Le Tre Nuvole

Le Tre Nuvole

Via Passo Buole, 176 – Torino

Tel. 347 299 1381

Chiuso la domenica e il lunedì sera

 

VOTO FINALE: 6 1/2

 

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Con quell’aria un po’ così, da piola di periferia, Le Tre Nuvole si presentano veraci e senza fronzoli. Qui l’estetica non conta, conta solo la sostanza. Un’unica sala con pochi coperti, arredi spartani, pareti spoglie, giusto qualche mensola e una lavagna. Ci pensano i gestori (mamma in cucina, papà e figlio ai tavoli) a riscaldare l’atmosfera. Ottimo per una rimpatriata con gli amici o per una cena con colleghi senza puzza sotto il naso.

CUCINA [VOTO: 6 1/2]

Cucina solidamente casalinga, materie prime fresche, porzioni da abbuffata. Le Tre Nuvole è un posto per palati semplici e stomaci capienti. Il giovedì è dedicato alle serate a tema (paella e sangria, bruschetta a volontà, tutto melanzane, tutto cozze, tutto alici, giro pasta, tutto carciofi, tutto funghi porcini…). Venerdì e sabato, invece, solo pesce. Ed è forse la soluzione migliore per apprezzarne la cucina. Accanto ai grandi classici (cozze alla marinara, l’ottimo e leggero fritto misto, l’abbondante grigliata con spada, gamberoni e orata), qualche piatto più sfizioso come le cappesante gratinate (buona l’impanatura!), i tortelloni all’aragosta con salsa ai carciofi (ottimi nonostante l’abbondanza di burro), i gamberi al brandy, la deliziosa insalata duchessa (patate, salmone, olive e cipolla di tropea). A sorpresa spuntano le conchiglie di gamberetti in salsa aurora, che nei ristoranti à la page non trovi più da decenni. Dessert trascurabili, vino bianco sfuso dignitoso.

STAFF [VOTO: 7]

Servizio veloce, staff dai modi spicci, simpatico, appassionato, loquace.

PREZZI [VOTO: 6/7]

30 euro per il menu di pesce (4 antipasti, 1 primo, 1 secondo, dolce, acqua, vino e caffè) sono un buon investimento. Alla carta si spende qualcosina di più.

PIATTO FORTE

All’unanimità, gli agnolotti con ripieno di aragosta.

PIATTO DEBOLE

I dessert meriterebbero maggiore impegno per uscire dalla banalità dello strudel, della coppa di fragole, della torta al limone.

TOILETTE [VOTO: 6]

Essenziale come tutto il resto.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Qualche guizzo gastronomico non guasterebbe, anche solo una portata o due che lascino davvero il segno.

Osteria Novecento

novecentoOsteria Novecento
Via Issiglio, 20/A – Torino
Tel. 011 3852351
Aperto la sera dalle ore 20

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Il tempo sembra essersi fermato, appunto, nel Novecento, come suggerisce il nome di questa valida osteria lontana dagli sfavillii del centro storico. Gli arredi sono decisamente fuori moda e i colori dominanti (bordeaux, giallo ocra, nero) non aiutano. Riscaldano l’ambiente le candele sui tavoli, le foto in bianco e nero tratte da film celebri, gli scaffali colmi di vini e calici.

CUCINA [VOTO: 8]

Mai fermarsi all’apparenza. Tanto è tradizionale l’atmosfera, quanto è sorprendentemente creativa la cucina. Il classico tomino elettrico, per esempio, qui è un gradevole amuse bouche servito in un vasetto e accompagnato da baci di dama salati e paté di fegatini pollo. Il vitello tonnato, invece, si presenta sotto forma di tenere fette di girello cotte al punto rosa su salsa tonnata impreziosite da polvere di tonno. In alternativa ai tipici primi della cucina piemontese, ecco le ballotte di ricotta di bufala e burro salato, semplici e gustose, o la tagliatella ripiena (avete capito bene, ripiena!) con ragù d’agnello e pecorino sardo, che allieta occhi e palato. Anche i dessert sono all’altezza. Emergono la Coppa Castellana, con crema pasticcera e mele caramellate, e il semifreddo meringato con salsa di ciliegie e more. Il vino sfuso è gradevole ed economico. Ottimi la focaccia e il pane alle patate e alle olive (di produzione propria, come la pasta e i dolci). Nonostante le porzioni un po’ austere, resta la voglia di tornare per provare le altre specialità: dagli gnocchetti di patate rosse con le vongole ai tagliolini con insalata di seppia, dall’ombrina con crema di mais e cipolla rossa al coniglio ripieno di salsiccia e funghi, dal tortino di ricotta con pesche e mandorle al budino alla menta con scaglie di fondente. Slurp.

STAFF [VOTO: 9]

Servizio curato e veloce, personale di un garbo (anch’esso) fuori moda.

PREZZI [VOTO: 7]

Carta onesta: antipasti 7 euro, primi 10, secondi 12, dolci 5. Menu degustazione a 28 euro (pre-antipasto, due antipasti, primo, secondo, dolce).

PIATTO FORTE

La tagliatella ripiena (pasta fresca farcita con patate, menta e rosmarino) farà sognare chi ama il gusto selvatico del ragù d’agnello.

PIATTO DEBOLE

La Coppa Castellana rischia di risultare stucchevole, ma si potrebbe rimediare facilmente giocando con le consistenze.

TOILETTE [VOTO: 6]

Il bagno è in ordine ma permeato da un inspiegabile odore di fumo.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una bella rinfrescata alle pareti e un restyling agli arredi proietterebbero l’Osteria Novecento tra le belle realtà torinesi degli anni Duemila.

Osteria Antiche Sere

antichesereOsteria Antiche Sere
Via Cenischia, 9 Torino
Tel. 011 3854347
Chiuso la domenica

VOTO FINALE: 8 –


ATMOSFERA [VOTO: 7]

Nascosta in una viuzza di zona San Paolo che anche Google Maps fatica a trovare, Antiche Sere ha l’atmosfera da vera osteria di una volta. Arredi demodé, una bella Mole Antonelliana in miniatura sul bancone-bar, tovagliato bianco, menu scritto a mano su carta paglia. Insomma, la semplicità e il calore che ti fanno sentire a casa. D’estate, la cena sotto il pergolato, nel cortile, è l’ideale per una serata romantica. Prenotazione consigliata anche in settimana. Per trovare parcheggio affidarsi ai Santi.

CUCINA [VOTO: 8]

La cucina di Antiche Sere è un porto sicuro. Quando vuoi ritrovare i sapori della tradizione piemontese, sai che qui non sbagli. Menu di pochi piatti, ingredienti genuini, fattura impeccabile: antipasti che conquistano (tomini elettrici, salame di patate, lingua in salsa, lardo al pepe, quiche di verdure e toma, peperoni con bagna cauda, vitello tonnato…), primi convincenti e sostanziosi (minestra di ceci, gnocchi con salsiccia o gorgonzola, risotto con carciofi o fiori di zucca, agnolotti al sugo d’arrosto, tagliatelle con melanzane), secondi generosi e ben cucinati (l’ormai mitico stinco di maiale al forno, il coniglio al vino bianco, la trippa stufata all’astigiana, le guancette di vitello arrosto, la trota in carpione, l’albese con sedano e parmigiano). Promossi a pieni voti anche i dolci: la panna cotta, il perfetto bonet (servito in doppia fetta!), lo squisito budino torrone e miele, le pere cotte al cioccolato e, su tutti, l’eccezionale torta di nocciole con zabaione. Non mancano mai il limoncello o l’amaro offerti dalla casa. Meritevoli i vini sfusi.

STAFF [VOTO: 9]

Molti locali di Torino, anche blasonati, dovrebbero mandare il proprio personale a ripetizione di professionalità e cortesia dalla titolare Antonella e dalle sorridenti e premurose ragazze dello staff. Qui sanno cosa significhi ospitalità, empatia, cura del cliente. Anche in cucina l’organizzazione è perfetta, i tempi tra una portata e l’altra giusti, mai una sbavatura.

PREZZI [VOTO: 7]

Da un’osteria ci si aspetterebbe un conto più leggero, ma Antiche Sere resta un’esperienza di cui non ci si pente. Con un misto di antipasti, un primo, un dolce, acqua e vino sfuso si resta attorno ai 30 euro e si esce rotolando.

PIATTO FORTE

A detta di molti, lo stinco di maiale. Ma non si può andare alle Antiche Sere senza provare il misto di antipasti.

PIATTO DEBOLE

Gli gnocchi al gorgonzola sono gradevoli ma il condimento è poco cremoso e non si amalgama bene allo gnocco.

TOILETTE [VOTO: 6]

Pulita e dotata anche di fasciatoio, ma con la pecca di essere in cortile, con tutti i disagi che ciò comporta quando piove o fa freddo.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Perseverare nella semplicità, a dispetto delle mode del momento.

Osteria ‘n Cicinin

cicininOsteria ‘n Cicinin
Via Madama Cristina, 100
Tel. 011 19454951 – 338 9027454
Chiuso domenica e lunedì sera

VOTO FINALE: 6+

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Con tutto l’affetto, la scelta del Guardian di inserire la Cicinin nella lista dei 10 migliori ristoranti di Torino lascia basiti. Il locale è grazioso ma simile a tanti altri: pareti bianche, volta in mattoni, arredi essenziali, atmosfera tiepida.

CUCINA [VOTO: 6 ½ ]

La Cicinin è l’osteria delle occasioni sprecate. Le potenzialità ci sono, ma non vengono sfruttate a dovere. Alcuni piatti sono da promozione a pieni voti (il baccalà mantecato, la polenta croccante con uovo al tegamino), altri sono da rimandare a settembre. Se azzeccano il condimento perfetto per i primi (le polpette di agnello accostate al pesto di menta, il ragù di coniglio arricchito dal tartufo nero), poi cascano sulla cottura della pasta o sull’emulsione. Sia il risotto allo zafferano e cavolo rosso che quello con toma e nocciole hanno i sapori giusti, ma il riso andrebbe tolto dal fuoco molto prima. Un vero peccato. E dire che il menu offre ogni settimana piatti nuovi e interessanti con ingredienti di stagione (arrotolato di maiale alle mele e vaniglia, semifreddo alle castagne, crema di cachi con croccante di pistacchi…) accanto ai classici della cucina piemontese (acciughe con bagnetto verde, carne cruda all’albese, con toma o con tartufo bianco, spezzatino di coniglio). Si spera in un recupero. Buono il Barbera sfuso.

STAFF [VOTO: 5]

La prima volta siamo usciti col dubbio di essere capitati in una serata sfortunata (può succedere anche ai ristoranti stellati), la seconda ha chiarito ogni cosa. La cortesia e la volontà non mancano, ma le attese tra una portata e l’altra sono eterne, il servizio è goffo e abbonda di spiegazioni autocelebrative e dimenticanze (il vino o il pane serviti a metà cena). La ragazza addetta ai tavoli è irresistibile, non si può non volerle bene, ma certo la professionalità è un’altra cosa.

PREZZI [VOTO: 8]

Conto onesto, tutto sommato: 20 euro a testa per un antipasto, un primo, un dolce e bevande. Disponibili anche due menù: il bondos (abbondante in piemontese, e lo è davvero!) a 27 euro, e il linger (più leggero) a 22 euro.

PIATTO FORTE

Il baccalà è mantecato alla perfezione, le papille ringraziano.

PIATTO DEBOLE

Lo chef ha un problema irrisolto con i primi: le tagliatelle sono sempre scotte o slegate, se non entrambe le cose. Idem i risotti.

TOILETTE [VOTO: 6]

Bagno semplice, pulito, con un’aria tristanzuola.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Un timer per lo chef, un intervento urgente sull’organizzazione e un po’ di riscaldamento in più nei mesi freddi.

Osteria di Pierantonio

Osteria di Pieranpierantoniotonio
Via Bizzozero, 15
Tel. 011 674528 – 333 6652491

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Come sia capitata nella Top 10 dei ristoranti torinesi stilata dal Guardian… only God knows (n.d.r. lo sa solo Iddio). Questa anonima osteria di periferia (siamo tra il Lingotto e le Molinette) ricorda i bar in cui i pensionati si attardano a giocare a briscola: bancone in formica, pavimento in graniglia di marmo, qualche stampa appesa alle pareti, nessuna concessione alle mode del momento. Unica nota di colore/calore, un pianoforte verticale. Eppure è un continuo via vai di habitué e, anche grazie al Guardian, di turisti. Non manca il dehors, se pur con vista asfalto. Inadatto a chi ha la puzza sotto il naso.

CUCINA [VOTO: 6 ½ ]

Il loro motto è “Mangiare come a casa”. E, in effetti, la gestione è familiare e la cucina casalinga, genuina, senza fronzoli. I piatti del giorno sono elencati su una lavagna: tagliatelle al ragù, risotto con famiole, spaghetti alle vongole, trippa in umido, polpettone, acciughe fritte, filettino di maiale al pepe, bocconcini di pollo al curry (ben cucinati), spada alla catalana. I dolci sono fatti in casa: torta di mele, torta nutella e mascarpone (buona!), torta ricotta e cioccolato (discreta). Tenere d’occhio la loro pagina Facebook per le serate a tema (porcini in tutti i modi, fritto misto alla piemontese, polentata, la cena della zucca, pesce fritto…).

STAFF [VOTO: 7]

Corre l’obbligo di fare la media tra il 10 che merita la figlia di Pierantonio, Chiara (perfetta padrona di casa, gentile, sorridente, in grado di conversare in inglese con i turisti stranieri, cosa rara anche tra i ristoranti più blasonati) e il 4 da assegnare alle ragazze di turno ai tavoli, sbrigative, svogliate, a malapena un saluto. Il servizio è veloce, persino troppo: siamo ancora in piedi, col giubbotto addosso, quando già si avvicinano per prendere l’ordinazione. Purtroppo non conosciamo l’oste, Pierantonio, che dicono essere persona squisita.

PREZZI [VOTO: 8]

Chi non ha tante pretese, con pochi euro può togliersi l’appetito. A pranzo, menu fisso da 10 euro, a cena da 18.

PIATTO FORTE

La torta nutella e mascarpone è goduriosa senza essere nauseante.

PIATTO DEBOLE

I cavatelli fagioli e cozze non hanno la personalità che ti aspetti, in casa ne abbiamo mangiati di più gustosi.

TOILETTE [VOTO: 4]

Bagno microscopico e disadorno.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Più attenzione nella scelta dei vini sfusi: quello rosso servito a noi era imbevibile.

Osteria Civassa

Osteria Civassa
Via Castagnevizza 7, Torino
Tel. 011 3722941
Chiuso la domenica

 
VOTO FINALE: 7/8
ATMOSFERA [VOTO: 7]

Sorella minore (e più economica) del Ristò Civassa di via Martiniana, questa microscopica osteria a due passi dallo stadio Olimpico non è un posto per chi vuole tirarsela ma per chi vuole mangiare il pesce in città senza farsi spennare. L’atmosfera è familiare e un po’ anni Settanta per via di quelle pareti spatolate in color arancio smorto. Pochi tavoli attaccati uno all’altro (e pazienza per l’intimità violata), una ventina di coperti in tutto, tovaglie di carta, specchi, credenze, mensole. Viste le dimensioni e il successo, la prenotazione è d’obbligo.

CUCINA [VOTO: 8]

La semplicità che conquista con un menu di solo pesce. Porzioni abbondanti, piatti poco elaborati ma preparati con cura e materie prima di qualità. Sfiziosi gli antipasti, come il carpaccio di pesce crudo, le sarde gratinate alla siciliana o la finissima di polpo. Non mancano le ostriche, le cozze alla marinara e le capesante gratinate. Lussuriosi i primi: gli indimenticabili fusilloni freschi al ragù di pesce spada, gli spaghetti allo scoglio o con vongole veraci, i cavatelli alle sarde, il risotto con scampi, gamberi e porcini. Molto interessanti i secondi piatti: la classica zuppa di pesce, la grigliata mista, il gigantesco ma leggero fritto misto, gli involtini di spada e tonno alla mugnaia, la tenerissima tagliata di pesce spada o tonno, talvolta proposta in ottime varianti (con impanatura al sesamo o, ancora più ghiotta, in crosta di pistacchi), oltre agli immancabili branzini, orate e gamberoni. Attenti alle succulente proposte del giorno. Da non perdere i dolci, primi fra tutti il tiramisù e la magnifica coppa Piemonte con crema al mascarpone, savoiardi imbevuti nell’Amaretto e granella di nocciole.

STAFF [VOTO: 9]

Il titolare Elman trasmette calma e serenità, accoglie i clienti col sorriso ed un’educazione fuori dal comune. In sala sono tutti molto cordiali e attenti senza essere invadenti. Tempi d’attesa ridotti al minimo, talvolta al punto da non avere la possibilità di completare un paio di frasi prima che arrivi la nuova portata.

PREZZI [VOTO: 7]

Cenare a base di buon pesce senza superare i 30 euro non è impresa facile. L’onesta carta propone antipasti tra gli 8 e i 12 euro, primi tra gli 8 e i 14, secondi tra i 10 e i 18. Dolci low-cost a 4 euro.

PIATTO FORTE

I fusilli freschi con ragù di pesce spada sono da bis: perfetta la cottura della pasta, sublime il condimento.

PIATTO DEBOLE

Nella pasta con sarde, pinoli e finocchietto l’accostamento dei sapori è promettente, ma la realizzazione non convince.

TOILETTE [VOTO: 5]

Pulita ma scomoda, soprattutto d’inverno: occorre uscire dal locale, entrare nel portone accanto e raggiungerla nel cortile.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Qualche asterisco in meno nel menu (leggi: meno pesce decongelato).

Le Ramin-e

Le Ramin-e
Via Isonzo 64, Torino
Tel. 011 3804067
Orario: Lunedì – Sabato: 12:00-14:30, 19:30-22:00
Chiuso per riposo settimanale: sabato a mezzogiorno e domenica

 
VOTO FINALE: 7+
ATMOSFERA [VOTO: 7]

Piccola e accogliente osteria nel defilato Borgo San Paolo, con un bel bancone all’ingresso e dieci/dodici tavoli, mattoni a vista e paioli in rame alle pareti (le ramine, appunto) a scaldare l’atmosfera. Molto gettonato: meglio prenotare.

CUCINA [VOTO: 8 ½ ]

Il voto sarebbe 9, se le porzioni non fossero avare. Dopo 18 anni al Malan Locanda del Postale di San Germano Chisone, lo chef Steven delizia Torino con la sua cucina che sposa alla perfezione tradizione piemontese e creatività. Il menu, non molto ampio, cambia ogni quindici giorni proponendo prodotti stagionali e non è mai banale. Qualche esempio? Trota e zucchine in carpione, insalata di girasoli con quaglie, uova e polenta croccante, tortino di primule con fonduta di toma dolce della Val Chisone, gnocchi di patate e ortiche con asparagi, piselli e paglierina di Cercenasco, filetto di salmerino alle mandorle con duchessa di patate, rotolo di coniglio al caffè, faraona al marsala e verdure. E, udite udite amanti degli invertebrati, le lumache al burro ed erbe! Anche i dolci parlano piemunteis: dalla classica torta Zurigo di Pinerolo alla bavarese al genepi, dal tortino di mele piemontesi con crema al gratin di fragole e zabaglione al moscato. Ricco tagliere di formaggi con selezione di piccoli produttori locali.

STAFF [VOTO: 6]

Il vero punto debole delle Ramine è lo staff: lento nel servizio e poco incline al sorriso. Non si può dire che sia scortese, ma l’empatia con il cliente è un’altra cosa.

PREZZI [VOTO: 7]

A fronte della elevata qualità, i prezzi possono dirsi onesti. Il menu degustazione da 28 euro comprende in genere un paio di antipasti, un primo, un secondo e il dolce. Scegliendo dalla carta, antipasti a 9,50 euro, primi a 8,50, secondi a 13. Sopra la media i dolci (6 euro). Da provare il menu prandiale a 12 euro.

PIATTO FORTE

Lo zabaione freddo con i frutti di bosco è pura libidine.

PIATTO DEBOLE

Il contorno di funghi non è all’altezza della carne con cui sono serviti.

TOILETTE [VOTO: 5]

Tanto è gradevole la sala, quanto è squallido il bagno.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

La perfezione è a portata di mano: basterebbe aggiungere una buona dose di generosità nelle porzioni e nel calore umano.

Osteria del F.I.A.T.

Osteria del F.I.A.T.
Via Biglieri 2, Torino
Tel. 011 6962651


VOTO FINALE: 6/7


ATMOSFERA [VOTO: 7]

F.I.A.T. sta per Fate in Fretta a Tavola ma tutto, in questa graziosa Osteria nata ai bordi di periferia, rimanda all’omonima dirimpettaia che un tempo sfornava automobili. La 500 fa capolino ovunque: sulle tovaglie di carta, sulle pareti, nel menu (la specialità della casa si chiama così, non a caso). Contribuiscono all’allegro caos del locale una miriade di oggetti assemblati a caso: vecchi manifesti pubblicitari, souvenir di Torino 2006, macchine per cucire, telefoni, l’insegna Sali e Tabacchi. Simpatiche le T-shirt dell’Osteria e i biglietti da visita con lecca-lecca incorporato.

CUCINA [VOTO: 6]

Cucina dai sapori anni Ottanta per un pasto dignitoso, senza pretese, dalla qualità ballerina. Il menu propone esattamente quello che ti aspetti dalla classica osteria: salumi, formaggi, bruschette, insalate, primi e secondi veraci, dolci tradizionali. Immancabili la pasta al pomodoro, la pasta e fagioli, gli sfiziosi spaghetti ajo, ojo e peperoncino impreziositi da pangrattato e pomodoro fresco. In più, alcuni primi di pasta fresca (tagliatelle, gnocchi, agnolottini del plin, trofie, ravioli di magro). Anche tra i secondi poche sorprese (filetto o sottofiletto ai ferri, filetto ai funghi porcini, tagliata di vitello). A questi si aggiungono di volta in volta i piatti del giorno. Nella lista dei dessert tutti i classici: bonet, tiramisu (buono), sorbetti, gelati e affogati. Su tutti, la loro esclusiva: la torta 500.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]

Staff gentile ed efficiente, servizio standard.

PREZZI [VOTO: 7]

Il menu completo a prezzo speciale (16 euro) comprende un primo, un secondo con contorno e un dessert. Scegliendo dalla carta, ce n’è per tutte le tasche: gli antipasti oscillano dai 3 agli 11 euro, i primi dai 4 ai 9 euro, i secondi dai 7 ai 20 euro. Dessert tra i 4 e i 5 euro.

PIATTO FORTE

Per gli amanti del cioccolato, imperdibile la torta 500, lontanissima parente della più famosa torta 900.

PIATTO DEBOLE

Le melanzane grigliate sono condite con una ghiotta salsa verde anti-vampiri, ma le fettine sono sottili al limite della trasparenza. Due le strade: fette più spesse o porzioni più generose.

TOILETTE [VOTO: 6]

Pulito, in ordine.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Abolire la panna dai primi piatti.

Da Cianci Piola Caffe

Da Cianci Piola Caffe
Largo 4 Marzo 9/b, 10122
Tel. 388 8767003

 
VOTO FINALE: 7+

 

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Atmosfera rilassata, pop, spartana, in uno degli angoli più suggestivi di Torino, a due passi dal Duomo. Sempre affollata e rumorosa, Cianci attira il turista in infradito e il fighetto con le Hogan, la comitiva di universitari dal rutto libero e la coppietta. Chi cerca intimità e servizio impeccabile si diriga altrove. Il locale è un buco con arredi rustici e una Mole Antonelliana capovolta appesa al soffitto. D’inverno i tavolini debordano su una veranda riscaldata con stufe a fungo, mentre d’estate si allargano fino ad occupare una larga fetta della piazza. Si consiglia la prenotazione, sempre che qualcuno risponda al telefono. Altrimenti, prepararsi a una lunga anticamera.

CUCINA [VOTO: 7]

Nonostante i ritmi forsennati, la cucina riesce a sfornare a getto continuo piatti invitanti, senza orpelli ma realizzati con ingredienti di qualità. Il menu di impronta piemontese è limitato a pochi piatti. Gli antipasti sono un must: tomini, acciughe al verde, vitello tonnato, flan di verdure, carne cruda, gâteau di patate, giardiniera di verdure e altre prelibatezze locali. Per il primo, la scelta è in genere tra i tajarin e le chicche, da condire con i sughi del giorno (salsiccia zucca e radicchio, ciapinabò porri e gorgonzola, ragù di agnello…). Nelle serate più fredde non manca la pasta e fagioli. Chi preferisce il secondo trova proposte veraci come il coniglio o l’agnello con le patate, la trippa con i ceci, lo stracotto con purea. Per finire in dolcezza, si consigliano la sostanziosa coppa con ricotta mantecata, nocciola, uvetta e cioccolato o la fresca coppa Cianci a base di panna, cioccolato e biscotto, con le fragole d’estate e con il torroncino d’inverno. Non male anche i classici (tiramisù, bonet, panna cotta, bavarese).

STAFF [VOTO: 5]

Servizio sciatto e distratto, affidato a personale giovane non sempre all’altezza di gestire l’allegro caos che regna nel locale. I clienti vengono talvolta trattati in maniera sbrigativa o addirittura rimbalzati senza tante scuse. Da Cianci sanno di poterselo permettere: per ogni cliente perso, ce ne sono altri dieci in coda. È la loro fortuna, ma anche il loro limite.

PREZZI [VOTO: 9]

Il posto ideale per soddisfare il palato con un budget ridotto. Con un antipasto misto, un piatto principale, un dolce, acqua e vino sfuso, si resta sotto i 20 euro a testa. Nel centro storico, un rapporto qualità-prezzo tra i migliori.

PIATTO FORTE

Il mix di antipasti è una girandola di sapori locali da non perdere.

PIATTO DEBOLE

Chi ama il tiramisù con il biscotto ben imbevuto di caffè, qui rimarrà deluso.

TOILETTE [VOTO: 6]

Disordinata ma dignitosa.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una maggiore cura del cliente, a cominciare dal momento della prenotazione.

Osteria Bistrot del Castello

Osteria Bistrot del Castello
Via G. Grandi, 30 – Rivoli (To)
Tel: 011-9587648 – 338.9684742 – 334.5865886
Da giugno a settembre chiuso la domenica; da ottobre a maggio aperto anche domenica a pranzo

 
VOTO FINALE: 6+

 

ATMOSFERA [VOTO: 7]

In un vicolo ai piedi del Castello di Rivoli, un bistrot tranquillo, grazioso, elegante, con arredi classici e qualche guizzo di originalità, come il pianoforte bianco incastonato nel soffitto. L’età media è da circolo di bocce, ma può essere un’ideale rifugio anche per giovani coppie in cerca di intimità. Unica nota stonata, il profumo che permea il locale, non proveniente dalla cucina, come ci si aspetterebbe, ma da un erogatore di essenze: totalmente fuori luogo.

CUCINA [VOTO: 6]

La cucina del Bistrot non decolla mai. Le portate, presentate con cura, promettono molto bene, ma non lasciano traccia in fatto di sapori e sensazioni. Il menu spazia dalla terra al mare, con abbinamenti anche originali sulla carta (la carbonara con gli asparagi, la battuta di fassone con le puntarelle di catalogna…). Tra gli antipasti, una ricca insalata di gamberi e carciofi freschi con scaglie di parmigiano condita con limone e un flan di ricotta e radicchio, entrambi gradevoli ma non al punto da strappare l’applauso. Il risotto al lampone e passito di Pantelleria è molto invitante, ma il riso è quasi scotto e privo di un elemento di acidità: il risultato finale ricorda uno yogurt alla frutta. I tonnarelli alle vongole sono impreziositi da un delicato pesto alle cime di rapa, ma anche qui manca qualcosa che solletichi le papille. Con il dolce si recupera: la tarte tatin alle pere è succulenta, in versione con pasta sfoglia anziché brisé. Deludente il dolcetto delle Langhe che accompagna il pasto. Piacevole l’idea del pane carasau all’olio e pepe offerto a inizio pasto. Il pane, presentato in varie forme e contenuti (anche al cioccolato), è fatto in casa.

STAFF [VOTO: 7]

Il titolare, solo a gestire la sala, è serio e professionale. I tempi si allungano un po’, ma la cortesia compensa.

PREZZI [VOTO: 5]

35 euro a testa per un antipasto, un primo, un dolce e mezza bottiglia di vino risultano eccessivi a fronte di una cucina che non convince.

PIATTO FORTE

La tarte tatin in versione pasta sfoglia, servita con panna montata, invita al bis.

PIATTO DEBOLE

Ampi margini di miglioramento sul risotto.

TOILETTE [VOTO: 8]

Raffinata, pulita, con il tocco di classe degli asciugamani in spugna monouso.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

La definizione “osteria” è fuorviante per il cliente, che si aspetta una cucina verace e low-cost. Perché avere paura della parola “ristorante”?