Emergono dallo sfondo in penombra, colpiti da pochi raggi di luce. Dizzy Gillespie, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Billie Holiday, George Lewis, Bunk Johnson, Bud Powell, Percy Heath, Erroll Garner, Pee Wee Russell, Willie Smith, Count Basie, Chico Hamilton, il Newport Jazz Festival…Tra il 1952 ed il 1956, Lisette Model (Vienna, 1901-New York, 1983), protagonista assoluta della storia del linguaggio fotografico, pioniera della “fotografia di strada” e maestra dell’antiglamour, si dedicò alla realizzazione di un progetto che doveva riunire in un unico lavoro le sue due grandi passioni, la fotografia e la musica. Le foto dei grandi nomi della scena jazz e degli spettatori che assistono ai concerti dovevano venire raccolte in un volume, accompagnate dalle poesie di Langston Hughes, ma nessuno fu interessato a finanziare l’opera.
Ora quegli scatti si possono ammirare fino al 18 luglio da CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia, che rende omaggio a Lisette Model con la mostra «Street Life», curata da Monica Poggi, una selezione di oltre 130 fotografie, che ripercorrono la carriera dell’artista viennese, naturalizzata americana, sottolineandone l’importanza avuta negli sviluppi della fotografia degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.
«I ritratti di Model sono una finestra e uno specchio», scriveva nel 1982 R. H. Cravens sulla rivista Aperture, celebrando un’artista che è stata punto di riferimento ed ispiratrice di intere generazioni, ma che meritava di essere “riscoperta”, dal momento che a partire dagli anni Cinquanta fotografò sempre meno, dedicandosi ad un’intensa attività di insegnamento alla New School for Social Research, dove ebbe tra i suoi allievi alcuni dei più celebri fotografi del secolo scorso, come Diane Arbus e Larry Fink.
Cresciuta in una colta e agiata famiglia dell’alta borghesia ebraica viennese, negli anni Trenta Lisette Model si trasferisce in Francia, dove inizia a fotografare, raccontando la vita dei parigini che trascorrono le loro giornate fra le strade della città. A Nizza, dove si trova in visita alla madre e alla sorella, realizza una delle sue serie più note, la «Promenade des Anglais», cogliendo la decadente e pigra borghesia, che, vestita di tutto punto, si crogiola nella noia in Costa Azzurra. Le foto saranno pubblicate nel 1935 dal giornale di sinistra Regards. Nel 1937 sposa il pittore di origini russe Evsa Model e con lui, l’anno dopo, abbandona la vecchia Europa sull’orlo del baratro e si trasferisce a New York.
Ed è qui che si afferma come un’ironica, dissacrante, canzonatoria e originalissima street photographer, imbastendo tra le strade di New York una sua personale commedia umana all’insegna dell’antiglamour. Fa della teatralità la sua cifra stilistica, ritrae gente comune attraverso inquadrature ravvicinate, forti contrasti di bianco e nero, si sofferma sulle bruttezze dei corpi, sui vestiti appariscenti, sui dettagli sgradevoli.
Immagini sgranate e poco nitide (causate dall’uso di una macchina di piccolo formato e dagli ingrandimenti in camera oscura), in cui gli abitanti della Grande Mela, brutti, grassi, vecchi, stanchi, sregolati, fanno sfoggio della loro imperfetta umanità, colti in pose e smorfie ridicole. Le inquadrature ravvicinate li schiacciano, i contrasti esaltano le rughe. Abiti appariscenti e gestualità sguaiata. Grotteschi e caricaturali. Come la «Woman with veil» del 1949, o la donna obesa e sorridente ritratta in costume da bagno a Coney Island Bather (1940).
Eliminando i filtri che abbelliscono la realtà, la fotografia diventa disvelamento e curiosità per il lato più crudo e genuino della vita. Nella società del dopoguerra, dove tutto sembrava proteso verso il più roseo futuro, Lisette Model ha ‘osato vedere’, la realtà in tutte le sue forme, anche in quelle meno piacevoli. La strada, gli anfratti del Lower East Side, i bar e i locali notturni ‘per poveri’ come Nick’s e Sammy’s, questi i palcoscenici in cui amava indagare i suoi personaggi. Spettacoli circensi ed esposizioni canine, zoo ed acquari, concerti dove gli spettatori diventano a loro volta uno spettacolo da osservare, le gare equestri a Belmont Park, il reportage dedicato alla Lighthouse di San Francisco, l’organizzazione che offre lavoro e assistenza a persone cieche.
Impressionanti le due serie Running Legs (1940-41) e Reflections (1939-45), dove coglie la frenetica quotidianità delle vie dello shopping newyorkese, la città riflessa nelle vetrine dei negozi, le merci, i manichini, le gambe dei passanti. Fotografie pubblicate sistematicamente su riviste come Harper’s Bazaar, P.M. Magazine, Look, Vogue e The Saturday Evening Post, che consacrarono Lisette Model come precorritrice di un modo di utilizzare (e pensare) la fotografia, che troverà piena realizzazione nelle successive generazioni di autori che sceglieranno di raccontare l’estetica comune dei luoghi e dei volti.
Emanuele Rebuffini