Ristorante Monti

Ristorante Monti

Via Lombriasco 4, Torino

Tel. 011 433 2210

Chiuso il lunedì

Prenotabile su The Fork

VOTO FINALE: 7 ½

 

ATMOSFERA [VOTO: 7 1/2]

Nell’era dei dilettanti allo sbaraglio, finalmente a Torino un ristoratore di esperienza. Sulle ceneri del francese La Louche, a un isolato da piazza Adriano, è nato da pochi mesi l’elegante e raffinato Monti, un’oasi di pace fuori dai soliti giri. Tre salette raccolte, arredate con gusto, regalano la giusta intimità. Adatto per cene romantiche o per far bella figura con un ospite.

CUCINA [VOTO: 7 1/2]

Per essere uno che ha iniziato nella cucina di una birreria, ne ha fatta di strada lo Chef Giuseppe! L’arte messa da parte negli anni è oggi al servizio della tradizione gastronomica piemontese. Per il Monti ha studiato un menu che affianca alle ricette più conosciute quelle ormai dimenticate, magari svecchiate con nuove tecniche di cottura e abbinamenti insoliti, sempre nel rispetto della stagionalità delle materie prime. Non mancano il vitello tonnato, gli agnolotti, il fritto misto piemontese (anche in versione vegetariana), i tajarin, il fassone con panatura di grissini, ma fanno capolino anche piatti che in pochi ormai osano proporre: la finanziera, le lumache, i ravioli ripieni di animelle di vitello, le grive di Langa (fegato e polpa di maiale), il cirighet (uovo pochet con salsa di peperoni, acciughe e capperi). La pasta e gli gnocchi sono fatti in casa (e si sente), così come i dolci. Lo Chef lavora per sottrazione. Ne scaturiscono sapori lievi, che talvolta faticano ad imporsi. Delicata è la salsa del vitello, delicati i ravioli del plin al tovagliolo, fin troppo delicati i fagottini di magro alla camomilla. Gli amanti della carne cruda non possono perdere la battuta di fassone, condita egregiamente con sale nero e zeste di limone. Gran finale con la carta dei dolci: pesche con amaretti e cioccolato, crepe souzette, tarte tatin, bonet alle pesche. Applausi a scena aperta per la zuppa di tiramisù. Nello zabajone, invece, andrebbe ridotta la dose di zucchero. Buona selezione di vini. Entrée e aperitivo offerti dalla casa.

STAFF [VOTO: 7 1/2]

Il servizio, composto e attento, è affidato alla moglie dello Chef. Lui, persona affabile e appassionata, riesce a tenere il tempo nonostante in cucina faccia quasi tutto da solo. E a fine serata fa capolino in sala per due chiacchiere con gli ospiti.

PREZZI [VOTO: 6/7]

Conto non adatto a tutte le tasche. Per una cena soddisfacente si sfiorano i 50 euro a testa.

PIATTO FORTE

La zuppa di tiramisù con riduzione di caffè, crema pastorizzata al mascarpone e savoiardi tostati è un meraviglioso gioco di consistenze e sapori. Mai più senza.

PIATTO DEBOLE

Il vitello tonnato ha un pregio – la carne tenera e cotta alla perfezione – e un difetto – la salsa un po’ lenta e poco tonnata.

TOILETTE [VOTO: 8]

Enorme, in ordine, pulita.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una limatina ai prezzi.

Le Tre Nuvole

Le Tre Nuvole

Via Passo Buole, 176 – Torino

Tel. 347 299 1381

Chiuso la domenica e il lunedì sera

 

VOTO FINALE: 6 1/2

 

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Con quell’aria un po’ così, da piola di periferia, Le Tre Nuvole si presentano veraci e senza fronzoli. Qui l’estetica non conta, conta solo la sostanza. Un’unica sala con pochi coperti, arredi spartani, pareti spoglie, giusto qualche mensola e una lavagna. Ci pensano i gestori (mamma in cucina, papà e figlio ai tavoli) a riscaldare l’atmosfera. Ottimo per una rimpatriata con gli amici o per una cena con colleghi senza puzza sotto il naso.

CUCINA [VOTO: 6 1/2]

Cucina solidamente casalinga, materie prime fresche, porzioni da abbuffata. Le Tre Nuvole è un posto per palati semplici e stomaci capienti. Il giovedì è dedicato alle serate a tema (paella e sangria, bruschetta a volontà, tutto melanzane, tutto cozze, tutto alici, giro pasta, tutto carciofi, tutto funghi porcini…). Venerdì e sabato, invece, solo pesce. Ed è forse la soluzione migliore per apprezzarne la cucina. Accanto ai grandi classici (cozze alla marinara, l’ottimo e leggero fritto misto, l’abbondante grigliata con spada, gamberoni e orata), qualche piatto più sfizioso come le cappesante gratinate (buona l’impanatura!), i tortelloni all’aragosta con salsa ai carciofi (ottimi nonostante l’abbondanza di burro), i gamberi al brandy, la deliziosa insalata duchessa (patate, salmone, olive e cipolla di tropea). A sorpresa spuntano le conchiglie di gamberetti in salsa aurora, che nei ristoranti à la page non trovi più da decenni. Dessert trascurabili, vino bianco sfuso dignitoso.

STAFF [VOTO: 7]

Servizio veloce, staff dai modi spicci, simpatico, appassionato, loquace.

PREZZI [VOTO: 6/7]

30 euro per il menu di pesce (4 antipasti, 1 primo, 1 secondo, dolce, acqua, vino e caffè) sono un buon investimento. Alla carta si spende qualcosina di più.

PIATTO FORTE

All’unanimità, gli agnolotti con ripieno di aragosta.

PIATTO DEBOLE

I dessert meriterebbero maggiore impegno per uscire dalla banalità dello strudel, della coppa di fragole, della torta al limone.

TOILETTE [VOTO: 6]

Essenziale come tutto il resto.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Qualche guizzo gastronomico non guasterebbe, anche solo una portata o due che lascino davvero il segno.

D’Agata Trattoria Pizzeria

D’Agata Trattoria Pizzeria

Via Bava, 1 bis/f -Torino

Tel. 011 5214745 – 328 2616354

Aperto tutte le sere e domenica a pranzo

Chiuso il mercoledì

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6 1/2]

“Agata, tu mi tradisci”, cantava Ferrer. A cambiare, di questi tempi, ci vuol coraggio. Quelli di D’Agata lo hanno avuto e si sono spostati in pieno centro, a un isolato da piazza Vittorio. Nel tentativo di evolvere, però, bisogna stare attenti a non perdere l’anima. Dell’atmosfera intima da trattoria che distingueva i locali di Porta Palazzo non rimane pressoché nulla. Gli arredi e i decori fanno somigliare la “nuova” D’Agata a mille altri ristoranti, eccezion fatta per la simpatica idea dei catini di latta usati come lampadari. L’inserimento delle pizze nel menu, accanto alle tradizionali proposte a base di pesce, porta inoltre con sé una clientela più superficiale e caciarona.

CUCINA [VOTO: 7]

La qualità della cucina e l’impronta sicula, almeno quelle, non sono cambiate. Nel menu ritroviamo tutti i piatti a cui eravamo affezionati: le polpette di tonno o ricciola, il carpaccio di spada, il trancio di tonno con confettura di cipolle rosse, il couscous alla trapanese, la caponata, gli spaghetti con le vongole o con le sarde, la ‘mpanata di calamari e gamberi. Alcuni piatti toccano livelli altissimi, come i paccheri con crema di carciofi e tartare di tonno, altri andrebbero affinati, come i cenci al rosmarino con crema di cannellini, mazzancolle e pancetta croccante. Con i dolci si va abbastanza sul sicuro: golosa la millefoglie scomposta con sfoglia sbriciolata e crema di nocciole, buona la cheesecake con frutti di bosco, ottima la mousse di cioccolato bianco con meringa.  Le pizze sono proposte in tutte le varianti tradizionali. Su tutte spicca la focaccia ai tre carpacci (tonno, salmone e spada). Ottimo e sempre pieno il cestino del pane, arricchito di bruschettine e trancetti di focaccia. Gradevole l’Inzolia sfuso. Nel conto è comparsa l’acqua, che prima non si pagava, ma a fine cena lo zibibbo è offerto dalla casa.

STAFF [VOTO: 6 1/2]

Il titolare storico è gentile e impacciato come sempre. Le ragazze ai tavoli hanno modi spicci ma si danno un gran da fare. In generale il servizio alterna tempi perfetti a momenti di lentezza e distrazione.

PREZZI [VOTO: 6 1/2]

Non proprio economico. Con il nuovo menu pizza & pesce si possono spendere 15 euro come 60.

PIATTO FORTE

Non si può venire da D’Agata senza assaggiare le polpette di pesce. Il top? Quelle di ricciola con salsa di acciughe.

PIATTO DEBOLE

I primi risultano talvolta confusi o slegati, vedi i bucatini con ragù di spada calabrese.

TOILETTE [VOTO: 7]

Bagno mediamente in ordine, di un bel colore turchese, con lavabo in marmo e getto d’acqua ingestibile.

 CONSIGLIO NON RICHIESTO

Troppo tardi: a suo tempo, avremmo suggerito di evitare la metamorfosi in pizzeria.

Ballatoio – bistrot di ringhiera

Ballatoio – bistrot di ringhiera

Via Principe Amedeo 22c – Torino

Tel: +39 011 1964 0771 +39 333 7159015 – +39 334 9911299

Orario: da martedì a domenica 12 – 15 / 20 – 22. Lunedì chiuso.

 

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Grazie al passaparola, questo piccolo bistrot nel cuore di Torino si sta conquistando un’affezionata clientela. Inconfondibile grazie alle due enormi posate sulla facciata, nasce sulle ceneri di un ex negozio di famiglia che il titolare ha trasformato in grazioso ristorantino per pranzi poco impegnativi e cene romantiche. L’ambiente, ispirato alle case di ringhiera, è informale e accogliente. Domina il locale un balconcino con i panni stesi e i vasi di edera. Anche la grafica del menu richiama le tipiche finestre da ballatoio: applausi.

CUCINA [VOTO: 6 ½ ]

La delusione è dietro l’angolo quando le aspettative sono troppo alte. Del Ballatoio si dice un gran bene e, difatti, tutto è mediamente buono, ben preparato e presentato con cura. Una volta provata, però, la sua cucina non lascia quel ricordo che spinge a tornare. La carta, piuttosto limitata, viene descritta come “un soave mix di tradizione piemontese e innovazione”: ci trovi i flan di topinambur con crema di blu, il tonno di gallina, le tagliatelle con ragù di salsiccia e broccoletti, lo stinco di maiale al forno, ma anche la millefoglie di zucchine e melanzane, le pennette con zabaione di pecorino e verdure, i bocconcini di pollo al curry e cocco, persino la buridda genovese. Tra i piatti migliori senza dubbio i gamberi arrostiti con crema di fagioli borlotti, la tartare di cruda di fassone, lo strudel di broccoli e caprino con verdure e riso integrale. Non convincono del tutto, invece, gli agnolotti di magro con fonduta di toma. Nella scarsa lista dei dolci emerge la tarte tatin, ben caramellata, super sottile (forse troppo) e servita senza panna o gelato. Sfiziosi i biscotti serviti con il Passito di Caluso. In alternativa, i classici bunet e panna cotta.

STAFF [VOTO: 6/7]

Personale gentile, servizio talvolta distratto.

PREZZI [VOTO: 7]

Conto onesto: antipasti 6/8 euro, primi 7/8, secondi 7/11, dolci 3/5.

PIATTO FORTE

Ecco. Il problema del Ballatoio, almeno per ora, è l’assenza di un cavallo di battaglia.

PIATTO DEBOLE

Sulla carta, gli spaghetti alle vongole e crema di cime di rapa sono una bomba. Sul palato, invece, risultano un po’ slegati e accompagnati da quella fastidiosa sabbietta che rovina l’esperienza.

TOILETTE [VOTO: 8]

Pulita, ordinata.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Questa volta è una supplica, più che un consiglio: nei mesi freddi accendete i termosifoni, per favore, e non fateci cenare battendo i denti!

100 Montaditos

100 Montaditos

Via Luigi Des Ambrois 5 (Piazza Carlina), Torino

Tel. 011 883073

Via Postiglione 1, Moncalieri (Torino)

Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena

VOTO FINALE: 6 ½

 

ATMOSFERA [VOTO: 6 ½ ]

L’idea di esportare il rito spagnolo delle tapas  in tutto il mondo trasformandolo in un franchising è astuta e si sta rivelando un successo, tanto che si contano oltre 300 ristoranti in Spagna e più di 50 al di fuori dei confini iberici. A Torino sono già due, uno in pieno centro, nell’elegante piazza Carlina, l’altro in periferia, all’interno del centro commerciale 45° Nord di Moncalieri. L’ambiente è accogliente (pareti rosse, foto di arene e vicoli madrileni, finte maioliche) ma il confort è da fast food (tavoli minuscoli, sgabelli scomodi, assenza di attaccapanni). L’importante è andarci con lo spirito del mordi (il bocadillo) e fuggi.

CUCINA [VOTO: 6 ½ ]

Parliamo di panini, non di alta cucina, claro que sì. Ma i montaditos, a differenza dei sandwich che giacciono stancamente nelle vetrinette dei bar, vengono preparati sul momento con pane caldo e croccante (anche in versione ciabatta o ai cereali) e ingredienti di qualità mediamente buona, in gran parte provenienti dalla Spagna. Il menu conta 100, dicasi 100, varietà di farciture: dal “jamon iberico” al “lomo al ajillo”, dai calamari fritti alla porchetta, dalla crema di formaggio al pollo, dalle tortilla al tonno. E’ possibile acquistarli singolarmente o in collezioni da 5 (vegetariana, carnivora, mediterranea…). Oltre agli appetizer (olive, chips, patatas bravas, patatine pancetta e cheddar), sono disponibili tapas come le alette di pollo, le croquetas de jamon, le lacrime di pollo, il tagliere di jamon serrano e formaggio iberico. Chi è a dieta può consolarsi con cinque tipi diversi di insalate. Non mancano i montaditos dolci realizzati con pane al cioccolato spalmato di crema di cioccolato o di formaggio dolce, con o senza cookies. Per dissetarsi, acqua, birra e vino tinto.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]

Il servizio è informale e ridotto al minimo, l’attesa generalmente bassa. Il cliente compila da solo l’ordinazione su un modulo prestampato, lo consegna alla cassa, paga, attende di essere chiamato dalla cucina e va a ritirare i suoi piatti.

PREZZI [VOTO: 7]

I prezzi dei montaditos variano da 1 a 2 euro. Con un bigliettone da 10 ci si sfama e ci esce anche una cerveza. Mira! Il mercoledì tutti i panini a 1 euro.

PIATTO FORTE

I montaditos alle acciughe ci gustano muchisimo.

PIATTO DEBOLE

Una fetta in più nella variante al salmone farebbe apprezzare meglio l’esperienza.

TOILETTE [VOTO: 7]

Colori caldi anche qui, pulizia e ordine discreti.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Per conquistare la clientela sabauda più scettica, inserire una Collezione “piemunteisa” di montaditos ai peperoni con bagna cauda, alla salsiccia di Bra, all’insalata russa.

Ristoro 28/3

Ristoro 28/3

Via A. Pigafetta, 56 – Torino

Tel. 011 508 6066

Chiuso sabato a pranzo e domenica

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Non un vero ristorante, ma una gastronomia con tavoli e sedie. Così si definiscono al Ristoro Ventottomarzo, locale caldo, raffinato e rilassante in piena Crocetta. Colori tenui, musica jazz in sottofondo, divanetti e cuscini, il bancone bar rivestito di tappeti persiani, un grande specchio a dominare la sala da pranzo. La frequentazione e i prezzi risentono del quartiere in cui si trova. La trovata del menu scritto a matita su pagine di quaderno è simpatica ma cheap, non in tono con l’atmosfera.

CUCINA [VOTO: 8]

La cucina del Ristoro è curata, ben eseguita, basata su materie prime di qualità. Non a caso è frequentata da chef di fama come Vissani, habitué del locale. Il menu accompagna i piatti della tradizione piemontese (battuta, vitello tonnato, insalata russa, grissinopoli, tagliata di fassone) a proposte alternative come il polpo croccante su passata di fave, risotto con animelle, i ravioli con scamorza affumicata, radicchio e parmigiano croccante, gli gnocchi con gorgonzola, pere e noci, la zuppa di cannellini e cavolo nero, il guazzetto di moscardini con polentine. Non manca mai il pescato del giorno o qualche puntata fuori porta come il risotto alla milanese con ossobuco e le succose costine di agnello a scottadito. Quando è stagione, trionfo di carciofi in tutte le salse: fritti, in insalata con parmigiano, spadellati, con i gamberi, con le tagliatelle. L’attesa (brevissima) del primo piatto è allietata da un piccolo amuse bouche. La carta dei dolci gioca sulla tradizione: tiramisù, bonet, tarte tatin di pere, panna cotta, semifreddo alle castagne, meringa con panna e fragole.

STAFF [VOTO: 7]

Personale gentile e discreto, servizio veloce, persino troppo. Apprezzata la disponibilità a personalizzare i piatti secondo le esigenze dei clienti.

PREZZI [VOTO: 7]

Rapporto qualità prezzo discreto, spesa media 40 euro.

PIATTO FORTE

I carciofi fritti sono squisiti e leggeri. Vorresti non finissero mai.

PIATTO DEBOLE

La salsa del vitello tonnato è un ibrido non convincente tra la versione alla vecchia maniera e quella a base di maionese.

TOILETTE [VOTO: 7]

Bagno essenziale con due note di colore: il kilim che incornicia lo specchio e la bilancia vintage. Piacevole la scelta delle salviettine per le mani in tessuto.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Take it easy. Non siamo in mensa, un piatto via l’altro. Una ragionevole pausa tra le portate dà respiro sia ai clienti che alla brigata di cucina.

 

La Capanna dei Nonni

La Capanna dei Nonni

Via Caboto, 42 – Torino

Tel. 011 505424

Aperto solo a pranzo, chiuso la domenica

 

VOTO FINALE: 7/8

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Che gioia entrare alla Capanna! I colori tenui, gli arredi in stile provenzale e il bancone ricco di tentazioni di questa graziosa gastronomia con cucina mettono subito di buon umore e predispongono al piacere del cibo. Viste le dimensioni del locale e dei tavoli (alcuni davvero mignon), bisogna essere preparati a pranzare tra il via vai di sciure della Crocetta che vengono a ritirare gli agnolotti per il pranzo della domenica. A meno che non si venga destinati all’ampio dehors coperto, fruibile anche d’inverno. Peccato siano aperti solo a pranzo.

CUCINA [VOTO: 8]

Qui tutto – gli antipasti della tradizione piemontese, la pasta fatta in casa, i dolci – ha l’aria di essere appena stato preparato dalle mani sante della nonna (nomen omen). Il menu propone una serie di piatti già pronti, che reclamano attenzione dal banco frigo (insalata di gallina e verdure, polpette di carne o pesce, arrosto di vitello, zucca gratinata con nocciole, cavolo rosso saltato, polpo in umido con ceci, baccalà alla vicentina…), e una selezione di primi (agnolotti e tortelli ripieni di carne o di spinaci e ricotta, tagliatelle, pappardelle, tajarin, gnocchi, lasagne) da condire con il sugo del giorno (mandorle e pomodori secchi, pesto di zucchine e mandorle, crema di zucca e sedano rapa…) o con i classici pomodoro fresco, ragù, burro e salvia, pesto di rucola. Con un tris di antipasti, da accompagnare alla focaccia della Capanna, si può assaggiare un buon vitello tonnato, un’avvolgente insalata russa e un succulento peperone ripieno di salsiccia, ricotta e porri aromatizzati al cardamomo. Le paste ripiene sarebbero da provare tutte, a turno: dai sublimi tortelli di bufala a quelli con porri e parmigiano, dai ravioloni di persico agli agnolotti di magro. Anche i dessert riservano deliziose sorprese, come il tiramisù di pere, crema mascarpone e liquore rosso, buono e fresco, o il tortino pesche, cacao e savoiardi. In alternativa, le più semplici pere al vino o la panna cotta (magari al torrone o ai cachi). Porzioni abbondanti e finale con caffè preparato e servito nella Moka.

STAFF [VOTO: 7]

Personale giovane e sollecito, attento a rispettare i tempi del doppio turno (scelta non felicissima, ma comprensibile).

PREZZI [VOTO: 7 ½]

Con 25 euro si esce rotolando (ma è pur sempre un pranzo).

PIATTO FORTE

Le cipolline caramellate sono come le ciliegie: una tira l’altra (alla faccia dell’alitosi).

PIATTO DEBOLE

Non pervenuto.

TOILETTE [VOTO: 8]

Bagno pulito, elegante, nello stesso stile del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Se si avvertisse meno la pressione da “liberateci il tavolo”, l’esperienza sarebbe quasi perfetta.

 

Ristorante MangiaTò

MangiaTò

Corso Regina Margherita, 63/c

Tel. 011 511 10 12

Chiuso la domenica

 

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Piccolo ristorante con un’unica sala, pochi coperti e un mini dehors estivo sul controviale di corso Regina Margherita. L’atmosfera non concede nulla alle tendenze del momento, ma si presta ad una serata intima fuori dai soliti giri della movida torinese. Arredi anonimi, tendine misere, pareti tricolori (beige, verde e arancio), controsoffitto da ristorante cinese, cucina a vista, areazione e clima migliorabili. Si consiglia di prenotare.

CUCINA [VOTO: 7]

Cucina casereccia di stampo piemontese con guizzi di rivisitazione provenienti dal resto d’Italia e dal mondo. La materia prima è legata alle stagioni e, se pur in porzioni misurate, tutto è gustoso e curato. La specialità della casa sono gli squisiti garganelli con salsiccia aromatizzati al tartufo, serviti in un cestino di parmigiano. Altre proposte da acquolina in bocca? Cestino di sfoglia con porri e tuorlo d’uovo, flan di zucca con fonduta e amaretti, tagliatelle al pesto di agrumi e mandorle, gnocchi con cozze e broccoli, tartare di formaggio con pomodoro fresco, crema catalana alla banana, polentina con crema pasticcera e cioccolato. I più abitudinari si consoleranno con i classici: vitello tonnato (alla vecchia maniera, senza maionese), insalata di gallinella, lingua al verde, ravioli al sugo d’arrosto, tagliata di fassone. I vegetariani non disperino: non mancano mai ricette pensate per loro, come il seitan scottato con dadolata di melanzane o il cous cous di verdure.

STAFF [VOTO: 7]

A gestire il MangiaTò sono solo in due: uno in cucina, l’altro in sala. Quest’ultimo, un ragazzo molto gentile e preparato, ha il vezzo di elencare e descrivere i piatti uno ad uno anziché lasciare sul tavolo un più funzionale menu. Lo sforzo di entrambi è apprezzabile, ma i due fattori concomitanti (lo chef solo ai fornelli e le portate decantate) producono l’effetto di allungare i tempi, a locale pieno.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi fissi suddivisi per categorie: antipasti 6 euro, primi 8 e secondi 12. Conto adeguato alla qualità.

PIATTO FORTE

Nonostante la panna, che farebbe inorridire più di uno chef stellato, i garganelli salsiccia e tartufo si fanno apprezzare.

PIATTO DEBOLE

I ravioli di zucca non difettano in sapore, ma risultano troppo asciutti.

TOILETTE [VOTO: 6]

Piccola e disadorna, benché pulita.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Andare a memoria sulle proposte del giorno può mandare in confusione. Vedere alla voce Staff e dotarsi di menù.

Trattoria Pautassi

Trattoria Pautassi
Via Boetti, 21 – Govone (CN)
Tel. 0173 58010
Orario: mer-dom: 19.30/21.15
Ven-dom: 12.30/14.00
Chiuso lunedì e martedì

VOTO FINALE: 7+

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Perfetta per una gita nelle Langhe, la Trattoria Pautassi sorprende (piacevolmente) per i contrasti: l’ambiente è contemporaneo ed elegante, la cucina semplice e tradizionale, la gestione familiare e appassionata. Nel borgo antico di Govone, in un casolare ristrutturato sapientemente, il locale si sviluppa su due piani ampi e luminosi. Arredi essenziali, pavimento in cementine, tavoli che respirano regalando privacy, tovagliette di carta, fronzoli pari a zero. Come a dire: concentratevi sulla cucina. Incantevole la vista sulla Val Tanaro dal terrazzo.

CUCINA [VOTO: 7]

La cucina di Monica Pautassi, la chef che perpetua la tradizione di famiglia, offre esattamente ciò che ti aspetti da una trattoria nel cuore del Roero. I piatti della tradizione gastronomica del territorio, i sapori schietti, gli ingredienti di prima qualità, la preparazione semplice ma accurata. Gli antipasti – battuta di vitellina piemontese, insalata di formaggio raschera con nocciole e sedano, vitello tonnato – sono ben eseguiti anche se non memorabili. A far la differenza, invece, è la pasta fatta in casa, dai tajarin dei 40 tuorli agli gnocchi, ma soprattutto gli agnolotti del plin al burro e rosmarino: pasta tirata alla perfezione, ripieno gustoso ed equilibrato. Tra i secondi primeggia il muscolo al nebbiolo, verace e tenero (non al punto, però, da rendere superfluo il coltello, come promesso dallo staff). In alternativa si possono provare il coniglio, il tortino verde su fonduta di pomodoro, il carpione. Dolci tentatori, soprattutto la specialità della casa, un vero e proprio ossimoro culinario: la cassata alla piemontese, ossia un semifreddo alla ricotta con nocciole di Alba. Il risultato non avvolge come l’originale siculo, ma è apprezzabile lo sforzo di andare oltre i soliti tiramisu e bonet. I vini del territorio non deludono: per un buon consiglio affidarsi a Giacomo, il figlio del titolare.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]

L’oste Luis, un gigante barbuto e apparentemente rude, borbotta se aggiungete una persona all’ultimo minuto, ma l’accoglienza è calorosa. In sala regnano cortesia e sorrisi. Qualche lentezza e piccole distrazioni da mettere a punto.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi in linea con la qualità. Si consiglia il menu degustazione a 30 euro.

PIATTO FORTE

Plin, plin e ancora plin.

PIATTO DEBOLE

Lo stracotto al nebbiolo meriterebbe un contorno all’altezza, non le verdurine al vapore.

TOILETTE [VOTO: 8]

Profumato, pulito, attrezzato, con un bellissimo lavabo in pietra.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Un leggero ritocco alle porzioni metterebbe a tacere le buone forchette.

Il Chiosco dello Zoo

Il Chiosco dello Zoo

Via Bava 30/G – Torino

Tel. 346 7470782

Chiuso la domenica

 

VOTO FINALE: 7/8

ATMOSFERA [VOTO: 7 ½ ]

In piena Vanchiglia, un luminoso ristorante di pesce da una trentina di coperti, tirato a lucido (altro che chiosco!) e arredato con sobrietà. Unici vezzi, un paio di biciclette in esposizione, una zona relax con sofà, grandi tubi d’aspirazione a vista. Il pavimento in porfido, di grande impatto, dà la sensazione di cenare all’aperto (e infatti raffredda un po’ l’atmosfera).  La bellissima cucina a vista consente di curiosare e carpire i trucchi del mestiere. Cosa c’entra tutto questo con lo Zoo? È una lunga storia, domandare allo Chef.

CUCINA [VOTO: 8]

Al Chiosco va in scena un vero e proprio “one man show”. In cucina Alberto fa tutto da solo con un autocontrollo invidiabile, riuscendo anche a trovare il tempo per dare il benvenuto, scambiare due parole, illustrare il menu degustazione del giorno, consigliare i vini. Il cliente, magari spiazzato dalla formula a sorpresa, non deve far altro che domare l’ansia e abbandonarsi alle cure dello Chef, ai sapori raffinati dei suoi piatti, alle sue presentazioni fantasiose. Si comincia con un paio di antipasti: che sia il polpo con nocciole e confettura di fichi oppure l’aguglia alla eoliana, o ancora il pesce spada tonnato o il polpo ubriaco con polenta, il risultato non cambia: promosso! Poi è la volta del primo: la spaghettata cacio, pepe e alici è pura gioia, i tonnarelli con bottarga e alici conquistano una forchettata dopo l’altra. Con il secondo – tonno scottato servito con insalatina o con composta di mele cotogne – lo Chef rischia di meno ma conferma le sue qualità. Scivolone sul dessert: i cannoli siciliani, unica proposta della serata, non sono di produzione propria.

STAFF [VOTO: 8]

Qualche lentezza nel servizio non è niente se si conta che ai fornelli c’è un solo uomo. La ragazza in sala sa affrontare la timidezza con il sorriso ed è gentile e premurosa.

PREZZI [VOTO: 7 ½ ]

Il menu con due contorni, primo e secondo vale tutti i suoi 25 euro. A questi vanno aggiunti i vini (in assenza di una carta, vengono elencate a voce due fasce di prezzi: 15/20 euro) e il dessert.

PIATTO FORTE

L’idea di “tonnare” il pesce spada vince facile.

PIATTO DEBOLE

Il tonno scottato fatica a trovare il giusto accompagnamento: l’insalata è eccessivamente salata, la composta di mele cotogne è quasi insapore.

TOILETTE [VOTO: 8]

Antibagno stiloso e bagno minimal. Ordine e pulizia ovunque.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Non uno ma due: applicarsi di più sui dolci e attrezzarsi per il pagamento con carta e bancomat.

L’Hoste Matto Trattoria

L’Hoste Matto Trattoria
Via Giuseppe Giacosa, 10, Torino
Telefono: 011/2072725
Chiuso sabato a pranzo e domenica

VOTO FINALE: 7,5

 

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Nella parte di San Salvario non ancora assediata dalla movida sorge da pochi mesi una crisalide destinata a diventare farfalla. I titolari Elena e Giorgio hanno rilevato, mantenendo lo stesso nome, una trattoria che proponeva cucina della tradizione romana. Gli arredi moderni e i decori, giocati sui toni del beige, del castagno e dell’arancio, regalano un’atmosfera intima ed elegante. Completano il delizioso quadretto il parquet scuro a listoni, gli enormi murales floreali, una bici rossa in vetrina, le stelline luminose sul soffitto, il banchetto delle torte.

CUCINA [VOTO: 7]

Allo Chef dell’Hoste Matto spetta il delicato compito di far dimenticare la cucina della precedente gestione, tutt’altro che stellata. Là dove si sfornavano supplì, bucatini alla carbonara e code alla vaccinara, ora si creano piatti di chiara ispirazione piemontese con qualche ammiccamento alle regioni di mare. Esempi? Acciughe verdi allo zenzero con tomini misti e peperoni in bagna caoda, cipolla al forno ripiena, insalata di polipo e patate, tagliolini ai funghi porcini con sfoglie di pancetta, tagliata di fassone. A parte qualche dettaglio da mettere a punto qua e là, i risultati meritano una promozione a pieni voti. Eccellenti la lingua al verde con insalata russa e il flan di zucca con fonduta di raschera e amaretti, superlativi gli agnolotti burro e salvia, convincenti le sarde ripiene servite con la misticanza così come il corallo nero (variante dei fusilli) con seppioline, il polipo alla piastra con cavolo verza marinato, il merluzzo fritto servito con le patate ed una delicata (addirittura troppo) crema di limone. Ricco e ben mantecato il risotto con radicchio gorgonzola e noci, che andrebbe solo tenuto un po’ più al dente. Con i dessert si va sul classico: torta di mele, bonet, crème caramel, tarte tatin. Altre note di merito: le porzioni generose, gli ingredienti freschi, il menu variabile in base alla spesa del giorno.

STAFF [VOTO: 8]

Personale garbato e premuroso, con una propensione al sorriso che fa perdonare qualche lentezza nel servizio.

PREZZI [VOTO: 7]

Prezzi adeguati alla qualità: antipasti 7/10 euro, primi 7/9, secondi 11/18.

PIATTO FORTE

La lingua al verde, in accoppiata vincente con l’insalata russa della casa, è così ben cucinata da conquistare anche gli schizzinosi.

PIATTO DEBOLE

Il vitello tonnato si presenta con una carne cotta alla perfezione ma con una salsa troppo poco tonnata e qualche decorazione di troppo (no all’insalatina e al bagnetto verde sul bordo del piatto).

TOILETTE [VOTO: 8]

Nuova, pulita, stilosa, perfettamente in linea con il locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Peccato aver mantenuto il nome Hoste Matto ereditando, su Tripadvisor, le critiche negative della precedente gestione, che finiscono per fare media. Perché non provare a contattare il colosso delle recensioni per chiedere di lasciare on line solo i commenti sulla nuova conduzione?

Sovietniko – Cucina sovietica in rivoluzione

Sovietniko – Cucina sovietica in rivoluzione
Via Cibrario, 9
Tel. 011 0712118
Orario: lun-mar-giov 11-15,30; 17,30-20
Mer-ven 11-15,30; 17,30-22. Sab 10-15

VOTO FINALE: 6+

ATMOSFERA [VOTO: 7]

La glasnost tra Italia e Russia si celebra in una cucina di piazza Statuto. Qui sorge da qualche tempo la “prima gastronomia sovietica di Torino”. Varcata la soglia, pare di essere scesi nella metropolitana di Mosca grazie a una magnifica foto a tutta parete. I nostalgici di Lenin potranno rifocillarsi ammirandone il faccione. Gli arredi sono essenziali, l’atmosfera informale, l’accoglienza calorosa quanto la steppa siberiana.

CUCINA [VOTO: 6-]

A parlare del Sovietniko si rischia subito di passare per provinciali. Ma una cosa va detta: un palato abituato alle meraviglie della cucina italiana fatica assai ad apprezzare i piatti tipici della tradizione sovietica. Per uno spuntino, l’esperienza della gastronomia etnica può essere divertente. E allora vai di aringa in pelliccia, insalata russa (che è ben lontana da quella a cui siamo abituati), blinj con salmone e caviale, zuppe vegetali, riso uzbeco, salamini con crauti. Però…. Da qui a parlare di piaceri della tavola ce ne passa. Non fraintendiamo, alcuni piatti sono davvero gradevoli: vedi l’insalata mimosa con riso e salmone, i ravioli di ricotta con panna acida, l’immancabile Gulash. Altri scivolano via senza lode e senza infamia (le polpette di grano saraceno, l’insalata vinegrette di patate carote barbabietole, l’insalata di verza). L’aneto impera in ogni pietanza. Da provare le birre russe, ceche e polacche.

STAFF [VOTO: 5]

Il servizio necessiterebbe di una perestrojka. Va bene la modalità self service, va bene che il cliente debba apparecchiare e sparecchiare. Tuttavia, un pizzico di collaborazione in più da parte dello staff non guasterebbe. E qualche sorriso, suvvia, siete nel paese del sole!

PREZZI [VOTO: 6 ½ ]

Con le combinazioni primo+secondo o primo+contorno si resta sotto i 10 euro. Menù studenti a 7 euro.

PIATTO FORTE

Neanche a dirlo, il Gulash.

PIATTO DEBOLE

Le insalate, in generale, risultano anonime.

TOILETTE [VOTO: 6]

Bagno spartano, clima da guerra fredda.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Rivedere la formula del servizio, fa tanto mensa aziendale. Spasibo!

Osteria Novecento

novecentoOsteria Novecento
Via Issiglio, 20/A – Torino
Tel. 011 3852351
Aperto la sera dalle ore 20

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Il tempo sembra essersi fermato, appunto, nel Novecento, come suggerisce il nome di questa valida osteria lontana dagli sfavillii del centro storico. Gli arredi sono decisamente fuori moda e i colori dominanti (bordeaux, giallo ocra, nero) non aiutano. Riscaldano l’ambiente le candele sui tavoli, le foto in bianco e nero tratte da film celebri, gli scaffali colmi di vini e calici.

CUCINA [VOTO: 8]

Mai fermarsi all’apparenza. Tanto è tradizionale l’atmosfera, quanto è sorprendentemente creativa la cucina. Il classico tomino elettrico, per esempio, qui è un gradevole amuse bouche servito in un vasetto e accompagnato da baci di dama salati e paté di fegatini pollo. Il vitello tonnato, invece, si presenta sotto forma di tenere fette di girello cotte al punto rosa su salsa tonnata impreziosite da polvere di tonno. In alternativa ai tipici primi della cucina piemontese, ecco le ballotte di ricotta di bufala e burro salato, semplici e gustose, o la tagliatella ripiena (avete capito bene, ripiena!) con ragù d’agnello e pecorino sardo, che allieta occhi e palato. Anche i dessert sono all’altezza. Emergono la Coppa Castellana, con crema pasticcera e mele caramellate, e il semifreddo meringato con salsa di ciliegie e more. Il vino sfuso è gradevole ed economico. Ottimi la focaccia e il pane alle patate e alle olive (di produzione propria, come la pasta e i dolci). Nonostante le porzioni un po’ austere, resta la voglia di tornare per provare le altre specialità: dagli gnocchetti di patate rosse con le vongole ai tagliolini con insalata di seppia, dall’ombrina con crema di mais e cipolla rossa al coniglio ripieno di salsiccia e funghi, dal tortino di ricotta con pesche e mandorle al budino alla menta con scaglie di fondente. Slurp.

STAFF [VOTO: 9]

Servizio curato e veloce, personale di un garbo (anch’esso) fuori moda.

PREZZI [VOTO: 7]

Carta onesta: antipasti 7 euro, primi 10, secondi 12, dolci 5. Menu degustazione a 28 euro (pre-antipasto, due antipasti, primo, secondo, dolce).

PIATTO FORTE

La tagliatella ripiena (pasta fresca farcita con patate, menta e rosmarino) farà sognare chi ama il gusto selvatico del ragù d’agnello.

PIATTO DEBOLE

La Coppa Castellana rischia di risultare stucchevole, ma si potrebbe rimediare facilmente giocando con le consistenze.

TOILETTE [VOTO: 6]

Il bagno è in ordine ma permeato da un inspiegabile odore di fumo.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una bella rinfrescata alle pareti e un restyling agli arredi proietterebbero l’Osteria Novecento tra le belle realtà torinesi degli anni Duemila.

La Maison de Marie – bistrot con cucina

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Il dehors della Maison de Marie

La Maison de Marie – bistrot con cucina

Via Garibaldi 18 (cortile centrale) – Torino

Accesso anche da via Bellezia 5 e Via Corte d’Appello 7

Tel. 011 5214875 – 333 8136680

Orario: lu-gio 7.30-20; ve-dom 8-23

 

VOTO FINALE: 6-

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Nella pace di un inaspettato cortile con accesso dalla centralissima via Garibaldi, un piccolo bistrot intimo e accogliente che non sfigurerebbe a Montmartre. Il dehors invita a perdersi in chiacchiere e bevute, anche se la convivenza con un condominio impone qualche regola in più (niente schiamazzi e niente fumo). Chi vuole sentirsi a casa, può accogliere l’invito a togliersi le scarpe e indossare delle pantofole monouso.

CUCINA [VOTO: 5]

Quel dommage! Eh sì, un vero peccato. L’esperienza alla Maison fa pensare proprio a un’occasione mancata. L’atmosfera c’è, le aspettative anche (leggi “bistrot” e pregusti una cenetta alla francese a base di croque monsieur, terrine de foie gras e moules frites). E invece apri il menu e rimani disorientato. Tanti piatti tradizionali della cucina piemontese (il vitello tonnato, la salsiccia di Bra, la carne di fassone in tutte le possibili declinazioni cotte e crude, il bonet…) intervallati da schegge impazzite come le orecchiette pomodoro e basilico, il roastbeef all’inglese, l’insalata greca. A parte poche eccezioni (il cous cous alla marsigliese, la steak hachée, la raclette savoiarda), la Francia si ritrova più nelle parole che nei fatti (gli antipasti si chiamano Entrées, i primi sono le Pates, i menu fissi si chiamano “Cequetuveux” o “Suggestion”). Qua e là fa capolino qualche ingrediente d’Oltralpe (sale di Normandia, mostarda di Dijon, speck alsaziano). Persino il pane sembra lontano dalla vera baguette (ma lì basterebbe cambiare panettiere). E la cucina? Colpa, forse, di una serata sbagliata, ma anche qui il bilancio è deludente. Il vitello tonnato “à l’ancienne” non ha nulla di tonnato (la salsa è poco più che una maionese). Il misto in carpione è annegato in un’incomprensibile salsa. Va meglio quando si torna alla Francia: il cous cous alla marsigliese non è male, i formaggi caprini sono invitanti e ben accompagnati da miele d’acacia e marmellata di cipolle, il bordeaux servito a calice è godibile.

STAFF [VOTO: 7]

Il servizio ai tavoli è gestito con efficienza da una francese deliziosa, tutta sorrisi ed erre moscia.

PREZZI [VOTO: 5]

Il rapporto qualità/prezzo non torna. Se poi lo sconto a cui si ha diritto prenotando tramite The Fork viene assorbito da un errore nel conto (che può capitare, ma sarebbe meglio di no), allora diventa dura arrivare alla sufficienza.

PIATTO FORTE

Ancora da scoprire.

PIATTO DEBOLE

La carpionata di pollo e zucchine fritte è totalmente fuori tema.

TOILETTE [VOTO: 6]

Bagno piccolo, disordinato, senza carta per asciugarsi.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Dare al locale un’identità riconoscibile. Apri un bistrot? Proponi la cucina francese. C’est facile!