«Le donne finiscono per essere davvero delle brave programmatrici per una ragione in particolare. Sono abituate a portare a termine le cose, mentre gli uomini non lo fanno molto spesso» (Grace Murray Hopper). Se l’Informatica e Internet sono oggi come li conosciamo, il merito è di molte donne: matematiche, fisiche, ingegnere, programmatrici, scienziate, imprenditrici che hanno contribuito in modo essenziale a questa rivoluzione tecnologica e culturale.
A rendere loro il giusto omaggio contribuisce ora il volume «L’Informatica al femminile. Storie sconosciute di donne che hanno cambiato il mondo» (Neos edizioni, 144 pag, 17 euro), dove le autrici, le torinesi Cinzia Ballesio e Giovanna Giordano, mescolando storia e scienza, aneddoti divertenti e spiegazioni scientifiche, hanno raccolto una serie di ritratti di donne che hanno contribuito a cambiare il mondo. «Ho sempre avuto la passione per le donne che si occupano di informatica – spiega Giovanna Giordano – l’informatica è una scienza molto femminile, altro che nerd con la felpa con il cappuccio. È una scienza logica, in cui si mette ordine, si gestiscono processi, si realizzano programmi. Come diceva l’ammiraglia Hopper, la programmazione è simile alla preparazione della cena: bisogna pianificare e avviare le azioni affinché tutto sia pronto al momento del pasto. Con Cinzia Ballesio, che è una storica, ci è parsa una buona idea raccontare queste storie ‘sconosciute’ di donne. Sconosciute, forse perché le protagoniste sono delle donne, ma forse anche perché l’informatica non viene solitamente narrata. Eppure non c’è solo il garage di Bill Gates. Si può parlare di informatica in modo semplice e divulgativo, e far capire che dietro a questioni complesse ed apparentemente astruse ci sono delle storie interessanti da raccontare».
Come quella che vede protagonista Ada Lovelace Byron, nota soprattutto come la “figlia di Lord Byron”, ma che può essere considerata la prima programmatrice della storia, essendo stata la prima al mondo ad aver scritto un algoritmo adatto a essere eseguito da una macchina e la prima a suggerire l’uso delle schede perforate per impartire istruzioni alle macchine. Ada collaborò con Charles Babbage, il matematico inglese che progettò la macchina analitica e che nel 1840 presentò i suoi studi al secondo Congresso degli scienziati italiani all’Università di Torino. Se la macchina analitica è riconosciuta come un primo modello per il computer, gli appunti di Ada sono la prima descrizione di un programma informatico. Fu Alan Turing a dichiarare che senza gli studi della Lovelace non avrebbe potuto concepire il modello ideale di calcolatore, detto proprio Macchina di Turing, utilizzato ancora oggi per valutare la complessità degli algoritmi.
E anche i primi computer furono donne. Infatti, durante la Seconda guerra mondiale, più di ottanta laureate in Matematica furono arruolate nell’esercito degli Stati Uniti con la qualifica di ‘computer’, ovvero persone che eseguivano calcoli. E quando l’Esercito americano nel 1945 decise di dare vita al progetto ENIAC, L’Electronic Numerical Integrator and Computer, il primo computer interamente elettronico, assegnò al programma anche sei ragazze che avevano il compito di inserire manualmente i dati necessari a programmare le operazioni “caricandoli” fisicamente sui circuiti della macchina: Frances Bilas Spence, Marlyn Wescoff Meltzer, Jean Jennings Bartik, Kathleen McNulty Mauchly Antonelli, Frances Elizabeth “Betty” Holberton Snyder, Ruth Lichterman Teitelbaum.
Tra le donne che hanno cambiato il mondo troviamo anche una star del cinema, la bellissima Hedy Lamarr, al secolo Hedwig Eva Maria Kiesler: nata a Vienna nel 1914, divenne celebre nel 1932 con il film Estasi, grande successo al Festival di Venezia del 1934 dove suscitò scandalo per la sequenza in cui appariva di spalle completamente nuda. Fu anche una geniale inventrice, ideando la tecnica di trasmissione basata sulla variazione di frequenza: le sue intuizioni e i brevetti depositati sono alla base delle moderne tecnologie wireless.
E che dire di Mary Keller, ‘il computer di Clarke’ come la soprannominarono i suoi studenti del Clarke College dell’Iowa? La suora-ingegnera-professora non solo è stata la prima donna a conseguire nel 1964 un dottorato in Informatica all’Università del Wisconsin, ma a lei dobbiamo l’invenzione del linguaggio di programmazione BASIC.
Il COBOL, invece, il linguaggio di programmazione che sta alla base del Bancomat, lo dobbiamo ad un ammiraglio della marina militare statunitense, la matematica e fisica Grace Murray Hopper, alla quale Obama nel 2016 conferì la Medaglia della libertà.
Se Armstrong è diventato il primo uomo a mettere piede sulla Luna e non ci sono tanti pezzettini d’astronauta sparsi nello spazio, il merito è di Margaret Hamilton, che può essere considerata l’inventrice dei software moderni. Nel 1964 la Hamilton entra a far parte di un gruppo che collabora con la NASA allo sviluppo dei programmi dedicati ai moduli Apollo, le navette spaziali destinate ad atterrare sulla Luna e le scelte progettuali del suo gruppo si riveleranno fondamentali in uno dei momenti più critici della missione Apollo 11, quando a tre minuti dall’allunaggio previsto, il computer di bordo ha un problema perché sta ricevendo dati in eccesso a causa di un errore di procedura esterno che lo costringe a svolgere troppi compiti contemporaneamente. Un errore che la Hamilton aveva previsto mentre scriveva il software.
E ancora i contributi allo sviluppo del primo minicomputer di Mary Allen Wilkes, la prima persona al mondo a usare un computer in casa, oppure Susan Kare, la designer che ha inventato l’alfabeto delle icone che tanto ci facilita l’uso delle applicazioni informatiche. E ancora i Premi Turing Frances Aallen e Barbara Liskov; Radia Perlman, una delle madri di Internet; Sheryl Sandberg, la regina di Facebook; Susan Wojcicki, colei che ha capito le potenzialità di YouTube…
Non mancano le italiane, in particolare Marisa Bellisario. Nata nel 1935 a Ceva, in Provincia di Cuneo, entra nell’Olivetti come programmatrice dell’ELEA 9003, un elaboratore elettronico aritmetico, di fatto il primo computer interamente progettato e prodotto in Italia. Nel 1972 viene nominata direttrice della pianificazione strategica Olivetti a Ivrea, nel 1979 presidente di OCA, Olivetti Corporation of America, quindi negli anni Ottanta amministratrice delegata di Italtel.
Hedy Lamarr amava dire «non è difficile diventare una grande ammaliatrice: basta restare immobile e sembrare stupida». Si sbagliava. Le donne raccontare da Ballesio e Giordano furono per nulla immobili ed affatto stupide, eppure quanta magia nelle loro persone e nelle loro conquiste.