Di corsa in mezzo ai saldi torinesi e stramberie varie

Conquistata dalle salutari usanze teutoniche di fare sport con qualsiasi tempo e clima – anche in mezzo alla città – mi sono convinta a uscire vestita da corsa verso l’ora di pranzo e percorrere il centro di Torino attraverso le sue isole pedonali, in mezzo al primo fermento dei saldi di inizio anno.
Senza fare i conti con la sorpresa di curiose vetrine che improvvisamente hanno rallentato la mia audacia salutista.

Davvero. Dopo il viaggio tra Germania ed Austria in cui ho visto ogni genere di persona sfidare tempeste di neve per praticare lo sci nordico, correre in mezzo alla pioggia che veniva giù a secchiate, fare jogging e tai-chi chuan stile yang in mezzo al centro cittadino di Monaco di Baviera (e molti anche in veneranda età!), mi sono ritrovata a rimuginare sul fatto che questa tendenza dello sport a qualsiasi meteo è  comune ovunque Oltralpe: lungo ogni fiume, nei parchi, sui marciapiedi, nessuna condizione atmosferica può fermare queste igieniche abitudini – cito deliberatamente Céline: ricordate Bardamu costretto alle passeggiate igieniche dalla sua amichetta infermiera già nel secolo scorso? …Il più delle volte adesso andavamo a fare passeggiate igieniche in lungo e in largo, per colpa delle frittelle, sui viali…– Allora metto le scarpe e mi butto per strada approfittando del pallido sole.

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Memento audere semper (Ricordati di osare sempre) – Lifestyle 2013

Memento audere semper (Ricordati di osare sempre*). Cito Gabriele D’Annunzio non a caso, poichè non sono una sua fan sfegatata, ma in questo post si parla di concludere l’anno, di fare il solito momento di riflessione e di bilancio su cosa è stato e cosa sarà il passaggio dal 2012 al 2013. Sarà utile? Non lo so per altri, a me aiuta a far chiarezza. Propositi di lifestyle olistico.

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Christmas market! I mercatini di Natale a Torino

Sono tornati i mercatini di Natale a Borgo Dora: Torino si illumina d’incanto! Andate alla sera a Porta Palazzo e perdetevi tra le casette di legno, annusante l’odore di vin brulè e cioccolata fra le bancarelle, comprate mieli di montagna, infusi riscaldanti e birre introvabili. Poi entrate al Cortile del Maglio e vagate tra incensi, atelier e temporary shop…

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Movida casalinga invernale – Prima parte

Perchè d’inverno tutto è concesso, anche la movida dalla cucina al divano.

Miei cari appassionati di movida con i tacchi, oggi farò un outing.
No, non si tratta di smentire l’amore per il tacco che dà il titolo a questo blog (anzi, sono addirittura reduce da una folle corsa sotto la pioggia in una stazioncina sperduta della Capitale,  con il tacco addosso, non proprio 12, ma sempre tacco era) qui si tratta di parlare della movida e dell’inverno. Perchè quella che viene chiamata ‘movida’ si pensa – erroneamente – sia da esercitarsi solo fuori di casa e dopo il calar delle tenebre. Sì: ci si immagina la movida sempre ambientata in locali straripanti di gente, stroboscopiche luci, roboante musica, il gelo appena ci si sposta dall’area dei funghi riscaldanti, folli danze da baccanti fino a tardi eccetera. Stare fuori, insomma.
A me piace stare fuori, ma, ammetto, trovo che anche viversi la casa abbia il suo aspetto glamour.
E’ movida anch’essa.

Cosa mi piace delle serate invernali della movida casalinga? Mmmmmh, la lista è davvero lunga. A cominciare dal mettersi un plaidino addosso e acciambellarsi come fanno le mie gatte sul divano, riempirsi tutto intorno di libri acquistati nel tempo – e non ancora letti – avendo la sensazione che potrò saltare qua e là tra le pagine e scegliere in che vita/luogo/tempo  posso perdermi sotto la luce della mia abat-jour, in compagnia di un the caldo o – ancor meglio – un bicchiere di vino corposo del Piemonte.

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I colorati mercati di Torino

Adoro i mercati rionali di Torino, questa goduriosa usanza tipicamente francese delle bancarelle che, in tutti i quartieri, tutti i giorni della settimana, si palesano in città; nessuna zona esclusa, dalle più chicchettose a quelle popolari e veraci, ognuno di essi ha le sue caratteristiche originali e differenti, che lo distinguono e lo rendono unico rispetto agli altri.

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The Others – quando scoprire l’arte è un’arte

The Others è la parte del progetto artistico di questo autunno torinese (fatto di Paratissima, Artissima, Artò e quant’altro) che mi è piaciuto di più. Perchè è stato realmente innovativo, a cominciare dalla location.

Un progetto espositivo dedicato all’arte contemporanea emergente e ‘senza padrini’ inserito tra i muri di mattoni delle carceri Le Nuove a Torino, che tanto hanno visto e tanto avrebbero da narrare già di per sè ed ora si aprono per narrare altre vicende, lontane – ma non troppo – da quel mondo che vi era racchiuso.

La serata che ho dedicato alla mia visita di The Others profumava di pioggia, di foglie fradicie, di terra silente ma intensa. Una di quelle sere d’autunno che sanno di vino e luci calde delle cucine, di stufa e bucce di mandarini. Entrare nel giardino de Le Nuove è stata – strano ma vero!- un’accoglienza piacevole: le ortensie illuminate di sbieco, i tavolini di legno nel prato dove la gente, nonostante tutto, restava a sedere per godersi la serata anche in cappotto e sciarpa, il passaggio sotto gli archi, le farinate calde. Un’atmosfera lievemente bohèmienne: giusto l’aria frizzante e di creazione, non troppo alternativa nè troppo fighetteria… insomma, quello che vorrei fosse la caratteristica di tanti luoghi da frequentare. Affascinante senza strafare. Leggi tutto “The Others – quando scoprire l’arte è un’arte”

Per mettere a posto capelli e…testa!

Da Luisa e Franchino, parrucchieri in largo IV marzo (nonchè via Bonafous), il tempo che si passa per rimettere a posto i capelli trova un senso e un suo perchè nelle leggi dell’universo. Oltre ad uscire con la testa in ordine, ci si riesce a rilassare con buona musica, ottime letture, un piacevole aperitivo e, dulcis in fundo, scoprendo tutto intorno pezzi unici di grafica e sartoria. Ed andare dal parrucchiere diviene anche un piacere per la mente!

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Un anno con NotaBene:auguri! (E mazzi di fiori da Porta Nuova)

La libreria  nb:notabene in via Bellezia ha compiuto un anno sabato 20 ottobre. Auguri per quest’anno e non solo, soprattutto auguri anche per gli anni che verranno e sono tanto più sentiti quanto è speciale la libreria, per il daffare creativo che si danno le sue proprietarie! Quindi  una data speciale: un anno di soddisfazioni, perchè un progetto di libreria indipendente di architettura, grafica e design non solo ha visto la luce, ma è diventato grande: workshop, incontri, collaborazioni, serate di proiezioni e presentazioni…come per i gatti, ogni anno ne è valso sette!

Sono arrivata davanti alla libreria in bicicletta, con il cestino carico di fiori e piante dai nomi strani e dagli usi insoliti acquistati nel suggestivo mercatino bionaturale organizzato per questo weekend nell’atrio della stazione di Porta Nuova (‘Food & Floral, da vedere e vivere il contrasto e la magia del Giardino Medievale del Valentino trasportato ed installato in una sala da dove di solito si parte e si arriva…incanto!) Ebbene, sono arrivata, ho parcheggiato la bici nello slargo di via Bellezia, ho chiesto a una delle proprietarie gentilissima di poter posare la mia erba stella e la salvia al profumo d’ananas dietro al bancone e poi…mi sono tuffata nella grafica, nell’architettura, nelle immagini, nei giochi di carta che queste instancabili raccoglitrici scovano in tutto il mondo.

Potrei perderci le ore, si trova tutto ed è tutto unico, originale, maivistoprima. Prendi uno, due, tre, quattro libri e ti siedi sulle poltrone anni Sessanta della sala laterale. Amate l’architettural’architettura è un cristallo, di Giò Ponti, il libro che tutti dovrebbero possedere e leggere e rileggere ogni tanto: una poesia continua. Ristampato il più fedelmente possibile all’edizione del 1957, le pagine colorate caratterizzate dalle forme geometriche evocano mondi altri, ma che, paradossalmente, appartengono a tutti – come per me è la raccolta che stava in bella mostra nello studio di mio padre quand’ero bambina: Mies Van der Rohe, Le Corbusier, Gaudì, Sant’Elia-  poi ad un tratto la copertina gialla fluo di Perec, Le cose, e poi le sue annotazioni nel tentativo di esaurimento di un luogo parigino e le famose sconclusionate istruzioni per l’uso della vita; poi un libro dedicato al coltivare piccoli vegetali sul terrazzo ed in casa per bimbi (e soprattutto adulti) con squisite illustrazioni anni cinquanta; i progetti grafici della Elyron con dei carnet di schizzi che fanno rabbrividire per la loro capacità di cogliere l’essenziale e giocarci; Munari e il mio gioco di bambina chiamato Più e Meno, fatto solo di carte trasparenti e disegni da sovrapporre per inventare storie, Isidro Ferrer e il suo libro de las preguntas; poster, casette di carta da costruire ed assemblare dai colori optical di di Pascal Debert,  ne La casa di Tamara, dove Tamara non è Barbie Chic, ma è Tamara Karsavina, prima ballerina dei celebri Balletti Russi. Oh, magia, un libro che si apre interamente e diventa l’abitazione della danzatrice a Parigi: le stanze sono riprodotte fedelmente persino nella carta da parati, i mobili attentamente ricostruiti in cartone: un profumo di nuvole e cipria che potranno lasciarvi come obnubilati mentre vi perdete ad osservare e disporre i piccoli oggetti nella casa-libro. (Inoltre, ad arricchire il cofanetto vi è il diario personale dell’étoile per trovare nella casa le tracce del passaggio della favolosa e mitica danzatrice e a scoprirne i segreti e misteri. Ma non approfondisco per lasciarvi il piacere della scoperta). Sulla poltrona di nb siamo arrivati a viaggiare avvolti nell’allure dei velluti sull’Orient express…
E poi tanto, tanto, tanto altro. Festeggiare con nb è stata una festa. Approfittare non solo dello sconto (che male non fa) ma soprattutto dell’atmosfera rilassata e indubbiamente glamour che trasmette questo luogo, sostare ed entusiasmarsi con la ragazza dal caschetto castano, oziare e perdersi sotto le luci soffuse – soffuse quel tanto che basta per farlo essere un accogliente luogo protetto ma pieno di stimoli.

Andate da nb, andateci da soli e scoprirete il mondo della grafica, dell’illustrazione, dell’architettura che ti parla dietro gli edifici delle città, di Torino e dei suoi luoghi nascosti, poi vi verrà voglia di prendere inchiostri e pennini per scrivere e spiegare il mondo che vi sta intorno. Vi verrà la tentazione di sapere tutto, anche se tutto non si può sapere, ma è bello credere di avere una possibilità per impararlo e poi narrarlo.

Portateci i vostri bambini: dopo aver comprato dei fiori, della carta, dei libri insegnate loro ad osservare, a creare, ad annusare, ad immaginare. Tutto vi tornerà. E fuori intanto cala il blu della sera d’autunno.

 

 

 

 

L’atelier BiBi, un mondo a sè tutto a colori

In largo Montebello si trova l’Atelier Bibi, uno studio d’arte che un tempo si sarebbe definito una Wunderkammer, ovvero uno di quei luoghi dove nel XVI-XVIII secolo amanti dell’eccentrico collezionavano oggetti e curiosità provenienti da tutto il mondo, cose destinate a destare curiosità e meraviglia in tutti coloro che li guardavano.

Piera Luisolo è un’artista, incisore e, soprattutto un’entusiasta osservatrice dell’esistente che ha aperto questo atelier prezioso in un angolo di  una piazzetta rotonda piena di alberi, in cui si scovano sogni, si impara a trasporli in realtà e si possono apprezzare le sue opere, dove lei esprime il suo eclettico sguardo posato sulla vita. Ma non solo. Lei è lì anche per trasmettere questa sua serena capacità a tutti quelli che vogliono avvicinarsi ai mirabilia nascosti nei giochi di ombre, acqua e colori.

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Il Quadrilatero rimane un punto fermo

Il Quadrilatero rimane un punto fermo

Lo so, se n’è straparlato fino alla noia: forse perchè a Torino è stata la prima zona rivalutata dalla rivoluzione culturale-movidara…eppure, il Quadrilatero, credetemi, rimane fashionissimo.

Non lo dico perchè sono di parte e ci abito: il Quadrilatero Romano, quella scacchiera di vie e slarghi racchiusa tra piazza Emanuele Filiberto, via della Consolata, via Garibaldi e piazza del Duomo rimane ed è un punto di riferimento per la vita notturna (ma anche diurna, of course!) della città. Non esiste in tutta Torino un luogo simile: un continuo fermento, pieno di atelier e localini piacevoli, un incessante turn over di aperture e chiusure – succede -, scorci dal fascino suggestivamente retrò che mantengono in vita questo suo spirito eppure ancora umano, da ‘paese’.

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