A due mesi dal concerto al Folkclub, Uri Caine torna a Torino sabato 13 gennaio, e questa volta a far da cornice al concerto “Piano Solo” sarà il Conservatorio Giuseppe Verdi.
Nato a Philadelphia nel 1956 in una colta famiglia della borghesia ebraica, Uri Caine è uno dei personaggi di maggiore rilievo del jazz contemporaneo, nonché uno tra i più originali e poliedrici jazzisti in circolazione.
Il pianista, compositore ed arrangiatore americano ha saputo portare alle estreme conseguenze l’estetica meticcia del jazz, intrecciandolo con la musica klezmer e l’elettronica ma soprattutto attraverso prodigiose riletture del repertorio classico. La commistione di jazz e classica non è certo una novità ma l’approccio di Uri Caine è particolarmente originale: non soltanto la reinterpretazione della musica di grandi compositori del passato quali Mahler, Bach, Beethoven o Vivaldi, ma una vera e propria riscrittura, che attualizza quella musica e la adegua al contesto moderno in cui viene eseguita.
«Molti dei miei interessi nascono dalle tante culture musicali che ho frequentato crescendo a Filadelfia – racconta Uri Caine in una recente intervista sul quotidiano La Repubblica – Da piccolo ho iniziato col piano classico, a 12 anni ho scoperto Miles e Coltrane e intanto approfondivo tutti gli aspetti di composizione e improvvisazione, di storia della classica e del jazz. Anche il piano è stato decisivo, uno strumento onnipresente che lega le esperienze con cui mi son formato: suonavo jazz e standard con gruppi e big band, ma anche R&B e funk ai party, salsa, musica brasiliana, improvvisazione totale, musica per balletto e spettacoli stile Broadway, con cori classici e gospel. Piano e tastiere elettriche furono il mio passaporto per tutti quei mondi diversi fra loro nei quali riuscivo sempre a farmi accettare. Sono cresciuto in una famiglia in cui, per impararlo, si parlava solo ebraico. Sebbene non fossero religiosi, i miei mi portavano alla sinagoga per sentire i cantori e a casa ascoltavano musiche sefardite e yemenite incise in Israele, di fatto musica araba cantata in ebraico. E così tutto ciò è entrato nel mio primo DNA musicale».
Dal suo trasferimento a New York nel 1985, Uri Caine ha pubblicato più di 30 album e collezionato innumerevoli e prestigiose collaborazioni con protagonisti del jazz e della musica classica internazionali, nonché una nomination ai Grammy nel 2009 con l’album Othello Syndrome. Nel 2003 ha diretto la sezione Musica della Biennale di Venezia. Tra i suoi album più recenti il disco in duo con il batterista Han Bennink, Sonic Boom (2013), uno in sestetto interamente dedicato a George Gershwin Rhapsody in Blue (2013), un piano solo, Callithump (2014), e i più recenti Calibrated Tickness (2016), in trio con Mark Helias e Clarence Penn e Space Kiss, registrato con il Lutoslawski String Quartet.
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Emanuele Rebuffini