“La Lunga Notte di Sarajevo”. Cronache di un assedio

Il violoncellista Vedran Smailović, unico sopravvissuto del quartetto d’archi di Sarajevo, per 22 giorni ha continuato a suonare le note dolenti dell’Adagio di Albinoni, per rendere omaggio ai 16 civili uccisi da un colpo di mortaio mentre facevano la fila per il pane. Vestito in smoking, in mezzo alle rotaie del treno, ha continuato a suonare mentre la città veniva bombardata e umiliata nel lungo assedio durato ben 1.425 giorni. È una delle foto scattate dal fotoreporter Paolo Siccardi, in mostra fino al 19 marzo al Mastio della Cittadella-Museo Storico Nazionale di Artiglieria.

«La Lunga Notte di Sarajevo», curata da Tiziana Bonomo con la supervisione di Michele Ruggiero presidente dell’associazione La Porta di Vetro, attraverso trenta immagini in bianco e nero racconta i quattro anni di assedio di Sarajevo, dal 1992 al 1996. L’assedio più lungo della storia contemporanea. È la cronaca di un urbicidio che si è consumato nel cuore dell’Europa. Nelle foto di Paolo Siccardi rivediamo il dramma delle persone intrappolate come topi senza via di fuga, costrette a sopravvivere tra continue esplosioni e a correre nelle strade tra le case distrutte per sfuggire ai cecchini.

La disperazione di alcune donne sul luogo del massacro di Markale nel febbraio del 1994 (febbraio 1994)

Una guerra vista attraverso gli occhi della popolazione. Fantasmi che si aggiravano tra le macerie, ignorando gli “sniper” che a cottimo svolgevano il loro lavoro di macelleria agli angoli delle strade. Uno spaccato sulla vita quotidiana non direttamente cronologico, ma una narrazione nello scorrere del tempo dove perirono dodicimila persone e ne rimasero ferite cinquantamila su oltre 520 mila abitanti.

La coda di una bomba da mortaio esplosa tra le mani di un bambino (maggio 1994)

Dalle immagini nasce il racconto fotografico della vita che continua e si adatta ai ritmi costanti della guerra scandita da più di trecento esplosioni di bombe al giorno. Le immagini uniscono quei frammenti di vita diventando le radiografie delle persone ritratte. Istanti congelati nel tempo in una memoria storica indelebile. Una narrazione senza facili sensazionalismi giornalistici per dare voce a quella parte di umanità ferita e non sotto i riflettori della breaking news.

Fantasmi si aggirano tra le distruzioni della città durante un pausa dei bombardamenti (1993)

Emanuele Rebuffini  

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