La mancanza di cultura scientifica è fonte di guai più o meno gravi nella vita di un paese.
In questo caso (un tiro alla fune tra contendenti leghisti terminato con la rottura della corda e 30 contusi) non era necessaria la laurea in fisica per capire che ogni fune ha un carico massimo, il suo punto di massima trazione, ovvero una sollecitazione massima che la stessa può sopportare.
Sarebbe stato sufficiente chiedere a un marinaio con la quinta elementare ma con esperienza.
Secondo la Federazione Italia Giochi e sport tradizionali esiste infatti un diametro specifico per organizzare una disputa di tiro alla fune: la corda di canapa deve avere un diametro di 10 cm.
Se esiste questa regola non è solo per un fattore estetico: ci sono le forze “visibili” che sono le forze muscolari applicate alla fune, ma anche molte altre forze (la forza elastica, le forze applicate dai contendenti al terreno e dal terreno ai piedi, le forze di gravità, ecc.). Ogni forza agisce lungo una data direzione. E la somma risultante delle forze è quella da calcolare per conoscere il massimo sforzo sopportabile dall’attrezzo.
Dal
video (vedi) è evidente che la corda non aveva un diametro superiore ai 5-6 cm.
Dalla seguente angolazione (video) si vede addirittura una persona anziana che prende parte alla disputa. Ci auguriamo senza conseguenze.
Gli organizzatori avrebbero potuto chiedere a un esperto, a una delle
federazioni italiane che organizzano i giochi. Oppure fare una semplice ricerca su Internet (bastavano pochi minuti).
E soprattutto a non improvvisare: perché l’incolumità dei propri cittadini è importante al di là di ogni bandiera.
Le origini di questo gioco, c’è da dire, sono antichissime risalenti al 2500 avanti Cristo.
Una curiosità storica: noi, in
Piemonte, la
canapa per realizzare corde per imbarcazioni, la conosciamo bene. Tanto che a
Carmagnola esiste anche un
ecomuseo della canapa a testimonianza di un prodotto che veniva esportato dal Piemonte per essere utilizzato nelle marine di tutto il mondo.
Per approfondire: