Le “foto oneste” di Tina Modotti

Chi è stata davvero Tina Modotti? Attrice di Hollywood, modella, attivista politica, animatrice del Soccorso Rosso Internazionale, volontaria nella guerra di Spagna, ma prima di tutto fotografa, animata da profondi valori sociali e attenta alla condizione degli ultimi. Un’artista poliedrica che, seppur in pochi anni di attività (morì a soli 46 anni), ha saputo cogliere l’essenza profonda del Messico rivoluzionario, dando voce alle lotte sociali del popolo messicano, soffermando lo sguardo sulle donne e sugli indigeni ed intrecciando il percorso artistico con l’impegno politico.

Enrique Diaz (?),
Tina Modotti davanti a una sezione della sua
mostra nell’atrio della Biblioteca Nacional de la
Universidad Autonóma de México,
Città del Messico, dicembre 1929
Archivi Cinemazero – Pordenone

Spesso il fascino della biografia di pasionaria ha avuto la meglio sulla produzione artistica. Un torto a cui pone rimedio la mostra «Tina Modotti. L’opera», curata da Riccardo Costantini e ospitata fino al 2 febbraio da CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia, che si concentra sull’ordito della sua opera, sui “fili a colori vivaci” dei suoi temi ricorrenti.

Tina Modotti,
Donna di Tehuantepec,
Messico, 1929
Archivi Cinemazero – Pordenone

Attraverso 300 fotografie provenienti da 32 archivi da tutto il mondo (da Honolulu a San Francisco, da Città del Messico a Mosca, da Udine a Canberra, con materiali inediti, documenti, ritagli di quotidiani, riviste come Mexican Folkways, New Masses, El Machete, International Literature e la tedesca Arbeiter Illustrierte Zeitung) viene ricostruito il percorso di una fotografa capace di catturare in ritratti di vita quotidiana l’intensità e i contrasti dei mondi che ha attraversato, raccontando l’ingiustizia, il lavoro, l’attivismo politico, la povertà, le contraddizioni del progresso e del passaggio alla modernità.

Tina Modotti,
Donna con bandiera,
Messico, 1928
Archivi Cinemazero – Pordenone

Grazie a un imponente lavoro di mappatura si ripropone, nella forma più completa mai realizzata, l’unica grande mostra personale di Tina Modotti, quella ospitata dal 3 al 14 dicembre del 1929 nell’atrio dell’Università Nazionale del Messico (41 scatti certi sui probabili 57/60 di allora) e definita dal muralista David Alfaro Siqueiros “la prima mostra rivoluzionaria del Messico”. Quella mostra fu una celebrazione del suo talento e al tempo stesso un congedo dalla fotografia. Pochi mesi dopo, nella primavera del 1930, Tina Modotti è espulsa dal Messico, raggiunge Berlino, quindi Mosca, Parigi, la Spagna, per fare ritorno in Messico dove muore nel 1942.

Tina Modotti,
Campesinos che leggono “El Machete”,
Messico, 1929 circa
Archivi Cinemazero – Pordenone

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, detta Tina, nasce a Udine nel 1896 in una famiglia operaia, padre meccanico e carpentiere e madre cucitrice. Costretta a emigrare, arriva a San Francisco nel 1913 e comincia a lavorare in una fabbrica tessile e ad esibirsi nei teatri di Little Italy. Approdata a Hollywood con il marito pittore e poeta Roubaix de l’Abrie Richey (Robo), agli inizi degli anni Venti posa come modella per importanti fotografi e recita in alcuni film muti (sarà l’unica attrice italiana-insieme con la cantante Lina Cavalieri-a interpretare un ruolo da protagonista nel cinema muto americano).

Anonimo,
Tina Modotti a Hollywood,
1920-1921
Archivi Cinemazero – Pordenone

Inquieta e curiosa, talentuosa ed appassionata, dipinge, posa, crea i suoi vestiti di scena, scrive e inizia a interessarsi alla fotografia. Il 1922 rappresenta un anno chiave: la morte prematura del marito Robo e del padre la segnano. L’anno successivo si stabilisce a Città del Messico con il fotografo Edward Weston.

L’abbraccio tra Tina Modotti ed il Messico è assoluto: pochi artisti hanno legato a doppio filo la propria opera così inscindibilmente a un Paese, e pochi Paesi hanno avuto fotografi capaci di raccontare con tale intensità la bellezza, i caratteri propri e i contrasti che li contraddistinguono. Qui Tina Modotti affina tecnica e stile, realizzando “fotografie oneste”, libere da virtuosismi, prediligendo l’immediatezza senza rinunciare alla sperimentazione. In pratica tutta la sua produzione è concentrata in Messico, tra il 1923 ed il 1929.

Tina Modotti,
Mani sul badile,
Messico, 1927 circa
Archivi Cinemazero – Pordenone

Focalizzandosi sull’essere umano, crea una forma inedita di documentazione sociale-antropologica accompagnata da forti rimandi politici, L’impegno civile evocato dalle sue fotografie si riflette anche nelle idee politiche di Tina Modotti, che non a caso nel 1927 aderisce al partito comunista messicano.

Tina Modotti,
Marcia di campesinos,
Messico, 1929 circa
Archivi Cinemazero – Pordenone

Ha raccontato il folklore (in particolare le processioni con pupazzi e l’intrattenimento ambulante con marionette), l’universo femminile e la fiera bellezza delle donne di Tehuantepec, l’opera dei muralisti messicani, la crescente disparità fra città e campagna, la povertà rurale, le proteste, i comizi e le manifestazioni politiche. Gli stessi simboli rivoluzionari trovavano spazio in primo piano nelle sue foto. Un’arte sociale e al tempo genuina, che non ha mai smarrito la sua qualità estetica, pedagogica,  illustrativa e documentale.

Tina Modotti,
Concha Michel e i suoi assistenti
all’inaugurazione della Escuela Libre de
Agricultura No. 2 “Emiliano Zapata” a Ocopulco,
Messico, 1928
Archivi Cinemazero – Pordenone

www.camera.to

Emanuele Rebuffini