Super Pop. Andy Warhol a Palazzo Barolo

“Non ho mai voluto essere un pittore. Volevo diventare un ballerino di tip-tap. Uso la parrucca così la gente guarda lei e non me”. Fino al 1° maggio, Palazzo Barolo ospita «Andy Warhol Super Pop Through the lens of Fred W. McDarrah», suggestivo viaggio nell’America degli anni ‘50, ‘60 e ‘70 e nell’esplosiva atmosfera che si respirava nella Grande Mela e intorno alla leggendaria “Factory” di Andy Warhol.

La mostra, prodotta da Next Exhibition, si sofferma sui momenti chiave della carriera del padre della Pop Art, uno degli artisti simbolo del XX secolo, capace di influenzare l’arte ed il pensiero della società contemporanea. Straordinario innovatore del linguaggio artistico, l’ex grafico pubblicitario di Pittsburgh (dove Andrew Warhola nacque il 6 agosto 1928) ha saputo trasformare la concezione stessa del fare e del consumare arte. L’ossessione per la pubblicità e i prodotti di consumo lo ha portato ad annullare i confini tra cultura alta e bassa, nella convinzione che anche l’arte debba essere di massa, ripetitiva e quindi democratica. La Pop Art, infatti, nacque come reazione all’espressionismo astratto di Jackson Pollock e Mark Rothko: Warhol e gli altri Pop Artists sono immersi nel mondo che li circonda, lo assorbono e lo raccontano traendo ispirazione dalla società dei consumi che si afferma a partire dagli anni Cinquanta.

Abile social networker (analogico), nella sua carriera Andy Warhol ha abbracciato ogni medium disponibile, diventando egli stesso un “brand”. Nella sua la “Factory”, studio e al tempo stesso ritrovo alla moda, orbitavano artisti come Keith Haring, Basquiat o Robert Mapplerthorpe, curatori, registi, designer e innovatori culturali, insieme ai più stravaganti personaggi che animavano feste rivoluzionarie. Lì i suoi assistenti realizzavano serigrafie e litografie sotto la sua direzione, ma Warhol non creava solo opere ma anche esperienze come i Velvet Undergorund di Lou Reed, di cui divenne produttore, imponendo come cantante la giovane modella ed attrice tedesca Nico.

È difficile che una mostra su Andy Warhol riesca a rivelarsi originale, tanto è stato visto e rivisto, eppure il percorso espositivo ospitato nelle auliche sale di Palazzo Barolo riesce a catturare l’interesse grazie alle fotografie di Fred W. McDarrah e alle opere inedite dell’avanguardistica serie «Ladies & Gentlemen», realizzata tra il 1974 e il 1975, che ritrae la comunità di Drag Queens di New York.

McDarrah (1926-2007) ha immortalato Andy Warhol per oltre trent’anni, svelandone da una parte il lato più privato ed umano e dall’altra mettendo in luce le sue molte e diverse pratiche artistiche. Warhol viene ritratto all’apice della sua carriera, circondato dalle scatole di Brillo durante l’inaugurazione della personale della Stable Gallery di New York nel 1964, o mentre gira una delle sue pellicole sperimentali, o ancora, intento a chiacchierare al telefono. Non manca il Warhol comunicatore, istrionico, nei locali alla moda, oltre all’incontro con artisti come Bob Dylan, Truman Capote e Mick Jagger.

In mostra, troviamo le celebri stampe serigrafiche dedicate a personaggi famosi, da Marylin Monroe a Mao, così come le bottiglie di Coca Cola, la celeberrima Campbell’s Soup e le sculture di scatole Brillo. Le Brillo Boxes sono spesso state considerate come un ready made o un oggetto trovato, ma non c’è nulla di più errato: le scatole di pagliette per pulire le stoviglie erano in realtà riproduzioni in legno, ben più grandi dell’originale in cartone, ed evidentemente vuote. Erano a tutti gli effetti sculture, opere che volevano evidenziare come gli oggetti della società di massa, in quanto ripetuti all’infinito, fossero icone e divinità tanto quanto Marylin Monroe. Mentre l’Arte si pensava come esclusiva, la pubblicità attraverso la ripetizione raggiungeva le masse. Non vi era alcuna critica alla società dei consumi, al contrario, Andy Warhol era veramente innamorato del mondo in cui viveva e del suo liberatorio consumismo.

Alcune delle opere più famose di Andy Warhol sono state realizzate in serie con l’ausilio dell’impianto serigrafico. Una tecnica, che l’artista perfezionò nell’estate del 1962, facendone un vero e proprio marchio di fabbrica. Tra i soggetti più conosciuti ed amati mai realizzati da Andy Warhol ci sono senza dubbio i 23 ritratti di Marilyn Monroe, realizzati a partire da una fotografia di Gene Korman per il film Niagara. Colori vistosi, quasi un technicolor: giallo brillante per i capelli, verde acqua per le palpebre, una spalmata di rosso per le labbra.

Anche la serie «Ladies & Gentlemen» venne realizzata con la tecnica serigrafica. Commissionata dal gallerista italiano Luciano Anselmino e realizzata in collaborazione con Bob Colacello, editore della rivista Interview, vede protagoniste quattordici drag queens, ritratte da Andy Warhol in pose sensuali e sfacciate. Gli sconosciuti travestiti da emarginati finirono così per divenire delle vere e proprie celebrità.

http://www.warholsuperpop.it

Credits © Photograph by Fred W. McDarrah/MUUS Collection/@muuscollection

Emanuele Rebuffini