Stazioni, treni e uccelli giardinieri: la nuova Porta Susa

Avete mai preso Italo? Ed ancora, vi siete addentrati nella nuova Porta Susa ancora in fieri? Per me, che ero abituata al sapore d’antan della vecchia stazione un po’ scrostata al fondo di via Cernaia, è stato uno strano effetto. Io amo le stazioni dei treni, il viaggiare lento nei paesaggi che permette di intravedere posti dove normalmente non si andrebbe, dove puoi leggere e scrivere senza avere la nausea o annoiarti del continuum di nuvole o acqua. Mi piace attraversare sui binari periferie di casermoni, giardini spelacchiati, campi infiniti delimitati dalle file dei gelsi, poi le colline, il mare con i cespugli di agavi, le montagne rosa e le finestre illuminate dove s’indovina la vita imperscrutabile – per esempio – dei borghi della Val Bormida. Che ne sappiamo noi della Val Bormida, ecco? Delle esistenze di lampade accese sulle cene di sconosciuti. (Ricordate Battiato? Segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire/le luci fanno ricordare /le meccaniche celesti…)

Giovedì 7 marzo: Amo cambiare, mi piace muovermi di continuo e viaggiare. Ma mi piace anche sapere che c’è sempre un posto che posso chiamare ‘casa’ che è Torino e come tutti vorrei pensare che ciò che sta a casa resti immutabile. Ed io ero abituata a quella stazione piccina da paese che sapeva di cose alla buona, di brioches e caffè dimessi un po’ anni settanta, quando Torino non rifulgeva affatto – neanche sotto Natale. (Così quando ero piccola un giorno d’inverno rimasi traumatizzata e scoppiai a piangere, perché, tornando da scuola, trovai le ruspe che abbattevano un edificio ottocentesco nell’ultimo pezzo di corso Unione Sovietica – le elementari Ada Negri del vecchio borgo di Mirafiori, con le due entrate per le classi maschili e quelle femminili). Ecco, quando mi cambiano le cose all’improvviso rimango sempre un po’ perplessa e le annuso per capire se mi hanno fatto uno ‘sgarro’ a cambiare senza chiedere nulla. Ma nel caso di Porta Susa non mi hanno abbattuto nulla di potenzialmente sentimentale quindi mi sono sentita meglio, perché, ammetto, io sono un ‘uccello giardiniere’, con la mania compulsiva di raccogliere e collezionare, soprattutto le cose vecchie che trasudano delle vite vissute con loro. Allora ben venga la nuova Porta Susa con tutte le vetrate, le terrazze, i multipiani, la cupola e il senso di pulito e futuristico. L’area, prima stazione ad alta velocità italiana sulla linea Parigi-Roma, è stata progettata da AREP – Silvio d’Ascia Architecte e Agostino Magnaghi. Concepita come una sorta di strada interna, la galleria conduce a sud verso una torre e a nord verso piazza XVIII dicembre, come una prosecuzione immaginaria per riunire la Torino ‘storica’ della nostalgica stazione alla Torino Che Sarà. Cinque livelli di struttura in un connubio di vetri e ferro, con grandi scritte e scale mobili (funzionanti!). Stanno aprendo bar, locali, negozi e, edicole e, a parte la lunga passeggiata – per ora ancora un po’ deserta – da fare per arrivare ai binari tutti sotterranei si può pensare di essere in una metropoli europea. Si dice si siano ispirati all’idea della parigina Chatelet, grande stazione, snodo focale e pulsante tra la gare de Lyon e il sistema metropolitano della città. Et voilà la nuova Porta Susa, che ho scoperto per la prima volta andando a Roma sotto una tormenta di neve ed era tutta bianca e splendeva nella notte fredda. Pollice alzato anche per Italo, perchè ogni tanto bisogna provare le innovazioni – soprattutto se a costo contenuto! – seduti sulle sue poltroncine rosse e grigie e l’odore degli interni tutti nuovi. Adesso vediamo se arriverà puntuale…

NB. Sabato 9 marzo: il piccolo ritardo con Italo c’è stato, va detto, per quanto la linda ospitalità del treno ed il suo prezzo siano da sottolineare. Al ritorno dalla maratona del BeWizard  riminese avevo prenotato il classico Frecciarossa Roma-Torino e…mistero buffo, mi sono ritrovata a viaggiare in Executive Business Class Area Silenzio: non chiedetemi come, probabilmente un piccolo schiaffo morale di Trenitalia che voleva due righe di notabene sulle sue molto recondite chiccherie!