7 infrazioni nei confronti dell’Italia sono state chiuse dall’Unione europea. Ne restano altre 90, una cifra alta ma che è contrassegnata da un trend di decrescita. Le infrazioni aperte potrebbero ulteriormente diminuire a gennaio 2016, se verranno recepite per tempo altre 18 direttive europee in scadenza. L’Italia ha fatto uno sforzo notevole negli ultimi mesi, e i risultati si vedono, ma ora bisogna continuare con sempre più serietà.
Le infrazione avvengono quando la Commissione europea ritiene che uno Stato membro abbia mancato ad uno degli obblighi imposti dal diritto dell’Unione.
Le procedure chiuse dalla Commissione Ue riguardano quella aperta dal 2010 sui precari della scuola, due in materia di trasporto ferroviario, sull’indipendenza tra regolatore e operatore della rete e sull’istituzione di uno spazio ferroviario unico. Altre due infrazioni chiuse riguardano l’ambiente, una sulla valutazione d’impatto ambientale relativa ai lavori nell’alveo del Piave e un’altra sul completo recepimento della direttiva sugli imballaggi. Un’altra riguarda una questione di doppia fiscalità, il cosiddetto caso ‘non-residenti Schumacker’, e l’ultima in materia di proprietà industriale, eliminando l’obbligo della residenza in Italia per poter far domanda di registrazione di un brevetto.
Tra le procedure aperte c’è ad esempio quella che riguarda le patenti di guida: la Commissione contesta la mancata adesione alla rete delle patenti di guida RESPER, prevista dalla direttiva 126 del 2006.