Impariamo dai bostoniani

In una  recente conferenza (*) uno studioso americano mostrava
come negli Stati Uniti quelle famiglie  che sono rimaste  ricche per piu` generazioni, i vecchi aristocratici bostoniani,
hanno affidato i loro soldi a quei fondi di investimento, normalmente situati a Boston, dove cio’ che contava di piu’ era
avere una reputazione integerrima e bassi costi di gestione (poche commissioni).

Al contrario
quando la gestione dei patrimoni ha cessato di essere un servizio a ristrette
elites ed e` divenuto un servizio di massa,
coloro che si sono concentrati su questo tipo di servizio, normalmente fondi
newyorkesi, hanno enfatizzato la loro capacita’ di ottenere alti rendimenti. L’attenzione
ai costi di gestione e` venuta meno e quella alla reputazione anche. I crack e le truffe poi non sono mancate.

 E` interessante vedere come tutto cio’
possa essere applicato alle vicende di tanti poveretti a cui viene chiesto di
mettere la loro liquidazione in un fondo pensione o simili. L’accento e`
normalmente sugli altissimi rendimenti, che se tutto andasse bene, ci
potrebbero essere. I poveretti
normalmente vengono distratti in vari modi e non prestano attenzione ai costi
di gestione spesso elevatissimi e alla reputazione di chi si candida a gestire i
loro soldi.

Se si vuole, non dico diventare ricchi, ma
non diventare troppo poveri, forse si puo’ imparare qualcosa dai ricchi
bostoniani.

Non e` il caso di prestare tanta attenzione a rendimenti strepitosi, che
poi magari possono diventare perdite dolorose; e’ importante vedere che chi ci offre un fondo pensione
abbia sopratutto costi bassi ed una reputazione integerrima.

Gustavo Rinaldi

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*  Michael Lounsbury,University  of Alberta
;
“Contested Diffusion: The Politics of Expertise in the American Mutual Fund
Industry”

 

Il paradosso di Sky

E` interessante vedere come in Italia Sky sia spesso apprezzata a sinistra e guardata con sospetto a destra. Molti vendono in questa televisione non solo un canale dove si puo’ vedere del calcio, ma anche un contraltare al vero o presunto potere mediatico dell’ex presidente del consiglio e delle sue televisioni. A destra Sky e` vista con sospetto come qualcosa che puo’ insidiare il baluardo della lotta anti comunista.

Gli inglesi direbbero che in Italia ci sono molti cani che abbaiono sotto l’albero sbagliato. Perche`? Perhe` e` assurdo per qualcuno di destra possa essere contro Sky ed e` assurdo che uno di sinistra possa  vederla con simpatia. Ma chi e` Sky e` quali obiettivi persegue?

Sky appartiene  al gruppo di Rupert Murdoch, che e` presente massicciamente negli Stati Uniti (Fox TV), nel Regno unito (The Sun , The times, Sky TV) in Australia ed altrove. Non bisogna confondersi. Sky e` un gruppo che non va dove capita, ha un capo ed il capo sa cosa vuole; egli ha dei precisi obiettivi politici e vuole che i suoi mezzi di informazione si muovano coerentemente con essi. Nel Regno Unito Murdoch e` un vero “king maker”, un grande elettore, piu’ grande di tutti gli altri.  Tutti coloro che vogliono diventare primo ministro, si tratti di Tony Blair o del capo conservatore, cercano ad ogni costo di avere il suo sostegno senza il quale ogni speranza di venire eletti e` vana.  Non a caso i leaders inglesi attraversano mezzo pianeta per partecipare alla convention dei dirigenti del gruppo Murdoch. Chi viene invitato a quell’evento ha  in tasca le chiavi di Downing Street.

Gli obbiettivi di Rupert Murdoch sono i seguenti:

·        Rifiuto dell’Unione Europea e di ogni forma di integrazione europea, che secondo lui e` la vera origine di tanti  mali.

·        Difesa incondizionata di  tutte le politiche dello stato di Israele, del suo governo e dei cittadini israeliani piu` attivi nell’acquisire territori.

·        Messa in evidenza di tutte le male azioni fatte dagli arabi, dai musulmani e dai loro alleati.

·        Messa in guardia contro le (male) azioni che gli arabi, i musulmani ed I loro alleati  potrebbero eventualmente o ipoteticamente commettere.

·        Sostegno incondizionato a George W. Bush.

·        Sostegno entusiasta alla guerra in Iraq, vista come una grande battaglia per la liberta` ed un’ occasione di lotta al terrorismo.

·        Attacco ai giudici, depositari di una cultura decadente e di sinistra. Necessita’ di farli rigare dritto.

Ora ciascuno di noi su ciascuno di questi temi puo’ pensarla come vuole. 

Quello che non ha molto senso e` dirsi di destra e parlar male di Sky o dirsi di sinistra e’ parlarne bene. Chi lo fa e` semplicemente poco informato.

Puo’ anche essere che in parte Sky, in Italia, dove e` un outsider ed ha bisogno di guadagnarsi quote di mercato, mostri un volto un po’ diverso, piu` equilibrato, un po’ meno decisamente schierato. Possiamo pero’ stare certi che appena Sky in Italia conti davvero qualcosa  e ci sia da fare qualche scelta importante (per esempio iniziare o meno una Guerra), Sky sapra` da che parte stare: dalla parte di Rupert Murdoch e delle sue politiche.

Europa allo sbando

La fusione tra Euronext, la federazione tra le borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona, e quella di New York e` l’ennesimo segno di un Europa senza direzione.
Se da un lato e` certamente vero che la fusione con il NYSE, Wall Street per intenderci, potra` portare alla creazione di un enorme mercato finanziario, con molta liquidita` e bassi costi,  e’ anche vero che l’operazione avviene a seguito dell’incapacita’ delle borse europee di costruire prima una borsa europea. Come conseguenza il ruolo di Euronext   in NYSE-Euronext sara’  di "junior partner", di socio di second’ordine. Nel nuovo consiglio d`amministrazione i consiglieri di nomina americana saranno piu’ di quelli di nomina europea.
Se allo stesso appuntamento si fosse presentata una borsa europea comprensiva anche di Francoforte, Milano e Madrid  forse le condizioni dell’accordo sarebbero state piu’ paritarie.
Milano arriva cosi’ tardi alla festa da essere praticamente irrilevante. Per tanto tempo ha difeso la sua autonomia ed oggi non e` in grado di contare in nessuna alleanza. NYSE-Euronext le ha detto che se si unisce, va bene e, se no, fa lo stesso. Un settore in crescita e con posti di lavori interessanti, la finanza, se ne va sempre piu’ dalla penisola. I governi degli ultimi dieci anni hanno fatto ben poco per evitare cio’ e gli italiani, in fondo, sono contenti cosi’.

Grandioso il ruolo della borsa di Parigi e della Francia in generale; incapace di imporre il suo dominio sul resto d`Europa,  guida strategicamente le operazioni, di resa.

La provincia nel posto sbagliato

La Provincia inizia i lavori nel palazzo ex Telecom, vicino a Porta Susa.
Il palazzo ex Telecom sarebbe molto meglio speso se divenisse un albergo; il grande volume lo rende particolarmente efficiente, perche’ i costi generali potrebbero essere suddivisi tra molte stanze. E` vicino alla stazione ed e` ben collegato con Caselle, con Milano e con la rete ferroviaria in generale.
I turisti devono poter stare vicino al centro, non desiderano stare in periferia. Ce l’han detto in tutte le lingue ai tempi delle Olimpiadi.
La provincia non ha nessun bisogno di essere in una posizione cosi`
centrale, potrebbe stare egregiamente a Falchera, alle Vallette o a
Mirafiori Sud. La’ sarebbe fonte di rigenerazione. A Porta Susa la Provincia e` un ingombro, e` il segno dei privilegi dei burocrati.

W la rendita

Poiche’ la rendita dei monopoli in Italia
e` sacra (notai, farmacisti, tassisti, autostrade, telefoni, "diritti
acquisiti" in generale) , chi ha tanti soldi si compra una rendita o un monopolio (ad es.
Benetton e Tronchetti) chi ne ha un po’ meno  eredita o acquisisce un notariato, una
farmacia, una cattedra, un taxi o una posizione con "diritti acquisiti" in generale.
Perche’ darsi  tanta pena su mercati competitivi ed
innovativi, quando possedendo un monopolio posso sfruttare ogni giorno la mia
rendita?
 Stiamo assistendo a qualcosa di simile a
cio’ che succedette quando le grandi famiglie di banchieri e mercanti italiani  del   
medioevo e primo
rinascimento si misero a
comprare terra ed a vivere di rendita. Poco dopo,  gli
stranieri (Spagnoli, Francesi e Austriaci) si impadronirono della penisola. E gli Italiani iniziarono a lamentarsi del "crudele destino".

La storia, questa volta,
si ripete.
 

P.S.
 Il male non fu privatizzare telefoni ed
autostrade, fu’ farlo senza creare delle autorita`di controllo potenti. Le
autorita` di controllo attuali sono debolissime. E` essenziale rafforzarle,
dando loro uomini qualificati, e mezzi
finanziari e repressivi.

Quel 5% non e` la soluzione.

Il Rapporto annuale sulla situazione
economica
del
paese e` una miniera di informazioni e riflessioni utili. 

L’introduzione fa giustamente notare  che

"La riduzione proposta di 5 punti
percentuali dei contributi sociali (con un costo netto per il bilancio pubblico
pari a circa 10 miliardi di euro) avrebbe l’effetto di ridurre il costo  del 
lavoro e aumentare la redditività lorda
di circa 2-3 punti percentuali(…) rischia di fornire un disincentivo
all’innovazione(…) e, in assenza di meccanismi di
selezione virtuosa, premierebbe sostanzialmente le imprese meno produttive."
Rapporto Annuale Istat p.29.

Praticamente questa misura   del  governo Prodi (ridurre del 5% il costo del lavoro per le imprese), come gia` la precedente riduzione
delle tasse  del
governo Berlusconi, non va a toccare i problemi specifici dell’Italia. Da dei soldi a Tizio o a Caio, ma non cambia il modo di produrre, che e` il vero problema.

I nostri problemi sono  imprese troppo piccole, che
operano in settori troppo tradizionali, con troppo poca tecnologia e con capacita`
gestionali troppo modeste
.
Queste cose producono bassa produttivita` 
del
lavoro.   Quando  il lavoro e` poco produttivo, i salari devono essere bassi.

Per cambiare questa situazione bisogna
agire in varie direzioni:

 La dimensione delle aziende  deve crescere –  In Italia si e` continuato a premiare chi
non cresce; noi dobbiamo invece premiare con incentivi  chi fa crescere la propria azienda. Non bisogna dare  privilegi alle aziende  con meno di 15 o di 200
dipendenti. Dovremmo mettere meno tasse su quelle aziende che si fondono con altre.

Gli imprenditori devono rinunciare al loro
modello familistico ed arretrato di gestione  (io, mia moglie, i miei figli, i miei nipoti) e
devono aprirsi al mercato dei capitali. Lo stato deve favorire in ogni modo
quelle aziende che collocano cospique quote 
del  loro capitale in borsa. Lo stato deve
anche rinforzare l’autorita` che vigila sulla Borsa (Consob).

Dobbiamo prestare piu’ attenzione ai settori innovativi. Dovremmo smetter con la difesa a tutti i costi di chi produce carrozze a cavalli o machine a vapore.
Per finanziare loro dobbiamo tassare i settori che camminerebbero con le loro
gambe.
Piu’tecnologia. Gli investimenti in
tecnologia ed in ricerca devono avere una situazione fiscale fortemente
privilegiata.  Per ogni euro investito in ricerca e sviluppo dal privato, lo stato dovrebbe metterne un’altro. Le spese per ricerca ed innovazione dovrebbero condurre a pagare meno tasse. Questo condurra` necessariamente all’assunzione di personale
altamente qualificato e ad incrementi di salari e produttivita`.

Ridurre del 5% il costo del  lavoro e` un bel gesto verso le imprese, 
ma non risolve assolutamente I loro  veri problemi.

Per saperne di piu’:
Rapporto annuale ISTAT

http://www.istat.it/dati/catalogo/20060524_00/rapporto2005.pdf

Votiamo ogni due anni e mezzo

Le elezioni sono
una medicina che puo’ curare alcuni mali. Come tutte le medicine se prese in
dosi eccessive possono arrecare dei danni. I politici possono venire distratti da
obiettivi di medio e lungo periodo e possono venire schiacciati su obiettivi di
breve periodo. Tutti sanno che qualunque governo o giunta, di desta o di
sinistra nell’anno prima di elezioni e’ portato a spendere di piu’ per
garantirsi il voto dei propri elettori; non importa che molte di queste spese
non siano giustificate. Sia ben chiaro
che la stessa cosa succeede anche all’estero. Tant`e` che gli economisti parlano
di “ciclo economico elettorale” per definire questo fenomeno ovunque esso accada.

 Il problema non
e` eliminabile ma potrebbe essere ridotto. Basterebbe stabilire che in Italia
qualunque tipo di elezione dovrebbe avvenire o in contemporanea delle elezioni
europee (che sono ogni cinque anni) o a due anni e mezzo di distanza da esse
(meta` mandato). Se un’assemblea non riuscisse piu’ a funzionare, ci si potrebbe comportare cosi’ : se manca meno di un
anno ad una delle due scadenze si aspetta che arrivi la scadenza; se manca piu’
di un anno alle elezioni europee o al meta` mandato, si fanno le elezioni,
sapendo pero’ che l’assemblea cosi’ eletta avra’ vita un po’ piu’ breve, perche
verra` rinnovata o al momento delle elezioni europee o a meta` mandato europeo.

Facciamo un
esempio. In una regione c’e` un consiglio regionale ed un presidente eletti nel 2005 ed in scadenza nel 2010. Supponiamo
che la maggioranza inizi a litigare e che nel gennaio 2007 voti la sfiducia al/la proprio/a presidente, dovendo andare
ad elezioni, diciamo nell`aprile 2007. Il consiglio regionale e la/il presidente, cosi eletti, con l’attuale legge potrebbero restare in carica fino
al  2012 (5 anni), generando un’ennesima
tornata elettorale nel 2012.

Col nuovo sistema verrebbero a scadere nell’dicembre 2011 (meta` mandato europeo).
In quel momento si farebbero tutte le votazioni del caso, evitando cosi’ di
avere altre alezioni fino al giugno 2013.

Tutto cio’ forse
avrebbe un effetto dissuasivo. Fai pure cascare la giunta attuale, se credi che
ti convenga, sappi comunque che dovrai pagare un prezzo. Resterai al potere un
po’ di meno.

Questo varrebbe
per circoscrizioni, comuni, province, regioni, camera e senato.

Il beneficio di
tutto questo trigo e` di votare “solo” ogni due anni e mezzo, mentre ora praticamente si vota ogni anno.  I politici non possono pensare a centrare
degli obiettivi di medio lungo periodo, devono  piuttosto pensare a creare consenso.

Si pensi poi al vantaggio enorme se questo sistema venisse adottato anche in molti altri paesi dell’UE. Oggi l’UE rimanda continuamente decisioni in attesa di una  elezione in uno degli stati membri. Ad esempio ora non si sta decidendo quasi nulla, perche` si aspettano le elezioni presidenziali in Francia.  Con questo sistema pure l’UE funzionerebbe decisamente meglio.

Mediapolis si’, a Mirafiori.

Egregia Presidente della Regione Piemonte
Bresso,

Egregia Presidente del Fai Mozzoni Crespi,

 Io apprezzo e condivido l’interesse
della Presidente Bresso verso la possibilita` di creare posti di lavoro nel Canavese ed in Piemonte, io
apprezzo e condivido pure il desiderio della Presidente Mozzoni Crespi di
tutelare quell preziosissimo patrimonio che e` il paesaggio di certa parte di
Canavese nei pressi di Masino.

 Io credo che i nostri interessi e desideri per maggiore occupazione e  difesa della risorsa paesaggio potrebbero essere conciliati.

 Il Canavese ed il Piemonte sono  pieni di aree industriali
dismesse. Che ne e` delle  aree dove un
tempo lavoravano tanti operai del Canavese? Che ne sara` dell’immensa area
dello stabilimento di Mirafiori?

Se Mediapolis finisse a Mirafiori sarebbe semplice compensare il Canavese in denaro, per il mancato investimento ricevuto. Semplicemente, parte di quello che Torino incasserebbe grazie all’investimento  dovrebbe essere destinato al Canavese.

 Le aree industriali dismesse sono i posti giusti per costruire
parchi tematici. Si ricuperino quelle aree e si dia loro una nuova funzione
produttiva. I parchi tematici in tal senso possono divenire ottime idee. Si lasci invece stare quelle aree relativamente incontaminate come le campagne vicino a Masino. Dobbiamo sanare quei luoghi dove ci sono delle ferite, non ferire i luoghi sani.

Il vantaggio competitivo dell’Italia e` nel suo fascino, non riduciamolo, cerchiamo piuttosto di aumentarlo.

Cordialmente,

 
Gustavo Rinaldi

 L’area che Mediapolis vuole trasformare in parco di divertimenti.

060519_masino

Dal sito web di Mediapolis.

Per saperne di piu’:

Questa mia lettera segue una lettera della Presidente FAI il 17/05/2006 ed una replica della Presidente della Regione Piemonte del 18/05/2006 entrambe publicate su La Stampa

http://www.gruppomediapolis.com/italiano/localizzazione.shtml

http://digilander.libero.it/idste/millenniumpark.html

http://www.parksmania.it/index.php?module=parchi&func=scheda&pid=134


http://eddyburg.it/article/articleview/1017/?PrintableVersion=enabled


http://www.dscanavese.it/publicmono/services/text/dscan_pl_2002_18dic_02.html

Suicidio assistito

Ieri a Londra la Camera dei Lords    ha iniziato a discutere di suicidio assistito.
Ovvero stanno discutendo della possibilita` per i medici di aiutare i pazienti a suicidarsi, fornendo loro delle pillole apposite.
 A proporre la legge e` lord Joffe, un
avvocato non affiliato ad uno dei gruppi parlamentari.

La proposta di legge prevederebbe alcune limitazioni:
Il malato dovrebbe stare soffrendo molto;
Il malato dorebbe avere non piu’ di sei mesi
di vita prevista;
Il malato dovrebbe essere capace di intendere e volere.

 La legge e` osteggiata da tutte le
confessioni religiose. Fin qui non c’e` molto di strano. Spesso infatti le
confessioni religiose osteggiano questo tipo di leggi in materia di vita.
L’Associazione dei Medici
di Famiglia (Royal College of Physicians
) ha dichiarato che 75% dei suoi membri
e` contrario all’introduzione della legge.  L’Ordine degli Infermieri (Royal
College of Nursing) e` pure contrario. Ma come mai?  Essi dicono che nessuno oggi e` inevitabilmente
destinato a soffrire pene atroci  prima
della morte.Esiste la cosi’ detta medicina palliativa, un ramo della medicina
che ha lo scopo di eliminare  il dolore
anche quando non e` possible guarire la malattia. Dicono che si tratta di fornire la
giusta assistenza al malato, non di fargliela macare e poi offrirgli la   
soluzione del suicidio.
Essi affermano che il malato terminale e`, per definizione,
totalmente dipendente da qualcun altro: la famiglia, i conviventi o l’ospedale. Cio’ lo mette
in una quasi necessaria situazione di subordinazione. In molti casi il malato
non cerca di fare quello che vuole, ma quello che pensa possa fare contenti
quelli che lo assistono (parenti medici e infermieri). Cio’ limita molto la
possibilita` che chi decide di suicidarsi in quelle condizioni lo faccia liberamente.
Negli ospedali I medici sono sotto continua
pressione per liberare letti per nuovi pazienti. I budget della sanita` sono
quello che sono. Se loro avessero la possibilita` di liberare letti, aiutando I
malati a suicidarsi, la pressione su di loro diverrebbe davvero grande. Non la
vogliono.

 I lords ieri hanno deciso di postporre la
discussione della legge di sei mesi.

Gustavo Rinaldi

Addendum del 28 maggio 2006
In Italia la ministra Turco promette piu’ attenzione alla medicina palliativa; ben venga! Ce n`e` davvero bisogno  G.R.