Gennaio 1990: sulla copertina di British Vogue un gruppo di giovani modelle sono ritratte per strada, poco trucco, vestite in jeans e maglietta. Sono Linda Evangelista, Naomi Campbell, Christy Turlington, Tatjana Patitz e Cindy Crawford. Uno scatto che segna l’inizio del fenomeno delle supermodelle, ritratte in quel modo sorprendentemente familiare da Peter Lindbergh (Leszno, 1944-Parigi, 2019), protagonista assoluto della storia della fotografia, autore di ritratti in bianco e nero duri e pastosi divenuti iconici (“amo il nero perché per me è il colore della felicità…soprattutto i ritratti appaiono più forti, connessi alla verità più profonda”). Ritratti con i quali ha ridefinito i parametri della fotografia di moda e della cultura contemporanea (“la fotografia è molto più grande della moda, fa parte della cultura contemporanea”), introducendo una sorta di “realismo”, facendo emergere una bellezza semplice e naturale, affatto artificiosa, privilegiando i tratti caratteriali.
La mostra «Peter Lindbergh: Untold Stories», ospitata fino al 3 ottobre ad ARTiglieria Con/temporary Art Center, in via Verdi 5, a Torino, è stata curata in prima persona dallo stesso artista prima della sua scomparsa, ed è il frutto della collaborazione con il Kunstpalast di Düsseldorf e con la Peter Lindbergh Foundation di Parigi. Un evento con il quale Paratissima inaugura un ciclo di mostre internazionali dedicate a ritratti di grandi artisti contemporanei.
«Untold Stories» è un omaggio a Peter Lindbergh e al tempo stesso un autoritratto, «una mostra intima, quasi un testamento inconsapevole» (Olga Gambari): 140 fotografie selezionate dall’artista immergendosi negli archivi di quarant’anni di lavoro, alcune famose, altre mai prima esposte, e che ora, tutte insieme, danno vita ad un avvolgente e suggestivo percorso e offrono una visione profonda della sua vasta opera, mostrando lati inaspettati e storie inedite.
Nato nel 1944 in Polonia, Peter Lindbergh era di nazionalità tedesca, crebbe a Duisburg per poi trasferirsi a Parigi alla fine degli anni ‘70, dove inizia una carriera che lo vedrà immortalare top model e celebrities come Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Milla Jovovich, Kate Moss, Stephanie Seymour, Kate Winslet, Nastassja Kinski, Eva Herzigova, Isabella Rossellini e Monica Bellucci, e collaborare con i brand più prestigiosi (firmando anche tre edizioni del Calendario Pirelli), le riviste di moda più importanti, tra cui Vogue, Vanity Fair, Harper’s Bazaar, Marie Claire, nonché con The New Yorker, Interview, Rolling Stone e Wall Street Journal.
La mostra si chiude con la video-installazione Testament (2014): lo scambio silenzioso della durata di 35 minuti tra la telecamera di Peter Lindbergh ed Elmer Carroll, detenuto nel braccio della morte della Florida, il cui sguardo fisso nasconde anch’esso la sua untold story.
Emanuele Rebuffini