Due osservazioni circa il quadro generale in cui la futura amministrazione comunale si trovera` ad operare:
a) cambiamento climatico; gia` nel 1993 sapevamo che il clima stava cambiando e che almeno in parte cio’ era causato dall’ uomo, oggi pero’ ne abbiamo la quasi assoluta certezza; inoltre documenti come il rapporto Stern o le previsioni del Pentagono vengono ad evidenziare come la lotta al cambio climatico debba essere la priorita` numero 1 di ogni amministrazione ad ogni livello.
b) La crisi economica va intesa sopratutto come crisi italiana; l’economia globale e` cresciuta molto negli ultimi quindici anni, non cosi’quella italiana. La crescita economica e` il presupposto per aumenti salariali e per la spesa pubblica ed essa dipende da sviluppo tecnologico e accumulazione di capitale. Negli ultimi anni in Italia entrambi sono stati scarsi. Quindi la crescita e` destinata ad essere modesta. Chi vuol godere perche’ forse nel 2010 e nel 2011 cresceremo dell’1% dopo due anni in cui abbiamo perso il 7%, faccia pure; si tratta comunque di una magra consolazione. Tra tutti i paesi sviluppati l’Italia e` quello che dal 1980 al 2009 ha piu’ ridotto la sua quota nella produzione mondiale: di ben il 37%, contro il 33 % della Germania, il 31% della Francia, il 20% del Regno Unito e l’11% degli USA. In queste condizioni le risorse di cui disporra` qualunque governo e quindi qualunque amministrazione locale saranno limitatissime.
Alcune implicazioni e proposte:
I. La futura amministrazione comunale avra` risorse limitatissime e potra` offrire poco in termini di quantita` di denaro spendibile per i cittadini. Potra’ fare affidamento sull’indebitamento solo in misura molto limitata. E` vero che qualche cessione di partecipazioni azionarie potra` servire a diminuire l’indebitamento; e` altresi’ vero che questo tipo di manovra si puo’ fare solo una volta. I gioielli di famiglia si vendono una volta e poi basta. Quindi se, dopo aver venduto quote di aziende partecipate, si decidesse di indebitarsi di nuovo, lo si farebbe senza alcun paracadute. Ci si dovrebbe impegnare a pagare tutti i debiti con le decrescenti risorse correnti del futuro.Bisognera` avere una discussione aperta e franca su quanti soldi e’ bene che il Comune di Torino spenda ogni anno per il servizio del debito.
II. Un’amministrazione che non puo’ fornire ai cittadini molti beni e molti servizi puo’ pero’ avvicinare le scelte ai cittadini, con un maggiore decentramento. Oggi troppe decisioni che potrebbero essere prese a livello di circoscrizione vengono prese a livello di amministrazione cittadina. Cio’ sposta inutilmente le scelte lontano dai cittadini (perche` un senso unico in via Frinco o in via Condove deve essere deciso a livello centrale?, perche’ per aggiungere un lampione deve intervenire l’’amministrazione centrale? ) e non risponde ad una logica liberale ne’ ad alcun principo di sussidiarieta’. Ci lamentiamo del centralismo del governo di Roma, ma poi ripetiamo a livello locale gli stessi errori, portando quasi ogni decisione davanti al Conte Verde. Le circoscrizioni potranno eventualmente diminuire di numero, ma dovranno avere tutte le responsabilita` amministrative salvo alcune, di ampio raggio, come gli assi metropolitani, specificamente attribuite, prima all’amministrazione comunale e presto all’autorita` di area metropolitana. Questa non si e` fatta anche perche` e` difficile pensare che i paesi della cintura vogliano entrare in un’area metropolitana dove il “monolite” Torino la farebbe sempre e comunque da padrone. Solo le circoscrizioni potrebbero trattare da pari con i comuni della cintura. Un comune da 900.000 abitanti non potra` farlo mai. Cosi’ per mantenere questa entita` da 900.000 abitanti ci obblighiamo a non vedere la realta`: Torino e` un’area di un milione e mezzo di abitanti e come tale deve presentarsi nel mondo. Le scelte di area metropolitana vanno messe nelle mani di un’autorita` di area metropolitana, le altre vanno gestite a livello circoscrizionale.
III. Il cambio climatico deve essere centrale rispetto al programma municipale. Berlusconi nega il cambio climatico e non contribuisce alla stesura di un nuovo protocollo di Kyoto, che egli invece osteggia. Il ministro Ronchi (si veda La Stampa del 16 luglio) si oppone al taglio del 30 % dei gas serra come proposto da Germania, Francia e Regno Unito. Non possiamo criticarli, se poi non introduciamo politiche chiare. Penso in particolare ai trasporti ed all’edilizia, le due principali fonti di inquinamento urbano.
a. La scelta verso trasporti di tipo sostenibile deve divenire piu’ evidente. Non si puo’ predicare la lotta al cambio climatico ed allo stesso tempo costruire posteggi, sottopassaggi e cavalcavia, tutte opere che attraggono traffico.
b. A Torino circolare in bicicletta continua ad essere pericoloso, data la scarsita` di percorsi ciclabili dedicati. In particolare l’attraversamento da est ad ovest della citta’ e del Centro Crocetta in particolare e` pressoche’ impossibile, se non si vuole rischiare la propria vita.
c. L’intermodalita` deve divenire una regola. Dobbiamo urgentemente collegare la stazione FS di Lingotto con il complesso del Lingotto e con via Genova. Dobbiamo inoltre collegare meglio Lingotto FS con piu’ linee tramviarie e di bus quali il 18 ed il 4. A Porta Susa dobbiamo far si’ che la stazione dei pulman e la stazione FS, se possibile coincidano: sotto passano i treni, sopra ci siano i pulmann. Solo dando sempre un forte vantaggio al mezzo sostenibile, possiamo sperare che venga usato.
IV. A Torino non si dovra` piu’ costruire alcun edificio che consumi energia; tutti i nuovi edifici dovranno non consumare e possibilmente produrre energia per la collettivita`. Attorno a cio’ dovremo sviluppare delle competenze di tecnici ed artigiani ed eventualmente costruire una vera e propria filiera dell`edilizia sostenibile.
V. L’immigrazione e’ una risorsa: si’, ma.
E` vero che l’immigrazione e` una risorsa ed in generale favorisce la crescita dell’economia ed il benessere della maggioranza dei cittadini. E` altresi` vero che il 10 o 15% piu’ povero della popolazione e` danneggiato dall’immigrazione.
I piu’ poveri competono con gli immigrati per gli stessi lavori e per gli stessi servizi sociali.
Una politica sensata non deve pensare di combattere l’immigrazione, ma deve attivamente trasferire risorse e servizi a quella minoranza che dall’immigrazione viene danneggiata. Dimenticarsi di loro e`una grave ingiustizia e fomenta le loro giuste proteste.
Ci vuole ricerca su questi temi e bisogna tenere conto dei risultati della ricerca quando si fanno le strategie per il futuro.
Napolitano e` una degnissima
persona, ma e` certamente identificabile con una parte politica. E` un
po’ come se il centrodestra, vinte per il roto della cuffia le
elezioni, ci offrisse un presidente Pera, Casini, Martino o Pisano. Non
si traterebbe di persone non degne, ma non sarebbe una scelta armoniosa.
Infatti non rappresenterebbe una scelta per l’unita` della nazione. Questi candidati rapresenterebbero una parte politica soltanto. Inoltre ne` Napolitano, ne gli altri suddetti vorrebbero davvero dire che l’Italia crede in un mercato soggetto a regole. Nessuno di loro vorrebbe indicare un cambiamento forte.
Mario Monti rappresenta tutto cio’.
La situazione italiana e` gravissima e sembra che i partiti pensino agli
interessi di bandiera piuttosto che a riportare la barca in rotta.