Ricordando Luca Rastello

Il 6 luglio del 2015 è morto a Torino Luca Rastello, avrebbe compiuto 54 anni tre giorni dopo il 9 di luglio.
Se Luca Rastello non avesse avuto la schiena dritta che aveva, se avesse frequentato i salotti chic e le persone giuste, se si fosse dedicato più ai social che al suo lavoro e se non avesse operato per buona parte a Torino, Rastello sarebbe stato pienamente e unanimemente considerato un grandissimo sotto la Mole.

Era come ha scritto qualcuno il migliore, ma dal suo talento non è riuscito a farne carriera in giornali in cui la carriera è figlia della scelta di scambio che richiede di perdere libertà, etica e indipendenza di scrittura e di giudizio. Ma lui era contento così di fare pienamente e compiutamente il suo lavoro a differenza di quasi tutti gli altri giornalisti torinesi veri migrando altrove non trovando nella città sotto la Mole modo di fare completamente il suo mestiere – missione di scrivere ed indagare. Lui invece è rimasto a Torino e ha continuato a raccontare le cose che vedeva.

Luca Rastello era un grande per la capacità di indagare, per il saper scrivere e per il coraggio che metteva in tutto.

Come ha scritto Goffredo Fofi in un ricordo centratissimo di Rastello

Sulla figura e l’opera di Luca Rastello si dovrà tornare spesso, nei prossimi tempi, perché sono tra le più belle e più esemplari tra quelle che hanno agito in questi anni e hanno cercato di investigarne le tensioni, gli interessi, le brutture e disgrazie e le pochissime grazie

La sua limpidezza morale, la franchezza delle sue polemiche (assumendosi tutta la fatica del rispetto verso gli avversari), la sua bravura “tecnica” di giornalista in anni in cui il buon giornalismo è andato morendo, la sua capacità di leggere i movimenti della storia e dell’economia (le guerre per l’energia che stanno alle spalle di tutto), la sua ostinazione nel cercare anche tra i “buoni” i buoni veri così come li è andati trovando anche tra i reietti, la sua capacità di fare di tutto questo narrazione e comunicazione chiarificatrici e coinvolgenti, il suo umano calore privo di qualsivoglia calcolo e opportunismo, e infine la sua guerra contro una malattia per la quale lo si dava per spacciato già una dozzina di anni fa e contro la quale lottò instancabilmente – lavorando in ogni pausa lunga o breve concessa dal dolore sostenuto da un grandissimo amore per la vita e dalla convinzione di poter portare un contributo anche a battaglie che si sospettano già perdute.

Luca Rastello nella sua purtroppo troppo breve storia professionale ha diretto e amato L’indice dei libri del mese, Narcomafie e l’Osservatorio Balcani e Caucaso oltre ad aver lavorato per Repubblica e per il Diario. Aveva raccontato senza fare mai sconti l’est Europa soprattutto i Balcani, l’Asia, l’Africa e il Sudamerica, ma anche l’Italia. I suoi libri da Io sono il mercato a La frontiera addosso a Binario morto agli ultimi Piove all’insù e I buoni hanno avuto traduzioni in più lingue.

Lui guardava in faccia le cose e le raccontava senza sconti andando a toccare senza paura, pudori o ritegni, ambiti come il traffico della droga o la guerra nei balcani o la Tav o la storia di una generazione che aveva barattato i principi e a volte addirittura la legalità con il benessere e le carriere facili. Quindi proprio per questo non poteva essere troppo amato da quanti hanno fatto del conformismo informativo e nel “giornalismo di relazione” il loro mantra esistenziale.

Basti ricordare una forma di pestaggio preventivo che ricevette il suo libro sui Buoni che fu anticipato da recensioni contro, quasi fosse un peccato esistenziale raccontare in forma romanzata i passaggi dolenti di chi cerca di costruire un futuro diverso, ma incappa nelle bassezze e nelle piccolezze degli uomini.
La Torino ufficiale ha fatto in fretta a dimenticarlo, anche se molti lo ricordano sempre e comunque con affetto e passione come un modello forse inimitabile di persona e di professionista del mestiere di raccontare le cose, anche se scomode, un grandissimo in tutto e per tutto.

Giovedì 6 luglio alle 23.40, nel secondo anniversario della scomparsa di Luca Rastello, Rai Storia ricorda la figura dello scrittore e giornalista con la messa in onda del documentario “Un passo più in là – un viaggio con Luca Rastello”, il documentario che racconta le tappe principali del lavoro di Luca Rastello.