Alcune idee per il futuro Sindaco

Due osservazioni circa il quadro generale in cui la futura amministrazione comunale si trovera` ad operare:
a) cambiamento climatico; gia` nel 1993 sapevamo che il clima stava cambiando e che almeno in parte cio’ era causato dall’ uomo, oggi pero’ ne abbiamo la quasi assoluta certezza; inoltre documenti come il rapporto Stern o le previsioni del Pentagono vengono ad evidenziare come la lotta al cambio climatico debba essere la priorita` numero 1 di ogni amministrazione ad ogni livello.
b) La crisi economica va intesa sopratutto come crisi italiana; l’economia globale e` cresciuta molto negli ultimi quindici anni, non cosi’quella italiana. La crescita economica e` il presupposto per aumenti salariali e per la spesa pubblica ed essa dipende da sviluppo tecnologico e accumulazione di capitale. Negli ultimi anni in Italia entrambi sono stati scarsi. Quindi la crescita e` destinata ad essere modesta. Chi vuol godere perche’ forse nel 2010 e nel 2011 cresceremo dell’1% dopo due anni in cui abbiamo perso il 7%, faccia pure; si tratta comunque di una magra consolazione. Tra tutti i paesi sviluppati l’Italia e` quello che dal 1980 al 2009 ha piu’ ridotto la sua quota nella produzione mondiale: di ben il 37%, contro il 33 % della Germania, il 31% della Francia, il 20% del Regno Unito e l’11% degli USA. In queste condizioni le risorse di cui disporra` qualunque governo e quindi qualunque amministrazione locale saranno limitatissime.

Alcune implicazioni e proposte:

I. La futura amministrazione comunale avra` risorse limitatissime e potra` offrire poco in termini di quantita` di denaro spendibile per i cittadini. Potra’ fare affidamento sull’indebitamento solo in misura molto limitata. E` vero che qualche cessione di partecipazioni azionarie potra` servire a diminuire l’indebitamento; e` altresi’ vero che questo tipo di manovra si puo’ fare solo una volta. I gioielli di famiglia si vendono una volta e poi basta. Quindi se, dopo aver venduto quote di aziende partecipate, si decidesse di indebitarsi di nuovo, lo si farebbe senza alcun paracadute. Ci si dovrebbe impegnare a pagare tutti i debiti con le decrescenti risorse correnti del futuro.Bisognera` avere una discussione aperta e franca su quanti soldi e’ bene che il Comune di Torino spenda ogni anno per il servizio del debito.

II. Un’amministrazione che non puo’ fornire ai cittadini molti beni e molti servizi puo’ pero’ avvicinare le scelte ai cittadini, con un maggiore decentramento. Oggi troppe decisioni che potrebbero essere prese a livello di circoscrizione vengono prese a livello di amministrazione cittadina. Cio’ sposta inutilmente le scelte lontano dai cittadini (perche` un senso unico in via Frinco o in via Condove deve essere deciso a livello centrale?, perche’ per aggiungere un lampione deve intervenire l’’amministrazione centrale? ) e non risponde ad una logica liberale ne’ ad alcun principo di sussidiarieta’. Ci lamentiamo del centralismo del governo di Roma, ma poi ripetiamo a livello locale gli stessi errori, portando quasi ogni decisione davanti al Conte Verde. Le circoscrizioni potranno eventualmente diminuire di numero, ma dovranno avere tutte le responsabilita` amministrative salvo alcune, di ampio raggio, come gli assi metropolitani, specificamente attribuite, prima all’amministrazione comunale e presto all’autorita` di area metropolitana. Questa non si e` fatta anche perche` e` difficile pensare che i paesi della cintura vogliano entrare in un’area metropolitana dove il “monolite” Torino la farebbe sempre e comunque da padrone. Solo le circoscrizioni potrebbero trattare da pari con i comuni della cintura. Un comune da 900.000 abitanti non potra` farlo mai. Cosi’ per mantenere questa entita` da 900.000 abitanti ci obblighiamo a non vedere la realta`: Torino e` un’area di un milione e mezzo di abitanti e come tale deve presentarsi nel mondo. Le scelte di area metropolitana vanno messe nelle mani di un’autorita` di area metropolitana, le altre vanno gestite a livello circoscrizionale.
III. Il cambio climatico deve essere centrale rispetto al programma municipale. Berlusconi nega il cambio climatico e non contribuisce alla stesura di un nuovo protocollo di Kyoto, che egli invece osteggia. Il ministro Ronchi (si veda La Stampa del 16 luglio) si oppone al taglio del 30 % dei gas serra come proposto da Germania, Francia e Regno Unito. Non possiamo criticarli, se poi non introduciamo politiche chiare. Penso in particolare ai trasporti ed all’edilizia, le due principali fonti di inquinamento urbano.
a. La scelta verso trasporti di tipo sostenibile deve divenire piu’ evidente. Non si puo’ predicare la lotta al cambio climatico ed allo stesso tempo costruire posteggi, sottopassaggi e cavalcavia, tutte opere che attraggono traffico.
b. A Torino circolare in bicicletta continua ad essere pericoloso, data la scarsita` di percorsi ciclabili dedicati. In particolare l’attraversamento da est ad ovest della citta’ e del Centro Crocetta in particolare e` pressoche’ impossibile, se non si vuole rischiare la propria vita.
c. L’intermodalita` deve divenire una regola. Dobbiamo urgentemente collegare la stazione FS di Lingotto con il complesso del Lingotto e con via Genova. Dobbiamo inoltre collegare meglio Lingotto FS con piu’ linee tramviarie e di bus quali il 18 ed il 4. A Porta Susa dobbiamo far si’ che la stazione dei pulman e la stazione FS, se possibile coincidano: sotto passano i treni, sopra ci siano i pulmann. Solo dando sempre un forte vantaggio al mezzo sostenibile, possiamo sperare che venga usato.

IV. A Torino non si dovra` piu’ costruire alcun edificio che consumi energia; tutti i nuovi edifici dovranno non consumare e possibilmente produrre energia per la collettivita`. Attorno a cio’ dovremo sviluppare delle competenze di tecnici ed artigiani ed eventualmente costruire una vera e propria filiera dell`edilizia sostenibile.

V. L’immigrazione e’ una risorsa: si’, ma.
E` vero che l’immigrazione e` una risorsa ed in generale favorisce la crescita dell’economia ed il benessere della maggioranza dei cittadini. E` altresi` vero che il 10 o 15% piu’ povero della popolazione e` danneggiato dall’immigrazione.
I piu’ poveri competono con gli immigrati per gli stessi lavori e per gli stessi servizi sociali.

Una politica sensata non deve pensare di combattere l’immigrazione, ma deve attivamente trasferire risorse e servizi a quella minoranza che dall’immigrazione viene danneggiata
. Dimenticarsi di loro e`una grave ingiustizia e fomenta le loro giuste proteste.  

 Ci vuole ricerca su questi temi e bisogna tenere conto dei risultati della ricerca quando si fanno le strategie per il futuro.

Toro alle porte palatine
 

Droga: cosi’ non si puo’ continuare.

A fronte di un
impegno delle forze dell’ordine piu’ che encomiabile, non possiamo non valutare
la lotta alla droga con gli strumenti piu’ semplici ed efficaci a nostra
disposizione: i prezzi e le quantita` consumate.

Il prezzo del
“fumo” (hashish) e’ piu’ o meno rimasto invariato negli ultimi 30 anni, quasi
che tutti gli sforzi fatti non siano serviti a nulla. Peggio e` andato per l’eroina
con prezzi tendenzialmente al ribasso. La vera disfatta della lotta alla droga pero’
si misura sul fronte della cocaina: prezzi in tracollo  e diffusione del prodotto in larghe fasce
della popolazione (in alcune aree urbane come Londra e Torino 5% di essa probabilmente
ne fa consumo).

Questa e’ la
cronaca di un fallimento. E` la Caporetto degli stati di fronte alle droghe.

E` difficile
immaginare come si potessero ottenere risultati peggiori.

Non
confondiamoci: questo fallimento appartiene a quase tutte le forze politiche,
perche` quasi tutte hanno condiviso le strategie finora attuate. Metterlo solo
sul conto del governo, dei governi, che governano oggi sarebbe ingiusto e
fazioso.

Ovviamente qualunque
politico che accetti la  responsabilita’
per le prevedibili conseguenze delle sue scelte non puo’ essere fiero di questi
risultati.

La droga e`
libera: a Torino, in Italia, negli USA, in gran parte (sostanzialmente tutto)
il mondo occidentale, quello su cui abbiamo dati piu’ attendibili. Spesso e`
piu’ facile trovare un rivenditore di polvere bianca che una latteria aperta.

Andare avanti con
questa strategia significa semplicemente essere disinteressati al destino dei
tanti individui e delle tante comunita` che oggi vivono sommersi dalla droga.

Continuare sulla
strada percorsa fino ad ora difendendosi con il paraventodella fedelta` a
principi astratti, significa semplicemente ignorare il grido di dolore che
viene da tante famiglie e quartieri.

Non possiamo
continuare a nasconderci dietro affermazioni inutili quanto lapalissiane, quali
“drogarsi e` illecito”, mentre la droga continua tranquillamente a fluire a
fiumi, distruggendo la vita di tante persone. Comportamenti violenti ed
“inspiegabili”, “strani” incidenti stradali con conseguenze mortali, violenze
efferate effettuate sotto l’influenza di stupefacenti, distorsione del mercato
del lavoro dove chi lavora onestamente e` surclassato da chi vive di spaccio,
ricchezze improvvise ed inspiegabili, enorme potere economico della
criminalita’: questi sono alcuni degli effetti dell’onda di droga che ci
sommerge.

Non sappiamo se
strategie alternative possano funzionare, sappiamo che la strategia attuata
finora e` un fallimento totale.

Tutti gli uomini
di buona volonta` devono seriamente pensare a qualche forte cambiamento di
rotta. Una possibile strategia da considerare e` quella di passare dall’attuale
regime dove la droga e` di fatto libera per strada a quello in cui la vendita
della droga venga regolamentata.

E` sciocco
parlare di liberalizzazione, perche` e` difficile immaginare un sistema in cui
la droga sia piu’ libera di quanto lo e` oggi. Forse possiamo passare da un
sistema in cui la droga e` venduta liberamente e senza regole ad un sistema in
cui la vendita di droga sia soggetta ad alcune regole. L’unica cosa che non si
puo’ fare e` far finta di nulla e dimenticarsi delle migliaia di persone che
stiamo quotidianamente abbandonando al loro destino.

Gustavo Rinaldi

Si possono fermare le stragi del mare?

Gli affondamenti
di barche di clandestine sono eventi quotidiani e spaventosi.

Centinaia, forse
migliaia di uomini e donne affogano nel Mediterraneo e al largo delle Isole
Canarie nel tentativo di migliorare la loro vita. Alla tragedia si aggiunge una
tragedia supplementare, il nostro cambiamento: quello che venti anni fa ci
avrebbe fatto inorridire oggi e` un fatto normale e quotidiano. Quelli che muoiono
in mezzo al Mediterraneo non vengono quasi piu’considerati uomini. Si
veda per esempio la differenza di trattamentro riservato ad i morti di una
tragedia aerea tipo quella di Madrid e
quello riservato agli annegati di un barcone.

 

Ad un livello
certamente diverso c’e` il problema della clandestinita`. E` vero che uno stato
deve avere dei confini e in qualche modo deve essere capace di regolare gli
accessi al suo interno. I clandestini sono molti e spesso la clandestinita’
puo’ generare illegalita` e criminalita`. Essi inoltre creano dei costi per la
pubblica amministrazione (pubblica sicurezza, sanita`, trasporti, istruzione,
ecc.)  finche` i clandestini non
contribuiscono all’erario.

Mentre e` abbastanza chiaro che le fasce medie
e benestanti e le aziende sono nette beneficiarie dell’immigrazione, disponendo di forza
lavoro (badanti, operai, camerieri, ecc) a prezzi ribassati, gli immigrati in
genere, a torto o a ragione, vengono percepiti dalle fasce povere della
popolazione come dei concorrenti, sia sul mercato del lavoro sia nel
percepimento di pubblici servizi (“al pronto soccorso a causa degli immigrati
ho dovuto aspettare tre ore”).  Si temono
gli immigrati come concorrenti nelle richieste per ottenere posti al nido,
nelle liste d’attesa per gli interventi chirurgici negli ospedali, nelle case
popolari e per i sussidi in genere.

 

Infine molti
temono che gli immigrati non accettino certi valori che noi, sia pur da poco,
diamo come piu’ o meno acquisiti: diritti delle donne, liberta` sessuale,
diritti delle minoranze e dei diversi, molteplicita` dei credo e delle
convinzioni, insomma una societa` governata dalle leggi laiche fatte dai
cittadini e non da norme dettate da Dio.

Ad onor del vero
va detto che solo una minima parte dei clandestini oggi presenti in Italia e`
arrivata usando barconi e scafisti. La gran parte e` arrivata munita di regolare visto
turistico su mezzi di trasporto autorizzati e si e` poi fermata oltre la
scadenza consentita.

Va comunque detto che sia chi arriva
rischiando la propria vita su di un barcone, sia chi arriva con regolare visto
spende somme assai considerevoli: si calcola dai 4,000 ai 15,000 dollari. In
troppi casi il prezzo e` assai piu’ alto: si paga con la vita propria e quella
dei propri cari.

Va anche aggiunto
che l’attuale norma (legge Bossi Fini)
prevede che in teoria un datore di lavoro assuma un dipendente senza mai averlo
visto in faccia. Sono pochi i datori di lavoro tanto stupidi. Si tratta evidentemente di una farsa, di un
modo mascherato per legalizzare clandestini gia` presenti sul territorio
nazionale, senza pero’ ammettere che lo si fa. Unici beneficiari le agenzie di
viaggi, di pulman, di navigazione e le compagnie aeree. Costo aggiuntivo per i
“legalizzandi” alcune migliaia di euro. Beneficio per lo stato italiano =  € 0.

Siamo all’assurdo
per cui alcuni immigrati, i “salvati” riescono ad entrare e dopo un periodo
piu’ o meno lungo di clandestinita`, di peripezie e sofferenze, vengono
legalizzati ed ottengono diritti almeno teoricamente simili
a quelli dei cittadini italiani, magari suscitando le ire di alcuni italiani.
Gli altri i “sommersi” spariscono nei flutti, senza alcun diritto, tante volte
senza nemmeno un nome ed un funerale.

Dobbiamo trovare
una via di mezzo, che sia possibile offrire a molti, evitando che il
risentimento, piu’ o meno giustificato verso alcuni, diventi la condanna a
morte per altri.

Non dico che la
clandestinita` sia del tutto eliminabile, ne’ che si possa essere certi di
eliminare gli affondamenti delle barche dei disperati nel Mediterraneo. E` pur
vero che si puo’ fare qualcosa per ridurre la strage degli annegati e per
ridurre la clandestinita`.

Bisogna creare
degli incentivi alla presenza legale in Italia. 

Manteniamo pur in
vita le attuali norme sull’immigrazione, anche se sono strambe, ma introduciamo un canale parallelo.
Lo stato Italiano potrebbe offrire dei permessi temporanei per la ricerca di
lavoro in Italia. Chi volesse ottenerli dovrebbe depositare presso il consolato
italiano nel suo paese una somma tra i 3.000 ed i 10.000 euro. Per definire
l’ammontare preciso potremmo anche stabilire delle quote di ingressi riservate a questo
canale e poi metterle all’asta su internet, paese per paese. Inoltre i
candidati ,che volessero beneficiare di questo canale, dovrebbero richiedere  un documento d’identita italiano
provvisorio corredato di molti indicatori biometrici, impronte digitali, iride,
forse anche DNA. Dovrebbero altresi’ emigrare con il consenso esplicito del
paese di origine, in modo da non avere sorprese al momento di un eventuale
rimpatrio. Infine, dopo un opportuno corso informativo per candidati alla
migrazione, dovrebbero accettare per scritto o in videoregistrazione alcuni
elementi fondamentali del nostro modo di vivere, specie quelli che normalmente,
a posteriori, possono suscitare piu’ problemi.

A questo punto,
dotati di identita` e nazionalita`certe e non cancellabili, coperti da una
sufficiente cauzione, coscenti che l’Italia e` (o dovrebbe essere) un paese laico, potrebbero
entrare in Italia in viaggi organizzati dal governo Italiano.

  Chi lo volesse potrebbe guadagnarsi dei titoli
preferenziali per l’accesso in Italia, dimostrando di sapere l’italiano o di
saper svolgere qualche professione richiesta in Italia.

 
Con il loro
documento potrebbero circolare per l’Italia per otto mesi e per otto mesi potrebbero
liberamente cercare lavoro, incontrando di persona potenziali datori di lavoro.
Lo stato potrebbe anche darsi da fare per fare incontrare domanda ed offerta,
organizzando fiere del lavoro e banche dati del lavoro.

Chi alla fine
degli otto mesi avra` trovato un lavoro, potra` fermarsi in Italia per un anno,
chi no, dovra` rientrare nel paese di origine e sara` facile identificarlo e
riaccompagnarlo a casa.

Chi, dopo un ulteriore anno,
sara` ancora occupato, potra’ restare, chi no, dovra` andarsene.

Chi gia` avra` regolarmente lavorato per venti
mesi , potra` avere un permesso di
soggiorno per piu’ anni.

A chi lascia l’Italia viene restituita tutta la somma versata all’inizio, meno le spese
sostenute dallo stato italiano per il trasporto e l’accoglienza (spese di trasporto da e per il
paese di origine, spese mediche, ecc.)  nel periodo considerato, qualora lo straniero
non abbia pagato sufficienti tasse per pagare questi costi.

 

Si potrebbe anche
aggiungere la norma che chi immigra secondo questo canale rinuncia per cinque
anni a richiedere certi diritti e servizi sociali e medici a cui tutti i residenti hanno diritto (casa
popolare, asili nido, ricongiungimento famigliare, operazioni mediche piu’
costose, ecc.). In fondo uno puo’ decidere che  e` meglio stare in Italia con diritti temporaneamente ridotti, piuttosto che morir di fame a casa propria o vedere affogare i propri cari.

 
Infine parte
della cauzione di chi resta a lavorare,
potra` venire non restituita ed utilizzata per dei programmi mirati ad aiutare
gli italiani delle fasce piu’ povere, in modo tale che anche essi possano
vedere che l’immigrazione porta loro benefici.

Questo progetto arrecherebbe gravi danni agli scafisti e a chi in genere organizza l’immigrazione clandestina, gli ruberebbe molti clienti.

 Qualcuno mi
definira` cinico, ma io credo che cinico sia colui che la sera riesce andare a
dormire pur sapendo che quella notte molti affogheranno, cercando di immigrare
e non fa nulla per salvarli.

Gustavo Rinaldi

 

 

 

 

Il ritorno di Biagi

Quando i politici possono decidere chi appare e chi non in televisione non e` un bel segno per la democrazia. Cosi’ quando Berlusconi decise che Biagi doveva sparire non fu un bel giorno per l’Italia.
Detto cio’, ci sara` da riflettere sulla gerontofilia (passione o mania per gli anziani, di successo) di questo paese: presidente di anni 81, pesidenti delle due camere e capi di governo ed opposizione settantenni, professori, magistrati ed altri alti funzionari in servizio fino a dopo i 70; ed alla RAI si preparano a dare un consistente spazio ad un ottuagenario, bravo ed illustre per carita`, ma sempre ottuagenario. Allo stesso tempo  tanti giornalisti giovani e bravi faticano enormemente a trovare uno spazio.
Il problema e` che l’Italia premia eccessivamente coloro che sono gia` arrivati e purtroppo i loro amici e parenti. La contestabilita` delle posizioni (possibilita` di perderle) una volta che le si e` acquisite e` pressoche` nulla. Per i giovani bravi, senza parenti illustri, spesso non resta che emigrare.

Partire per il Libano?

L’idea di porre una forza di interposizione europea in Libano e` ambivalente.

E` certamente apprezzabile se permette di trovare una via d’uscita all’attuale situazione da incubo dove il rapimento di due soldati ha portato alla semi-distruzione del Libano, successive rappresaglie con missili su citta` israeliane, 37 morti Israeliani (ebrei ed arabi)  e 380 morti Libanesi  (fonte: New York Times 24/07/2006).
Gli Italiani possono comprendere l’iniziale sgomento per il rapimento dei due soldati, infatti seguirono con apprensione il rapimento di due giovani donne in Iraq, (Simona Torretta e Simona  Pari, due volontarie disarmate ), e sanno quanto possa essere penoso subire un rapimento di due connazionali per mano di stranieri.

Andare in Libano e’ un grosso rischio, se
a) non sara` possibile far percepire da tutte le parti in causa la nostra forza come qualcosa di davvero autonomo.
b) se non saremo in grado di avere una forza superiore a quella delle parti in causa.

Se in Libano saremo o saremo percepiti dall’una o dall’altra parte come un surrogato di una delle due parti in causa, allora diverremo (i nostri soldati diverranno) prima dei pupazzi e poi carne da macello. Potranno facilmente divenire oggetto del tiro incrociato delle due parti e di attentati.
Al tutto si aggiunga che un arbitro ha senso quando e` davvero in grado di fermare il pallone in gioco e dare dei cartellini rossi, non quando si prende delle pallonate in faccia dalle due squadre.

Qui ritorniamo alla vicenda solita.
L’Europa e` divisa e non possiede una forza armata unica e rispettata. Le forze armate sono fondamentalmente una destinazione di tagli di bilancio da parte di quasi tutti i governi europei.
Il lavoro dei militari e disprezzato da molti, anche perche’ spesso i politici hanno assegnato ai militari  delle missioni ingiuste o impossibili. In questo modo i militari sono divenuti gli obiettivi di critiche che avremmo dovuto rivolgere ai politici che li comandavano.

C’e` seriamente da chiedersi, se prima di impegnarci in decine di missioni in giro per il mondo non sarebbe il caso di pensare ad avere un esercito davvero in grado di provvedere alla difesa dell’Europa.

Napolitano sbaglia

Il Capo dello Stato sta frequentemente intervenendo su temi che sono di competenza delle forze politiche e del Parlamento. Non sta a lui dire se esistono "gruppi [politici] anacronistici". In molti casi condividiamo le sue opinioni, ma non possiamo essere d`accordo che il Presidente della Repubblica si comporti come un esponente politico di partito. Non e` piu’ quello il suo mestiere. Ora e` il Capo dello Stato e deve solo mirare all’unita` del paese e al rispetto delle regole (la Costituzione), non al tipo di scelte da fare.

Afganistan: mission impossible

I nostri
soldati sono  in Afganistan nell’ambito di una missione
di pace e di ricostruzione. E` encomiabile cio’ che fanno per aiutare la gente
di quel paese.
Altri  paesi sono in Afganistan in una missione di antiterrorismo o si occupano di lotta al
narcotraffico e di lotta alla coltivazione dell’oppio.

E` molto
difficile far capire a tutti gli Afgani la differenza tra queste varie
missioni. Per loro gli occidentali sono abbastanza un tutt’uno, anche perche`
si tratta di paesi di origine non islamica tra loro alleati.

 Quand’anche fosse
possible che in uno stesso paese operassero diversi contingenti con missioni
cosi’ diverse (ricostruzione, antiterrorismo e anti-narcotici) bisognerebbe che
seguissero tutti le stesse norme di ingaggio e gli stessi criteri,  nonche` operassero all’interno di un chiaro
progetto di sviluppo del paese.

Purtroppo non
tutti operano seguendo le stesse regole. I giornali americani (ad esempio il New York Times) piu’ volte ci
hanno riferito di villaggi bombardati e bruciati per la presunta presenza di
terroristi nel circondario. A parte il fatto che in certi casi si e` potuto
provare che si sono confuse feste di nozze con adunate di Al kaida, anche nei casi in cui l’intelligence sia di una
migliore qualita` e ci si trovi davvero in presenza di assassini, dovrebbe valere
la regola contrattata da Abramo con Dio in Genesi, 18, 20-23. Il fatto
che in un posto ci siano anche pochi innocenti e` motivo sufficiente per non
distruggere quel posto, per quanto tremende siano le colpe dei tanti deliquenti presenti in quella localita`.
Spesso sembra che  i nostri amici americani ignorino questa norma.
Cio’ deteriora considerevolmente l’immagine di tutte le truppe occidentali
presenti in Afganistan, rendendo molto difficile conquistare “hearts and minds”
(i cuori e le menti) degli Afgani. Cio’ ad esempio non li stimola a denunciare,
come dovrebbero, qualcuno che sta per piazzare una bomba e facilita l’arruolamento nei gruppi antidemocratici che fan uso di bombe ed attentati.

Infine manca un
vero progetto per l’Afganistan. Si distruggono le coltivazioni di oppio, ma non
si offre un prezzo minimo garantito per le produzioni non oppiacee come ad
esempio il grano e gli animali d`allevamento.
Con che cuore i
contadini afgani devono smettere di coltivare la droga, se non vedono
un’alternativa? Quanto e` realistica una battaglia cosi’ condotta?
I fondi
occidentali disponibili per l’Afganistan sono poca cosa, se si esclude le spese
militari.
I nostri soldati
sono ammirevoli e coraggiosi; a loro va nostra gratitudine ed il nostro
rispetto.
La missione che
devono svolgere, cosi’ come e’ ora,  purtroppo,  e’ impossibile.

Votiamo ogni due anni e mezzo

Le elezioni sono
una medicina che puo’ curare alcuni mali. Come tutte le medicine se prese in
dosi eccessive possono arrecare dei danni. I politici possono venire distratti da
obiettivi di medio e lungo periodo e possono venire schiacciati su obiettivi di
breve periodo. Tutti sanno che qualunque governo o giunta, di desta o di
sinistra nell’anno prima di elezioni e’ portato a spendere di piu’ per
garantirsi il voto dei propri elettori; non importa che molte di queste spese
non siano giustificate. Sia ben chiaro
che la stessa cosa succeede anche all’estero. Tant`e` che gli economisti parlano
di “ciclo economico elettorale” per definire questo fenomeno ovunque esso accada.

 Il problema non
e` eliminabile ma potrebbe essere ridotto. Basterebbe stabilire che in Italia
qualunque tipo di elezione dovrebbe avvenire o in contemporanea delle elezioni
europee (che sono ogni cinque anni) o a due anni e mezzo di distanza da esse
(meta` mandato). Se un’assemblea non riuscisse piu’ a funzionare, ci si potrebbe comportare cosi’ : se manca meno di un
anno ad una delle due scadenze si aspetta che arrivi la scadenza; se manca piu’
di un anno alle elezioni europee o al meta` mandato, si fanno le elezioni,
sapendo pero’ che l’assemblea cosi’ eletta avra’ vita un po’ piu’ breve, perche
verra` rinnovata o al momento delle elezioni europee o a meta` mandato europeo.

Facciamo un
esempio. In una regione c’e` un consiglio regionale ed un presidente eletti nel 2005 ed in scadenza nel 2010. Supponiamo
che la maggioranza inizi a litigare e che nel gennaio 2007 voti la sfiducia al/la proprio/a presidente, dovendo andare
ad elezioni, diciamo nell`aprile 2007. Il consiglio regionale e la/il presidente, cosi eletti, con l’attuale legge potrebbero restare in carica fino
al  2012 (5 anni), generando un’ennesima
tornata elettorale nel 2012.

Col nuovo sistema verrebbero a scadere nell’dicembre 2011 (meta` mandato europeo).
In quel momento si farebbero tutte le votazioni del caso, evitando cosi’ di
avere altre alezioni fino al giugno 2013.

Tutto cio’ forse
avrebbe un effetto dissuasivo. Fai pure cascare la giunta attuale, se credi che
ti convenga, sappi comunque che dovrai pagare un prezzo. Resterai al potere un
po’ di meno.

Questo varrebbe
per circoscrizioni, comuni, province, regioni, camera e senato.

Il beneficio di
tutto questo trigo e` di votare “solo” ogni due anni e mezzo, mentre ora praticamente si vota ogni anno.  I politici non possono pensare a centrare
degli obiettivi di medio lungo periodo, devono  piuttosto pensare a creare consenso.

Si pensi poi al vantaggio enorme se questo sistema venisse adottato anche in molti altri paesi dell’UE. Oggi l’UE rimanda continuamente decisioni in attesa di una  elezione in uno degli stati membri. Ad esempio ora non si sta decidendo quasi nulla, perche` si aspettano le elezioni presidenziali in Francia.  Con questo sistema pure l’UE funzionerebbe decisamente meglio.

Monti al Quirinale

Napolitano e` una degnissima
persona, ma e` certamente identificabile con una parte politica. E` un
po’ come se il centrodestra, vinte per il roto della cuffia le
elezioni, ci offrisse un presidente Pera, Casini, Martino o Pisano. Non
si traterebbe di persone non degne, ma non sarebbe una scelta armoniosa.
Infatti non rappresenterebbe una scelta per l’unita` della nazione. Questi candidati rapresenterebbero una parte politica soltanto.  Inoltre ne` Napolitano, ne gli altri suddetti vorrebbero davvero dire che l’Italia crede in un mercato soggetto a regole. Nessuno di loro vorrebbe indicare un cambiamento forte.
Mario Monti rappresenta tutto cio’.
La situazione italiana e` gravissima e sembra che i partiti pensino agli
interessi di bandiera piuttosto che a riportare la barca in rotta.

Monti Presidente

Il Presidente Ciampi ha svolto molto bene il suo compito e forse e’ stato il miglior presidente che l’Italia abbia mai avuto. Sembra che non intenda accettare un secondo mandato.

Sta comunque arrivando il momento in cui si dovra’ eleggere il nuovo presidente. In questo momento l’Italia ha ancora un disperato bisogno di avere un presidente stimato internazionalmente  e accreditato come persona capace di far rispettare le regole della politica e del mercato. L’Italia ha bisogno di avere a capo qualcuno che sia non solo di grande valore, ma che sia anche  internazionalmente riconosciuto come tale.

Esistono due schieramenti trasversali. Uno crede che alla fin fine  lo stato possa meglio di ogni mercato decidere del successo delle imprese e delle persone. Inutile dire che i componenti di questo schieramento molto spesso emulano Luigi XIV e pensano che lo stato sono loro stessi.
Un’altro schieramento pensa semplicemente che le forze del mercato debbano essere lasciate a loro stesse, un po’ come bestie feroci nella giungla.
Questi due gruppi sono ampiamente rappresentati sia  nel centrodestra che nel centrosinistra.

Una terza visione e` che il mercato possa dare buoni risultati, se dotato di regole chiare e certe e di arbitri con la forza sufficiente per farle applicare.
Io credo che la miglior personificazione di questo spirito sia il professor Mario Monti.Nel suo periodo come commissario europeo alla concorrenza ha dimostrato di credere che il mercato sia da difendere. Ha dimostrato di non avere paura davanti alle piu’ grandi imprese del mondo (es. General Electric, Microsoft).   Chiedete a Bill Gates se aveva piu’ paura di tutto il movimento no global o di Mario Monti….

Mario Monti non appartiene a nessuna delle due coalizioni politiche. Fu inviato a Bruxelles da Berlusconi, fu confermato dal centrosinistra e bene collaboro’ con Romano Prodi.

Il nostro paese e’ davvero mal messo. Non c’e` tempo da perdere. Abbiamo un bisogno disperato di far capire al mondo che vogliamo tirarci fuori dai nostri guai: arretramento, stagnazione, perdita di quote di mercato, salari in diminuzione, assenza di prospettive, fuga dei cervelli, ecc.

Dobbiamo convincere il mondo e noi stessi che vogliamo fare sul serio. Mario Monti al Quirinale puo’ essere un segno chiaro per farlo capire.
Se siete d’accordo con questa candidatura, fatela circolare e fatemelo sapere. Dobbiamo scrivere ai deputati, ai senatori ed ai rappresentanti delle regioni  per far loro sapere cio’ che pensiamo:
Monti Presidente.

Mario_monti_2
 

Foto tratta dal sito ufficiale UE

P.S.
Il Professor Mario Monti non e’ stato consultato prima di formulare questa candidatura. Se in molti gli chiederemo di accettare, magari accettera’.