Gabriele Beccaria intervista Federico Faggin

Negli Stati Uniti è famoso come Guglielmo Marconi ed Enrico Fermi e lo considerano parte di una triade di geni italici. Da noi è meno celebre (c’è da stupirsi?), anche se ogni tanto lo premiano con una laurea honoris causa. E’ successo ieri, quando Federico Faggin – l’inventore del microchip – è stato dichiarato dottore in ingegneria elettronica dall’Università di Pavia.

Una laurea è il minimo per lui che, nel 1971, ha inaugurato l’era digitale: di questi tempi, ogni anno, si mormora che sarebbe il personaggio ideale per il Nobel. «Io? Di sicuro sarò l’ultimo a saperlo!», esclama, subito dopo la lezione su «Innovazione e prosperità economica».

«Questa è la terza, dopo Milano e Roma. Ma la prima, in fisica, me la sono guadagnata a Padova, studiando». Era il 1965 e adesso, che ha 66 anni, è difficile guardarlo senza provare ammirazione e imbarazzo. Il cervello che non dovevamo perdere è lui, il Bill Gates dell’hardware, il creativo senza il quale il fondatore della Microsoft non avrebbe avuto nulla da creare. Senza l’«hard», come si fa a immaginare il software?

«E’ vero che vivo in California da anni, ma ho fatto qualcosa che si è riversato dappertutto». Però il microprocessore l’ha ideato per l’americana Intel, o no? «Vero. In Italia non avrei mai potuto svilupparlo. In California cominciò una reazione a catena. Lì ci sono gli stimoli appropriati: ho scoperto il lavoro di squadra. E fu una rivelazione».

L’anno era il ‘68 e da quel momento Faggin ha lavorato e sognato (e aperto società hi tech) a Palo Alto, uno dei neuroni della Silicon Valley. Di là intravede un’Italia quasi immutabile, perfino peggiorata. «In 30 anni le aziende di elettronica avanzata sono scomparse una dopo l’altra. E’ rimasta la St Microelectronics, che però dà lavoro a molti cervelli».

Che consiglio vuol dare per impedire che i nuovi Faggin fuggano nei laboratori d’America e d’Asia? «Si deve partire dai settori che funzionano e poi rafforzarli – risponde -. Nel mondo globale è impossibile eccellere in tutto». Ed è anche impossibile non pensare che il neo-dottore stia fantasticando un’altra invenzione. «Certo! Ho un’idea. Se la realizzo, lo saprete. Altrimenti faccio finta di niente».

La lezione, naturalmente, non ha violato segreti. In realtà è stata preziosa. Ha dissezionato il processo che continua a fare di Silicon Valley un paradiso dell’innovazione: «Scienziati, inventori e ingegneri sanno unire le loro forze con gli imprenditori, i manager e il “venture capitalism” per dare vita a nuove intuizioni e portarle sul mercato». Più che a un processo tradizionale si è di fronte alle meraviglie di un salto quantico, dove fenomeni molteplici avvengono in contemporanea e sono indistinguibili uno dall’altro. Poi, in privato, con un altro balzo vertiginoso spalanca il futuro dei microchip. «Ci avviciniamo al loro limite fisico. Oggi i transistor, che sono contenuti nei microchip, hanno dimensioni di 32 nanometri e scenderemo a 10 e poi a 5, fino ad arrivare a un limite evidente: la natura corpuscolare della materia. Se ho a che fare con un elettrone, che è 10 mila volte più piccolo di un atomo, dove posso ancora spingermi?».

Sono passati 36 anni dal suo primo microchip ed è come paragonare le prestazioni di un carretto con quelle di un Tornado. «La tecnica è la stessa, la velocità no! Il mio era capace di 65 mila operazioni al secondo, oggi si toccano i 200 miliardi al secondo». E la prossima rivoluzione si avvicina. «Si testano tecniche nuove di “storage”, cioè di immagazzinamento della memoria, che però non sono ancora del tutto chiare. Siamo nella stessa situazione dei matematici che alla vigilia della Seconda guerra mondiale immaginavano i computer. Avevano i relais, non i microchip».

Una strada – spiega – è quella dei computer quantici, che sfruttano le bizzarre proprietà degli atomi: «A differenza di ciò che avviene oggi, le operazioni sono indeterminate. Invece che 1 oppure 0, esistono sia 1 sia 0 allo stesso tempo. Per il nostro cervello è un rebus, eppure funziona. Così disporremo di potenze di calcolo enormi». Un’altra via ha a che fare con il nanotech. «I nanotubi di carbonio hanno caratteristiche elettroniche che permetteranno di realizzare transistor e superconduttori piccolissimi: si può immaginare di usare le molecole come bit di memoria!».

E’ evidente che il ricercatore-inventore-imprenditore dice meno di quanto sa. Alla fine dà l’illusione di confidarsi con una previsione. «Come immagino il 2050? I computer saranno diventati protesi: ci porteremo addosso memorie precisissime e avremo accesso in ogni istante a un rete tipo Internet, ma più intelligente. Dovremo aver bypassato gli strumenti standard, come le mani, attuando il “computer pensiero”. Chip e biologia, finalmente, staranno insieme».

I laboratori medici dell'Istituto Boella

Lunedì 24 settembre 2007 sono stati inaugurati, presso l’Ospedale San Giovanni Antica Se, i nuovi Laboratori per la Ricerca e la Didattica Avanzata in Ingegneria Biomedica e Sanità elettronica fondati  da Istituto Superiore Mario Boella , Azienda Sanitaria Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino  e Politecnico di Torino.Alla cerimonia hanno presenziato il Presidente dell’Istituto Superiore Mario Boella, Prof. Rodolfo Zich, il Direttore Generale A.S.O. “S. Giovanni Battista” di Torino, il Dr. Giuseppe Galanzino e il Rettore del Politecnico, Prof. Francesco Profumo.

 Il punto di forza di questo progetto consiste nella condivisione sinergica tra ISMB, Politecnico e ASO delle iniziative di ricerca e di alta formazione nel settore della bioingegneria, dell’ingegneria biomedica e della medicina applicata e delle tecnologie ICT (Information and Communication Technology), in particolare per quanto concerne le seguenti aree di attività:
-realizzazione di sistemi ed applicazioni prototipali nei settori sopracitati con particolare attenzione alle problematiche di Sanità elettronica, dirette all’attivazione di soluzioni di domiciliarità e prevenzione ed ai nuovi sviluppi offerti dalle nanotecnologie;
-realizzazione di soluzioni ICT a supporto dei processi intra ed inter-ospedalieri
-partenariato scientifico e didattico finalizzato alla realizzazione di iniziative di alta formazione, in via complementare all’offerta formativa del Politecnico, quali master specifici, insegnamenti ed attività nell’ambito di lauree magistrali e di corsi di dottorato;
-ricerca congiunta di fondi per il finanziamento di borse di dottorato di ricerca negli ambiti disciplinari dell’Ingegneria e della Medicina;
-ricerca congiunta dei fondi necessari a finanziare studi e ricerche strategiche per i quali si prevede un elevato impegno di risorse;
-promozione ed attivazione  di collaborazioni con altre realtà territoriali coinvolte nel “sistema salute” (Università, Fondazione per le Biotecnologie, aziende, ecc..);
-partecipazione congiunta a programmi di ricerca nazionali ed internazionali come il VII° Programma Quadro dell’Unione Europea ed i Programmi regionali.

Si tratta di laboratori di ultima generazione che comprendono anche un’aula didattica di circa duecento mq, attrezzata con la strumentazione e le apparecchiature in grado di ospitare 60 studenti per lo svolgimento di lezioni ed esercitazioni dei corsi di Ingegneria biomedica.

Il taglio del nastro dei nuovi laboratori rappresenta un ulteriore passo avanti di grande valore, che consentirà di potenziare gli scambi, le sinergie e le attività di ricerca tra le discipline coinvolte. Un’opportunità unica per ottenere servizi sanitari sempre più efficienti e di qualità.

Il professor Zich, presidente dell’Istituto Superiore Mario Boella , ha dichiarato : “L’Azienda Sanitaria Molinette, il Politecnico e l’Istituto Boella uniscono le loro esperienze complementari in un settore, l’intersezione fra ICT e sanità, di alto interesse per i temi di ricerca e per le potenzialità di sviluppo che si aprono alle imprese innovative. La massa critica di conoscenze e abilità innovative che si rendono disponibili consentirà di dare risposte concrete alle attese di progresso tecnologico e riduzione dei costi che sono state espresse nei confronti della sanità piemontese.”

Il Direttore Generale ASO San Giovanni Battista, Dr. Giuseppe Galanzino, ha sottolineato il valore che rappresenta per lo sviluppo della clinica e della ricerca in Medicina la possibilità di realizzare all’interno di un ospedale una concreta esperienza di sinergie che sfruttano la messa in comune e la collaborazione di punte di eccellenza nelle rispettive discipline. Questo progetto qualifica Torino come una città di progettazione interdisciplinare a vantaggio della salute dei cittadini ma anche del tessuto produttivo del territorio.

 “Ricerca ed alta formazione in settori fortemente multidisciplinari, quale quello dell’ingegneria biomedica, richiedono l’integrazione di conoscenze e competenze che devono essere ricercate negli atenei, nel sistema sanitario e nel tessuto industriale. Le attività di ricerca e formazione che verranno portate avanti nei nuovi laboratori saranno contraddistinte da una forte collaborazione tra operatori del mondo tecnico e sanitario, con l’obiettivo di contribuire a soddisfare la sempre crescente richiesta di benessere e salute da parte della nostra società”, ha affermato il Rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo.

Torino verso altre olimpiadi ?

L’Unione Matematica Italiana, sta verificando la possibilità di organizzare per la prima volta in Italia le Olimpiadi Internazionali della Matematica nel 2012: Torino sarà la città candidata ad accogliere l’evento.IL 19 settembre in Rettorato, in via Verdi 8, i rappresentanti dell’Unione Matematica Massimo Gobbino e Roberto Dvornicich, il Rettore Prof. Ezio Pelizzetti, il Prof. Franco Pastrone, del Comitato Organizzatore, il Prof. Alberto Conte, Preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e il Prof. Angelo Negro, Direttore del Dipartimento di Matematica hanno illustrato i dettagli per la realizzazione dell’iniziativa e per la definizione della candidatura ufficiale da presentare al Ministero della Pubblica Istruzione a esponenti della Regione Piemonte, della Provincia, del Comune di Torino, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Crt, del Torino Convention Bureau.

Il Prof. Franco Pastrone sottolinea: “C’è stata ampia disponibilità dei presenti per far partire l’iniziativa”. Si è inoltre deciso di istituire un tavolo di lavoro, organizzato dalla Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e del Dipartimento di Matematica che in breve tempo dovrà presentare un progetto definitivo.

La formulazione di un progetto condiviso sarà un’occasione per confermare la capacità organizzativa e ricettiva dell’Università, degli enti locali e dei soggetti del territorio coinvolti.

Nasce il premio Lagrange

Nasce in Italia il primo  riconoscimento internazionale dedicato alla ricerca sulla  scienza della Complessità: il premio Lagrange Fondazione Crt,  promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, con il  coordinamento scientifico della Fondazione Isi, uno degli  istituti più importanti a livello mondiale in questo campo di studi. 

Il Premio metterà ogni anno a disposizione 175.000 euro  complessivi da destinare a due scienziati, italiani o stranieri,  e a un professionista della comunicazione (giornalista,  divulgatore, editore) che si sia distinto nella diffusione della  cultura della Complessità.

 
Lo studio dell’organizzazione di sistemi complessi (per  esempio il mercato azionario, il traffico, internet, i sistemi  di telecomunicazione) ha potenziali applicazioni in numerosi settori: meteorologia, internet, economia, management aziendale.

Il premio nasce nell’ambito del Progetto Lagrange della Fondazione Crt, che in quattro anni ha finanziato 133 borse di  dottorato presso gli atenei piemontesi e assegnato 233 borse di ricerca. Sono coinvolte oltre 200 aziende del territorio di  settori tecnologicamente avanzati.

 
«Il progetto e il Premio  Lagrange – ha dichiarato il presidente della Fondazione Crt,  Andrea Comba – rappresentano una testimonianza importante  dell’impegno della Fondazione nel settore della ricerca
avanzata. L’obiettivo è offrire un sostegno attivo alla ricerca  sulla scienza della Complessità, ma anche diffondere una nuova  cultura dell’innovazione presso le imprese».

A Torino nasce la carrozzina multifunzionale

La carrozzina B-Free Multifunction è un prodotto rivoluzionario sia dal punto di vista estetico sia da quello funzionale. Concepita come un vero e proprio oggetto di design è bella da vedere, pratica da usare e pensata per la massima autonomia.

Il progetto nasce dall’intuito di un giovane designer e imprenditore, egli stesso in carrozzina, che alla luce della propria esperienza personale e professionale ha saputo reinterpretare le esigenze delle persone diversamente abili.

Il valore intrinseco del prodotto è la multifunzionalità, in quanto al modello base è possibile aggiungere con facilità diversi accessori, come il sistema di scampanatura delle ruote posteriori indispensabile per giocare a tennis, la ruota antiribaltamento, le ruote tassellate per lo sterrato e quelle specifiche da spiaggia.

Telaio pieghevole, superleggero in alluminio
Parafanghi in carbonio ad alta efficienza
Pedane il lexan trasparente o in carbonio
Sistema multiregolazione ruote anteriori e posteriori

La carrozzina B-Free ha un design accattivante ed è altamente personalizzabile, oltre ai 4 allestimenti B-Free Beach, B-Free 4X4 e B-Free Sport, permette di scegliere fra diversi colori e modelli di cerchioni.

Innovazione, indipendenza, multifunzionalità sono i valori che accomunano il prodotto B-Free Multifunction e l’azienda Able che lo produce. Danilo Ragona, giovane e brillante Industrial designer diplomato presso lo IED di Torino, è diventato imprenditore per dare vita all’intero progetto ed esprimere un punto di vista fortemente evolutivo sul mondo delle diverse abilità. Attraverso un approccio di sdrammatizzazione e demedicalizzazione, è arrivato a concepire la carrozzina come un oggetto di design personale, piacevole, mirato a migliorare la qualità della vita.

L' istituto per la ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo

L’ Istituto per la ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo (IRCC) è un centro di ricerca dove scienziati e medici studiano e lavorano in team per perfezionare nuovi percorsi diagnostici di terapia e cura dei tumori.

L’idea dell’IRCC, nasce all’inizio degli anni ottanta. In quegli anni mancava in Piemonte una struttura in grado di integrare la ricerca di base con la pratica clinica. L’obiettivo era quello di incentivare un più agevole e razionale trasferimento alla clinica delle acquisizioni ottenute dalla ricerca e sviluppare così applicazioni innovative in campo diagnostico e terapeutico.

A supporto di questa idea nasce la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus i cui Fondatori sono statil’espressione delle numerose realtà imprenditoriali, finanziarie, scientifiche, professionali, accademiche e sociali presenti in Piemonte. Contestualmente è nato anche il Comitato Tecnico Scientifico che ha elaborato il programma di ricerca sia di base che applicata diretto da Paolo Comoglio

L’Istituto di Candiolo è un Centro dove operano diverse Istituzioni: La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ONLUS, che finanzia direttamente o indirettamente la realizzazione e la dotazione strumentale delle strutture e svolge attività di Ricerca; l’Università degli Studi di Torino, che svolge attività di ricerca e didattica; l’ASO Ordine Mauriziano che svolge, pro tempore, le attività clinico-assistenziali.

La Fondazione, tramite il Centro di Candiolo, ha come missione quelle di promuovere in Piemonte un Istituto per la Ricerca e la cura del Cancro, che costituisca un centro di riferimento per l’oncologia e di portare un contributo significativo al debellamento della malattia.

Gli obiettivi

  • Promuovere la ricerca oncologica sperimentale e la ricerca oncologica clinica
  • Sviluppare nuovi strumenti diagnostici e terapeutici
  • Offrire assistenza sanitaria in campo oncologico: prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione

Al Via la sesta Mobility Week

Partirà il 16 settembre la sesta edizione della settimana europea della mobilità. Il tema di quest’anno, «Re-inventiamo la strada», ha registrato la partecipazione di oltre 1300 città europee e mondiali, impegnate in numerose iniziative che spaziano dalla giornata senza auto alla promozione di mezzi di trasporto alternativi. Punto forte della settimana sarà la giornata senza automobili, in programma il 22 settembre.

L’iniziativa – coordinata da tre organizzazioni non governative con il sostegno della Commissione Ue – ha come obiettivo quello di incoraggiare i cittadini all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi all’automobile, all’insegna del rispetto dell’ambiente.

«La lotta contro i cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria sono fondamentali per il nostro futuro. La settimana europea della mobilità farà respirare meglio i nostri cittadini», ha detto il commissario Ue per l’ambiente, Stavros Dimas.

Presentando l’iniziativa, Barbara Helferrich, portavoce dell’eurogoverno, ha annunciato la presentazione di un “Libro verde”, il prossimo 25 settembre, a dimostrazione dell’impegno che la Commissione Ue pone nei confronti delle tematiche ambientali.

Alcuni commissari Ue parteciperanno personalmente alle iniziative promosse. Tra queste, anche quella patrocinata dal comune di Bruxelles, «il venerdì in bici»: i membri della Commissione Europea, daranno il buon esempio e stimoleranno i dipendenti a «montare in sella» per andare in ufficio.

«Vorremmo che una volta alla settimana, il venerdì, i lavoratori della Commissione si rechino al lavoro in bicicletta – spiega una nota-. Con questa iniziativa la Commissione vuol rendere l’ultimo giorno di lavoro della settimana più salutare, più verde, più rilassato, e probabilmente anche più veloce!».

Oggi, primo giorno dell’iniziativa, il lavoro inizierà probabilmente più tardi per chi userà la bicicletta, poichè la Commissione ha previsto una piccola cerimonia per l’evento, dando appuntamento ai lavoratori più sportivi alle 9 davanti al palazzo del Berlaymont, dove sarà offerta una colazione ed un «bike pack», con informazioni sulla mobilità in bicicletta a Bruxelles.

La Commissione ricorda di essere fortemente impegnata sul fronte della difesa dell’ambiente, anche con un piano per la mobilità che prevede in primo luogo la riduzione dell’uso dell’auto, che è passato dal 50 per cento del 1998 al 44 per cento del 2004, con l’obiettivo di arrivare al 35 per cento nel 2009. Sono poi messe a disposizione 200 biciclette per gli spostamenti tra i palazzi della Commissione, nonchè una partecipazione economica all’acquisto degli abbonamenti per i mezzi pubblici.

Per quanto riguarda la città di Bruxelles l’utilizzo della bicicletta è estremamente diffuso e le regole della circolazione lo facilitano notevolmente. Molte sono le piste ciclabili, i parcheggi per biciclette… ed anche i ladri. Si calcola che in Belgio vengano rubate circa 35mila biciclette all’anno.

Il sito della Mobility Weeek

Il blog della Mobility Week

Comunicare la scienza 2007

Sono aperte le iscrizioni all’edizione 2007 del corso di specializzazione in divulgazione scientifica Comunicare la scienza de il rasoio di Occam.

Il corso, che si terrà a Torino nel periodo ottobre – dicembre 2007 preparerà gli allievi ad operare nei settori del giornalismo scientifico, dell’editoria scientifica e della museologia.

Come ogni anno, il corso vedrà la partecipazione di docenti di alto livello e la possibilità per gli allievi più meritevoli di effettuare stage presso importanti realtà del panorama italiano della divulgazione. Tra i docenti: Piero Bianucci (La Stampa), Massimiano Bucchi (Observa), Michele Luzzatto (Einaudi), Enrico Massone (Piemonte Parchi), Luca Mercalli (SMI), Telmo Pievani (Università di Milano), Giorgio Rivieccio (Newton), Vito Tartamella (Focus), Pino Zappalà (Extramuseum).

La chiusura delle iscrizioni è fissata per il 21 settembre 2007.

Il programma dettagliato, l’elenco completo dei docenti e le informazioni pratiche sulla preiscrizione e sullo svolgimento del corso si possono trovare presso il sito del Rasoio di Occcam.

Per informazioni scrivete a: [email protected]

La sedia a rotelle a forma di zaino

Da Lastampa.it

Si chiama Allroad, si ripiega e s’infila nello zaino come un libro da portare in vacanza o un portafortuna dal quale è impossibile separarsi anche solo per un giorno: è la sedia a rotelle portatile, la carrozzina rivoluzionaria figlia dell’hi-tech che può abbattere le frontiere. L’ha ideata e costruita un giovane designer torinese, Danilo Ragona, 30 anni, che grazie a questa geniale invenzione è riuscito a riprendersi la libertà di muoversi, lui che non ha più l’uso delle gambe, paralizzate da una maledetta sera di maggio del 1999 quando all’improvviso finì in una scarpata e si risvegliò paraplegico.

Ora Danilo ha ritrovato il piacere di percorrere le stradine di campagna, di giocare a tennis in qualunque parte del mondo, di salire sull’aereo o in auto con gli amici: cambi le ruote, aggiungi un optional e ti riprendi un po’ di quello che il destino ti ha tolto. Allroad Multifunction è una sedia a rotelle no-limits, la prima «da viaggio», che sfrutta le più avanzate tecnologie dei materiali e si fa piccola come un bagaglio a mano. Comoda, pratica, con il telaio pieghevole, è larga circa 40 centimetri, profonda altrettanto e alta circa 35 centimetri, costruita in lega leggera. Col suo peso ridottissimo ha una leggerezza e una scorrevolezza superiori alla media, lo schienale ergonomico è imbottito e si può regolare. Si può personalizzare scegliendo il colore e i modelli di cerchione mentre i parafanghi, che sono in carbonio, ne sottolineano il look grintoso. Per esportare la sua invenzione, Ragona si è trasformato in imprenditore. Dopo due anni di lotta e buio, ha rialzato la testa. Anche se il suo corpo, dal torace in giù, non sente più nulla, l’ha ricatapultato nella vita la gioia di tornare ad occuparsi della sua passione, il design.

Il resto l’ha fatto Laura, sua moglie: «L’amore fa miracoli, lui ha una grande forza interiore ma da quando viviamo in simbiosi la sua voglia di combattere si è triplicata. Abbiamo fatto un lungo cammino e questo progetto è il frutto delle nostre idee». Si guardano, ridono e raccontano il viaggio di nozze, l’avventura da cui è nata la carrozzina Allroad. «Il nostro sogno erano le strade e il sole della California – dice Danilo -. Così abbiamo prenotato e siamo partiti. Nei nostri viaggi non mancano mai le difficoltà, però in quell’occasione eravamo esasperati. Sull’aereo non volevano imbarcare la carrozzina. Era troppo larga. Ok, ci siamo detti, mandiamola come bagaglio normale».

«Arrivati a New York – continua Laura – abbiamo cambiato volo ed ecco l’amara sorpresa: la sedia era danneggiata. Una sedia a rotelle non è un oggetto di cui si possa fare a meno». E ancora: «A un nostro amico è andata peggio. Aveva un impegno di lavoro in Brasile, quando è atterrato ha scoperto che avevano smarrito i bagagli e con questi la sua carrozzina. L’ha riavuta solo dopo due giorni». Danilo soppesa le parole: «Anche chi è stato sfortunato deve avere una chanche. È importante uscire, lavorare, parlare e confrontarsi. Non solo con lo sport ma anche con il lavoro, le idee, i progetti. Nelle vie delle città incontrare un disabile non è più raro come una volta. Perchè adesso anche chi ha un handicap esce di casa. Prima non succedeva. La nostra società ha fatto passi avanti».

Ragona è un fiume in piena e racconta orgoglioso le sue esperienze professionali: «Ho creato per Gobino e Pininfarina, adesso ho contatti con l’azienda Ferrino. È la mia creatura. Averla pensata e progettata mi ha regalato grandissime emozioni. Sono sensazioni molto molto forti che chi ha avuto una vita senza diffcioltà non può capire. Non mi fermo. In testa ho mille altri progetti».