“L’Atteso”. Il presente distopico di Mike Nelson alle OGR

Fino al 3 febbraio le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino ospitano “L’Atteso”, la prima mostra personale dell’artista inglese Mike Nelson (1967) in un’istituzione italiana.

Mike Nelson – che ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 2011 ed è stato due volte candidato al Turner Prize – ha trasformato radicalmente le OGR in un “luogo altro”, le ha ‘stravolte’ realizzando un’installazione immersiva, poderosa e straniante, sospesa ed enigmatica.

Ad accogliere il visitatore è una piccola scultura, un sacco a pelo posizionato a terra, racchiuso in una teca, omaggio alla memoria di un amico e collaboratore, Erlend Williamson, artista e appassionato scalatore, mancato durante una scalata mentre stava viaggiando per raggiungere Mike Nelson.

La scultura, con la sua presenza intima e discreta fa da contraltare all’intervento visibile attraverso la vetrata d’accesso al Binario 1: un ammasso di detriti e materiali di risulta, un cumulo terroso frutto di demolizioni che sembra premere sulla parete a vetri. Un’enorme struttura in legno, simile a una impalcatura, che fa pensare ad un grande cartellone pubblicitario o allo schermo di un drive-in, conduce all’interno dello spazio.

Sulla distesa di macerie pressate a formare una sorta di parcheggio – in cui sono ben visibili i resti di vecchie costruzioni, calcestruzzo, frammenti di piastrelle e altri materiali di risulta – stazionano una ventina di automobili, con i fari accesi ma in stato di abbandono, coperte di polvere. Uno scenario post-apocalittico che sembra uscito da un film, un’atmosfera di attesa e di sospensione spaziale e temporale in cui le diverse memorie e stratificazioni materiali creano una narrazione aperta a molteplici letture.

Emergono le tematiche del viaggio (metaforico e reale) e della mobilità, entrambe care all’artista, ma l’opera, seppur contraddistinta da diverse fonti di ispirazione diverse e da continuo gioco di rimandi, è priva di chiavi di lettura predefinite, per permettere al visitatore di esplorarla liberamente e trovare così il suo percorso personale. Le auto abbandonate, popolate solo di oggetti di uso quotidiano, e le macerie trasmettono un’idea di precarietà, creano uno scenario spettrale ed ambiguo tra un qualcosa che potrebbe essere appena avvenuto ed un possibile prossimo futuro. Alle OGR con il suo intervento Mike Nelson ha creato un limbo fisico ed emotivo carico di fascino e complessità.

Emanuele Rebuffini

Foto di Andrea Rossetti e Filippo Alfero

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