Autore: Gustavo Rinaldi
Il Piano Nazionale Aeroporti e il ruolo di Torino Caselle
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
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Ho letto recentemente su una rivista del settore aeronautico un articolo relativo al nuovo Piano Nazionale Aeroporti frutto dello “Studio del sistema aeroportuale italiano, scenari e strategie di sviluppo” affidato a One Works, KPMG e Nomisma su indicazione del Ministero dei Trasporti.
Lo scopo è quello di individuare, insieme all’ENAC, come ripartire, in sostanza, 20 miliardi di euro nei prossimi 20 anni tra i vari scali italiani.
Gli interventi prioritari individuati dallo studio sarebbero indirizzati su Fiumicino e Malpensa (potenziamento), Venezia (nuova pista), Firenze (nuova pista), Catania (allungamento pista), Napoli Grazzanise e Viterbo (nuovi aeroporti).
Lo studio cataloga gli aeroporti in varie categorie a seconda della loro importanza.
1) Scali “strategici”: Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia (definiti scali intercontinentali), Bari, Bergamo, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze (solo se verrà realizzata la nuova pista), Lamezia Terme, Milano Linate, Napoli Capodichino (o il futuro Grazzanise), Palermo, Pisa.
2) Scali “primari”: Alghero, Brindisi, Genova, Olbia, Trapani, Treviso, Trieste, Verona ed il futuro aeroporto di Viterbo.
3) Scali “complementari” tra cui Brescia, Comiso, Roma Ciampino (quando Viterbo sarà realizzato), Salerno, Taranto ed altri minori.
E Torino? Dov’è Torino, città di un milione di abitanti o poco meno, prima capitale d’Italia, capoluogo di una regione di certo non povera di risorse umane ed economiche, centro industriale di importanza nazionale (forse), ormai molto dedito ad una vocazione turistica?
Risposta: tra gli scali “primari”. Cioè non è uno scalo considerato “strategico per la nazione”. Torino non è quindi considerata strategica per l’Italia? No, la cosa non sarebbe giustificata dalla vicinanza della Malpensa perché se no non sarebbe giustificata la vicinanza tra Pisa e Firenze, o Bergamo e Milano.
E’ quindi possibile che Torino sia meno importante strategicamente di Bari o Lamezia tanto da considerarla allo stesso livello di Trapani o Viterbo? E poi, sempre che sia al corrente di tutto ciò, cosa dice la Regione Piemonte o cosa dirà visto che saranno, pare, interpellate in ogni caso le istituzioni territoriali? Le lobby apulo-calabre sono evidentemente abbastanza forti per far inserire Bari o Lamezia tra gli aeroporti “strategici” mentre quelle piemontesi no? Senza nulla togliere a quei due aeroporti, Torino non merita “almeno” uguale importanza?
Marco Brignone
Bin Laden, senza un cadavere non c’e` un morto
La morte di Bin Laden potrebbe anche essere una buona notizia, se fosse vera. Su questo ultimo punto e` legittimo avere piu’ di un dubbio. Se io domani scompaio, mia moglie non e` autorizzata a dire che io sia morto e che lei sia vedova; sono scomparso. Diventero’ un morto presunto, parecchio tempo dopo, ed un morto allorquando il mio cadavere venga rinvenuto. Fintantoche` non si trovi il mio cadavere, continuero’ ad essere uno scomparso o un morto presunto.
Gli esperti di diritto islamico ci assicurano che la sepoltura di un individuo che sia morto sulla terra ferma deve essere l’inumazione, sepoltura in terra. La sepoltura in mare e` un eccezione riservata a chi muore in navigazione. Citare la legge islamica per giustificare la sepoltura in mare e` segno di grave ignoranza. Gli USA potevano benissimo inumare Bin Laden, magari a Guantanamo.
Una volta gli USA facevano le cose con molta piu’ chiarezza: Che Guevara morto e` stato mostrato ad uno o piu’ autorevoli giornalisti indipendenti. I figli di Saddam Hussein ce li han mostrati ampiamente. Ora catturano il ricercato numero uno della terra per farlo sparire subito dopo. Questa ricerca e` iniziata prima dell’11 settembre 2001, e` costata miliardi di dollari e migliaia di vite umane ed il suo risultato e` stato fatto sparire in men che non si dica. Ha poco senso. Non avevano un piano pronto per un’eventuale sepoltura di Bin Laden? Ma cosa fanno, improvvisano? Hanno paura di un cadavere?
Tutta questa operazione, rischia di diventare un boomerang. Speriamo che non sia vero che lo han sepolto in mare e che presto tirino fuori il cadavere.
La scuola e l’ubiquita`
Attualmente un insegnante puo’ essere allo stesso tempo nelle graduatorie di diverse provincie. Si puo’ ottenere un posto in una provincia e poi a meta` anno, liberatosi un posto in un’altra provincia, all’insegnante piu’ gradita, si saluta preside, colleghi, bidelli e sopratutto gli studenti e si va altrove. Tutto cio’ non tiene in nessuna considerazione gli interessi degli studenti. Io ritengo che questo sistema di fare le cose andrebbe abolito. Ognuno scelga la provincia che preferisce, ma sia essa una ed una sola. Si eviti questa lotteria delle provincie. La scuola e` per gli studenti e non viceversa.
Le Speranze d’Italia
Se avessimo potuto scegliere, non avremmo fatto l’Italia in questo modo, perche` e` stata imposta dall’alto e fonte di troppe sofferenze.
Oggi pero’ l’Italia c’e` ed e` una ricchezza, che dobbiamo far vivere nel migliore dei modi cercando di tener vive le sue speranze.
Un sottopasso e tanti quesiti senza risposta
Chiamparino e Sestero hanno annunciato l’intenzione dei Comuni di Torino e di Moncalieri di spendere “tra i 4 e i 6 milioni di euro, ma la cifra potrebbe anche salire” (La Stampa, 27/02/11) per costruire un sottopasso all’ingresso di Torino all’incontro tra Corso Maroncelli e Corso Unita` d’Italia.
E` necessario porsi alcune domande:
- Un nuovo sottopasso va nella direzione di un maggiore utilizzo dei mezzi di trasporto sostenibili?
- Un progetto del genere e` coerente con il fatto che spesso il Comune di Torino e quelli della cintura sono costretti a bloccare il traffico perche` l’aria e` troppo inquinata? Fa qualcosa per ridurre il problema?
- La’ dove un traffico a 130 all’ora incontra del traffico a 50 o 30 all’ora qualche scompenso puo’ esserci, non si finisce per spostare il problema da corso Maroncelli a Corso Massimo D’Azeglio?
- Chiamparino in questo momento di fine mandato, essendo, come dicono gli americani, un’ “anatra zoppa” a fine mandato , fa bene a prendere decisioni che ricadranno sul sindaco che verra` tra poco eletto?
La facile difesa di Chiamparino ci dira` che c’e` gente, come noi, del “canton di barboton” che sa solo dire di no e che fosse per gente cosi’ non si farebbe mai nulla e si sarebbe fermi al medioevo.
Ecco quindi una lista di proposte alternative:
- Costruzione di parcheggio di interscambio tra autostrada TO-SV e stazione ferroviaria di Moncalieri. Chi arriva in auto da sud, potra` lasciarla li’ ed utilizzare il passante ferroviario. Abbiamo speso svariati miliardi per costruire il passante, quando inizieremo ad utilizzarlo?
- Costruzione di collegamenti veloci (tapis roulant o monorotaia) tra la Stazione di Lingotto e Lingotto Fiere e stazione metropolitana di Torino Lingotto.
- Collegamento tramviario tra stazione di Lingotto e corso Moncalieri, passando dal Palazzo del Lavoro e dal complesso del BIT – Nazioni Unite. La stessa linea potrebbe proseguire nell’altra direzione verso l’ARPA Piemonte, corso Giambone, la facolta` di economia, il CSI, lo Stadio ed il complesso olimpico (palasport Isozaki e piscine).
Ciascuna di queste misure potrebbe facilitare notevolmente la mobilita` nella zona sud di Torino e sarebbe chiaramente piu’ sostenibile di quella pensata dalla giunta.
Si faccia un’analisi costi/efficacia per vedere qual’e’ il modo piu’ economico per migliorare il trasporto ed inquinare di meno nell’area sud di Torino e si vedra’ che il progetto di Chiamparino-Sestero-Meo si piazzera` molto male.
La banca a Torino ed il futuro sindaco
Sia la stampa locale che i politici locali almeno di tanto in tanto si occupano di Intesa Sanpaolo e di Unicredit. Il problema pero’ non e` tanto vedere se il tal direttore di provenienza sanpaolina verra` o meno sostituito da un collega targato Intesa, ne’ se il presidente della Compagnia di Sanpaolo sara` Tizio invece di Caio. Direi perfino che il problema non puo’ limitarsi a vedere quanti posti di lavoro i due principali gruppi bancari nazionali mantengano a Torino. Questo e` certo importante, ma non garantisce nulla e nessuno. Quello che oggi si fa’ a Torino o a Moncalieri domani potra` venire spostato in Romania o in India.
Pensando al futuro di Torino si dovrebbe tenere conto che il settore bancario e finanziario potrebbe essere una fonte di sviluppo e di occupazione di qualita` per la citta` e la regione, cosi’ come lo e` stato per quasi un millennio, almeno da quando i monaci di Staffarda hanno iniziato a prestare denaro. Bisogna pero’ distinguere tra la presenza di sportelli bancari e la presenza di strutture direzionali centrali. I primi saranno presenti a Torino comunque, almeno finche` a Torino ci sara` qualche attivita` economica; gli sportelli bancari pero’ vengono sempre piu’ ad assomigliare ad una commodity, ad un bene fungibile e facilmente comparabile con beni simili, quasi si trattasse di grano, petrolio o margarina. Questi beni sono fortemente esposti alla concorrenza nazionale ed internzazionale. In essi la riduzione dei salari reali e la precarizzazione del lavoro ha ed avra’ luogo come in ogni altro settore. Le strutture centrali e direzionali sono poche. Il tipo di lavoro che essere richiedono e` spesso piu’ qualificato di quello richiesto dagli sportelli e quindi un po’ meno esposto ad una concorrenza basata solo sul prezzo. Essi sono e saranno capaci di offrire lavoro meglio retribuito. Non necessariamente pero’ essi dovranno essere presenti a Torino in futuro. Torino non ha nessun diritto divino ad ospitare delle direzioni bancarie. La partita piu’ interessante consiste nell’aggiudicarsi una fetta consistente di queste ultime. Cio’ accadra’ se ci sara` una banca che avra` cuore, mente e portafoglio a Torino.
Purtroppo quando ancora esistevano Banca CRT e Istituto Sanpaolo, per una visione miope, si e` persa l’opportunita` di fonderle e di creare una banca piu’ grande, fortemente radicata sotto la mole. Forse pero’ non tutto e` perduto. Molto dipendera` dal fatto se il futuro sindaco di Torino sapra` rendersi conto che le fondazioni bancarie potrebbero fare gioco di squadra, facendo convergere le loro partecipazioni su di una sola banca, dove a quel punto Torino potrebbe contare maggiormente. Non e` escluso che il ministro del Tesoro si metta di traverso e cerchi di bloccare detto progetto, perche’ non gradito oltre il Ticino, ma almeno meriterebbe fare un serio tentativo, magari nel momento in cui Tremonti venisse sostituito da un ministro del tesoro meno legato agli interessi della Lombardia e della Lega Nord. Nel momento in cui si riuscisse a fare si’ che ci sia` una banca, dove Torino gioca davvero un ruolo importante, controllando una preponderante maggioranza relativa, sarebbe possibile vigilare affinche’ le scelte strategiche di quella banca tengano conto delle caratteristiche proprie di Torino e del Piemonte e non penalizzino questa citta’ e questa regione. Per esempio si potrebbe cercare di far si’ che quella banca sia capace di valutare, selezionare e finanziare progetti ad alto contenuto tecnologico ed innovativo, per i quali Torino ha una speciale vocazione. Si dovrebbe altresi’ essere capaci di portare a Torino alcune importanti centri decisionali con tutte le conseguenze del caso, sia in termini di visione strategica che di generazione di indotto. Ogni scelta tecnica e’ influenzabile da considerazioni di tipo politico. Torino non puo’ permettersi di fornire capitale a banche che lascino prevalere gli interessi politici di altri territori sulle loro scelte di investimento e di sviluppo. D’altro canto non sarebbe chiedere troppo che vari uffici centrali avessero sede a Torino e qui generassero alcune commesse di tipo professionale o consulenziale.
Naturalmente perche` un processo del genere abbia luogo sarebbe necessario avere un sindaco che colga la differenza tra investimento diretto ed investimento finanziario o di portafoglio. Quest’ultimo e` finalizzato a raccogliere anche a breve dei dividendi ed una valorizzazione del capitale a fronte di un rischio minimo. Chi si muove in quest’ ottica di investimento di portafoglio cerca di diversificare i propri investimenti, non solo tra aziende diverse dello stesso settore, ma anche tra settori e paesi diversi. Chi invece effettua investimenti diretti o industriali, ha un progetto di medio-lungo termine che si attua influenzando o controllando le scelte di un’azienda, anche giocando un ruolo importante nella nomina dell’amministratore delegato e del presidente dell’azienda. Come si puo’ chiaramente vedere, il Comune di Torino, finora non ha scelto tra l’uno e l’altro tipo di intervento. Non e` riuscito ad acquisire, tramite le due fondazioni controllate, un ruolo centrale ne` in Intesa-Sanpaolo ne` in Unicredit. D’altra parte non ha nemmeno optato per un tipo di investimento chiaramente finanziario o di portafoglio, che non permetterebbe che gran parte del capitale delle due fondazioni bancarie torinesi sia investito in due sole banche entrambe italiane. Il futuro sindaco di Torino dovra` porsi questo problema in modo chiaro, cercando di dare ad esso una risposta coerente. Naturalmente sarebbe ancora meglio se volesse informare gli elettori cui chiede il voto circa le sue intenzioni. Ad onore del vero va detto che se l’approccio di Chiamparino al futuro del settore bancario a Torino e` stato carente, le forze di opposizione non hanno mai proposto una visione piu’ chiara e coerente, che andasse oltre la proposta di collocare qualche loro esponente o simpatizzante in qualche consiglio.
Il passato e` passato, ora e` tempo di parlare seriamente del futuro del settore bancario a Torino.
Draghi studia da presidente BCE
Il Governatore Draghi in un’intervista a FT prende le distanze dall’idea che la BCE possa mettersi a comprare grossi quantitativi di titoli portoghesi, spagnoli, greci o italiani, facilitando in tal modo la vita dei governi di quei paesi. Draghi dice: no. La BCE non deve fare queste cose, che finirebbero per minare l’ indipendenza della banca stessa. Pensino piuttosto i governi a mettere a posto i loro conti. Si segua l’esempio della Germania che ha saputo fare ordine a casa propria.
Non sara` sfuggito al Governatore che queste parole suonano come musica alle orecchie tedesche. Draghi sa bene che il suo principale concorrente per il lavoro alla BCE e’ il governatore della Bundesbank, il falco Axel Weber. Draghi sa inoltre che senza il benestare di Berlino a Francoforte non si va.
I compensi del Presidente della Puglia: o si ammette o si querela
Ecco un link ad un sito di destra che sostiene che Vendola percepisca compensi vari per circa 25000 euro mensili,
http://www.camelotdestraideale.it/2007/06/13/nichi-vendola-e-i-25000-euro-di-stipendio/
Questa gente, se dice il falso va querelata, se dice il vero, ad essi si deve rispondere. Ho sentito una trasmissione con Santoro e Stella dove Vendola dice che lui ha dichiarato 170.000. Credo che abbia dichiarato il giusto e che semplicemente molti emolumenti possano venire recepiti e , legalmente, non dichiarati. Praticamente penso che, in base alla legge, esista del denaro che io posso ricevere e spendere, ma non dichiarare.
A livello fiscale, cio’ sarebbe correto, a livello politico certamente no.
Comunque queste sono mie illazioni.
Vendola dovrebbe ammettere o querelare.
Polonia, Irlanda del futuro
Nel bel mezzo della crisi finanziaria prima e della crisi dell'euro poi "rara avis" la Polonia se la cava bene.
PIL in crescita, debito del 50 e rotti percento del PIL (bassissimo) e tassi di interesse sui titoli decennali molto bassi. Miracolo a Varsavia? Si' e no. La risposta all'enigma si chiama fondo regionale europeo. La Polonia oggi come un tempo Irlanda e Spagna cresce anche e soprattutto grazie ad i fondi provenienti da Bruxelles. Questi finanziano molti progetti sopratutto di tipo edilizio. Se tutto cio' portera' ad accrescere la produttivita` delle imprese polacche, bene, se no, finito tutto questo ben di Dio, ci sara` un'altra bolla che deve scoppiare. Comunque cio' non e` per domani , sara` forse tra 10 o 15 anni .