E’ stato accusato di rigidità estrema per un biennio, Giampiero Ventura, poi improvvisamente ha iniziato a cambiare; era il finire dello scorso campionato, la dogmatica difesa a 4 diventava un fortino a 5 per proteggere una salvezza diventata improvvisamente traballante.
E ora, a cambiare ci ha preso talmente gusto, l’ormai ex Mister Libidine, che non solo ha presentato 13 formazioni diverse in 15 partite, ma ieri ha cambiato tutta l’impostazione studiata in settimana a 7 minuti dal fischio d’inizio.
E’ diventata un’abitudine, al vecchio Comunale, applaudire la squadra di casa dopo un risultato negativo. Quel che un tempo era un’eccezione legata a casi particolari, a momenti sportivi ammirevoli per l’applicazione ma sfortunati per l’esito, sta diventando una consuetudine che a molti inizia a venire a nausea; c’é chi ritiene sia la certificazione di un’ormai dominante mentalità perdente.
Certo però la partita giocata dal Toro contro il Genoa di Gasperini, quel Genoa rigenerato per il quale già si parla d’Europa, avrebbe potuto rappresentare a buon diritto – in epoche di maggior equilibrio – una di quelle eccezioni.
Nella cornice di tramontana gelata che solo Marassi sa offrire, tra pezzetti di gemellaggio ritrovato ed ampie sacche di risentimento o indifferenza, l’undici granata ha mostrato un atteggiamento completamente differente da quello di ogni singola partita disputata negli ultimi due anni e mezzo. “Eh sì, ci ha sorpresi, ci ha sorpresi di brutto”, ammetterà un giocatore di casa a fine gara.
Se a novembre é già periodo di ultimatum, di “se non vinciamo questa”, di “Ventura grazie di tutto ma ora tornatene a Bari” e di bocciature definitive quanto anticipate per il calciomercato dell’estate precedente, é il segno che le cose non stanno andando come si era previsto, o quantomeno sperato.
E in effetti, il Torino delle due misere vittorie fin qui ottenute, che se si considera il finale della scorsa stagione diventano il numero incredibilmente esiguo di 3 su 25 partite, inizia a far preoccupare i propri tifosi: si é cambiato modulo per poi rimangiarsi tutto, si sono presi alcuni giovani interessanti per poi non fargli mai vedere il campo…
Considerazioni che – a onor del vero – rimangono valide anche dopo il Torino-Catania andato in scena ieri. Ma che si vanno ad affiancare ad altre, di ordine positivo. Leggi tutto “Tre punts is megl che uan”
E’ dura essere ventenni granata e non ricordare di aver mai vinto un derby, nemmeno quello che si è giocato ieri sotto la pioggia torrenziale davanti a quel grande Vecchio Cuore Granata.
Non ci avevo mai pensato fino a ieri, ma la partita alle 12.30 è comoda! Ovviamente è scomodissima per la quasi totalità dei tifosi, costretti a pranzare due volte (prima e dopo il match) con i fantastici “panozzi” acquistabili in prossimità dello stadio, e poi la birra alle 11.30 è un’esperienza che ha del soprannaturale.
Ma c’è una categoria, una piccola minoranza, che trae giovamento dall’anticipo delle 12.30: i genitori con bimbi piccoli.
Oggi, dopo i tre punti d’oro di ieri all’Olimpico, guardavo un po’ i miei vecchi post su questo blog…
(Tra parentesi mi scuso per la lunga assenza, ma il mio essere mamma di un piccolo granata in periodo di picco influenzale ha avuto la meglio su di me).
Riguardavo i vecchi post, dicevo, e pensavo a come siamo giunti a 31 punti in 25 giornate anche se abbiamo avuto a che fare con parecchio “nonostante”:
Sotto dopo pochi minuti, un Toro stellare rimonta e sorpasso sfiorando il sogno della vittoria.
Intercettato su Twitter, Enrico Mentana si esprimeva così “Se per mezz’ora il Toro pare il Barça, e l’Inter una catasta di mediani dalle scarpe scambiate, abbiamo un problema”. Uno dei VIP interisti ci paragonava al Barcellona ed eravamo ancora sull’1-1.
Il Toro si sta trasformando nel Bari? Il Bari si sta trasferendo a Torino?
Se Torino avesse lu mare…
Ok vittoria sul Siena, la solita fatica e la soddisfazione del rigore mancato di Rosina, ma questi giorni sono anche segnati da un’esplosione di ironia che mi coinvolge molto, visto che sono granata di origini baresi.