Tessere il futuro con le trame del passato: riapre il Museo del Tessile

Telai, orditori, passamanerie, campionari di tessuti, figurini, piante tintorie, Fiber Art: tutta la storia del tessile dal Quattrocento ai nostri giorni: sabato 15 maggio e domenica 16 maggio il Museo del Tessile di Chieri riapre al pubblico con un nuovo percorso espositivo, frutto di un importante riallestimento.

«Valorizziamo così la collezione storica e diverse donazioni ricevute di recente, fra cui alcune bambole Lenci del primo e secondo Novecento, ma anche cartamodelli, incisioni e strumenti di misurazione», spiega  Melanie Zefferino, Presidente della Fondazione Chierese per il Tessile e Museo del Tessile. E aggiunge: «il percorso espositivo è concepito come un ciclo epistemico, che si può percorrere per scoprire e approfondire la conoscenza del contesto chierese attraverso la cultura materiale e il patrimonio documentario di un museo che ha sede nel cuore della città, in quello che fu il primo opificio moderno di Chieri. Il nostro è un “museo scrigno”, in cui si conserva un patrimonio materiale e immateriale, ma al contempo un luogo di studio, ricerca e sperimentazione artistica spaziando anche nelle arti applicate, in particolare il laboratorio tessitura con Lisa Fontana e il laboratorio di tintura naturale e batik a cura di Giulia Perin, che coltiva anche l’Orto Botanico del Tessile nel chiostro di Santa Clara. L’esposizione permanente include alcuni esemplari ricamo Bandera di tradizione Chierese, e da quest’anno, è pure presente una sezione di Fiber Art con opere della collezione civica “Trame d’Autore”».

Non a caso: il motto del Museo è “tessere il futuro nel presente con le trame del passato”, dunque preservare la tradizione tessile di ieri, valorizzare le produzioni delle manifatture tuttora attive sul territorio e dare voce anche alle declinazioni artistiche contemporanee. Ecco perché sono in mostra uno strumento per il tissage en bande di tradizione medievale, un telaio ad arco come quelli usati per secoli dalle popolazioni sub-artiche (un esemplare analogo si trova al British Museum), un Marudai per il Kumihimo del Giappone, ma anche un telaio verticale semplice come quelli usati dai nativi americani. È stato dato maggiore spazio e risalto ai materiali naturali (lana, seta, canapa, cotone, lino, bambù e ginestra) ma anche alla viscosa o rayon, ampiamente usata a Chieri nel Novecento.  La narrazione è adiuvata da pannelli illustrativi con QR Code che rimandano a brevi filmati, che illustrano la storia o la funzione di vari oggetti esposti, mentre una cornice digitale offre scorci sui disegni e documenti d’Archivio, alcuni dei quali esposti nelle vetrine storiche restaurate. Presto sarà attivata anche una sezione tattile per visitatori con disabilità visiva. Altra novità è il bookshop, dove si possono trovare pubblicazioni tematiche e manufatti realizzati al Museo, segnalibri, fiori-spilla in feltro e altro ancora.

Chieri nel Basso Medioevo era un importante centro di produzione tessile. Qui nel 1482 nacque l’Università del Fustagno, la corporazione professionale dei fabbricanti e mercanti di tessuti. Chieri mantenne il primato di unico centro manifatturiero piemontese per la lavorazione dei cotoni e dei filati fino agli inizi del ‘700. Nella seconda metà del XVII secolo da Chieri si diffonderà in tutto il Piemonte il ricamo “bandera”, che si impose come moda nelle dimore signorili. Nel Novecento la città continuò a ricoprire un ruolo importante nel campo del tessile grazie all’innovazione delle lavorazioni e dei materiali ma verso finire del secolo la crisi del settore costrinse numerose manifatture storiche a cessare la propria attività.

Il Museo del Tessile di Chieri nasce nel 1997, ha sede nell’edificio che un tempo ospitava il convento quattrocentesco di Santa Chiara, trasformato agli inizi dell’Ottocento in opificio dall’imprenditore David Levi. Il Museo ospita un’importante collezione di oltre 3.000 pezzi che raccontano la storia del tessile dal Medioevo all’Ottocento: telai perfettamente funzionanti, i più antichi risalenti al XVI secolo (telai a mano, telai con navetta, telai a nastro, telai a porgifilo a due, tre e quattro licci, telai con navetta volante fino ad un telaio Jacquard); strumenti di misurazione  (aspino a mano, bilancia romana, torsiometro); attrezzature per filare (conocchia, arcolaio, perfino una matassiera composta da canne di bambù); orditoi orizzontali e verticali; attrezzi utilizzati per la coltivazione del gualdo, per la tintura delle pezze, per la filatura, tessitura ed imbiancatura dei tessuti; passamanerie (nastri, cordoncini, fiocchi, frange, bordi e galloni per impreziosire abiti, arredi e tendaggi); campionari di tessuti e filati (cotoni, sete, lane); disegni tessili e messe in carta di diverse epoche; una collezione di oltre 200 figurini realizzati tra gli anni Trenta e i Cinquanta; l’Orto Botanico del Tessile (con piante tessili e tintorie); documenti e materiali provenienti dagli archivi delle aziende chieresi; cartoline ed affiches pubblicitarie; una biblioteca che custodisce oltre 600 testi sulla storia della moda e del tessuto a disposizione di studiosi e ricercatori.

Dopo l’iniziale riferimento all’Arte del Fustagno, si introduce il visitatore alla storia del Museo del Tessile e alle manifatture tessili che hanno animato Chieri e Torino nel Novecento passando in rassegna campionari di tessuti, cartamodelli e manufatti di aziende storiche chieresi che si sono distinte nel mondo: il Cotonificio Tabasso, la Passamaneria Luigi Gamba, la Tessitura Giuseppe Gallina, per esempio, ma anche la SNIA, fondata a Torino dal mecenate Riccardo Gualino insieme a Giovanni Agnelli, che produceva viscosa (o rayon). Non a caso è esposto un campione di tessuto con il logo FIAT realizzato dalla Tessitura Ghidini. La sezione “Miscellanea Novecento” non poteva non includere le famose bambole in feltro Lenci.

Si passa poi al ciclo del tessile: esempi di disegni tessili del famoso Studio Serra e Carli di Chieri alle “messe in carta”, figurini di moda e vetrine in cui sono esposte fibre tessili (lana, seta, canapa, cotone, lino, bambù e ginestra) e coloranti naturali ricavati dalle piante tintorie, a cominciare dal gualdo. Si passano quindi in rassegna la filatura e gli strumenti di misurazione della resistenza alla trazione dei filati e all’abrasione dei tessuti, quelli per il controllo della qualità, tra cui bilance e dinamometri  di diversa tipologia e dimensione. Segue l’orditura con un orditoio orizzontale “a spalliera” di tradizione chierese e uno verticale, la cosiddetta “giostra”, che risale all’800, interamente in legno, altezza di 3,30 metri e diametro di 2,40 metri.

Infine, la tessitura è rappresentata attraverso vari tipi di telai: a porgifilo, con navetta volante, un telaio Jacquard per la realizzazione di tessuti operati più complessi, telai verticali e orizzontali per arazzi, fasce e tessuti vari, incluso quello per il ricamo Bandera. Qui troviamo anche le macchine con cui si creavano le schede perforate che venivano utilizzate per realizzare i disegni su carta millimetrata. Non possono mancare i campioni di tessuto, specialmente il fustagno di Chieri, antesignano del jeans, che come il gualdo connota la vocazione tessile della città e del suo museo.

L’artista Lisa Fontana al lavoro ad un telaio del Museo

In contemporanea all’inaugurazione del nuovo allestimento, la sala della Porta del Tessile (via Santa Chiara 5), ospita la mostra personale di Lisa Fontana, che con i suoi lavori d’arte tessile ha reinterpretato disegni di tradizione in chiave contemporanea utilizzando vari materiali-dal lino al rame, dal bambù alla seta-e tessendo ai telai storici del Museo del Tessile.

http://www.fmtessilchieri.org