Aviaria: pandemia o normale “influenza dei polli”?

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Un piccolo riepilogo lontano dai clamori mediatici.

Cos’è un virus? Il termine virus (dal latino virus, "veleno"), indica un agente infettivo di dimensioni ultramicroscopiche, costituito essenzialmente di materiale genetico (DNA o RNA) circondato da un rivestimento protettivo proteico. Cos’è l’influenza aviaria? Una malattia virale trasmessa dal virus H5N1 della famiglia Orthomyxoviridae, genere Influenzavirus A (lo stesso che causa l’influenza nelle altre specie animali e nell’uomo). Del virus influenzale sono conosciuti numerosi sottotipi, diversi l’uno dall’altro a dipendenza della  loro conformazione esterna. Questa conformazione è determinata in particolare da due strutture che compongono la membrana esterna del virus: la neuramidinasi (N) e l’emagglutinina (H). Si parla d’influenza aviaria perché essa ha un particolare adattamento nei riguardi dei volatili selvatici, mentre di norma, soltanto virus appartenenti a tre sottotipi di H (H1, H2, H3), di cui gli uccelli sono portatori sani, infettano l’uomo. Il pericolo potrebbe essere costituito dal fenomeno della ricombinazione genetica: nel caso d’infezioni concomitanti in uomini o in suini, i virus d’origine diversa (ceppi umani H1, H2, H3 e aviari H5, H7) potrebbero entrare in contatto e scambiarsi materiale genetico. In questo modo si originerebbero varianti dotate di nuove caratteristiche e nuove potenzialità infettive. L’ipotesi più preoccupante riguarderebbe la nascita di un virus patogeno, trasmissibile da persona a persona e con nuove caratteristiche antigeniche, non riconosciuto dal nostro sistema immunitario. La possibilità che nel nostro paese ciò possa accadere è molto remota: non v’è contatto diretto e continuativo con uccelli selvatici, mentre quelli d’allevamento sono strettamente isolati e monitorati e quindi non pericolosi per l’uomo, né c’è convivenza con suini, indicati spesso come possibili ambienti ideali per una ricombinazione genetica. Insomma, quelle condizioni di promiscuità tra animali e uomo, che hanno causato in Asia quei pochi casi d’infezione aviaria trasmessa all’uomo (trasmissione resa possibile da un fenomeno detto di drift antigenico, cioè mutazioni spontanee del genoma del virus H5N1, diverso dai fenomeni di shift, il pericoloso riassorbimento genetico, nel caso con virus specifici per l’uomo), non sono attuali in Italia. Chiariamo che per contrarre il virus bisogna stare a stretto contatto con un animale infetto, morto o vivo, e che un pollo cotto non costituisce alcun pericolo dato che la temperatura di cottura è in grado di inattivare il virus e in più, come già precisato, i controlli veterinari impediscono il contagio dell’aviaria ai nostri allevamenti. I media così solerti nel rilanciare con tono enfatico allarmi tutti da dimostrare, non sono poi altrettanto pronti a comunicare che molti casi d’influenza aviaria in animali d’altra specie, umana e recentemente nei gatti, si sono risolti con complete guarigioni, dimostrando, tra le altre cose, che la patogenicità del virus H5N1 sembra andare scemando. Se pandemia sarà ci arriverà da lontano e a trasmettercela provvederanno, probabilmente, uomini e donne che, per loro disgrazia, vivono in remote zone rurali del pianeta, dove la presenza di un medico o di un veterinario è cosa molto rara.
Fabio

curatore de Il Corriero

http://www.ilcorriero.ilcannocchiale.it/

Dopo OLIMPIADI: che succederà ?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

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E’ uno dei
"tormentoni" torinesi più ricorrenti a proposito della chiusura delle
Olimpiadi: tutte le strutture finiranno come Italia ‘61 ?
Non senza qualche ragione.

Chi ha l’età per ricordarsi
l’importanza e la bellezza di quelle realizzazioni e le confronta con
l’abbandono o il parziale ed incerto utilizzo di molte di esse ha il timore che
tutto ciò che si è fatto per Torino 2006 finisca come allora. Propensione al lamento a
parte, si tratta di un problema rilevante: tutte le città che organizzano
grandi eventi si trovano poi ad affrontare come loro principale problema quello
delle eredità di tali eventi e del loro utilizzo.
Tutte le strutture
sicuramente devono essere valorizzate con delle politiche che valorizzino
queste stesse.

Giuliana Fragomeni

Rotta di Marco Polo: istruzioni per l’uso.

Se e` vero che la rotta che collega l’Europa con la Cina puo` divenire  piu’ importante allora cosa dovremmo fare, per traerne dei benefici?

Prima che noi ne parlassimo qualcuno s’e` gia’ mosso. La societa` taiwanese Evergreen ha investito massicciamente a Taranto e Gioia Tauro, quando quasi tutti (stato ed imprenditori privati italiani) scappavano dal nostro sud. Oggi Gioia Tauro e` il piu` grande porto del Mediterraneo dedicato al trasbordo di merci da grandi navi transoceaniche a piu’ piccole navi. Non e` pero’ il piu’ grande porto del Mediterraneo che per ora e` Marsiglia.

Genova e` il naturale approdo delle merci cinesi per Milano, Zurigo Basilea e Stoccarda e forse anche Dusseldorf. Trieste per Vienna, Monaco, Praga, Dredsa, Lubliana ,Budapest e Bratislava. E’ molto proabile che in Piemonte ci sia quello spazio che manca in Liguria per movimentare tutte le merci in arrivo a Genova  e Savona. Non sarei sicuro che tocchi a Torino questo ruolo. Probabilmente la provincia di Alessandria e’ meglio posizionata per il compito. Torino potra` forse giocare un ruolo nei servizi collegati ad esempio bancari ed  assicurativi.  Certo bisognerebbe commissionare degli studi indipendenti sul tema e rendere pubblici quelli gia` esistenti. Probabilmente anche i collegamenti tra Genova ed il Sempione e tra Genova ed il Gottardo andrebbero migliorati, sia in termini di infrastruttura che  in termini di qualita` della gestione. In vari paesi del terzo mondo e purtroppo anche in Italia troppo spesso si pensa che un’infrastruttura possa risolvere ogni problema; in questo modo si trascura il tema della qualita`della gestione e del fattore umano. Le scrivanie di molte dirigenti,specie se avanti negli anni, ospitano preziosi computer che spesso questi non sanno usare. Le relazioni sindacali spesso non sono adeguate a servizi che vogliono competere sul mercato mondiale.

  Non sono in grado di dire se il Terzo Valico dei Giovi, un nuovo tunnel tra Genova e Milano, vada fatto, ma certo un documentato dibattito sul tema andrebbe fatto. Possibilmente bisognerebbe prima analizzare i dati e poi decidere e non il contrario.

Infine forse dovremmo cercare di cambiare il nostro atteggiamento verso i beni importati dalla Cina. Tanti attacchi dei giornali, di alcuni politici, imprenditori e sindacalisti contro la Cina probabilmente non sono il modo giusto per guardare al nostro futuro ed aiutare i nostri lavoratori disoccupati. I Cinesi  forse non sono il problema, forse sono la soluzione.

G.R.

Su Gioia Tauro e Taranto:

http://www.port-technology.com/projects/taranto/

http://www.portodigioiatauro.it/info_descrizione.htm

Pro Terzo Valico dei Giovi:

http://www.tav.it/5/default.asp?id=381&codice=5&codice1=008&codice2=001

http://www.trail.liguria.it/Interventi/TerzoValico.htm

Contro Terzo Valico dei Giovi:

http://www.altavoracita.altervista.org/mappa3v.htm

La rivincita di Marco Polo

Per vari secoli la rotta piu’ importante del commercio mondiale e’ stata
quella che da Genova, Venezia, Pisa ed
Amalfi conduceva verso Costantinopoli e
la Terra Santa e da li’ verso l’oriente e la Cina. La rotta di Marco Polo. I mercanti tedeschi, francesi ed olandesi
erano quasi costretti ad avvalersi dei servizi dei porti italiani, i quali su
cio’ costruirono la loro fortuna. I porti inglesi erano del tutto marginali in
questo commercio.
La scoperta dell`America da parte di Cristoforo Colombo e della marina
spagnola fece si’ che la rotta fondamentale del commercio internazionale
divenisse un’altra: la rotta atlantica. Porti spagnoli, portoghesi, inglesi ed
olandesi divennero molto piu’ importanti di quelli mediterranei e di quelli
italiani in particolare e cio’, insieme con il crollo di Costantinopoli in mani
turche, contribui’ grandemente alla decadenza italiana. Gli Italiani persero
rilevanza per la loro incapacita` gestionale e miopia (sfruttavano il loro
quasi monopolio sul commercio con l’oriente in modo esoso) e per la loro
ubicazione molto svantaggiosa. Il percorso di Marco Polo verso l’oriente non
contava piu’. La rotta di Colombo lo aveva reso obsoleto.
La rotta fondamentale da Colombo in
poi e` stata quella atlantica e negli ultimi cinquanta anni per le merci e`
stata la Rotterdam-New York; Rotterdam  e` tuttoggi il primo porto
d’Europa.

L’affermarsi della Cina come centro manifatturiero del pianeta sta
cambiando questi equilibri. Per gli Stati Uniti la rotta atlantica sta
diventando meno importante con i porti del pacifico (Los Angeles e Long Beach)
che sono ormai i due primi porti in termini di valore importato; New York e
Houston , per ora, sono ancora i due porti da dove parte la maggior parte
dell’export americano. Va pero’ detto che gli Stati Uniti hano un disavanzo commerciale strutturale per cui le
merci da loro importate contano molto di piu` di quelle esportate. Se da Los
Angeles nel 2003 e’ passato un valore pari a 122,050 milioni di dollari
per New York sono passati solo 101,176 milioni di dollari di merce. In
parallelo osserviamo la crescita vorticosa dei porti cinesi. Anche per l’Europa le importazioni cinesi stanno progressivamente diventando piu’ importanti. La rotta che collega la Cina con l’Europa sta aumentando sempre piu’
d’importanza.

In questo cambiamento i porti dell’Atlantico e del Mare del Nord  stanno perdendo parte del loro vantaggio
naturale. Rotterdam e` ancora il porto della zona piu’ ricca d’Europa cosi’
come e’ ancora bene organizzato, ma non e` piu’ nel posto migliore.

L’Italia in questo contesto non e’ piu’ naturalmente svantaggiata, potrebbe
divenire il naturale molo di sbarco delle merci orientali in Europa, cosi’ come
era, quando le citta` italiane primeggiavano in Europa.

Chi prende i soldi UE per l’agricoltura?

Ecco chi sono  stati nel 2004 i paesi beneficiari della Politica
Agricola Comune:

22% Francia
15% Spagna
14%
Germania
12% Italia
9% Regno Unito
6% Grecia
4% Irlanda
18% altri 18 paesi

 

Sarebbe anche interessante sapere chi sono coloro che percepiscono l’assegno da €700,000 all’anno. Alcune  informazioni ci sono, si sa per esempio che tra essi dovrebbe esserci Carlo, il  principe  di  Galles, il duca di Westmister, probabilmente l’uomo piu` ricco d’Inghilterra, ed alcune societa` agroindustriali francesi. Ora il vice presidente della commissione europea l’estone  Siim Kallas sta spingendo i paesi a pubblicare la lista dettagliata di chi prende i soldi. Speriamo che abbia successo.

http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/4407792.stm

http://europa.eu.int/comm/commission_barroso/kallas/transparency_en.htm

http://www.euractiv.com/Article?tcmuri=tcm:29-146826-16&type=News

L`agricoltura e` anche affar nostro

Troppo spesso pensiamo che la politica agricola dell’UE non sia affar nostro e che la si possa lasciarla nelle mani delle associazioni agricole, dei ministri e della commissione UE. Pero` la spesa agricola e` circa il 42% di tutta la spesa comunitaria. La spesa comunitaria in termini percentuali e` solo l’1% del prodotto europeo, ma sono comunque 112 miliardi di euro all’anno. Se e` fatta male, fa perdere la faccia all`  UE. Noi abbiamo un bisogno disperato di una UE forte e ben gestita e quindi dobbiamo far qualcosa perche` la spesa agricola non sia palesemente assurda.

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Nel 2002 in Europa c`erano  610 aziende agricole ricche  che ricevevano un sussidio  di circa €768,333 ciascuna. Questi erano i veri beneficiari della politica agricola europea.
C`erano anche 2,397,630 aziende agricole povere che ricevevano circa €405  ciascuna, meno di un millesimo degli altri. Il contributo medio annuo era di € 5000.
La giustificazione di tipo sociale per questo tipo di aiuti non sta in piedi. Riceve chi e’  piu` ricco ed al povero contadino di montagna vanno briciole.
I soldi UE sono dati in proporzione alla superficie posseduta e a quanto si produceva un tempo: chi possiede di piu’ riceve di piu’. Cio’ potrebbe anche avere senso se il possesso della terra fosse collegato a stringenti obblighi concernenti l’ambiente, la qualita` dei prodotti ed il benessere degli animali (in eurocratese questa si chiama “multifunzionalita` dell’agricoltura”), ma per ora i vincoli qualitativi ed ambientali non sono cosi’ severi da giustificare queste  grosse somme. Chi le riceve puo’ continuare ad inquinare il terreno ed i fiumi e a maltrattare gli animali.

L`agricoltura UE puo’ solo venire riformata dai governi nazionali, perche` il Parlamento Europeo non ha quasi voce in capitolo, quando si tratta di  sussidi all’agricoltura. Quindi sara` il governo che eleggeremo noi il 9 aprile che dovra` dire la sua, possibilmente formando una coalizione con altri governi.
I candidati vi han detto cosa intendono fare in merito?

Turisti al centro

Una delle lezioni che ci hanno dato le olimpiadi e` che Torino ha la possibilita` di attrarre turisti e di creare posti di lavoro nel turismo; questo potenziale si trova principalmente nel  centro  (dal Po a Porta Susa da Corso Regina a Corso Vittorio).
E` stato doloroso leggere in molti giornali stranieri come i giornalisti ospitati nei vilaggi media, in zone di periferia, siano rimasti molto scontenti di cio’. Si sono trovati in una "citta` senza fascino"; si riferivano alle periferie in cui vivevano. Possiamo criticarli e dire che loro non capivano il senso e la tradizione dei quartieri operai. Resta il fatto che loro rappresentavano i clienti. In un mercato competitivo, come  quello turistico, il cliente e` il padrone. Se lo soddisfi, viene da te; se no, va da un’altra parte. E se va da un altra parte addio posti di lavoro.
Ci hanno fatto chiaramente capire che il centro ha un futuro turistico, la periferia no.
E allora cosa dobbiamo fare della periferia? Dobbiamo cancellarla? Deve sprofondare? No, semplicemente deve fare altro.
Puo` essere sede di affari, di uffici pubblici e privati nonche’ di residenze private.
A Londra, una delle grandi attrazioni turistiche d’Europa, ci sono ampie zone del centro dedicate ai turisti e agli alberghi. Mentre molte zone piu’ periferiche sono dedicate agli affari ed ai residenti.
Palazzi come quello della RAI a porta Susa, come quello SIP-Telecom in via Cavalli, come quelli  SIP in via Meucci o come la sede monumentale SIP davanti al giardino La Marmora sono sedi ideali per  alberghi  a scopo turistico.
In zone piu` periferiche ci potranno essere alcuni  hotel a scopo affari.

Il Sanpaolo vuole costruire il suo centro direzionale a Porta Susa. Quel luogo pero’  potrebbe andare bene per ospitare turisti, invece di abbandonarli in zone di periferia dove essi si muovono male.
Il Sanpaolo potrebbe  usare invece spazi vicino a Stazione Dora o a Stura. A Londra si e` usata una zona portuale abbandonata dove un tempo arrivavano le banane dalle Isole Canarie (Canary Wharf) per metterci la sede delle piu’ grandi banche (vedi  HSBC), con un risultato spettacolare. A Parigi pure si sono messi molti uffici di aziende importanti  a La Defense, in periferia. Il ministero delle finanze  e` addirittura finito fuori citta` a Bercy.
Noi potremmo imparare.
Se da un lato possiamo apprezzare che alcuni assessorati si siano mossi piu` in periferia, non comprendiamo che bisogno ci sia di tenere l’assessorato all’urbanistica in via Meucci.
A Mirafiori Sud forse non potranno proliferare gli alberghi per turisti, ma un assessorato all’urbanistica potrebbe starci egregiamente.
Gli Uffici Finanziari e l’Intendenza di Finanza hanno proprio bisogno di essere in corso Bolzano e corso Vinzaglio? Non potrebbero bene stare vicino a Stazione  Dora o Stura? Sarebbero bene collegati tramite il treno e darebbero valore a zone periferiche; al contempo libererebbero spazio centrale da destinare a scopo turistico o residenziale, con conseguente riduzione del traffico.
Altre amministrazioni comunali, provinciali, regionali e nazionali potrebbero lasciare il centro e trasferirsi nelle periferie. In centro attirano solo traffico, in periferia diverrebbero motori di sviluppo.
Il centro deve restare solo sede di poca alta rappresentanza e sopratutto tempo libero, turismo e residenza. In questo modo si potra` davvero utilizzarlo al meglio: i turisti saranno contenti e  torneranno tante volte a Torino.

Un ospedale impara osservando Toyota

Un articolo del Corriere della sera riiferisce di un esperimento effettuato dal Virginia Mason Medical Center di Seattle, in collaborazione con Toyota.
L’ospedale ha investito un milione e mezzo di dollari, per mandare i
suoi dipendenti negli stabilimenti della Toyota in Giappone, per apprendere le metodologie di lavoro ed organizzazione. Il risultato è un risparmio di 10 milioni di dollari dal primo anno….
Credo che questo articolo sia uno degli esempi lampanti per quanto
riguarda  il discorso sulle best practices.L’innovazione in questo caso è una innovazione di processo e non di prodotto, non è svolta da centri di ricerca, non ha bisogno di finanziamenti o bandi di concorso…è solo basata sull’esigenza di migliorare ogni giorno le proprie attività, andando a studiare come altre realtà o organizzazioni si siano comportate per risolvere i propri problemi. E’ una questione di idee e di mentalità innovativa.
Nicolas Nervegna
http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Medicina/2006/03_Marzo/06/ospedale.shtml 

La logica degli eventi eccezionali.

Le Olimpiadi, come il Giubileo o le Colombiadi sono eventi tramite i quali una comunita` locale riesce a farsi dare dalla collettivita` nazionale delle somme, che, in tempi normali, non le verrebbero assegnate. Qualcosa di simile, anche se piu’ cruento, avviene con le guerre. Grazie alle guerre, tante spese, che non verrebbero mai tollerate in tempi di pace, vengono accettate e finanziate. Volenti o nolenti, tanti, che in tempi di pace avrebbero contestato una certa spesa ed avrebbero  rifiutato di farsi tassare, in tempo di guerra sono costretti a pagare.
E` per questo motivo che le guerre sono state spesso considerate strumenti per stimolare l’economia.
Dobbiamo rallegrarci del fatto che il nostro sistema politico possa spesso fare a meno delle guerre, e le sostituisca con eventi piu’ innocui.
Dobbiamo rattristarci che la maturita’ civica della nostra nazione spesso non permetta di far finanziare certe spese (trasporti, pubblicita` di citta`, restauri di monumenti, ampliamento di ospedali, creazione di impianti sportivi, ecc.) semplicemente perche’ sono necessarie o utili. Si deve invece ricorrere alla scusa del grande evento  per renderle finanziabili. Purtroppo il grande evento eccezionale ha una logica tutta sua e cosi’ esso richiede tante spese di cui non ci sarebbe bisogno, sottraendo risorse preziose da usi piu’ produttivi e  benefici alla nazione. Per la nazione in generale cio’ porta a delle perdite, ma per una comunita` locale cio’ puo’ portare dei benefici. Cio’ funziona a patto che altre comunita` locali non imparino il trucco, dirottando su di esse le risorse, con opportuni eventi eccezionali. E` un po’ la logica di chi passa avanti nella coda: il suo vantaggio esiste finche` gli altri stanno in coda buonini; se anche essi non rispettassero la coda, il vantaggio di tagliare la coda non ci sarebbe piu’.
Torino va almeno un po’ giustificata perche` in passato il valore aggiunto (salari e profitti) prodotto a Torino servi’ a creare stabilimenti moderni altrove (Melfi, Cassino, Termoli). In qualche misura le olimpiadi sono state un modo per una Torino in crisi per chiedere un indennizzo (qualche miliardo di euro)  alla comunita` nazionale. Se fossimo andati a chiedere qualche miliardo per i trasporti, la ricerca scientifica e la promozione del turismo in Piemonte, non ce l’avrebbero dato.
Pero’, se fosse stato possible, sarebbe stato meglio farlo a viso aperto; ci avremmo guadagnato tutti. Il nostro sistema (cioe` la mentalita` di tutti noi) pero’, per ora, non lo permette.

Il Tenda vietato a camion e pulman

La Stampa del 4 marzo riporta il grave danno arrecato alle piccole aziende cunesi dalla chiusura a pulman e camion del traforo stradale di Tenda.
Perche` chi protesta non chiede invece di avere un servizio merci ed un miglior servizio passeggeri sulla linea ferroviaria? Oggi essa non e` fortemente sotto-utilizzata?
Certo chi fa affari deve disporre di mezzi di trasporto, ma devono essi necessariamente essere su ruote di gomma?

In provincia di Cuneo si sta perseguendo il progetto di alterare il vicino parco del Mercantour per far passare un tunnel autostradale, mentre nulla si fa per utilizzare bene e potenziare il collegamento ferroviario con Nizza, con Torino e con Asti. Il protocollo di Kyoto forse non riguarda la provincia di Cuneo. Speriamo che anche il cambiamento climatico si fermi al Colle di Tenda, anche se lo scioglimento dei nevai e ghiacciai del Mon Viso farebbe pensare il contrario.