Un articolo del Fatto Quotidiano se la prende giustamente con le intenzioni di Antonio Saitta
Saitta, già esponente della Democrazia cristiana, poi del Partito popolare, quindi della Margherita e oggi del Partito democratico, ha identificato come ragionevole luogo nel quale ridurre i costi il riscaldamento delle aule scolastiche, indicando che la ristrettezza economica a cui sarebbero costrette le province si ripercuoterà innanzitutto lì.
A parecchi questa sembrerà un’idea pazzesca formulata in un momento di temporaneo appannamento e si dirà: “Ma come, con i rivoli, torrenti, fiumi di inefficienze e di spese delle Province, della natura delle quali si stanno occupando spesso anche i magistrati, vogliamo iniziare a risparmiare non pagando i conti del metano delle strutture scolastiche e programmando vacanze che neppure Pinocchio e Lucignolo osavano sognarsi? Siamo diventati matti?”
Guardando però al modo in cui l’idea è stata espressa, la sensazione di perdita di senno lascia il passo a interpretazioni peggiori; infatti Saitta ha dichiarato esattamente: “Se il governo non vuole ascoltarci faremo comprendere ai cittadini come i tagli li priveranno dei loro diritti e cominceremo chiudendo le scuole prima del tempo questo inverno perché non abbiamo i soldi per pagare il riscaldamento delle aule”.
Attenzione: non sembra trattarsi di una nobile azione educativa e di informazione della popolazione ma suona piuttosto come una presa in ostaggio dei cittadini ai quali verrà “fatto comprendere” – con le buone o con le cattive, aggiungo io – che devono opporsi ai tagli dei costi delle Province perché altrimenti il prezzo da pagare – per loro, non per le province – , è la chiusura delle scuole dei loro figli.