Droga: cosi’ non si puo’ continuare.

A fronte di un
impegno delle forze dell’ordine piu’ che encomiabile, non possiamo non valutare
la lotta alla droga con gli strumenti piu’ semplici ed efficaci a nostra
disposizione: i prezzi e le quantita` consumate.

Il prezzo del
“fumo” (hashish) e’ piu’ o meno rimasto invariato negli ultimi 30 anni, quasi
che tutti gli sforzi fatti non siano serviti a nulla. Peggio e` andato per l’eroina
con prezzi tendenzialmente al ribasso. La vera disfatta della lotta alla droga pero’
si misura sul fronte della cocaina: prezzi in tracollo  e diffusione del prodotto in larghe fasce
della popolazione (in alcune aree urbane come Londra e Torino 5% di essa probabilmente
ne fa consumo).

Questa e’ la
cronaca di un fallimento. E` la Caporetto degli stati di fronte alle droghe.

E` difficile
immaginare come si potessero ottenere risultati peggiori.

Non
confondiamoci: questo fallimento appartiene a quase tutte le forze politiche,
perche` quasi tutte hanno condiviso le strategie finora attuate. Metterlo solo
sul conto del governo, dei governi, che governano oggi sarebbe ingiusto e
fazioso.

Ovviamente qualunque
politico che accetti la  responsabilita’
per le prevedibili conseguenze delle sue scelte non puo’ essere fiero di questi
risultati.

La droga e`
libera: a Torino, in Italia, negli USA, in gran parte (sostanzialmente tutto)
il mondo occidentale, quello su cui abbiamo dati piu’ attendibili. Spesso e`
piu’ facile trovare un rivenditore di polvere bianca che una latteria aperta.

Andare avanti con
questa strategia significa semplicemente essere disinteressati al destino dei
tanti individui e delle tante comunita` che oggi vivono sommersi dalla droga.

Continuare sulla
strada percorsa fino ad ora difendendosi con il paraventodella fedelta` a
principi astratti, significa semplicemente ignorare il grido di dolore che
viene da tante famiglie e quartieri.

Non possiamo
continuare a nasconderci dietro affermazioni inutili quanto lapalissiane, quali
“drogarsi e` illecito”, mentre la droga continua tranquillamente a fluire a
fiumi, distruggendo la vita di tante persone. Comportamenti violenti ed
“inspiegabili”, “strani” incidenti stradali con conseguenze mortali, violenze
efferate effettuate sotto l’influenza di stupefacenti, distorsione del mercato
del lavoro dove chi lavora onestamente e` surclassato da chi vive di spaccio,
ricchezze improvvise ed inspiegabili, enorme potere economico della
criminalita’: questi sono alcuni degli effetti dell’onda di droga che ci
sommerge.

Non sappiamo se
strategie alternative possano funzionare, sappiamo che la strategia attuata
finora e` un fallimento totale.

Tutti gli uomini
di buona volonta` devono seriamente pensare a qualche forte cambiamento di
rotta. Una possibile strategia da considerare e` quella di passare dall’attuale
regime dove la droga e` di fatto libera per strada a quello in cui la vendita
della droga venga regolamentata.

E` sciocco
parlare di liberalizzazione, perche` e` difficile immaginare un sistema in cui
la droga sia piu’ libera di quanto lo e` oggi. Forse possiamo passare da un
sistema in cui la droga e` venduta liberamente e senza regole ad un sistema in
cui la vendita di droga sia soggetta ad alcune regole. L’unica cosa che non si
puo’ fare e` far finta di nulla e dimenticarsi delle migliaia di persone che
stiamo quotidianamente abbandonando al loro destino.

Gustavo Rinaldi

Gradita sorpresa

Mercoledi' 3 giugno. Fine dell'autostrada Savona- Torino. Tutti in coda per rientrare a lavorare. Tutti preoccupati per il ritardo che si accumula e per il capo al lavoro che inizia a spazientirsi, i clienti che non ti trovano, gli appuntamenti mancati.
Sulla destra esiste una corsia  vuota che pero' dopo 500 metri confluira' nella corsia in cui ci troviamo ora.
Grande e' la tentazione di trasferirsi li' per poi andare a chiedere, 500 metri dopo, a quelli, che ora sono davanti a noi, di farci rientrare nella corsia da cui proveniamo, dopo aver opportunamente tagliato la coda. Cosa lecita, ma disdicevole.  Tanti lo fanno.
Ancora piu' a destra la corsia d'emergenza, assolutamente vuota. Quella non finisce dopo 500 metri, arriva ben oltre. Qualche tentazione ci viene. C'e` gente che mi aspetta la'. Io svolgo un servizio per il pubblico e fare aspettare la gente non e' giusto… Poi ci penso e dico no. Le leggi sono quelle che mi han permesso di arrivare fino a qui sano e salvo, perche' ora buttarle a mare?
Alcuni non hanno gli stessi scrupoli e  si lanciano sulla corsia di emergenza. E` in piccolo quello che vediamo tutti i giorni in mille settori. Parecchi acquisiscono vantaggi e si fanno strada grazie al fatto che gli altri rispettino le leggi e loro no. Si', se gli altri facessero come loro e non rispettassero le leggi, il loro vantaggio sparirebbe. E` un po' fastidioso vederli passare indifferenti al destino di chi pazientemente resta in coda sotto il sole, ormai caldo, magari con dei bambini piccoli o degli anziani a bordo. Ma e` la vita oggi, in Italia.

Dietro la curva la Polizia Stradale aveva occupato la corsia di emergenza, aspettava e bloccava gli abusivi, notificando loro gli opportuni verbali di multa.

Talvolta la legge non solo esiste, ma e` anche applicata.

Gustavo Rinaldi

Noi senza rappresentanza in Europa

In questa campagna elettorale non si trattano i seguenti argomenti:

  • come l'Europa dovra' proteggere i nostri risparmi?
  • si dovra' o no permettere una maggiore concorrenza nel settore dei servizi?
  • che tipo di relazioni dovremo stabilire con i paesi vicini all'Unione Europea e con quelli da cui provengono gli immigrati in Italia?
  • in che modo si deve proteggere l'ambiente?
  • che diritti e doveri e` giusto dare ai lavoratori?
  • e` giusto che i paesi piu' forti diano aiuti alle loro industrie fino a portare alla bancarotta le aziende dei paesi piu' deboli?
  • e` giusto finanziare  aziende agricole grandi e forti anche  quando si limitano a perseguire i loro obiettivi d'impresa?
  • che diritti dobbiamo avere come consumatori?
  • come debbono essere dati i finanziamenti alla ricerca?
  • come devono essere costruite le nostre case, un po' piu' care  con piccole bollette o piu' economiche con grandi bollette?
  • come devono essere organizzati i trasporti?
  • ci vuole un nuovo protocollo di Kyoto o il cambio climatico e' una favola?
  • e' giusto fermare la pesca dei merluzzi o e` meglio continuare a pescali sapendo che presto non ce ne saranno piu'?
  • i bambini, che non trovano genitori adottivi eterosessuali idonei, e' meglio metterli in orfanatrofi e comunita` o farli adottare da idonee copie omosessuali?
  • quando e` giusto vietare la formazione di mega gruppi industriali europei?
  • gli europei devono pensare alla loro difesa o e' bene lasciare fare gli USA, salvo poi fare le marce di protesta per dire che fan male?
  • che senso ha avere 27 ambasciatori diversi in quasi ogni capitale del mondo, quando uno solo costerebbe meno e conterebbe di piu'?

Qualcuno alla fine decidera', ma noi non ci saremo. Chi verra' eletto avra' un voto.

Non avendoci detto cosa ne pensa su questi temi, fara' come vuole.

Noi ci lamenteremo del destino cinico e baro.

Gustavo Rinaldi

Dove buttare l’olio della frittura

Ho ricevuto da un amico questo messaggio e dopo qualche verifica ritengo sia bene diffonderlo ulteriormente

Sapete dove buttare l'olio della
padella dopo una frittura fatta in casa? 
Sebbene non si facciano molte fritture,
quando le facciamo, siamo soliti buttare l'olio usato nel lavandino della
cucina

o in qualche scarico, vero ? 
Questo è uno dei maggiori errori che
possiamo commettere. 

Perché lo facciamo? 
Semplicemente perché non c'è nessuno che ci spieghi come
farlo in forma adeguata. 

Il meglio che possiamo fare è ASPETTARE CHE SI RAFFREDDI e
collocare 
l'olio usato in bottiglie di plastica,
o barattoli di vetro, chiuderli e metterli nella spazzatura. 

UN LITRO DI OLIO rende non potabile CIRCA UN MILIONE DI LITRI 
D'ACQUA, quantità sufficiente 
per il consumo di acqua di una persona
per 14 anni.

Sub prime & Grinzane

In Piemonte l'attitudine delle autorita` verso la gestione di grossi eventi culturali (per esempio il  Grinzane) ed a Londra e New York verso la gestione di molte operazioni bancarie hanno seguito la stessa regola:
lasciamo fare ai privati, essi si regoleranno da soli (light regulation).

L'autorita` pubblica (destra e sinistra hanno fatto piu' o meno lo stesso) ha abdicato al suo compito di vigilare.

Mentre non spetta a noi stabilire se avvennero o meno irregolarita` da parte dei protagonisti, se ne occupano i magistrati, certo si puo' dire che questo sistema delle deleghe in bianco e della scarsita` dei controlli era sbagliato.
La' dove ci sono interessi collettivi da tutelare (la sicurezza del risparmio e la corretta amministrazione dei fondi pubblici) non ci si puo' semplicemente affidare all' onesta`dei singoli.

Tremonti, le banche e l’Europa

Fa bene il capo dell'opposizione a dire che la Banca d'Italia va tenuta fuori dalla lotta politica.

E` legittimo avere dei seri e fondati dubbi sull'iniziativa del governo tesa a dare ai prefetti l'incarico di monitorare certe attivita` delle banche. La legge e` chiara, la vigilanza sulle banche oggi spetta alla Banca d'Italia.

E` possibile che Tremonti utilizzi l'idea di trasferire la vigilanza sulle banche dalla Banca d'Italia alla BCE come arma di pressione nei confronti della Banca d'Italia, "colpevole" di non accettare passivamente quanto vuole il governo.

Resta pero' il fatto che la proposta di Tremonti di trasferire la responsabilita` ultima della vigilanza bancaria alla Banca Centrale Europea e` ottima.
In un mondo dove le banche operano a livello continentale e mondiale, avere una vigilanza a livello nazionale e` un'assurdita' .

Come faceva notare anni fa Tomaso Padoa Schioppa, la BCE oggi non puo' controllare le banche, ma se queste fanno un grosso buco, deve pagare il conto, un'assurdita'.

Gustavo Rinaldi

Si possono fermare le stragi del mare?

Gli affondamenti
di barche di clandestine sono eventi quotidiani e spaventosi.

Centinaia, forse
migliaia di uomini e donne affogano nel Mediterraneo e al largo delle Isole
Canarie nel tentativo di migliorare la loro vita. Alla tragedia si aggiunge una
tragedia supplementare, il nostro cambiamento: quello che venti anni fa ci
avrebbe fatto inorridire oggi e` un fatto normale e quotidiano. Quelli che muoiono
in mezzo al Mediterraneo non vengono quasi piu’considerati uomini. Si
veda per esempio la differenza di trattamentro riservato ad i morti di una
tragedia aerea tipo quella di Madrid e
quello riservato agli annegati di un barcone.

 

Ad un livello
certamente diverso c’e` il problema della clandestinita`. E` vero che uno stato
deve avere dei confini e in qualche modo deve essere capace di regolare gli
accessi al suo interno. I clandestini sono molti e spesso la clandestinita’
puo’ generare illegalita` e criminalita`. Essi inoltre creano dei costi per la
pubblica amministrazione (pubblica sicurezza, sanita`, trasporti, istruzione,
ecc.)  finche` i clandestini non
contribuiscono all’erario.

Mentre e` abbastanza chiaro che le fasce medie
e benestanti e le aziende sono nette beneficiarie dell’immigrazione, disponendo di forza
lavoro (badanti, operai, camerieri, ecc) a prezzi ribassati, gli immigrati in
genere, a torto o a ragione, vengono percepiti dalle fasce povere della
popolazione come dei concorrenti, sia sul mercato del lavoro sia nel
percepimento di pubblici servizi (“al pronto soccorso a causa degli immigrati
ho dovuto aspettare tre ore”).  Si temono
gli immigrati come concorrenti nelle richieste per ottenere posti al nido,
nelle liste d’attesa per gli interventi chirurgici negli ospedali, nelle case
popolari e per i sussidi in genere.

 

Infine molti
temono che gli immigrati non accettino certi valori che noi, sia pur da poco,
diamo come piu’ o meno acquisiti: diritti delle donne, liberta` sessuale,
diritti delle minoranze e dei diversi, molteplicita` dei credo e delle
convinzioni, insomma una societa` governata dalle leggi laiche fatte dai
cittadini e non da norme dettate da Dio.

Ad onor del vero
va detto che solo una minima parte dei clandestini oggi presenti in Italia e`
arrivata usando barconi e scafisti. La gran parte e` arrivata munita di regolare visto
turistico su mezzi di trasporto autorizzati e si e` poi fermata oltre la
scadenza consentita.

Va comunque detto che sia chi arriva
rischiando la propria vita su di un barcone, sia chi arriva con regolare visto
spende somme assai considerevoli: si calcola dai 4,000 ai 15,000 dollari. In
troppi casi il prezzo e` assai piu’ alto: si paga con la vita propria e quella
dei propri cari.

Va anche aggiunto
che l’attuale norma (legge Bossi Fini)
prevede che in teoria un datore di lavoro assuma un dipendente senza mai averlo
visto in faccia. Sono pochi i datori di lavoro tanto stupidi. Si tratta evidentemente di una farsa, di un
modo mascherato per legalizzare clandestini gia` presenti sul territorio
nazionale, senza pero’ ammettere che lo si fa. Unici beneficiari le agenzie di
viaggi, di pulman, di navigazione e le compagnie aeree. Costo aggiuntivo per i
“legalizzandi” alcune migliaia di euro. Beneficio per lo stato italiano =  € 0.

Siamo all’assurdo
per cui alcuni immigrati, i “salvati” riescono ad entrare e dopo un periodo
piu’ o meno lungo di clandestinita`, di peripezie e sofferenze, vengono
legalizzati ed ottengono diritti almeno teoricamente simili
a quelli dei cittadini italiani, magari suscitando le ire di alcuni italiani.
Gli altri i “sommersi” spariscono nei flutti, senza alcun diritto, tante volte
senza nemmeno un nome ed un funerale.

Dobbiamo trovare
una via di mezzo, che sia possibile offrire a molti, evitando che il
risentimento, piu’ o meno giustificato verso alcuni, diventi la condanna a
morte per altri.

Non dico che la
clandestinita` sia del tutto eliminabile, ne’ che si possa essere certi di
eliminare gli affondamenti delle barche dei disperati nel Mediterraneo. E` pur
vero che si puo’ fare qualcosa per ridurre la strage degli annegati e per
ridurre la clandestinita`.

Bisogna creare
degli incentivi alla presenza legale in Italia. 

Manteniamo pur in
vita le attuali norme sull’immigrazione, anche se sono strambe, ma introduciamo un canale parallelo.
Lo stato Italiano potrebbe offrire dei permessi temporanei per la ricerca di
lavoro in Italia. Chi volesse ottenerli dovrebbe depositare presso il consolato
italiano nel suo paese una somma tra i 3.000 ed i 10.000 euro. Per definire
l’ammontare preciso potremmo anche stabilire delle quote di ingressi riservate a questo
canale e poi metterle all’asta su internet, paese per paese. Inoltre i
candidati ,che volessero beneficiare di questo canale, dovrebbero richiedere  un documento d’identita italiano
provvisorio corredato di molti indicatori biometrici, impronte digitali, iride,
forse anche DNA. Dovrebbero altresi’ emigrare con il consenso esplicito del
paese di origine, in modo da non avere sorprese al momento di un eventuale
rimpatrio. Infine, dopo un opportuno corso informativo per candidati alla
migrazione, dovrebbero accettare per scritto o in videoregistrazione alcuni
elementi fondamentali del nostro modo di vivere, specie quelli che normalmente,
a posteriori, possono suscitare piu’ problemi.

A questo punto,
dotati di identita` e nazionalita`certe e non cancellabili, coperti da una
sufficiente cauzione, coscenti che l’Italia e` (o dovrebbe essere) un paese laico, potrebbero
entrare in Italia in viaggi organizzati dal governo Italiano.

  Chi lo volesse potrebbe guadagnarsi dei titoli
preferenziali per l’accesso in Italia, dimostrando di sapere l’italiano o di
saper svolgere qualche professione richiesta in Italia.

 
Con il loro
documento potrebbero circolare per l’Italia per otto mesi e per otto mesi potrebbero
liberamente cercare lavoro, incontrando di persona potenziali datori di lavoro.
Lo stato potrebbe anche darsi da fare per fare incontrare domanda ed offerta,
organizzando fiere del lavoro e banche dati del lavoro.

Chi alla fine
degli otto mesi avra` trovato un lavoro, potra` fermarsi in Italia per un anno,
chi no, dovra` rientrare nel paese di origine e sara` facile identificarlo e
riaccompagnarlo a casa.

Chi, dopo un ulteriore anno,
sara` ancora occupato, potra’ restare, chi no, dovra` andarsene.

Chi gia` avra` regolarmente lavorato per venti
mesi , potra` avere un permesso di
soggiorno per piu’ anni.

A chi lascia l’Italia viene restituita tutta la somma versata all’inizio, meno le spese
sostenute dallo stato italiano per il trasporto e l’accoglienza (spese di trasporto da e per il
paese di origine, spese mediche, ecc.)  nel periodo considerato, qualora lo straniero
non abbia pagato sufficienti tasse per pagare questi costi.

 

Si potrebbe anche
aggiungere la norma che chi immigra secondo questo canale rinuncia per cinque
anni a richiedere certi diritti e servizi sociali e medici a cui tutti i residenti hanno diritto (casa
popolare, asili nido, ricongiungimento famigliare, operazioni mediche piu’
costose, ecc.). In fondo uno puo’ decidere che  e` meglio stare in Italia con diritti temporaneamente ridotti, piuttosto che morir di fame a casa propria o vedere affogare i propri cari.

 
Infine parte
della cauzione di chi resta a lavorare,
potra` venire non restituita ed utilizzata per dei programmi mirati ad aiutare
gli italiani delle fasce piu’ povere, in modo tale che anche essi possano
vedere che l’immigrazione porta loro benefici.

Questo progetto arrecherebbe gravi danni agli scafisti e a chi in genere organizza l’immigrazione clandestina, gli ruberebbe molti clienti.

 Qualcuno mi
definira` cinico, ma io credo che cinico sia colui che la sera riesce andare a
dormire pur sapendo che quella notte molti affogheranno, cercando di immigrare
e non fa nulla per salvarli.

Gustavo Rinaldi

 

 

 

 

Lettera: Gli effetti di Bush

Da un lettore riceviamo e volentieri pubblichiamo:



Gent/mo
Dott. Rinaldi ed amici,

Vi
prego di commentare la seguente notizia apparsa sul televideo Rai e sui vari
media di oggi:

 

“In
risposta all’appoggio fornito dagli USA alla Georgia, Mosca si appresta a
rafforzare ulteriormente il sostegno russo al programma nucleare
iraniano.

Secondo
fonti vicine alla difesa russa e riprese dal quotidiano “Sunday Times” il
Cremlino ha preso in considerazione la possibilità di inviare a Teheran squadre
di tecnici nucleari russi.

La
Russia

sarebbe anche disposta ad invitare a Mosca alcuni scienziati
iraniani”.

TOMBOLA!
N. 1

 

A
questo punto non è impensabile che una qualche squadra navale russa si avvii
nella zona dei Caraibi, vicino al Venezuela. . .visto che il presidente Chavez
ha formalmente invitato il Presidente Russo ad fare affluire aerei e navi che
possono attraccare ed atterrare nei siti aeroportuali del
Venezuela.

TOMBOLA
N. 2

(Sicuramente
la Russia non
disdegnerà l’invito visto che navi della 6° flotta USA sono entrate nel Mar Nero
e si trovano già al largo delle coste della Georgia. . .ma gli americani dicono
solo per portare aiuti umanitari; sì con navi militari!. . .
.)

 

A
questo punto, mi permetto di aggiungere, che,  a mio sommesso parere, se l’America non
si sbarazza di Bush ed eviti di portare alla Casa Bianca l’altro rappresentante
oltranzista del partito repubblicano, temo che saranno “cavoli amari” è per gli
USA ed, indirettamente, per noi!

Cordialità

Lettera Firmata

——————————————————————————

Che la politica di Bush non sia stata accorta e che voler confrontare l’Iran sempre e comunque sia sbagliato e` secondo me vero.

Voler pero’ dire che l’espansionismo russo sia una creazione di Bush o dell’America e’ un po’ naif.

Sta andando avanti da piu’ di 200 anni…, anzi da prima che l’America esistesse.

Per dirla brutalmente: il fatto che Bush sia cattivo, non fa diventare buono Putin.

Aggiungerei che Chavez, oltre a fare qualche cosa buona in campo della sanita` e dell’istruzione, e` piu’ manipolatore di certi politici nostrani ed e` sostanzialmente antidemocratico. Sta anche  sprecando molta della ricchezza del suo paese, mentre molti venezuelani se la passano ancora maluccio.
Cordialita`,
Gustavo Rinaldi

 

Lettera aperta a Mario Monti

Da un lettore ricevemmo a febbraio e, per un disguido ed un po’ di disorganizzazione di G.R. , solo oggi  pubblichiamo.

_____________________________________________________________________________

Lettera a Mario Monti

Mi permetto di disturbarla anche perché ho
occasione di sentirla alla radio che riporta spesso stralci dei suoi
interventi.

Curiosamente e senza malizia, noto che il suo
nome torna in auge ogni volta che per qualche motivo c’è aria di crisi e pare
che tutti vogliano conoscere la sua opinione, mi sa che questo fatto non sia
proprio positivo ma comunque meglio
cosi’ che il nulla.

In secondo luogo vorrei dirle che Lei mi
ispira ottimismo anche perché con i suoi interventi, oltre a infondere un poco
di fiducia sul fatto che se c’è “ la volontà” di cambiare qualche cosa, qualche
spiraglio di miglioramento ci sia , mi permetto di sentire una certa assonanza
personale di pensiero nei suoi confronti; per proporre cambiamenti è necessario
anche un poco di ispirazione , di fiuto o di istinto forse che sono qualità o
meglio doti innate che esulano da tutto
il resto.

 

Sicuramente oggi la farò sorridere per il tono
semplicistico e per le idee originali e
mi auguro di non annoiarla ma visto che è carnevale e che per noi giovani o
meglio ex giovani la situazione è molto
triste, provo nel mio piccolo a contribuire alla lotta per il cambiamento (anche se inoccupato temporaneamente e tra un
cambio pannolo e l’altro dei miei 3 bimbi : mi piace immaginare sempre che
sopra le nuvole ci sia il sole anche perché il pessimismo è un lusso che non posso permettermi).

Faccio questa cosa di nascosto perché agli
occhi dei famigliari so di poter apparire ridicolo , i bimbi non mangiano le
parole.

 

Mi permetto in questa mia, di esprimere alcune
considerazioni sicuramente
semplicistiche e spero che Lei anche se
super – impegnato, possa leggerle e trarne un qualche appunto anche se limitato
su alcune questioni che comunque originano anche da questa considerazione generale
.

 

Ci sono parecchi Stati in Europa e ci sono
cose in ogni dove che funzionano
sicuramente meglio che in Italia : sarebbe utile farne un breve elenco e vedere cosa si può “copiare dall’estero” o comunque traslarlo in Italia. La ricetta è : non sprecare, esaltare cio’ che si possiede, fare ciò che
da tempo non si è fatto, immaginare e
concretizzare ciò che si può fare.

 

– Chi è laureato in Italia può esercitare una
professione che dipende dal tipo di laurea ( I livello) e non tanto dalla
specializzazione (III livello).

Io sono un Farmacista – Farmacologo e dopo
aver studiato 10 anni i farmaci, non posso neppure prescrivere neanche un “
Daflon ” o un farmaco omeopatico.

Mi pare che i Framacologi all’estero, possano fare molte piu’ cose e questo significa fondamentalmente uno
spreco di risorse e potenzialità.

 

Ci sono professioni come quella dei Farmacisti
o dei Notai che hanno una legislazione professionale che risale al tempo del
Re.

 

In ospedale c’è se va bene , c’è un farmacista ogni 200 o 300 ricoverati e non si parla quasi mai
( ad eccezione della SIFO ) di aumentarne il numero perché non ci sono concorsi
…quindi la filosofia è tirare a campare e non fare!.

 

– L’informatica è una potenzialità enorme e
con l’informatica si possono acquistare , controllare , ponderare … si può fare
“tutto” ma il problema è che anche solo
nelle piccole cose manca una regia generale.

 

-Le pare logico che i siti internet delle
regioni di Italia siano differenti come impostazione , idem per i siti delle
aziende sanitarie ; uniformarli permetterebbe di risparmiare denaro perché
una sola società si potrebbe occupare di tutto a prezzi inferiori.

Altro mistero : come mai se un cittadino si
reca in un ufficio e non c’è il personale incaricato di seguire una determinata
pratica si blocca tutto ?

Semplice… perchè ognuno usa il compiuter come
un mezzo personale con le sue parole
chiave per salvare i documenti o per archiviarli o per consultarli quindi se
non c’è l’impiegato che di solito si occupa della pratica specifica, gli altri
impiegati non sanno dove “mettere le mani” idem per la consultazione degli
archivi. Quindi lentezza generale ,
impossibilità di creare e di gestire un
archivio, impossibilità di controllo esterno, perdita dei dati.

Sarebbe utile dotare le amministrazioni di uno
schema univoco da seguire perché si rischia che l’informatica sia meno inutile che un foglietto di appunti.

 

– Sempre in tema di informatica , se “tutti” i
prodotti Italiani venduti all’estero
avessero una sigla ( che identifica la merce) ed un numero , qualunque
acquirente tramite internet saprebbe se si tratta di un prodotto originale o
contraffatto. Una iniziativa simile è già in auge mi pare per alcuni vini.

 

L’iscrizione all’ Ordine professionale, varia
da provincia a provincia anche di molto. Non si potrebbe uniformarli ad es.
regionalizzarli e diminuire la tariffa del 50%? , si fanno le assicurazioni via
telefono o internet e non si riesce a fare la stessa cosa per gli ordini?.

 

I concorsi per le sedi farmaceutiche di nuova
istituzione sono fermi da 10 anni in barba alla legge , ed il quorum è attualmente troppo alto e a
parer mio comunque dovrebbe essere
abbassato a 3000 per ogni nuova sede.

 

-Si parla tanto di doppioni ed ora va di moda
il pensiero per l’eliminazione delle province
o regioni autonome .

In Italia c’è la Valle d’Aosta e parer mio, se
si mantenessero o si aumentassero i fondi per questa regione ( in cui ci sono
solo montagne bellissime ma fondamentalmente fatte di pietra ) e come baratto si proponesse di accogliere un paio di
centrali nucleari ( sotto le montagne
appunto), la cosa potrebbe andare a buon fine.

 

-Ci sono delle coste in Italia favolose e ogni
regione praticamente può usufruirne , tutto il mondo viene in Italia per il
mare e per l’arte come mai non si riesce a valorizzare questo strepitoso
patrimonio?.

 

La Liguria per esempio, vive praticamente “sul
e del mare” e su di essa si scarica tantissima gente ogni estate. Perché a
parte le zone pregiate ( es. 5 terre )
che non si possono toccare , vista la cronica necessità di spazio non si spiana qualche montagna a picco sul mare con
la scusa di dover mettere in sicurezza le strade e si creano delle superfici
calpestabili, edificabili o balneabili sul mare? .

 

Lo fanno dappertutto da Montecarlo al Marocco.

 

– Mi pare che in uno Stato Estero, il pieno di
gas per autotrazione si faccia nel garage di casa con uno strumento apposito
per regolarne la pressione e che questo apparecchio non riesca ad ottenere il
brevetto in Italia..

 

– In
qualche piccolo terreno che posseggo
, pianterei qualche vite o nocciola ma se lo faccio,
devo essere iscritto ai coltivatori e pagare le consulenze e le tasse di
impresa etc…

Perché un cittadino (semplicemente con il
codice fiscale) non può coltivare una
passione e pagare un quid su cio’ che produce o vende come secondo lavoro senza
iscriversi a chissà che cosa ?.

 

– Le spese di ordinaria manutenzione per la
casa dovrebbero essere detraibili mediante pagamento con carta di credito.

 

-Le cariche politiche o amministrative
dovrebbero poter solamente prestare due consulenze annuali ad altri enti poiché
dietro alle consulenze è mia opinione che si nasconda il famoso “ do ut des” ed
è solo per questo motivo che sono strapagate oltre a concentrare gli interessi
a scapito della concorrenza.

 

– La Rai dovrebbe lanciare un appello per le
riforme e raccogliere opinioni tramite sms o telefono su una decina di temi per
il cambiamento o semplicemente creare sul sito internet uno spazio sulle
opinioni dei cittadini sulle cose da fare.

 

– Sarebbe utile che nelle prossime elezioni, i
partiti rendessero pubblici i nominativi dei finanziatori della campagna
elettorale .

 

 

La ringrazio per il tempo concessomi se mai
leggerà queste righe.

 

 

Marene

 

Bergui Franco

Via Trieste 26

12030 Marene (CN)

 

 

Ossetia del Sud -Georgia- Russia: un conflitto che andava evitato.

I giornali ci
raccontano che le truppe georgiane hanno cercato di riconquistare a suon di
cannonate la capitale ed il territorio dell’Ossetia meridionale, una sua
provincia ribelle poco piu’ piccola della provincia di Alessandria e con una
popolazione, che e` meno della meta` meta’ di quella della provincia d’Asti .
L’esercito russo e` intervenuto a sostegno dei ribelli osseti ed ha anche
bombardato diverse parti della Georgia stessa. L’Unione Europea e gli USA
lanciano qualche appello alla calma e poco piu’.

Come leggere
questi eventi?

 

Innanzi tutto non
si puo’ dimenticare la pena delle molte vittime in Ossetia del Sud e nel resto
della Georgia. Le loro sofferenze non sono giustificabili.

 

 L’Ossetia del Sud in epoca sovietica faceva parte della Georgia
e la Georgia dipendeva da Mosca, cosi’ come era dipesa da Mosca nei due precedenti secoli, dopo che i re
georgiani, trovandosi tra l’incudine russa ed il martello ottomano, scelsero la
prima.

Il dissolversi
dell’impero sovietico ha permesso la creazione di molti stati indipendenti, tra
cui la Georgia. Pero’ all’interno della Georgia l’Abkasia e l’Ossetia del Sud,
in modi diversi, non accettarono la nuova situazione, con un contesto molto simile
a quello osservato in ex Jugoslavia. La Russia ha offerto sostegno agli
indipendentisti di queste due province, anche quando, come nel caso
dell’Abkasia essi erano probabilmente solo una minoranza della popolazione
della provincia. 

 

 L’UE, gli USA e gran parte dei paesi del mondo
riconobbero i confini della Georgia cosi’ come era in epoca sovietica, quindi
comprendente Abkasia ed Ossetia del Sud.

UE ed USA non fecero mai seguire i fatti alle
parole. Se da un lato erano interessati
ad attrarre la Georgia nella loro orbita ed ad avere la sua collaborazione
nella costruzione di oleodotti e gasdotti che attraversassero il suo territorio,
trasportando l’energia dell’Azerbagian e dell’Asia Centrale (Kazakhstan e
Turkmenistan) in Europa, dall’altro non erano disposti a dislocare una brigata
delle loro truppe in Georgia. A parte qualche istruttore militare e qualche
osservatore, l’aiuto occidentale non e` andato molto oltre in termini di forze armate. Questo succedeva,
mentre i russi conservavano una consistente presenza militare nell’area. Gli
occidentali pur accettando le ragioni dei georgiani, in molti anni hanno
dimostrato di non essere disposti ad inimicarsi il gigante russo per la
salvezza dell’integrita` territoriale georgiana.

 

In generale resta
preferibile il principio che i confini degli stati non si modificano, mentre
vanno rispettati i diritti delle popolazioni, un po’ come si e’ fatto in Sued
Tirol- Alto Adige.  Recentemente pero’  il riconoscimento occidentale
dell’indipendenza cossovara, un caso per molti aspetti simile a quello dell’Ossetia
del Sud, ha aggravato la situazione. Se i confini delle ex repubbliche
jugoslavie, nel caso specifico della Serbia, possono essere modificati per
desiderio della maggioranza della popolazione di una provincia , allora perche’
non si puo’ fare lo stesso in Georgia – Ossetia del Sud?

 

Il presidente
georgiano Saakashvili avrebbe dovuto essere molto piu’ cauto.

 Non perche’ abbia torto, probabilmente ha
anche ragione. Avrebbe pero’ dovuto rendersi conto di quanto evidente:
l’occidente non e` disposto a morire per Tbilisi e men che meno per Tskhinvali. Tanto meno e` disposto a
rinunciare al gas o al petrolio russo. Di fronte a questa realta`, lanciare un
attacco militare per riconquistare l’Ossetia del sud e’ stato non sensato. La
Georgia in un conflitto frontale con la Russia puo’ solo perdere.

 

Gustavo Rinaldi