Al via il Festival dell’Ingegnere a Torino

Quanta ingegneria c’è nella vita quotidiana di tutti?

Il 14 e 15 giugno, via Roma a Torino ospiterà il “Festival dell’Ingegnere“, una manifestazione di due giorni aperta al pubblico, organizzata dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino e dalla sua Fondazione. L’evento, che si terrà dalle 10:00 alle 18:00, ha l’obiettivo di esplorare quanto l’ingegneria sia presente nella vita quotidiana di tutti noi.

Gli ingegneri saranno “in piazza” per incontrare i cittadini e offrire contenuti comprensibili a tutti, con l’intento di stimolare la curiosità e avvicinare il pubblico al mondo dell’ingegneria.

Il programma delle due giornate è ricco di iniziative gratuite, tra cui:

  • Workshop “Il braccio e la mente: IA al polso”: i partecipanti indosseranno un braccialetto per eseguire movimenti riconosciuti da un algoritmo di intelligenza artificiale.
  • Mini workshop “Le carte della sostenibilità”: un viaggio nel futuro con le carte illustrate per immaginare scenari dell’Agenda 2030 ONU.
  • Addestramento in sicurezza con realtà virtuale.
  • Game formativo “Rebus biomedicale”: esplorazione del mondo tech biomedicale.
  • Sondaggio antincendio: confronto con ingegneri sui più comuni errori domestici e consigli per intervenire su un incendio in casa.
  • Attività dei team studenteschi del Politecnico di Torino: esposizione di una piattaforma vibrante che simula un terremoto, strutture di ponti in diversi formati, e un’attività interattiva per costruire il ponte di Leonardo Da Vinci con stecchi di legno.

Contemporaneamente, per gli ingegneri, si terranno seminari di aggiornamento professionale presso le sedi dell’Ordine e della sua Fondazione in via Giolitti 1.

Il festival si caratterizza per il suo “spirito giovanile”: l’organizzazione è diretta dalla Commissione Giovani Ingegneri dell’Ordine, sotto la guida del Consigliere della Fondazione Domenico Perrotta. L’ospite d’onore sarà il Network Giovani del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che parteciperà a diverse attività.

Il Festival vedrà inoltre la prestigiosa partecipazione del Presidente del CNI, Angelo Domenico Perrini, e di numerosi Presidenti degli Ordini degli Ingegneri d’Italia.

L’evento ha ottenuto il patrocinio della Città di Torino.

Maggiori informazioni sui siti https://torino.ordingegneri.it/ e https://www.foit.it/

Si ringrazia ADI – Agenzia Digitale Italiana per la comunicazione dell’evento

Da Abu Dhabi a Torino: nel Metaverso si insegna l’Architettura

Nell’aula virtuale “Fidia” dell’Accademia Telematica Europea sabato 16 aprile alle ore 9,30 (ora italiana) si collegheranno docenti e studenti da tutto il mondo: dalla Cina, agli Stati Uniti, dall’Europa agli Emirati Arabi. La lezione sarà tenuta da Veronica Presti, che si collegherà da Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.

L’Accademia Telematica Europea ha lanciato i primi corsi in realtà virtuale nel metaverso il mese scorso. Rivolti agli iscritti alle materie di Interior Design, Giornalismo Scientifico e Comunicazione con i Nuovi Media, in collaborazione con Impresa Radio Network, il programma di comunicazione multimediale per imprese, arti e professioni ideato da RADIO ANTENNA UNO

Questa volta la relatrice è Veronica Presti, che parlerà con il suo avatar da Abu Dhabi. Appassionata di geopolitica, architettura e design è redattrice e corrispondente dagli Emirati Arabi della rivista Interiorissimi.it.

Avatar e ambienti virtuali che riproducono aule, auditorium e laboratori dove poter interagire con i docenti ed altri iscritti ai corsi che si trovano anche a migliaia di chilometri di distanza. Nascono così in provincia di Torino i primi corsi dell’Accademia Telematica Europea nel Metaverso: un progetto ideato per rendere l’apprendimento più coinvolgente e anticipare così le professioni del futuro con i nuovi canali digitali.

ABU DHABI: UNA SFIDA SENZA PRECEDENTI. MUTAMENTI DI UNA CITTÀ SOTTO IL PROFILO ARCHITETTONICO

 

Che gli Emirati Arabi Uniti, siano una Nazione estremamente giovane è un fatto comunemente noto.

Nel 2020 avrebbero dovuto festeggiare il loro 50esimo anno di vita, ma causa Covid, gli imponenti festeggiamenti sono slittati al 2021.

Meno noto è come abbiano in così breve tempo, issato un baluardo di modernità e di ricercatezza nell’architettura locale, attraverso l’ausilio prezioso di menti provenienti da tutte le parti del mondo.

Sono passati da una realtà rurale, nell’ entroterra le tribù praticavano l’allevamento dei dromedari, e nelle oasi coltivavano frutta e verdura, per evolversi prima in pescatori di ostriche, sfruttando la favorevole ubicazione della terra attorno al Golfo Persico e poi diventare commercianti di perle. Ma la svolta ha atteso ad arrivare, fu nel 1958, che grazie alla lungimiranza di Zayed Bin Sultan al Nahyan, lo Sceicco per eccellenza, attraverso le prime concessioni petrolifere, si cominciò a disegnare il futuro degli Emirati e della ricchissima Abu Dhabi.

Le prime edificazioni nel 1970 e poi il graduale sviluppo di opere sempre più avveniristiche, Capitol Gate, ultima torre pendente costruita al mondo e per questo finita nel Guinness dei Primati, l’Aldar Headquarters Building, primo Edificio Circolare nel mondo arabo, il fissaggio al terreno del cerchio, segue la regola del Rapporto Aureo.

E ancora il World Trade Center, le Etihad Towers, che sono state protagoniste di pellicole hollywoodiane, il Louvre Abu Dhabi, 9200 metri di spazi espositivi di meraviglie di tutto il mondo, progettato da Jean Nouvel, con un soffitto che fa filtrare la luce del sole, proiettando giochi di luce sul pavimento e sulle pareti.

Un connubio di tradizione e innovazione che si percepisce nelle Al Bahr Towers, che sfruttano la tradizione araba delle Mashrabiya, rivisitandole con innovazioni tecnologiche e informatiche, piuttosto che nella Moschea dello Sceicco Zayed, le cui cupole sono di ispirazione marocchina o l’hotel a 5 stelle Emirates Palace, con un’immensa cupola da mille e una notte di oltre 72 metri, lavorata con oro, madreperla e cristalli pregiati.
Come non menzionare il Ponte dello Sceicco Zayed, progettato da Zaha Hadid, la “signora delle curve” o il Berklee Music College elaborato da Norman Foster.

Queste e altre meraviglie architettoniche aspettano solo di essere raccontate. Appuntamento nell’aula “Fidia” del metaverso dell’Accademia Telematica Europea sabato 16 aprile alle ore 9,30 (ora italiana).

L’evento è su invito. Per richiederlo scrivere a [email protected]

Con Fondazione CRT un Corso di Giornalismo Scientifico sui cambiamenti del clima

Con il supporto di Fondazione CRT, la docenza dei giornalisti scientifici della Accademia Telematica Europea e dei ricercatori del CNR-IRPI (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) parte questa settimana il progetto GioMon, un corso di giornalismo scientifico rivolto a giornalisti del territorio.
Scopo: formare giovani giornalisti scientifici su come comunicare al meglio le sfide che stiamo affrontando relativamente ai cambiamenti climatici della Terra, alla fusione dei ghiacci, anche piemontesi, e all’impoverimento delle risorse del Pianeta.
Oggi il Dr Guido Nigrelli dell’IRPI ha tenuto un incontro a tema: la climatologia dell’Antropocene.

Un corso pensato per chi fa la scienza e vuole imparare a comunicarla con gli strumenti di un giornalista. Un corso pensato per chi fa giornalismo e vuole imparare ad usare i suoi strumenti per comunicare la scienza. Un corso per chi vuole diffondere fiducia. Fiducia nella scienza.

Abbiamo intervistato il Dr Guido Nigrelli, promotore di questa iniziativa, chiedendo quali siano gli scopi del corso.

Davvero siamo in piena emergenza climatica come dice la giovane Greta Thunberg?

Guido Nigrelli, ricercatore CNR IRPI
Guido Nigrelli, ricercatore CNR IRPI

“Si, siamo davvero in piena emergenza climatica”. Ma non lo siamo a causa dei cambiamenti climatici. Durante gli ultimi 8000 anni vi è stata una chiara alternanza di periodi caldi e periodi freddi e questa alternanza ha condizionando la vita di intere popolazioni, favorendo l’espansione o la scomparsa di intere civiltà. Nulla di nuovo quindi. A conferma di questo vi sono molti dati e molte pubblicazioni di riferimento”.

“Siamo davvero in piena emergenza climatica perché, dal 1950 circa e per la prima volta sulla Terra, l’uomo con le sue attività e soprattutto con le sue emissioni in atmosfera è stato in grado di modificare il clima e l’ambiente, accelerando alcuni processi già in corso. Dal 1950 in avanti si può dire che siamo entrati in una nuova era: l’Antropocene”.

Antropocene = grande accelerazione. Questa è la novità.

“Questa incontrollata accelerazione ci sta portando verso un punto di non ritorno, nessun falso allarmismo: o ci sbrighiamo, cambiamo radicalmente i nostri stili di vita e abbassiamo le emissioni antropogeniche in atmosfera (e non solo in atmosfera), oppure in un tempo non molto lontano, le condizioni di vita per l’uomo su questo pianeta potrebbero non essere più così scontate”.

Proprio per questo, spiega Nigrelli, è importante che ci siano sempre più corsi come questi  che permettano ai giornalisti – che sono i veri protagonisti nella comunicazione al grande pubblico di quanto sta avvenendo – di poter accedere alle informazioni, tenere solidi contatti con i ricercatori, con chi fa ricerca, e tradurre le informazioni in modo chiaro facile da comprendere. Fare insomma vera divulgazione.

Durante il corso di giornalismo scientifico vengono affrontati anche argomenti trasversali, utili per chi si occupa di comunicazione scientifica, come la lettura e l’interpretazione statistica dei grafici, i metodi per comunicare la scienza, la verifica delle fonti e molto altro.

 

Slide del corso – Lezione 2:   la climatologia dell’Antropocene
È possibile scaricare le slide della lezione di oggi dal seguente link 

presente alla pagina del sito del CNR Geoclimalp

Fisica e Adroterapia: parte il concorso per raccontarle in un video

È questa la sfida lanciata da PATH, il nuovo progetto di outreach dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), in collaborazione con il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO), l’Università di Bologna e il Policlinico Universitario Sant’Orsola-Malpighi.

Le scoperte della fisica hanno numerose applicazioni pratiche e una di queste sta dando importanti risultati in medicina: l’adroterapia, che consiste nell’utilizzo di fasci di protoni e ioni carbonio per il trattamento di tumori non operabili e resistenti alla radioterapia e che utilizza prevalentemente raggi X ed elettroni. Protoni e ioni carbonio sono particelle più potenti ed efficaci nel distruggere le cellule del tumore e permettono di colpire in modo mirato solo le cellule tumorali, a differenza di ciò che accade con la radioterapia che irradia anche i tessuti sani.

INFN 2021 Adro ContestDal 2011 a oggi il CNAO, uno dei 6 centri al mondo che utilizza sia ioni carbonio sia protoni, ha trattato oltre 3000 pazienti oncologici con adroterapia. Per farlo utilizza un sincrotrone, ovvero un grande e complesso acceleratore di particelle, frutto della tecnologia italiana, che scompone gli atomi e dirige i fasci di particelle sui tessuti tumorali.

L’adroterapia, che fa già parte delle terapie previste dal Servizio Sanitario Nazionale, è una delle applicazioni più avanzate della fisica delle particelle alla medicina e lo scopo del progetto PATH è proprio quello di farla scoprire a chi non la conosce e contribuire alla sua diffusione grazie alla collaborazione tra fisici e medici.

Come partecipare

Il concorso “Adro-Contest Video” è aperto a chiunque voglia cimentarsi in questa sfida e presenta anche una categoria speciale dedicata alla scuola “Adro-Contest Studenti”, per studentesse e studenti delle scuole secondarie di I e II grado. In palio un monte premi di 2000 euro, di cui 500 per la categoria scuola, oltre a libri e gadget per le menzioni speciali. In entrambi i casi ai partecipanti è richiesto di presentare un video di massimo 5 minuti che racconti il rapporto tra la fisica delle particelle e l’adroterapia. La scadenza per presentare i video è il 30 giugno per la categoria “Adro-Contest Studenti” e il 13 settembre per gli altri. Per regolamento e iscrizioni:

https://web.infn.it/path/adro-video-contest/

Il progetto PATH

 

INFN 2021 Adro Contest

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PATH (Particles Accelerator Technologies for Health) nasce nell’ambito dei progetti di Terza Missione dell’INFN nella sezione di Bologna e vede la collaborazione del CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, unico centro in Italia e uno dei 6 al mondo a trattare tumori sia con protoni sia con ioni carbonio), il Policlinico Universitario Sant’Orsola- Malpighi e l’Università di Bologna. Il progetto si propone di diffondere la conoscenza dell’adroterapia e si concentra in particolare sulla realtà del territorio di Bologna. Molte delle attività per il pubblico sono state rimandate a causa della pandemia da Covid-19 e si

è partiti intanto con le attività che non prevedono la presenza come la visita virtuale al CNAO per studenti e specializzandi dell’Ateneo bolognese, che si svolgerà a fine maggio, il video contest nazionale.
Maggiori informazioni sul progetto PATH: https://web.infn.it/path/

Comunicato Stampa
Ufficio Comunicazione INFN
Ufficio Comunicazione CNAO
Relazioni con i media – SEC Newgate

12ª edizione di Teatro e Scienza: “Fisica e Dintorni”

Torna in Piemonte la rassegna teatrale sotto la Direzione Artistica dell’ex-matematica, ora drammaturga, Maria Rosa Menzio, impegnata nella diffusione della scienza con varie modalità espressive. Media Partner: Gravità Zero.

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L’edizione 2018 sarà la dodicesima, si svolgerà in Piemonte e sarà così strutturata:

  • Una mostra d’arte su alcune Fisiche di rilievo e alcuni fenomeni fisici;
  • 16 spettacoli con artisti italiani e stranieri;
  • 14 seminari di approfondimento.
  • Come di consueto, “Teatro e Scienza” si propone di portare al pubblico emozione, meraviglia e stupore.

Saranno presentati 13 spettacoli di Fisica, di cui 9 su figure importanti di scienziate e scienziati, 1 spettacolo di Matematica e 2 di Chimica; fra questi, 2 spettacoli saranno riservati ai ragazzi.

In apertura, sarà allestita presso il Palazzo della Regione Piemonte la grande mostra d’arte “DONNE E FISICA”, nella quale, oltre a sei importanti Fisiche, verranno interpretati fenomeni fisici come il magnetismo, l’elasticità, la fissione nucleare, i black holes. La mostra presenterà dipinti e sculture che illustrano le scoperte e le scienziate, talvolta le ritraggono; gli autori sono pittori e scultori contemporanei.

Sentiremo le parole di grandi come Majorana, Tesla, Emmy Noether e Sofia Kowalewska, Sadi Carnot e Henry Cavendish, Fritz Haber e Clara Immerwahr, Galileo Galilei. Ricorderemo Maria Curie, Maria Goeppert-Mayer, Donna Strickland, Laura Bassi, Jocelyn Bell e Wu Jionxiong.

Con questo Festival vengono proposti alcuni obiettivi:

  • Colmare il gap conoscitivo sull’opera femminile nella scienza, nella ricerca e nella conquista del cielo,
  • Fornire la conoscenza utile per un tipo di scienza “eticamente corretta”, volta alla pace e non alla guerra, una scienDonne e Fisica za più umana e meno accademica,
  • Seguire un tipo di ricerca ecologica, sia nel quotidiano (bicicletta come mezzo di trasporto) sia anche nella conquista dello spazio,
  • Condannare i mezzi di distruzione di massa,
  • Spiegare ai più piccoli sia le onde di luce, affascinandoli e facendo loro amare scienza e conoscenza, sia i cambiamenti climatici.
  •  Studiare la macchina perfetta, senza sprechi: insegniamo ai giovani l’efficienza energetica, per arrivare a “non buttare nulla”.

In greco la parola “fisica” deriva dal greco φύσις (phýsis), “natura”: quindi, diamo voce a tutto ciò che ci circonda, un tutto che cerchiamo di spiegare e che tentiamo di assoggettare al dominio umano.

Come scrive il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, si tratta di un Festival che <getta un ponte affascinante tra la cultura scientifica e quella umanistica, permettendoci di scoprire quanto la scienza sia affine all’arte e che certamente ci porterà a confrontarci, attraverso un ricchissimo programma di spettacoli, seminari e mostre, con il mondo delle leggi della fisica, della chimica e dei numeri. Il Festival tocca in questa dodicesima edizione tre importanti ricorrenze: 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, 50 anni dal primo sbarco dell’essere umano sulla Luna e 150 anni dalla costituzione delle Biblioteche Civiche Torinesi>

Il punto di forza del Festival “Teatro e Scienza” è l’interdisciplinarietà degli spettacoli: scienza condita con recitazione, musica dal vivo, danza, cinema e lo story-telling per gli spettacoli presi da trattati, in modo da rendere la meraviglia della scienza, proprio come si fa imparando una lingua nuova.

Si percorrerà un cammino tra dimore storiche e architetture recenti, testimoniando così l’importanza di Torino e del suo territorio metropolitano come contenitore culturale di “Teatro e Scienza” e quindi della terza cultura.

Tutti gli spettacoli sono gratuiti    

SCARICA IL PIEGHEVOLE (PDF)

Giornata mondiale della Terra: nasce la prima laurea teledidattica in Ingegneria Civile Ambientale e Territoriale

Un corso di laurea rivolto soprattutto a chi già lavora nel settore, ma che con impegni di lavoro non può frequentare grazie allo studio a distanza tramite campus telematico. Un corso di Laurea che le sue sedi da poco aperte anche  a Torino e Cuneo  in Ingegneria Civile Ambientale – Territoriale dell’Università Popolare degli Studi di Milano (qui la pagina per richiedere la brochure gratuita), che si prefigge l’obiettivo di formare ingegneri in grado di conoscere approfonditamente gli aspetti teorico-scientifici dell’ingegneria per l’ambiente e per il territorio, nella quale sono capaci di ideare, pianificare, progettare, gestire e controllare opere, impianti, sistemi e processi che riguardano l’ambiente e il territorio.
Il corso permette di conseguire il titolo di dottore in ingegneria civile. Questa figura professionale può operare in tutti quei problemi di Ingegneria Civile, Edile, Ambientale e Territoriale in cui sono coinvolti terreni e rocce, strutture, trasporti e idraulica, in settori legati alla difesa del territorio e nelle discipline del rilevamento assumendo un ruolo gestionale
Per il conseguimento del titolo triennale (di primo livello) è richiesta l’acquisizione dei 180 crediti formativi. I laureati del Corso in Ingegneria Civile e Ambientale devono avere una solida base culturale sia nelle discipline relative alle strutture ed alle costruzioni, con le loro interazioni con l’ambiente esterno, sia nelle discipline dei sistemi ambientali, con tutti gli aspetti di interazione tra i vari sottosistemi (ad esempio terra, acqua, aria, biosfera ecc.) e con l’interferenza che questi hanno con l’ambiente costruito. Tale intento viene raggiunto attraverso un curriculum che prevede in primo luogo due anni sostanzialmente bloccati, in cui oltre alle discipline di base relative agli ambiti matematico, fisico, chimico, informatico ed economico, si forniscono più approfonditi strumenti di analisi nel campo delle costruzioni ponendo un obbligo per tutti sui corsi di Meccanica Razionale e Scienza delle Costruzioni. Sono inoltre forniti più approfonditi strumenti di analisi dei sistemi ambientali e della loro interazione con l’ambiente costruito, attraverso i corsi obbligatori di Statistica, Analisi dei Sistemi, Fenomeni d’Inquinamento e Geologia Applicata. Una tale base comune é completata nel terzo anno da materie tipiche dell’Ingegneria Civile ed Ambientale quali l’Idraulica, la Geologia Applicata, la Geotecnica, la Topografia e la Fisica Tecnica.

ISCRIZIONE AD ALBI DI STATO

Lo dice il DPR n. 328/2001 che permette a chi lo desideri di svolgere questo semestre prima del conseguimento della laurea, direttamente nel corso di studi universitario, alla sola condizione che venga stipulata una convenzione fra l’Università ed il Consiglio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati.

Alla data del 5 ottobre 2016 i Corsi di laurea convenzionati sono 209 e come è possibile visionare l’Università Popolare di Milano insieme ad altre Università è inserita nella Convenzione per lo svolgimento del tirocinio professionale durante il corso di studi universitario.

In particolare dal DIPARTIMENTO DI ECONOMIA, INGEGNERIA EDAGRIBUSINESS
– Classe L-7 “Ingegneria Civile e Ambientale”
– Classe L-18 “Scienze dell’Economia e della gestione aziendale”
– Classe L-26 “Scienze e Tecnologie alimentari”

Per maggiori informazioni: http://www.agrotecnici.it/evitano_pratica.htm

 

 

L’Università Popolare degli Studi di Milano apre sede a Torino e Cuneo

Gli studenti stranieri sono sempre più presenti nel sistema scolastico nazionale Non è un caso che nell’Università di diritto internazionale come l’Università Popolare di Milano gli studenti stranieri provengano da oltre 200 nazionalità di provenienza diverse, anche se la maggioranza da un gruppo ristretto di paesi, come la Romania e il Marocco (etnie di cui è ricco il nostro Piemonte) fino al Madagascar, grazie a una convenzione che l’Università Popolare di Milano ha firmato con il Presidente del Madagascar e con il Ministro dell’Istruzione della Repubblica Malgascia nel 2017.  Ora l’Università a aperto una sede a Torino e preso anche a Cuneo, come ci informa TargatoCn.

Oltre alle università tradizionali in Italia sono presenti anche le università internazionali. Fra gli esempi più noti si trova la LUISS, il cui nome completo è Libera Università Internazionale degli Studi Sociali. Un’altra università internazionale, anche se forse non così nota, è l’Università Popolare degli Studi di Milano,  autorizzata ad emettere titoli riconosciuti nel nostro Paese in virtù del trattato di Lisbona. Nata su presupposti storici di oltre 100 anni fa, quando nascevano nelle città italiane numerose università popolari, quando l’accesso all’istruzione era limitato alle classi aristocratiche e abbienti. Con il passare degli anni e l’ampliamento dell’alfabetizzazione di base, le università popolari hanno cambiato i corsi promossi, evolvendosi nella maggior parte dei casi in luoghi in cui è possibile studiare di tutto, dalla letteratura italiana al judo. Fa eccezione l’Università Popolare degli Studi di Milano che, partendo dalla base comune a tutte le università popolari, è diventata una università internazionale, che opera anche in altri paesi nel mondo.

L’università Popolare degli Studi di Milano è regolarmente iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche n° 58241FKL M.I.U.R. Membro della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (Personalità Giuridica D.M. Università del 21/05/1991 – Gazzetta Ufficiale del 30/08/1991 n°203 anno 132°).
Autorizzata il 14.10.2011 (Roma), con presa d’atto Ministeriale, prot. 313, MIUR Ministero dell’Istruzione – Università – Ricerca; Trastevere 76/A – 00153 Roma, F.to., il sottosegretario del MIUR Senatore Guido Viceconte per rilasciare i titoli accade- mici e con approfondimento di presa d’atto del 14.10.2011 a cura della segreteria Tecnica del Sottosegretario Senatore Guido Vice- conte prof. Roberto Leoni; Dirigente Tecnico -a r. – Consulente che conferma la piena capacità giuridica di svolgere la formazione e rilasciare titoli accademici con valore legale (in virtù di sede della UUPN) in conformità della Convenzione di Lisbona (25-7-2002 supplemento ordinario della gazzetta ufficiale serie generale n.173) Lisbona 11 aprile 1997 “ Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione europea” in virtù e rispetto della convenzione.

L’Università Popolare (internazionale) degli Studi di Milano ha voluto proprio per estrema trasparenza pubblicare tutti gli atti che confermano il riconoscimento ufficiale da parte del MIUR, e anche da parte di Albi particolari ai quali chi si laurea presso questo ente può accedere. Li trovate qui.

ISCRIZIONE AD ALBI DI STATO DELL’UNIVERSITÀ POPOLARE DI MILANO

Lo dice il DPR n. 328/2001 che permette a chi lo desideri di svolgere questo semestre prima del conseguimento della laurea, direttamente nel corso di studi universitario, alla sola condizione che venga stipulata una convenzione fra l’Università ed il Consiglio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati.

Alla data del 5 ottobre 2016 i Corsi di laurea convenzionati sono 209 e come è possibile visionare l’Università Popolare di Milano insieme ad altre Università è inserita nella Convenzione per lo svolgimento del tirocinio professionale durante il corso di studi universitario.

In particolare dal DIPARTIMENTO DI ECONOMIA, INGEGNERIA EDAGRIBUSINESS
– Classe L-7 “Ingegneria Civile e Ambientale”
– Classe L-18 “Scienze dell’Economia e della gestione aziendale”
– Classe L-26 “Scienze e Tecnologie alimentari”

IN QUALI NAZIONI OPERA L’UNIVERSITÀ POPOLARE DI MILANO?

L’Università Popolare degli Studi di Milano opera in Costa d’Avorio, Burkina Faso e Madagascar, grazie a gemellaggi con le università locali, stipulati con l’intento di aiutare le persone di quei paesi a studiare nel loro paese, consentendo loro di migliorare la propria vita grazie alla formazione universitaria. Data la motivazione che aveva portato alla nascita delle università popolari, vale a dire consentire alle fasce deboli delle popolazioni di accedere alla formazione scolastica, l’Università Popolare degli Studi di Milano si rivolge a paesi extraeuropei per rispondere alla sua vocazione, antica ma sempre attuale, di fornire formazione a coloro che non potrebbero permettersela, prendendo sotto la sua tutela paesi e centri di formazione che hanno un effettivo bisogno di essere aiutati. Non si tratta dell’unica università ad operare in Africa, infatti numerose università italiane hanno stretto rapporti di collaborazione in Burkina Faso e in particolare con l’Université de Ouagadougou. E poi ecco le Università sempre italiane che hanno stretto accordi con le sedi universitarie della  Costa d’Avorio.

QUALI SONO I CORSI DISPONIBILI?

Oltre alle “facoltà” di sociologia, scienze Politiche e scienze della comunicazione, l’università popolare di Milano promuove ancora corsi di “Ingegneria Civile e Ambientale” che permettono l’iscrizione all’Albo degli Agrotecnici, regolarmente autorizzati e riconosciuti dal MIUR, come si può leggere qui, grazie al riconoscimento ottenuto dal MIUR nel sistema universitario italiano.

COMAU presenta MATE: un esoscheletro adatto ai lavoratori

L’esoscheletro MATE Fit for Workers è stato progettato e sviluppato per utilizzare un’avanzata struttura passiva a molle che assicura un supporto posturale leggero, traspirante ed efficace, senza alcuna necessità di usare batterie, motori elettrici o altri dispositivi complessi soggetti a guasti, riducendo quindi il peso a circa 3 kg. È stato inoltre progettato da COMAU secondo criteri di ergonomia nell’ambito di una partnership stretta con ÖSSUR, leader nel settore dei dispositivi ortopedici non invasivi, e IUVO, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotica (Istituto Superiore Sant’Anna).
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Maurizio Cremonini, Global Head of Marketing Comau ha commentato: “Siamo particolarmente orgogliosi di aver sviluppato questa innovazione tecnologica indossabile. MATE è stato progettato in stretta collaborazione con gli operatori all’interno dello stabilimento per rispondere alle loro specifiche esigenze di lavoro. Grazie al nostro esoscheletro possono compiere medesime operazioni, con minor fatica”.
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Al centro di tutto il progetto e la realizzazione di MATE si trova l’ergonomia, vale a dire la metodologia interdisciplinare che si occupa di migliorare il rapporto uomo-macchina, con il fine della soddisfazione dell’utente e di migliorare l’insieme delle prestazioni del sistema. In questo caso soprattutto di rendere meno usuranti i lavori più ripetitivi e faticosi, come quelli presenti nella catena di montaggio degli autoveicoli, migliorando le condizioni di salute degli operatori e riducendo il numero di persone colpite da malattie muscolo-scheletriche. FCA, che ha collaborato con Comau nella fase di sviluppo e sperimentazione, ha da anni fatto dell’ergonomia la chiave della progettazione delle catene di montaggio usate per produrre i suoi veicoli, in modo da migliorare il processo produttivo, renderlo più efficiente, ma senza costi per le persone che svolgono quotidianamente il loro lavoro, che sono coinvolte in fase di progettazione della linea.
In diversi casi, test svolti in fase di progettazione della linea hanno portato a un ripensamento delle procedure dopo i test fatti dalle persone che avrebbero dovuto applicare le procedure stesse. MATE è il passo successivo alle postazioni auto adattative, che si adeguano ai parametri antropometrici degli operatori che la useranno.
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Mate Comau
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MATE è un componente fondamentale delle strategie legate alla HUMANfacturing Technology promossa da Comau. Si tratta di un’espressione attraverso la quale tutte le persone sono protagoniste nella smart factory che nasce dalla rivoluzione nota come Industria 4.0, assieme a strumenti digitali avanzati, tecnologie abilitanti e prodotti robotici industriali “intelligenti” e collaborativi, all’interno di un sistema di produzione collegato in rete. La sinergia fra robot industriali collaborativi, la cui skin e le cui tecnologie consentono alle persone di interagire in totale sicurezza, anche indossando esoscheletri come MATE per svolgere compiti ripetitivi e pesanti, è alla base delle fabbriche e delle catene di montaggio del futuro prossimo.
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MATE ha diverse caratteristiche e vantaggi:

  • È stato progettato con gli operatori che quotidianamente operano negli stabilimenti, che dichiarano, dopo una settimana di test sul campo, di non volerne fare a meno
  • Consente di mantenere una struttura posturale comoda e senza problemi sulla pelle, dato che è realizzato con materiali traspiranti
  • Segue i movimenti degli arti superiori, diminuendo la fatica e senza gravare in maniera innaturale sulla zona lombare
  • Totalmente analogico. Dato che è realizzato con un sistema passivo a molle, non rischia alcun blocco legato a batterie scariche o motori elettrici fuori uso, dato che non ne fa alcun uso
  • Riduce lo sforzo muscolare nelle spalle fino al 50%, consentendo di ripetere le stesse operazioni con minor fatica e riducendo i rischi di malattie muscolo-scheletriche
  • Migliora la qualità del lavoro degli operatori che lo utilizzano.
MATE: A COMAU UN ESOSCHELETRO ADATTO AI LAVORATORI

Le Persone Oltre i Numeri: per la business intelligence non siamo numeri ma storie da raccontare

In un’epoca in cui i Big Data sono considerati la nuova ricchezza e dove si profetizza l’impatto devastante dell’Intelligenza artificiale sul lavoro e su tutti noi, un libro – Le Persone Oltre i Numeri – vuole ricordarci che le aziende non possono più pensare ai clienti o ai consumatori come a dei semplici dati da analizzare. Secondo l’autore del volume ora pubblicato dalla casa editrice Minerva, Gianni Bientinesi (esperto in Business Intelligence, studi e ricerche di mercato, ideatore dell’Osservatorio sulla casa di Leroy Merlin) nel processo di trasformazione della miriade di informazioni in conoscenza, noto come Business Intelligence, quello che conta sono le Persone, “perché i numeri in realtà rappresentano le storie delle Persone. Le Informazioni devono diventare dei racconti, devono parlare alla testa ed al cuore delle persone che li utilizzano”.
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Sino a cinque – sei anni fa la raccolta di informazioni di base sui clienti si sviluppava lungo un processo consolidato che prevedeva la redazione di un questionario più o meno strutturato, la definizione di un campione, una serie di interviste, una mole di dati raccolti anche su carta, infine quegli stessi dati diventavano numeri inseriti in un database informatico. Ora invece secondo l’esperienza maturata soprattutto in Leroy Merlin siamo, secondo Gianni Bientinesi, in una fase di real time dove non c’è neanche più tempo per riflettere. Ma il processo di trasformazione di dati in conoscenza è sempre fondamentale, solo che richiede un approccio diverso. Le Persone Oltre i Numeri (con la prefazione di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori) si chiede appunto come cambierà il modo di raccogliere, analizzare ma soprattutto utilizzare le informazioni sui clienti attuali o potenziali per far evolvere beni e servizi delle imprese. La vera questione su cui vuole riflettere Gianni Bientinesi è legata al fatto che non si può più parlare di consumatori in modo anonimo ed indifferenziato, ma che ogni persona, proprio perché unica, è complessa da capire con gli strumenti tradizionali.
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Gianni Bientinesi
Gianni Bientinesi

Senza considerare che se un’azienda può sapere molto se non tutto del cliente, allo stesso modo il consumatore è in grado di conoscere la storia, il modo di agire e la reputazione dell’impresa. Ogni azienda dovrebbe essere in grado di veicolare una propria identità in cui i consumatori possono in qualche modo riconoscersi e sentirsi partecipi dei suoi valori di riferimento. Per il cliente non è più sufficiente essere un consumatore soddisfatto, ma è alla ricerca della felicità: “Credo che la Business Intelligence – conclude Gianni Bientinesi – sia quell’approccio olistico multidisciplinare e multidimensionale che ti consente di comprendere il senso profondo delle cose che sono fondamentali per la costruzione di tutte quelle azioni che ti aiutano a “trasformare” un cliente soddisfatto in una persona felice”.

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Dalla riflessione condotta da Gianni Bientinesi emergono dieci punti su cui soffermarsi nel dettaglio:1. Rimettere le emozioni al centro: le informazioni devono diventare delle storie che emozionano.

2. Spingere verso l’innovazione continua: la ricerca ha il compito di spingere verso il cambiamento.

3. Ripartire dalle idee: le aziende devono rifocalizzare le loro strategie.

4. Ascoltare i bisogni delle persone: le aziende devono imparare ad ascoltare.

5. Favorire la condivisione: lo scambio con le persone può essere una ricchezza per le aziende se spontanea.

6. Ripensare all’approccio con le persone: dobbiamo rivoluzionare l’approccio metodologico.

7. Ridare fiducia alle persone: occorre lavorare sul concetto di fiducia.

8. La parola chiave diventa “Rilevanza”: le aziende devono sviluppare contenuti rilevanti.

9. Riempire il tempo di senso: il tempo è la risorsa chiave per le aziende.

10. Valorizzare la relazione con le persone: le persone devono ritornare al centro delle riflessioni aziendali.

I consigli di Stefano Pigolotti ai più giovani per la scelta universitaria

In un periodo storico in cui le coscienze sembrano essersi addormentate e le persone sono preda di passioni incontrollate e, a lungo termine, distruttive, è necessario riprendere maggiore consapevolezza di sé, risvegliare la propria coscienza e dare un senso alla propria vita. Un esempio di questa situazione è stata proposta da George Ivanovic Gurdjieff nella sua metafora della carrozza, rappresentazione ideale, e ancora attualissima, dell’essere dormiente, ovvero di colui che non decide la direzione della propria vita, ma ne è succube, condizionato dalle forze esterne che influenzano il proprio percorso. Il Prof. Stefano Pigolotti illustra e spiega la metafora della carrozza in un video.

In questo periodo di scelta dell’Università a cui i giovani devono o vogliono iscriversi, il problema è “a quale corso di laurea iscriversi”.

Sempre più giovani perdono il controllo della loro carrozza perché non sono in grado di scegliere quale sia la strada che vogliono percorrere durante la vita, e per questo si lasciano trascinare dalle emozioni. Farò quello che mi piace fare? Farò quello che mi dicono i genitori di fare?

Nonostante alla base della società occidentale contemporanea ci sia l’idea che ognuno sia artefice del proprio destino, la capacità di prendere decisioni ed effettuare scelte, anche sotto la pressione della scelta genitoriale o della società, non è per nulla scontata e facile, dato che è necessario assumersi le responsabilità delle conseguenze delle proprie scelte. Di conseguenza, esattamente come l’asino di Buridano, le persone non scelgono, morendo, non necessariamente dal punto fisico, sicuramente dal punto di vista spirituale e della coscienza.

Imparare a scegliere di fatto è un vero e proprio allenamento alla vita, e il risultato finale è vivere la vita al massimo delle sue possibilità, sapendo dove si va e facendo le scelte consapevolmente. Ovviamente il percorso di scelta parte dalle scelte di tutti i giorni, per poi passare a scelte sempre più importanti e impattanti sulla propria vita.

Le persone non prendono decisioni per una serie di motivi, fra cui le troppe alternative a disposizione. Avere troppe opzioni a disposizione manda in confusione, specialmente se le opzioni sono fra loro simili e non vi sono chiari elementi per scegliere una piuttosto che un’altra via. Un altro aspetto che blocca le persone è il perfezionismo nelle scelte. Puntare a fare sempre la scelta migliore, per non sbagliare, porta alla fine a non scegliere, pur di non commettere errori. Peccato sia esattamente quello l’errore più grande. Parente stretto del perfezionismo è l’eccesso di razionalismo. Scegliere seguendo solo ragionamenti razionali, si soffocano le emozioni e l’istinto, che sono parte integrante del nostro essere, perdendo aspetti fondamentali di noi stessi durante le fasi scelta. L’errore opposto è l’eccesso di emotività, che porta a fare scelte troppo condizionate dalle emozioni, che portano quindi a scelte mutevoli e ondivaghe.

Proprio per aiutare i più giovani ad orientarsi e scegliere, in maniera consapevole, il loro percorso di studio, sono nati  i Centri di Orientamento agli studi (qui quello dell’Università degli Studi di Torino  e qui quello del Politecnico di Torino).

L’Università  di Torino ha anche realizzato un’app per orientarsi nella scelta universitaria.

Ciò che non tutti considerano è che anche non scegliere in realtà è una scelta, e probabilmente la peggiore che si può prendere, dato che ci si abbandona al destino e si permette di scegliere ad altre persone quali sarà l’indirizzo della nostra vita. Un anno sabbatico preso per svolgere un soggiorno di studio-lavoro all’estero, e apprendere una lingua lavorando, potrebbe “schiarire le idee” a chi non ha ancora preso una decisione sulla propria vita.

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Le scelte più difficili da prendere, come è facile immaginare, sono quelle che costringono a cambiare le proprie abitudini personali e a uscire dalla propria comfort zone familiare, in cui non serve prendere decisioni perché tutto va come siamo abituati che vada. Tutto ciò che porta fuori dalla zona comfort può comportare sofferenza, ma allo stesso tempo fa sentire vivi e padroni del proprio destino.
Per fare scelte consapevoli è necessario conoscere se stessi, capire quali siano i punti di forza e i punti di debolezza da rafforzare, entrando in contatto, finalmente, con se stessi. Nello sport un personal coach, o nello studio un maestro, un docente, può aiutare a compiere questo importante passo, stimolando l’introspezione e la ricerca di se. Compreso chi si è, è possibile eliminare le influenze negative che arrivano dall’esterno, rafforzando solo quelle che aiutano a essere persone sempre più consapevoli e libere di scegliere. Riuscire a comprendere ciò che la voce interiore dice consente, in molti casi, di trovare dentro di sé le risposte per compiere le scelte.  e

E’ fondamentale dunque cercare di ascoltare la propria voce interiore e lasciarsi guidare da essa: sono in molti a sostenere che l’anima racchiuda già in se le risposte che si sta cercando, mentre ogni problema nasce semmai dal decidere di voler ascoltare o meno la propria coscienza.
Il mondo è ricco di persone che hanno avuto il coraggio di fare scelte importanti, talvolta andando contro tutto e tutti, ma la maggior parte di queste persone ha il sorriso stampato sul volto, il sorriso di ha ascoltato il proprio cuore e nient’altro.

Per fare scelte consapevoli serve sapere quale sia il proprio obiettivo. Tutte le scelte, anche quelle più piccole e quotidiane, sono fondamentali per arrivare al proprio obiettivo, sia esso giornaliero, mensile, annuale o della propria vita. Se l’obiettivo finale è particolarmente importante e richiede numerose scelte e sacrifici, la soluzione migliore è creare un piano e seguirlo, dividendo l’obiettivo lontano e apparentemente irrealizzabile in tanti piccoli obiettivi raggiungibili, che saranno la strada per realizzare l’obiettivo finale.

Le scelte importanti, che condizionano una vita intera, arrivano da dentro, ma non sono da prendere in totale solitudine. Parlare con persone fidate, amici, familiari consente di avere punti di vista esterni, anche sotto forma di consigli. È anche possibile scoprire che qualcuno ha preso la stessa decisione, e potrà dare un consiglio con la sua esperienza.

Prendere la vita per le redini è quindi la scelta migliore che chiunque possa fare. Diventare un passeggero consapevole della propria carrozza e non un passeggero dormiente, consente di avere il controllo sui cavalli e sul cocchiere, sia per evitare che i cavalli si lancino in una corsa selvaggia e senza controllo, che può avere esiti disastrosi, sia per evitare che il cocchiere ci porti a destinazione facendo il giro più lungo possibile, per fregare il passeggero e farlo pagare di più, facendogli perdere tempo.

Prendere la vita per le redini significa anche non fare scelte avventate, concedendosi il tempo di valutare le conseguenze, ma senza dimenticare di ascoltare il proprio cuore e il proprio istinto, restando sempre coerenti con se stessi, con le proprie visioni, i propri obiettivi e il proprio sentire. Lo stress della vita quotidiana può portare a pensare eccessivamente e a perdere di vista gli obiettivi importanti, facendo concentrare lo sguardo e i pensieri su dettagli che, in realtà, non sono importanti. Prima di pensare alle scelte da compiere, è sempre bene concedersi un momento di calma per poter ragionare a mente lucida.