazione e comprensione tra scienziati da una parte e cittadini dall’altra.

Il marketing pubblicitario ha sequestrato le parole natura e naturale potenziandone in modo acritico l’accezione positiva. Di riflesso, artificiale ha assunto connotati negativi.
In realtà le cose non sono così semplici e ormai sempre più spesso queste forzature
linguistiche stanno diventando gravi ostacoli per la ricerca, l’introduzione di nuove tecnologie e la realizzazione di opere di interesse pubblico a forte contenuto tecnologico.

Le “Settimane” sono un’opportunità per documentare come “natura”, “naturale”, “artificiale” e “macchina” siano parole di per sé neutre. Nulla nella nostra civiltà è totalmente naturale e nulla è totalmente artificiale. C’è una natura che possiamo interpretare come “buona” e una natura che possiamo considerare “cattiva”. Ma la natura è, e rimane, soltanto se stessa, e l’intervento dell’”artificiale” è teso quasi sempre a trovare un equilibrio conveniente tra la crescita dell’umanità e le risorse naturali.

…e corre, corre, corre la locomotiva, recitava una vecchia canzone di Guccini ambientata
all’inizio del secolo passato. Erano tempi nei quali la civiltà delle macchine s’imponeva come
idea di progresso scientifico e tecnologico senza limiti dei cui frutti tutti avrebbero prima o
poi beneficiato. La grande macchina solcava paesaggi che a noi oggi appaiono incontaminati,
radicata era la convinzione che la potevamo comunque controllare e dominare con il pensiero e con la mano. Non è andata sempre così. Ci sono state tante delusioni. Ma rimane innegabile che le nostre condizioni di vita si siano avvantaggiate enormemente grazie alla scienza e alla tecnologia e alle sue macchine.

Certo, oggi ci sembra di percepire una contrapposizione tra naturale e artificiale, ma spesso è solo un limite della nostra cultura. Per questo è forse necessario guardare con occhio attento nel nostro passato, con la mostra Ötzi, sull’uomo di Similaun di oltre 5.000 anni fa al Museo di Scienze Naturali o visitare siti protoindustriali come accade a Pinerolo al Museo di Archeologia e Antropologia e nella miniera di Lessolo.

Sarà utile anche scandagliare uno scorcio del nostro prossimo futuro in settori, come quello
della nanotecnologie, dove la civiltà delle macchine scompare ai nostri occhi immergendosi in quell’universo di pochi miliardesimi di metro nel quale le proprietà della materia divengono inconsuete e straordinariamente potenti per le applicazioni soprattutto in campo biologico e medico. Alla bellezza a volte inquietante di questo nanomondo è dedicata la mostra Blow-up alla Cavallerizza Reale, mentre alle prospettive che apre in molti settori è dedicato un caffè scientifico alla Fnac.

Appuntamenti delle Settimane della Scienza 2007

BLOW-UP: immagini del nanomondo
Ötzi, l’uomo venuto dal Ghiaccio
Dynamic Tango
Tutti matematici con Harry Potter
Matefitness
Nobel negati alle donne di scienza
L’aria e l’auto in città
Made in Natura
La Commedia Rocciosa
TorinoLab
Dentro l’Accademi@
Scienza e Arte nella civiltà delle Macchine
Che impronta lasci?
La fucina delle molecole
Ancora e, come sempre, scienza
Nanocaffè
Alla ricerca delle radici dell’industria piemontese
Dai BIT agli Atomi
I virus nei vegetali
100 giorni di sole
Scoprire il passato
Visite all’osservatorioPer aggornamenti continui sul programma

Innovation Forum 2007

Dopo il successo dell'edizione 2006 dal 27 al 28 marzo l'edizione 2007 dell'Innovation Forum si caratterizzerà con la formula di Mostra Convegno, il più importante "Learning Show" italiano sull'Innovazione Tecnologica a 360°, a cui saranno invitati tutti i principali agenti del cambiamento e dell'innovazione operanti nel nostro Paese.

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Tempo di innovation forum 2007

In occasione del secondo Innovation Forum di IDC verrà presentato in anteprima il Rapporto “Il Sistema dell’Innovazione in Italia: ICT e Società dell’Informazione”, che illustra i risultati del lavoro del Forum sugli scenari di sviluppo dell’innovazione sul territorio e per filiere verticali. L’Osservatorio del Forum dell’Innovazione presenta l’Indice del Sistema dell’Innovazione delle Regioni Italiane (ISIR), sviluppato sulla base di una metodologia originale di IDC ispirata allo European Innovation Scoreboard. L’indice presenta un benchmarking delle Regioni sulla base dei fattori di input e output dell’innovazione, i fattori di sviluppo IT e i fattori del contesto macroeconomico e mette a fuoco le criticità del sistema dell’innovazione in Italia, che spiegano il suo difficile posizionamento internazionale.

Il rapporto pubblicato in marzo 2006 aveva identificato la necessità di un profondo cambiamento delle politiche per l’innovazione per sostenere l’evoluzione del Sistema Paese verso un modello di sviluppo basato sull’economia della conoscenza. Rispetto ad un anno fa, è cambiato il governo e il contesto istituzionale dei ministeri attivi nelle politiche per l’innovazione, portando ad alcuni miglioramenti, ma anche ad alcune battute d’arresto. Ma soprattutto è cambiata la congiuntura economica ed è in corso una ripresa della crescita e delle esportazioni, sostenuta da quella parte del sistema delle imprese che ha saputo ristrutturarsi, internazionalizzarsi e giocare la carta dell’innovazione per recuperare competitività.

L’Indice del Sistema dell’Innovazione delle Regioni Italiane (ISIR) colpisce per la scarsa dinamicità nel periodo 2000-2005, con un valore medio per il sistema Italia sostanzialmente stabile e i valori delle Regioni trainanti addirittura in leggera diminuzione salvo che per il Piemonte. In sostanza ciò riflette un Sistema Paese relativamente
statico, influenzato dalla congiuntura economica negativa, ma soprattutto con una scarsa produttività in termini di capacità innovativa (data dal rapporto input-output dell’innovazione), influenzata in particolare da un calo nella produzione di brevetti. Emerge un quadro nazionale in cui alcune aree compiono notevoli passi avanti e allo stesso tempo altre aree che al contrario fanno dei passi indietro: nello specifico, si evidenzia la distanza che separa la Lombardia, come regione più avanzata e il Molise, che risulta essere quella più arretrata.

Sul fronte delle politiche per l’innovazione, il rapporto del Forum di marzo 2006 aveva evidenziato una serie di debolezze, soprattutto relativamente ai problemi di implementazione a livello di sistema, e di conseguenza la necessità di considerarle prioritarie da un punto di vista politico e strategico. Il primo anno di attività del’attuale
Governo presenta un forte rilancio della politica per l’innovazione industriale sulla base di una visione strategica coerente e di una rinnovata strumentazione di misure di intervento.

Gli investimenti previsti per ricerca e innovazione registrano un certo incremento, anche se inferiore alle speranze. Il riassetto istituzionale ha però creato una certa frammentazione delle competenze, controbilanciata da una buona sintonia fra alcuni dei Ministeri chiave (in particolare Ricerca, Sviluppo Economico e Riforma e Innovazione). Per quanto riguarda l’innovazione nella PA e nel sistema pubblico in generale si registra invece una certa carenza di incisività nelle azioni, più che nelle dichiarazioni ed un supporto di principio per alcune delle iniziative del precedente Governo (per esempio il codice digitale). Nel campo dell’eGovernment in particolare la riorganizzazione interna e la revisione delle priorità hanno rallentato le attività del Governo.

Un segnale positivo è la moltiplicazione degli attori dell’innovazione sul territorio, che hanno un ruolo critico per consentire il miglioramento del rapporto fra sistema della ricerca e imprese e quindi una maggiore produttività dell’innovazione. Lo studio ha analizzato le tre principali tipologie di attori oggi prevalenti in Italia: i distretti tecnologici, gli uffici di trasferimento tecnologico delle università (UTT) e i parchi scientifici e tecnologici. Sono stati identificati i principali modelli che stanno emergendo, illustrati dai profili di good practice presentati nel rapporto. Non esiste infatti un unico modello di successo di technology transfer fra mondo della ricerca e imprese, gli esempi validi possono essere molti e diversi. Lo studio per la prima volta confronta i modelli emergenti di distretti tecnologici e scopre che i distretti attivi assomigliano, più che alla Silicon Valley, ad agenzie dell’innovazione con forte orientamento a gestire bandi e supportare le PMI. Ma ci sono anche molti distretti tecnologici rimasti da tre anni sulla carta: forse sarebbe il caso di abbandonare il tentativo di forzare lo sviluppo di distretti inventati dove il sistema
economico locale non è in grado di sostenerli.

Le università hanno abbandonato l’ideale della torre d’avorio a favore di un profilo di università imprenditoriale, dove si favoriscono le imprese spin-off fondate da docenti o ricercatori per sfruttare la proprietà intellettuale generata dalla ricerca pubblica. Le imprese spin-off sono più di 450, di cui la metà nata negli ultimi due anni, molte concentrate in veri e propri poli di sviluppo intorno ai principali atenei. Ma a fronte di questa vivacità di iniziative esiste il rischio di una dispersione delle risorse e duplicazione degli sforzi. Pur evitando un coordinamento rigido probabilmente impossibile da realizzare, è fondamentale che Governo e Regioni si occupino di monitorare queste esperienze,
facilitando le sinergie all’interno della filiera dell’innovazione. Particolarmente importante è introdurre una cultura di obiettivi e valutazione dei risultati per guidare investimenti e incentivi, evitando di sostenere per sempre esperienze fallimentari o non adatte alle caratteristiche del territorio.

Il Forum dell’Innovazione ha infine analizzato in profondità le dinamiche di sviluppo di tre filiere nelle quali l’innovazione digitale rappresenta uno strumento indispensabile per la competitività e l’innovazione.
Il primo settore verticale analizzato è quello relativo alla sanità elettronica. IDC ha illustrato come gli strumenti tecnologici possono sostenere la trasformazione del sistema sanitario per rispondere alle nuove sfide di personalizzazione dell’assistenza, contenimento dei costi, razionalizzazione della gestione. La domanda emergente di sanità elettronica, volta a contribuire alla risoluzione di queste sfide, rischia di essere insoddisfatta a causa di una serie di problemi: la frammentazione e dispersione delle esperienze innovative, la carenza di una visione strategica condivisa sul ruolo dell’innovazione, la scarsità di risorse per gli investimenti, la visione riduttiva delle tecnologie informatiche come semplici strumenti di automazione gestionale. Per stimolare un circolo virtuoso di sviluppo
dell’innovazione digitale nel Sistema Sanitario i rappresentanti del Forum dell’Innovazione Digitale presentano alcune raccomandazioni al Governo, alle Regioni ed ai principali attori del Sistema Sanitario, tra cui la necessità che il Governo e le Regioni stringano un patto per accelerare l’implementazione dell’innovazione tecnologica nel Sistema Sanitario; la priorità di sviluppare una visione strategica condivisa dell’innovazione nella sanità; il potenziamento da parte del Governo del ruolo di supporto tecnico e di know-how alle Autonomie Locali per l’implementazione dei servizi di eHealth, eGov e Telecare; la promozione della ricerca e della formazione interdisciplinare sulla sanità
elettronica; il decentramento dell’assistenza attraverso la telemedicina e la teleassistenza.

La domanda emergente di cultura digitale, cioè di nuove modalità di fruizione dei beni culturali caratterizzate da multimedialità, personalizzazione e interattività, può generare nuovi ricavi e aprire nuovi orizzonti agli attori del settore quali i musei. In particolare l’ICT può rappresentare una leva strategica per rinnovare il sistema dell’offerta e della domanda nella filiera integrata turismo-beni culturali, favorendo nuove forme di marketing territoriale. Secondouno studio di IDC Italia realizzato per il Forum, i servizi innovativi digitali per il turismo culturale potrebbero generare al 2011 circa 270 milioni di euro di spese aggiuntive dei turisti, secondo uno scenario ottimistico, oppure 177 milioni
di euro in uno scenario conservativo. Questa stima si basa sull’iniziativa di un piccolo numero di città e di musei (rispettivamente 12 e 10 nello scenario ottimistico, 6 e 6 in quello conservativo) e non considera il possibile incremento del numero di turisti/visitatori dovuto alla maggiore attrattività del territorio. Si tratta quindi di una stima
riduttiva rispetto a quello che può essere il potenziale di mercato.

Per innescarne lo sviluppo il gruppo di lavoro del Forum dell’Innovazione Digitale propone alcune linee guida, come lo sviluppo di politiche integrate del marketing del territorio che prevedano una forte integrazione tra cultura e turismo; la promozione di una strategia di fruizione dei beni culturali che comprenda il concetto di cultura digitale, superando la nozione riduttiva di pura digitalizzazione dei beni esistenti; la predisposizione di piani per la formazione di personale specializzato nell’utilizzo dell’ICT applicato ai beni culturali che affianchi le strutture museali; la definizione di incentivi per la creazione di siti evoluti da parte degli enti culturali e dei musei, per facilitare la fruizione online e l’integrazione con i siti degli operatori del territorio; la predisposizione di strumenti per il monitoraggio del
turismo culturale.

Per finire il Forum si è focalizzato sul Made in Italy, in cui la sfida delle nuove tecnologie, come l’innovazione di prodotto e di processo, sta aiutando le nostre imprese a riprendere competitività sui mercati internazionali. Una serie
di attori da tempo si adoperano per supportare le imprese e le aggregazioni di riferimento, quali i distretti industriali, nel ripristino di quelle condizioni di competitività che nei decenni scorsi hanno fatto conoscere il made in italy in tutto il mondo. Una delle difficoltà incontrata dalle piccole e medie aziende del made in italy è trovare motivazioni per
sganciarsi dalle logiche tradizionali consolidate. L’ottimizzazione della catena di fornitura, produzione e distribuzione è resa difficile da colli di bottiglia generati da attività ancora molto manuali, dalla mancanza di soluzioni tecnologiche in grado di rendere più fluidi ed efficienti determinati processi. Per innescare lo sviluppo dell’innovazione nei settori del made in italy il gruppo di lavoro del Forum dell’Innovazione Digitale evidenzia alcune priorità, tra cui l’esigenza di capitalizzare l’esperienza delle medie imprese dinamiche del made in italy; la necessità di prepararsi a segmentare una domanda di acquisto crescente del sud est asiatico; la creazione di osservatori e politiche per la compliance nelle filiere del made in italy; e infine, per il made in italy delle grandi aree urbane/metropolitane, la
definizione di politiche rivolte al recupero di quella capacità di fare sistema che la contrapposizione di grandi interessi in gioco rischia di indebolire.

In conclusione, l’innovazione procede per filiere superando i confini tradizionali dei settori. Il gap di innovazione digitale in Italia è legato ad un utilizzo riduttivo delle infrastrutture dell’informazione nelle filiere, che non sostiene i nuovi modelli di cooperazione-concorrenza fra attori e di stretta interazione con fornitori, clienti, interlocutori istituzionali.

Il gap di innovazione digitale è anche un sintomo delle molteplici dogane della conoscenza, le barriere che impediscono la mobilità di idee, competenze, modelli organizzativi e persone, fra settori e comparti tradizionali. Ma esiste anche un ritardo delle infrastrutture tecnologiche sul territorio, con particolare riferimento alla larga banda. E’
fondamentale stimolare il dialogo fra fornitori di tecnologie e stakeholders delle filiere per risolvere i problemi comuni, come propone il Forum dell’Innovazione Digitale.

Il ritardo di innovazione è particolarmente evidente nei grandi sistemi dei servizi (sanità, turismo, beni culturali, università e ricerca), dove l’intreccio fra operatori pubblici e privati, punto di forza rispetto al capitale sociale, diventa un ulteriore elemento di freno rispetto all’innovazione di filiera. In questi sistemi diventa sempre più urgente il problema della governance: occorre un modello più efficace di coordinamento Governo-Regioni per l’innovazione, che eviti di rallentare i pionieri e incentivi invece i comportamenti virtuosi.

Invito alla scienza, con delitto!

Il direttore di una importante casa farmaceutica è stato trovato morto nel suo ufficio. Cinque persone fermate dalla polizia, numerosi indizi sulla scena del delitto, ma… è suicidio o omicidio? C’è un assassino? Chi è?

Lo scopriranno insieme i partecipanti alla serata all’insegna della scienza del giallo, immedesimandoci con i personaggi delle fiction televisive di gran moda in questi anni.

Come perfetti Detective Biotech i portagoniosti della serata si destreggeranno tra impronte digitali, esami tossicologici e test del DNA, per scoprirne potenzialità e limiti, alla ricerca dell’assassino.

L’appuntamento è al Molecular Biotechnology Center,via Nizza, 52, Torino nei giorni 26-27-28 Marzo 2007, dalle ore 18,00 alle ore 20,30.

Ingresso libero. Posti limitati, per la prenotazione obbligatoria scrivete a [email protected]

Festival dell'Economia 2007

Dal 30 maggio al 3 giugno torna a Trento il Festival dell’Economia. Si comincia
con una lezione magistrale di Partha Dasgupta, docente dell’università di Cambridge,
su ‘Capitale sociale come istituzione economica’. A chiudere il grande appuntamento
con un approfondimento su ‘Il capitale umano nel XXI secolo’ sarà invece il premio
Nobel Gary Becker. Per cinque giorni i protagonisti saranno economisti italiani e
internazionali fra i migliori, insieme a storici e filosofi, giuristi e antropologi, sociologi e
linguisti, giornalisti ed esperti della comunicazione, imprenditori, politici e
rappresentanti delle istituzioni.

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Festival del documentario scientifico

Il Settore Parco Scientifico dell’Università di Tor Vergata in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza, la Facoltà di Scienze della Formazione  dell’Università Roma Tre e l’associazione Progetto Scienza, organizzano il Festival del documentario scientifico.

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Face2Face: video chat con l'imprenditoria e l'innovazione

L’ambasciata USA in Italia organizza “Face2Face”, delle video webchats che ospiteranno nei prossimi mesi diversi esperti americani ed italiani per discutere di formazione, di ambiente, di imprenditoria, dell’iniziativa “Partnership for Growth” e di molti altri argomenti.

La novità di questo progetto è l’interattività della conversazione: seguendo l’intervista on-line potrete interagire ponendo le vostre domande agli ospiti, che vi risponderanno nel corso dell’intervista.
Le registrazioni di questi incontri rimarranno poi disponibili in queste pagine.

Uno dei temi trattati all’interno del Face2Face sarà quello dell’imprenditoria di prima generazione, con il programma Capturing Creativity.

Capturing Creativity è incentrato su interviste on-line a giovani imprenditori di prima generazione, che hanno avuto successo grazie ai loro sforzi e alle loro capacità.
Gli invitati metteranno a confronto le proprie esperienze, raccontando: ad esempio, come è nata la loro attività ed in che modo sono riusciti a trasformare le loro aspirazioni in realtà.

Il primo evento è in programma per mercoledi 14 alle ore 17:00. Durante la video chat Marco Palombi, fondatore di Splinder intervisterà, Michele Appendino, uno dei pionieri del Venture Capital in Italia, che risponderà anche alle domande inviate dal pubblico.

Per seguire l’intervista www.italy.usembassy.gov/Face2Face

Qualitaly for Competition

Dopo il suo esordio milanese del Maggio 2006, si terrà a Torino la seconda edizione della Giornata di Aggiornamento, Formazione ed Informazione Qualitaly for Competition in programma al Centro Congressi Lingotto il 14 e 15 marzo.

La giornata vuole portare a una urgente e necessaria “scossa” ed un momento di preparazione alla corretta controffensiva delle aziende italiane nei confronti del nascente impero economico della “qualità a basso costo di manodopera”

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L'Italia tra i fanalini di coda per l'innovazione

Via Lastampa.it

Un’altra ricerca che non scatta una gran bella fotografia dell’Italia. L’istituto Forrester Research ha diffuso lunedì i dati di un suo studio sull’innovazione scientifica e tecnologica, condotto attraverso l’analisi di 26 paesi aderenti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Secondo la ricerca, il nostro paese non brilla certo per capacità innovative, rimanendo al fondo delle graduatorie di tutti gli aspetti presi in considerazione.

A dire il vero, Forrester Research bacchetta un po’ chiunque. E’ l’approccio generale ad essere sbagliato, spiegano i curatori della ricerca. In genere si tende a confondere l’innovazione con l’invenzione, preferendo investire un sacco di soldi nella ricerca di nuove invenzioni, senza sfruttare al massimo quelle che sono già a disposizione. Un errore, spiega il vicepresidente di Forrester Michelle de Lussanet, perché “il rafforzamento nazionale, il potere, la ricchezza e il benessere dipendono più dall’implementazione delle innovazioni rispetto all’invenzione stessa”.

Insomma, se i governi pensassero a investire soldi per sfruttare le invenzioni già esistenti, invece che cercarne di nuove, sarebbe meglio. Per arrivare a questo risultato, però, bisognerebbe superare un altro grande difetto di impostazione: le tendenze all’isolamento e all’autarchia. “L’innovazione viene considerata troppo spesso come un fattore interno al paese”, si legge nella ricerca. “Le nazioni dovrebbero invece giocare sui loro punti di forza e avvicinarsi a quei paesi che possano essere complemento di quelle forze”.

Si dovrebbero realizzare quelle che Forrester Research definisce “Innovation networks”, “reti di innovazione”, nelle quali la condivisione di conoscenze e competenze crea un valore aggiunto per tutto il sistema internazionale ma anche per le singole nazioni. L’esempio da seguire è quello di Internet, dove proprio la collaborazione peer-to-peer e la diffusione di reti sociali sempre più estese e interconnesse sono le grandi protagoniste dei nostri tempi.

Forrester Research individua quattro categorie di possibili contributi all’innovazione, quattro ruoli nei quali i singoli paesi dovrebbero cercare la propria specializzazione: “inventore”, “trasformatore”, “investitore” e “intermediario finanziario”. Ed è qui che per l’Italia iniziano i dolori. Perché l’istituto ha messo in ordine i 26 paesi seguendo questi quattro criteri e suddividendoli in altrettante fasce di merito, da leader a risky bet (“scommessa rischiosa”).

L’Italia è sempre finita nella fascia più bassa, quella delle scommesse rischiose. Con Australia, Ungheria, Spagna, Polonia e Messico, il nostro è considerato uno dei paesi meno innovativi tra quelli più sviluppati (nei ventisei presi in considerazione, ci sono praticamente l’intera Unione Europea, il Canada, gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud).

Dall’altra parte della classifica, tra i migliori, Forrester Research individua Svizzera, Stati Uniti, Irlanda, Finlandia e Svezia. Paesi che non sono perfetti in tutto, ma che almeno primeggiano in un settore. Svizzera e Stati Uniti mostrano il meglio nel campo dell’invenzione vera e propria. L’Irlanda è un’ottima “trasformer”, riesce cioè a sfruttare molto bene le invenzioni “altrui”, ospitando aziende innovative sul proprio territorio. Svezia e Finlandia, infine, spiccano dal punto di vista “financier”, cioè investono la maggior quantità di soldi pro capite in sviluppo e tecnologia, per migliorare le condizioni di vita del cittadino.

Torino capitale europea della scienza nel 2010

euroscience.jpgTorino sarà nel 2010 la capitale europea della scienza. Il capoluogo piemontese, infatti, è stato scelto per ospitare lo “Euroscience open forum” (Esof) dopo una serrata competizione con Copenaghen, Parigi e Breslavia.

L’Esof è il meeting europeo, con cadenza biennale, dedicato alla ricerca e all’innovazione che riunisce gli scienziati di 40 paesi europei. La prima edizione del meeting è stata a Stoccolma nel 2004, la prossima si terrà a Barcellona nel luglio 2008.

La candidatura di Torino è stata promossa dalla Compagnia di San Paolo da CentroScienza onlus e dal Centro Agorà Scienza dell’Università di Torino. L’edizione 2010 di “Euroscience open forum” si terrà al Lingotto dal 2 al 7 luglio. Il budget ipotizzato per la manifestazione è di circa 3,5 milioni di euro, il 50% del quale dovrà provenire dall’organizzazione promotrice e da altri enti della nazione ospitante, mentre la restante parte proviene da contributi di organizzazioni europee.