Si tratta di una iniziativa unica in Europa. Ma sbaglia chi pensa che questa sia una promozione di tipo commerciale, perché come ha spiegato il direttore Christian Greco: «Il progetto ha una valenza culturale, ossia quella di una nuova forma di inclusione sociale, in una città che ha la fortuna di custodire una collezione importantissima e non può dimenticare il Paese da cui proviene».
L’obiettivo è quello di raggiungere le oltre 33mila persone di lingua araba residenti nella provincia di Torino, delle quali più di 24mila, solo nella città capoluogo.
Dati inferiori, ma sempre importanti, sono quelli relativi alla presenza di egiziani nel Torinese, che dovrebbero essere all’incirca 4mila e 700.
Molti di loro – almeno questo è il pensiero dei promotori dell’iniziativa – non hanno mai visitato il museo. E ciò, nonostante sia un luogo dove viene spiegata e mostrata la loro storia e anche una parte importante della loro tradizione culturale. Scoprirla in tutta la sua grandezza non è solo un’acquisizione di conoscenza, ma – sempre secondo i promotori torinese – una possibilità in più di dialogo, conoscenza e confronto. «Nessuna di queste istituzioni esiste per diritto divino – ha voluto precisare il direttore Greco – ma è interconnessa col territorio. Il museo deve guardare a tutti».
Se consideriamo che l’antica civiltà del Nilo ebbe scambi e influenze con il Nord Africa e in generale con quello che è diventato poi il mondo arabo, scoprire l’Egizio è l’occasione per capire meglio, da parte delle varie comunità presenti sul territorio, la propria storia pre-islamica.
Il paghi uno e prendi due del museo, dovrebbe avere come obiettivo, quello di essere un antidoto alle possibili tentazioni fondamentaliste, ma soprattutto è la possibilità di sperimentare, come spiega sempre il direttore Greco: «Nella loro lingua, che l’Egizio è anche casa loro».
Oltre a manifesti e comunicazione web, ci sarà un lavoro diretto sul territorio da parte di «comunicatori», formati dal museo, in grado di spiegare ai connazionali l’iniziativa nei quartieri di residenza, moschee, mercati rionali, negozi e ristoranti. Una fortuna, quella di parlare arabo, che durerà fino al 31 marzo.
Manifesti in arabo e in italiano, il web, cartelli sugli autobus, ma anche degli emissari diretti, formati dal museo per illustrare l’iniziativa nei quartieri dove risiedono le tante comunità di lingua araba stanno diffondendo il messaggio.
La promozione è valida fino al 31 marzo 2017, i suoi effetti, si spera, molto più in là.
Il nuovo Museo Egizio di Torino è un museo completamente rinnovato che racchiude tra le sue mura barocche reperti millenari e tecnologia avanzata: i visitatori dell’Egizio possono oggi fruire di ricostruzioni virtuali di alcuni contesti archeologici realizzate nell’ambito della collaborazione scientifica fra Museo Egizio e Istituto IBAM del CNR.
I visitatori possono così vivere l’esperienza della scoperta grazie a video 3D che, basandosi su preziosi documenti di scavo e fotografie d’epoca, ridanno vita alla tomba di Kha, alla tomba di Nefertari e alla cappella di Maia, tutte e tre scoperte da Ernesto Schiaparelli, tra i primi direttori di questo Museo, agli inizi del ‘900.
E, per chi non si accontenta, sono sempre possibili le passeggiate del Direttore, con il quale, a partire dalle 18, visitare alcuni percorsi museali guidati dal Dott. Christian Greco che proporrà ogni volta un approfondimento tematico differente. Consigliamo di rivolgersi direttamente in biglietteria per prenotare la visita con qualche settimana o mese di anticipo, data l’affluenza delle richieste che danno il tutto esaurito.