Fino al 29 maggio la Galleria Peola Simondi ospita «Scenari emotivi», una decina di opere inedite di Paolo Bini. La mostra, curata da Beatrice Audrito, è il frutto dell’ultima fase della ricerca in cui l’artista affronta la tematica del paesaggio quale luogo non solo fisico ma interiore, più intimo e recondito. Colori, luce, ma anche introspezione. Nato a Battipaglia nel 1984 e diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Paolo Bini nel 2016 ha vinto il Premio Cairo.
«Scenari emotivi» si configura dunque come un dialogo aperto tra due tipologie di lavoro solo apparentemente lontane. Da una parte i “nastri” astratti, dove, servendosi di strisce di carta gommata, Bini procede per stratificazione, originando vibranti e geometriche superfici cromatiche che rievocano la struttura del linguaggio informatico.
«È proprio il nastro carta a offrire all’artista una nuova modalità di costruzione dell’immagine, dettando il ritmo della visione-spiega Beatrice Audrito nel testo in catalogo- rivestendo la tela a intervalli regolari con strisce di nastro dipinte, Bini predispone uno schema nuovo, razionale e geometrico, all’interno del quale riorganizzare gli elementi grammaticali della pittura, la luce e il colore, per attuare una sintesi del paesaggio osservato, che trapela e riemerge tra le linee orizzontali o verticali del quadro generando una nuova immagine. Un’operazione con la quale l’artista si riappropria del paesaggio osservato, restituendo un’immagine intima, distillata e filtrata dalla dimensione emotiva».
Dall’altra, ecco i “cieli”, superfici cromatiche uniformi dai colori intensi, con un formato orizzontale più allargato, che rievocano ampie e infinite distese di cieli o mari, al tramonto o all’alba. Intense visioni primordiali in cui immergersi per ritrovarsi, esito di una pittura più libera e immediata.
Per l’occasione Paolo Bini ha realizzato su una parete della galleria un grande wall painting: prima ha organizzato lo spazio in una partitura geometrica di linee orizzontali che degradano verso l’alto, applicandovi con grande precisione il nastro carta, poi dipingendovi sopra alternando l’uso di vernici spray a pigmenti e colori acrilici, stesi con il pennello, ricreando preziose assonanze cromatiche con le altre opere in mostra.
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Emanuele Rebuffini
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