«Scrivere questi segni sulla materia è per me un gesto liberatorio». Fino al 26 marzo la Galleria Peola Simondi ospita «Matematica della materia», una decina di opere su tavola e una grande installazione opera di Francesca Ferreri (Savigliano, 1981), la cui ricerca artistica è un indagare l’aspetto immateriale che si cela dentro la materia, giocando con le potenzialità estese dei segni del linguaggio matematico.
Utilizzando materiali eterogenei, quali gesso, sabbie, resine consolidanti, colla, cartapesta ed acquerello su legno, nonché oggetti o frammenti di oggetti, che possono essere giocattoli o cose di uso quotidiano, Francesca Ferreri dà vita a tavole stratificate o sculture che paiono essere “mappe” attraversate da alfabeti algebrico-matematici.
«Ho praticato restauro per diversi anni ed alcuni elementi sono entrati nella mia pratica artistica non solo come uso di materiali e soluzioni tecniche, ma come pensiero sul fare arte. Nel restauro si parte da dei dettagli per poi ricostruire e il risultato non è mai l’originale, ma qualcosa di rivisitato, di modificato. Frammenti ceramici, ferri recuperati ed altri elementi riciclati diventano così attivatori di un processo di richiamo delle memorie, che emergono dalle lacune formulando nuovi immaginari e scenari possibili».
Nella serie «Math of Matter», le tavole di legno sono sottoposte ad un lungo processo di stratificazione, al termine del quale l’Artista compone scritte veloci, creando forse mappe geografiche fantastiche forse un personale alfabeto, che traduce un flusso emotivo interiore.
«Matematica e algebra rappresentano una fascinazione che mi porto dietro da diverso tempo. Nel mio operare attingo all’universo dei segni matematici, carichi di contenuto filosofico, come il simbolo parentesi, o quello del ‘per ogni’ (la ‘A’ al contrario, che deriva dall’inglese All, cioè ‘Tutto’ ) e nel flusso automatico della scrittura si ibridano con simboli d’invenzione, costruendo così un nuovo linguaggio visivo. Come nel restauro esistono lacune, anche nella matematica troviamo delle incognite e si cerca di colmare un vuoto partendo da dati che si conoscono. Algebra, dall’arabo al-ǧabr, significa riunione di parti rotte. Algebra e restauro sono processualmente molto simili, ed entrambe hanno punti di contatto con i processi operativi della mente, che ad ogni richiamo nella memoria ri-costruisce, ma sempre qualcosa di nuovo anche se si tratta dello stesso ricordo. Parlandone affettivamente, la matematica mi dà certezza, rappresenta qualcosa su cui fare affidamento, un appoggio sicuro, su di me ha quasi un effetto calmante. In quanto linguaggio universale, poi, consente di scavalcare le difficoltà comunicative e le differenze culturali».
«Quiet, Mossy yet alive» è un’installazione site-specific, esito dell’indagine di Francesca Ferreri sul senso matematico e musicale della materia. I vari oggetti o frammenti di oggetti sono sospesi e fissati con catene, cavi elettrici, fili d’acciaio a una struttura metallica e ricordano parentesi, incognite, simboli matematici all’interno di un’ipotetica griglia cartesiana. Gli stessi segni presenti nelle tavole qui si espandono nella terza dimensione, interagendo tra loro e con lo spazio circostante, proprio come le note di una partitura musicale che si animano e si spostano grazie al suono.
Emanuele Rebuffini
ph Beppe Giardino