Le zone di montagna sono caratterizzate da enormi sfide, ma al contempo credo che si debba riconoscere anche che esse portano con loro enormi opportunità.
Nell’ambito della conservazione e protezione del territorio, nel campo dello sviluppo sostenibile e dell’uso efficiente delle risorse, nel campo del turismo e della crescita economica, della cultura, della promozione delle nostre eccellenze eno-gastronomiche e dell’agricoltura, è utile ricordare che le montagne, soprattutto in Piemonte, ma anche per l’Europa intera, possono offrire un contributo decisivo per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020.
Anche per questi motivi mi sono messa al lavoro nel Parlamento europeo, fin dalle prime settimane della nuova legislatura, proponendo di creare un Intergruppo sulle zone rurali, di montagna e remote: è stato un lavoro difficile, ma insieme ad altri colleghi provenienti da altri paesi e diversi gruppi politici, siamo riusciti ad ottenere un primo, importante risultato con la costituzione ufficiale dell’Intergruppo. Abbiamo già lanciato le sue attività, pensandolo da un lato come forum di discussione sulle tematiche di interesse e, dall’altro, come strumento per influenzare le scelte politiche del Parlamento e in generale delle istituzioni europee al fine di consentire alle comunità montane e rurali di essere protagoniste e di offrire il proprio contributo per il rilancio della crescita sostenibile in Europa.
Come voi saprete, al momento è in fase di discussione la creazione di una Strategia Macroregionale Alpina. Sarebbe la prima strategia macroregionale non basata sull’acqua, ma sulla terra e le montagne: fino ad ora infatti si è trattato di strategie che vedevano come punto unificante fiumi o mari, mentre oggi finalmente parliamo di una strategia che nasce e si sviluppa attorno alle montagne, in questo caso dell’arco alpino. Diventa quindi fondamentale riuscire a svilupparla nel modo migliore possibile proprio per dimostrare il valore aggiunto che la montagna può apportare allo sviluppo sostenibile dell’intera Unione europea.
Proprio il nostro Intergruppo si occuperà di tematiche legate anche alla strategia macroregionale alpina, come sviluppo rurale, energia e cambiamento climatico, trasporti, turismo e cultura, agroalimentare e enogastronomia. Sono qui anche in qualità di Presidente di questo Intergruppo, per offrire questo luogo come luogo di discussione e confronto tra le realtà locali e territoriali e le istituzioni europee su temi estremamente delicati, ma chiave per il nostro futuro.
Le strategie macroregionali in generale sono un’opportunità unica per superare sfide comuni, in particolare per la Macroregione Alpina esistono sfide enormi tra le quali: protezione dell’ambiente e lotta al cambiamento climatico (pensiamo ai ghiacciai, le zone naturali e protette, le specie animali e vegetali protette), infrastrutture (in particolare quelle dei trasporti), energia con il potenziale per la produzione di energie rinnovabili delle zone di montagna, turismo con il patrimonio naturale e culturale di quest’area e in generale lo sviluppo economico che potrebbe beneficiare di una maggiore e migliore interconnessione tra le diverse regioni coinvolte. Queste sfide possono essere meglio affrontate insieme, in collaborazione, con l’obiettivo di rafforzare la coesione sociale, economica e territoriale della macroregione.
Nella Strategia Alpina, una volta terminata la fase di consultazione, sarà importante continuare a coinvolgere adeguatamente le autorità regionali e locali, nell’ottica di un processo che porti ad una vera ed efficace governance multilivello dove sia assicurata la partecipazione di tutti i livelli di governo, a seconda delle rispettive competenze. Resto sempre fortemente convinta che le autorità regionali e locali, insieme alle comunità montane, debbano essere adeguatamente coinvolte in tutte le fasi dell’elaborazione politica in questi settori.
Ricordiamo che questa iniziativa non prevede nessuna nuova istituzione, nessuna nuova spesa per i cittadini europei, ma solo nuove opportunità: per esempio, potrebbe garantire un migliore coordinamento verso i fondi europei, sia in termini di partecipazione – più competenze, più dialogo, più partenership significa più chance di ottenere fondi diretti – sia in termini di spesa, particolarmente dei fondi indiretti, evitando duplicazioni e sprechi.
Nella nuova Strategia sarà importante considerare la diversità dei territori della macroregione alpina: la catena alpina e le zone di montagna saranno ovviamente al centro della strategia, ma non dimentichiamo che in queste regioni vi sono anche zone periferiche, pianeggianti, caratterizzate da urbanità di diverso tipo tra cui anche importanti città metropolitane (Milano, Torino in Italia), grandi centri produttivi, competenze di alto livello, centri universitari e di ricerca… per questi motivi la strategia dovrà tenere conto delle diverse realtà coinvolte. Non si tratta di una strategia che dovrà essere solamente concentrata sulla montagna e le alpi, che ovviamente saranno al centro…. ma per essere uno strumento che rilanci lo sviluppo sostenibile e rafforzi le regioni nel contesto europeo ed internazionale, questa strategia dovrà tenere conto di tutte le opportunità che essa possiede e sfruttarle al meglio.
Considerando anche la partecipazione di due stati terzi (Svizzera e Liechtenstein), questa strategia macroregionale può essere utile ad approfondire ulteriormente i rapporti e i legami di questi paesi con l’Unione europea, nell’ottica di spingere ad una maggiore integrazione dell’intero continente europeo. Tenuto conto che le sfide di cui abbiamo parlato sopra superano i confini dell’UE e possono essere affrontate solo con un approccio comune, è evidente quanto sia importante coinvolgere adeguatamente anche paesi terzi della macroregione.
Nel nostro paese negli ultimi anni ci sono state delle evoluzioni sul piano della rappresentanza delle comunità montane che in alcuni casi non hanno considerato le particolari condizioni di queste realtà, penso ad esempio al dibattito sul ridimensionamento delle comunità montane: se è vero da un lato che in tempi di crisi tutti siamo chiamati a fare sacrifici, dall’altro non si può dimenticare che questi territori hanno bisogni differenti dal resto del Paese e per questo necessitano di forme di rappresentanza specifiche. A seguito del taglio alle comunità montane è venuto a mancare un sistema di autogoverno della montagna. Potrebbe essere opportuno studiare soluzioni che non comportino spese eccessive per le casse pubbliche, ma che consentano comunque alle comunità montane di avere un ruolo nel governo della montagna.
Credo che il Piemonte sia stato in grado, in passato ma anche recentemente, di ritagliarsi un ruolo da protagonista in Europa, in molti settori: innovazione, turismo, cultura, agroalimentare. Sappiamo che la strada di fronte a noi non sarà facile, perché la competizione è sempre più forte e anche la nostra Regione deve fare i conti con attori diversi, europei e non. Sono convinta tuttavia che ci presentiamo di fronte alle sfide pronti e che, anche grazie al ruolo decisivo delle montagne e delle sue comunità, potremo continuare ad essere motori del cambiamento, dello sviluppo sostenibile e della crescita per il nostro Paese e per l’Europa intera.