L’Oftalmico deve chiudere?

Pare che
il nuovo Piano Socio Sanitario preveda
l’eliminazione dell’Ospedale Oftalmico.
Abbiamo cercato
su internet il Nuovo Piano Socio-Sanitatio del Piemonte.
Non siamo stati
abbastanza bravi: non lo abbiamo trovato.

E’ difficile dire
se la chiusura dell’Oftalmico sia una scelta giusta o sbagliata. Crediamo pero’
sensato fare qualche riflessione.
La Regione
attualmente e`sia  produttrice che  acquirente di servizi di cura medica all’occhio.

Produce i servizi
con l’Ospedale Oftalmico (ed altre strutture probabilmente).
Acquista i servizi
per conto di alcuni cittadini piemontesi, bisognosi di cure.

 
Alcune  domande da farsi dalla Regione/acquirente di
servizi sono:

a) Abbiamo
bisogno in Piemonte di un centro oculistico di quelle dimensioni e che produce
quei servizi?

b) Gli
stessi soldi potrebbero dare maggior beneficio alla salute dei Piemontesi, se
spesi per altri scopi?

c) La
domanda piemontese e’ servita al meglio in via Juvarra, a Torino, o potrebbe
meglio venire servita altrove?

d) Il
passaggio ad eventuali  nuove strutture che costi comporterebbe?

Ci sono anche

delle domande che la Regione come produttrice di servizi potrebbe porsi:

· come
struttura produttiva l`Oftalmico e’ o puo’ facilmente divenire competitivo sul
mercato italiano o europeo dei servizi medici?

· Potrebbe
quindi fare dei profitti o pareggiare grazie a dei clienti provenienti da altre regioni o da altri paesi?

Sarebbe interessante l’idea di divenire esportatori di servizi medici ed in questo modo potremmo
creare o mantenere  alcune opportunita’
di lavoro qualificato ed eventualmente di ricerca.

 Non e` necessario
che sia la Regione/acquirente che la Regione/produttrice abbiano interesse a
mantenere l’Oftalmico in vita. Basterebbe che una delle due avesse una buona ragione.Forse queste questioni  sono gia’ state considerate dal Piano.
Se qualche
lettore sa dirci dove trovarlo, andremo a leggerlo con piacere.

Circonvallazione

Di tanto in tanto si sentono le proteste di qualche paese o citta` che si lamenta del traffico leggero e pesante che attraversa il centro urbano, rendendo la vita impossibile agli abitanti di quel luogo. Quasi sempre la soluzione proposta sta in una magica parola: “circonvallazione” o,  se la citta` e` piu’ grande,  “tangenziale”. In alcuni casi questa soluzione e’ l’unica possibile ed e’ quindi condivisibile, ma vi sono almeno due considerazioni da fare:
1) In molti casi la scelta di costruire una circonvallazione, normalmente a spese della collettivita` non viene neanche messa in competizione con quella di migliorare il servizio ferroviario; quest’ultimo al contrario  riceve sussidi sempre minori; peccato che strada chiami auto ed in molti casi la costruzione di un nuovo tratto di strada non faccia che favorire ed incrementare il traffico su gomma.

2) Molte abitanti,  che oggi si lamentano per il traffico davanti a casa loro, hanno affittato, comperato o costruito delle case su delle circonvallazioni. Questo ad esempio e’ il caso di Carmagnola oggi.
Non ha senso costruire circonvallazioni, se non si dispone il divieto di costruire a meno di cento  metri dalla nuova strada. Altrimenti il problema non fara’ altro che ripetersi molte volte.

Collegamento Caselle-Lingotto: uovo oggi o gallina domani?

Molti di noi si
sono rallegrati nello scoprire che durante il periodo olimpico Caselle sara’
collegata con Lingotto con quasi quaranta treni al giorno.
Se da un lato
possiamo rallegrarci, dall’altro dobbiamo prendere atto che questo collegamento
e’ provvisorio e dopo le olimpiadi dovrebbe venire smantellato. Infatti questo
collegamento si allaccia con l`attuale linea Dora- Porta Susa, che verra’ presto
smantellata per far posto ad una linea in larga parte interrata.

Bisognera’
attendere alcuni anni per un un collegamento Caselle-Lingotto di tipo
permanente.

L’ottenimento di
un collegamento probabilmente migliore
richiede di ritardare  di alcuni anni l’ottenimento
di una soluzione, con un indubbia perdita nel breve e medio termine. Merita aspettare? 
Per saperlo, bisognerebbe sapere l’ammontare dei redditi persi a
causa dell’attesa e l’ammontare dei maggiori redditi generati in futuro dalla
migliore soluzione. Si tratterebbe poi di vedere per quale tasso di interesse
le due somme vengono ad essere uguali (tasso interno di rendimento del
progetto).
Il valore di  un uovo oggi
(soluzione peggiore subito) moltiplicato per 1 piu’ un certo tasso d’interesse e` ugual al valore di una gallina domani (soluzione migliore poi):

uovo oggi   X   ( 1+ i
) = gallina domani

 
Se quel tasso d’interesse  " i "  e’
sufficientemente alto, per esempio simile a quello che lo stato deve pagare sui BOT, allora
la scelta era opportuna; significa che "la gallina" vale davvero molto e sarebbe possibile  prendere a prestito del denaro sul mercato per
compensare coloro che oggi patiscono il danno, mettendo poi il costo a carico
di chi ne beneficiera’ in futuro. Se il tasso interno di rendimento del
progetto fosse inferiore al tasso dei
BOT, allora sarebbe stato meglio scegliere la soluzione pronta subito, anche se
di peggiore qualita’.  Infatti, in tal
caso, i vantaggi  futuri non sarebbero in
grado di compensare i danni presenti.

Una figura da ciculate’

E` di pochi giorni fa la decisione del Parlamento italiano di non attuare la normative europea sul cioccolato.
Una condannna dell`Italia davanti alla Corte Europea di Giustizia e le sanzioni del caso sono praticamente scontate.
La norma europea prevede che si possa chiamare “cioccolato”  varie sostanze  fatte con cacao e vari grassi di origine vegetale diversi dal burro di cacao. Chiunque abbia fatto l’esperienza di mangiare quei “cioccolati” di bassa qualita’ sa quanto diversi essi siano dal buon cioccolato. Difendere il buon cioccolato appare quindi come un’ottima causa.
Peccato che il mezzo utilizzato sia il piu’ sbagliato.
Se l’ Unione Europea intende adottare  una normativa poco sensata ci sono vari mezzi adatti a fermarla. Si tratta di creare una maggioranza di blocco nel Consiglio dei Ministri dell’UE o al Parlamento Europeo. Evidentemente il governo deve curare le relazioni con molti stati grandi e piccoli perche’ in Consiglio dei Ministri il voto di tutti conta. Al Parlamento Europeo bisogna  sapere costruire delle coalizioni con deputati di diversi paesi e gruppi politici.
Gli stessi gruppi politici che hanno rigettato la normativa europea sul cioccolato a Roma sono quelli che fanno eleggere  a Bruxelles e a Strasburgo o leader di  partito assenteisti  o deputati di poco peso, che normalmente restano al Parlamento Europeo per un minor numero di legislature di altri eurodeputati, per esempio i tedeschi. I partiti politici tedeschi hanno capito l’importanza del Parlamento Europeo e vi mandano deputati agguerritissimi ed esperti, che divengono quasi naturalmente punti di riferimento per i meno esperti deputati di altri paesi. Non a caso attualmente i capi dei due piu’ grandi gruppi politici del Parlamento sono tedeschi. Non a caso nessuno capo gruppo  e’ italiano.
Ottimo difendere il cioccolato italiano da bassi surrogati, ma farlo a Roma e’ del tutto inutile e ci fa solo fare quella che a Torino chiamano “una figura da ciculate’   ".

Il paese prodigio e la traduzione mancante

Fa impressione che un comune molto piccolo come Ceresole Reale (158 abitanti) abbia un bel sito internet ad esso dedicato
www.ceresolereale.com

Certo, potrebbe ancora essere migliorabile con la possibilita’ di  prenotare camere via fax, on line o tramite e-mail  e con qualche informazione aggiuntiva sul contenuto dei menu’ e delle carte dei vini, ma,  ripeto, e’ ben fatto. Il suo vero  limite e’ di essere solo in italiano e quindi e` di difficile accesso per utenti stranieri.

In Inghilterra e’  c’e` tanta gente che cerca su internet opportunita’ di brevi vacanze e anche luoghi per trasferisi in modo permanente.Ci sono addirittura dei programmi televisivi che trattano questo tema.(vedi  ad es. http://www.bbc.co.uk/freshstart/tv_and_radio/livinginthesun.shtml ,
http://www.expatfocus.com/expatriate-italy  )

Luoghi che a noi sembrano, magari isolati, per molte famiglie inglesi sono molto attraenti. Molti di loro coltivano il sogno di trasferirsi in Spagna, Francia o Italia ed iniziare un’ attivita’ di bed and breakfast. Inutile dire che quando  anche una sola famiglia inglese si trasferisce a vivere in un paese come Ceresole, crea nel posto  un legame stabile con una certa parte del mondo, che oggi sa poco o nulla su certe nostre vallate.

Il curatore del sito di Ceresole accetterebbe ben volentieri l’aiuto di qualcuno per tradurre il sito in inglese o altre lingue. Chi volesse dargli una mano puo’ rivolgersi a    [email protected]

I volontari sono sempre una grande cosa, pero’ il compito di assistere le vallate nel promuovere la loro offerta turistica sulla rete dovrebbe spettare a Provincia e Regione.
Ci dovrebbe essere una struttura regionale  che assista le vallate a produrre dei siti in inglese, francese e tedesco. Questi siti dovrebbero poi essere collegati ad un sito generale sulle montagne piemontesi, che dovrebbe poi essere oggetto di opportuna pubblicita’ su vari media italiani e stranieri.

A Ceresole stanno facendo gia’ molto, ma non vanno lasciati soli.

Tre c/c

Ho un conto bancario in Italia  su cui pago piu’ di 120 euro all’anno di spese.
Mia moglie, che e’ spagnola, ne ha uno con una banca spagnola: paga meno di 40 euro all’anno di spese.
Io ho anche un conto bancario in Inghilterra: costo annuo per svariate operazioni = 0 (zero).
Ne’ la banca spagnola ne’ quella inglese sono sull’orlo del fallimento. Al contrario esse sono tra le piu’ grandi banche del mondo e fanno utili.
Probabilmente sono organizzate meglio delle nostre banche.
Cio’ che e’ certo e’ che tante famiglie e imprese che stentano a far la spesa durante la quarta settimana del mese e tante imprese che fanno fatica a sopravvivere, meriterebbero un mercato bancario piu’ concorrenziale ed efficiente  con costi molto piu’ bassi.

La via stretta della banda larga

Quando nel 2004 Gianni ritorno', dopo avere 
trascorso sei anni a Bruxelles, nel paese
della Langa di dove era originario non poteva
credere che li' non fosse possibile lavorare
usando internet.
Certo c`era il telefono ed al telefono si
puo' sempre collegare un modem.
Quello pero' era il modo con cui Gianni
lavorava a meta' degli anni `90.
Nel 2004 sarebbe semplicemente rimasto fuori
mercato e tutti i suoi progetti di creare
un'azienda di terziario avanzato nelle
Langhe sarebbero rimasti un sogno. Da allora
ha dovuto combattere molto, ma le soluzioni
spesso sono raggiungibili e lui forse ne ha
trovata  una.
 L’uso di internet oggi rappresenta quello 
che l’uso della macchina a vapore rappresen-
tava all’inizio della prima rivoluzione
industriale, quello che la diffusione della
ferrovia rappresentava a meta’ dell’ottocen-
to, quello che l’uso dell’auto e dei telefoni
ha rappresentato a meta’ del ventesimo secolo,
insomma quella tecnologia che ti da la misura
dello sviluppo economico di un paese o una regione.

Questo perche’ in un epoca dove i salari
piu’ elevati sono spesso nel terziario
ed i servizi si avvalgono moltissimo di
telecomunicazioni, internet rappresenta
lo strumento di telecomunicazione piu’
potente.
Ecco cosi’ che quelle zone che sono con-
nesse possono accedere a certe possibi-
lita' e ad un certo sviluppo economico e
sociale e le altre no.
Quando parliamo di sviluppo
economico non pensiamo a ciminiere, par-
cheggi, e code, pensiamo a reddito, che
puo’ poi essere speso come ciascuno crede
meglio, non escludendo asili nido, biblio-
teche, scuole, piscine,  servizi sociali
ed arte.
Nella fattispecie un buon collegamento
ad internet e’ sostitutivo di tanti
movimenti non desiderati e quindi rallenta
la crescita del  - o riduce il - fabbi-
sogno di trasporti.
Se vogliamo che ci sia crescita economica
dobbiamo garantire che ci sia una connessione
ad internet che permetta di trasmettere
testi scitti, suoni ed immagini ferme ed
in movimento.
La situazione oggi in Piemonte ed in Ita-
lia e’ che a moltissime comunita’ locali
e’ impedito di vivere e produrre secondo
le modalita’ in uso nelle economie piu’
avanzate nel ventunesimo secolo.
In questo modo non solo si condanna certi
cittadini ad una specie di serie B econo-
mica e sociale, ma anche si riduce
forzosamente le opportunita’ di crescita
della regione e della nazione.
Di chi e’ la colpa? 
Prima di tutto e’ colpa di tutti i citta-
dini, cioe’ nostra. Se fossimo davvero
convinti che l’accesso alla banda larga
(l’internet senza strette limitazioni) e`
un nostro diritto, ci faremmo sentire.
I politici hanno tanti difetti, ma sanno
che se una richiesta e’ forte, essa
diviene un mezzo per guadagnare o perdere
voti e cercano di soddisfarla. Oggi e’
piu’ frequente protestare contro la
retrocessione della locale squadra di
calcio, per il salvataggio di stabilimenti
senza speranza alcuna o per una nuova
circonvallazione che per garantire
l’accesso ad internet a tutti.
 Altri grandi protagonisti di questa 
storia sono Telecom Italia e Fastweb.
Queste due aziende sono proprietarie
in varie parti della penisola di cavi a
fibbre ottiche e non. Esse offrono
connessione la’ dove ritengono che sia
per loro conveniente. Il servizio spesso
lascia a desiderare e molti comuni o
quartieri ne sono esclusi.
Per loro e' anche un problema di cultura
aziendale.
Loro sono abbastanza  brave a far corre-
re fili, ma si sentono meno dominatrici
delle tecnologie senza fili, che di fatto
possono essere gestite da aziende di
dimensioni assai minori. Non vedono una
gran convenienza nello sfruttare una
tecnologia di cui non sarebbero
signore incontrastate.
In Piemonte c’e` il CSI che e’ un ente 
strumentale della Regione ed uno dei
protagonisti del programma
WI –PIE (
http://www.wi-pie.org
).
Questo programma dovrebbe e potrebbe
essere la soluzione del problema, ma
non lo e’.
Non sancisce il principio che tutti i
comuni e tutti i quartieri vadano
raggiunti con l'accesso alla banda larga.
Per quanto riguarda le piccole comunita’
WI-PIE si fissa l’obiettivo di collegare
anche abbastanza approssimativamente i
municipi, le farmacie e pochi altri
sevizi con connessioni che non possono
poi venire estese ad altri utenti.
Praticamente se si trattasse di dare il
gas a questi comuni WI-PIE non
porterebbe un tubo del gas nel concentrico
comunale, ma invierebbe un po’ di gas
in bombole al municipio e ad alcuni altri
servizi, disinteressandosi del destino
di tutti gli altri soggetti (famiglie
e aziende).Restando nell`esempio del gas: non
essendoci una vera condotta di gas
non esisterebbe la possibilita’ per
altri utenti di far partire da li’ un
tubo di derivazione fino a casa loro.
Similmente la connessione che arriva
ai municipi con WI-PIE non e'facilmente
estendibile ad altri soggetti, ma e'
addirittura problematica per chi la riceve.
Noi dobbiamo farci sentire e chiedere
con forza che la banda larga arrivi
in ogni comune del Piemonte e
d’Italia.
Non si tratta di una grossissima spesa.
Nei pressi di Diano d’Alba per esempio
ci sono ben dieci comuni scoperti.
Forse si metteranno d’accordo e con una
spesa modesta e l’uso della tecnologia
wireless, cioe’ senza fili, si doteranno
di accesso internet a banda larga.
Pensano di avere almeno 600 utenti....
Questo forse sara’ un caso fortunato
perche` c`e’ una persona che dopo aver
vissuto alcuni anni all’estero ha
deciso di ritornare alle sue origini,
ma non accetta lo stato delle cose ed
il fatalismo che troppo spesso con-
traddistingue tutti noi.
Quella persona sta spingendo per questa
iniziativa, coinvolgendo alcuni politici
locali illuminati e spiegando come ci
sia una grossa opportunita’ di
sviluppo a portata di mano.
Noi dobbiamo richiedere alla Regione 
Piemonte e allo Stato Italiano che la
connessione senza fili delle piccole
comunita' diventi la regola.
Tutti i comuni devono vedersi garantito
l’accesso alla banda larga e cio' puo'
essere fatto praticamente con
pochissimi oneri per lo Stato e gli enti
pubblici.
 
Per saperne di piu’ vedete anche il 
sito di

http://www.antidigitaldivide.org

Ci chiedono di firmare una loro petizione
per la diffusione della banda larga,
sara’ il caso di farlo.

Per un Lingotto raggiungibile

Il Lingotto
presto diverra’ sede della stampa internazionale in trasferta a Torino per
seguire le olimpiadi. Tutti noi speriamo che il Lingotto divenga un centro
fieristico, commerciale, alberghiero, ricreativo, ecc. (polifunzionale) davvero utilizzato appieno. In quelle occasioni in cui il Lingotto ha lavorato a pieno regime
si e` spesso sentito parlare di mancanza
di parcheggi. La cosa strana e` che Lingotto e` anche una stazione ferroviaria,
ma la ex fabbrica e la stazione non sono collegati ed il visitatore che arrivi
in treno deve fare un lungo percorso per raggiungere il centro fieristico,
l’albergo, l’auditorium e tutto il resto. Detto percorso, unitamente con lo scarso servizio spesso offerto dai treni, e’ sufficiente a convincere il visitatore a prendere l’auto.
La situazione non
migliorera’ di molto poco quando la passerella sospesa al grande arco rosso
bulgaro diverra’
accessibile al pubblico. Essa fa fare un’ inutile deviazione verso gli ex mercati
generali . E` un percorso troppo lungo per divenire la soluzione standard per
il grande pubblico diretto al Lingotto; praticamente e’ un invito a non venire in treno. Ricordo  che l’Italia e` il paese al mondo con la piu’ alta percentuale di anziani. E’ a loro che chiediamo di far una mezza maratona?
Resta aperto il
problema di collegare la stazione con il centro fieristico e la ex fabbrica.
Una buona soluzione potrebbe essere un collegamento veloce tramite scale mobili e tapis
roulant o con una specie di treno senza conduttore, come si usa in diversi
aeroporti del mondo. Potrebbe partire dal lato  ovest della  stazione, fermare al lato est, poi all’Oval, quindi all’estremo sud del  Lingotto, quindi a meta’ fabbrica ed infine all’estremo nord dell’ ex stabilimento.
Questa soluzione
permettera’ anche a chi non e’ un atleta o ha bambini piccoli al seguito o ha bagagli di prendere il treno per andare  al  Lingotto o all’Oval.
Prendere il treno
non deve essere una missione o una vocazione, deve essere la soluzione piu’
semplice e comoda.

Pubblicita’ per le vallate alpine

E` abbastanza
recente la notizia che alcune valli della provincia di Torino vorrebbero
lasciare il Piemonte ed unirsi alla Valle d’Aosta. E’ legittimo domandarsi se
per esse si stia facendo abbastanza e se esse possano fare di piu’ per loro
stesse.

Le nostre vallate
possono offrire molto. Non mi riferisco solo alle vallate olimpiche ma anche e sopratutto alle vallate oggi meno
battute dai visitatori per esempio la
valle di Ceresole Reale, le tre valli di Lanzo, la val Sangone, e molte altre
valli.

Esse a volte
offrono qualche impianto di sci di
discesa, spesso offrono la possibilita` di fare fondo, sempre offrono, boschi, laghi,
grandi paesaggi alpini, buona cucina ed aria pura.

Alcune di esse sono a poca distanza da Caselle e
sono quindi facilmente raggiungibili da turisti stranieri. Purtroppo i flussi turistici verso queste
valli sono ancora modesti, perche’?

Tra le cause
forse c’e` anche il fatto che e`  una
pubblicita’ adeguata nei mercati esteri non c’e` stata. La regione a volte
organizza eventi all’estero diretti a pochi eletti piuttosto che pubblicita’
diretta al pubblico in generale. A Londra negli ultimi anni si poteva vedere
nel metro’ la pubblicita’ della Sicilia o quella delle Marche sui pulman, ma
non quella del Piemonte olimpico e non… 

A Berlino, Bruxelles, Parigi,
Francoforte la situazione era diversa?

L`Aurora di chi ?

Su La stampa di due giorni fa leggevamo un articolo intitolato: “Sarà l’Aurora ma solo per gli immigrati” .Trapelano due temi molto diversi.

Il primo concerne la violazione di norme (igieniche , del lavoro e di quiete pubblica) da parte di alcuni commercianti e cittadini di origine straniera. Ovviamente non ci puo’ essere tolleranza verso la violazione di norme, concernano esse il lavoro, l’igiene, il parcheggio in doppia fila, gli schiamazzi notturni, il falso in bilancio, le licenze commerciali, la corruzione, l’eccesso di velocita’, l’abuso edilizio, l’abigeato o l’evasione fiscale. Non importa chi sia a commettere la violazione, essa va punita secondo quanto previsto dai codici vigenti. 
Non possiamo che rallegrarci che sempre piu’ cittadini la pensino cosi’.
Il secondo problema secondo alcuni degli intervistati pare essere che gli stranieri stanno colonizzando il quartiere, aprendo negozi, bar,ristoranti e call centers. Su questa seconda questione e` piu’ difficile essere d’accordo. Dobbiamo abituarci  all’idea che chiunque venga ad investire il suo denaro vicino a casa nostra, rispettando le leggi, deve essere il benvenuto. Egli  dimostra di vedere il suo futuro in Torino e di scommettere su di essa.
Noi dobbiamo generalmente accogliere bene chi vuole investire a Torino sia per aprire un negozietto che per rilevare uno stabilimento, una squadra di calcio, una banca o un’ albergo. Il punto cruciale e’ che si tratti di operatori davvero interessati ad investire ed operare in questa citta’ e non semplicemente ad acquisire una quota di mercato.