Una trentina di fotografie extra-large di spiagge, parchi, piscine e discoteche sono le «Costellazioni umane» realizzate negli ultimi venticinque anni da Massimo Vitali, in mostra fino al 20 dicembre al Museo Ettore Fico di Torino.
Curata da Andrea Busto in collaborazione con la Galleria Mazzoleni, la mostra è un’immersione nell’opera di uno dei più interessanti e innovativi fotografi italiani (sua la fotografia italiana più pagata nel 2008). Nato a Como nel 1944, formatosi professionalmente a Londra, all’età di cinquantanni decide di dire basta alla carriera foto-giornalistica che lo ha visto lavorare per le agenzie Report e Grazia Neri, inizia l’esperienza del cinema e della televisione, per poi iniziare a fotografare i grandi spazi abitati dalla folla, dove individui anonimi vengono ritratti nel loro tempo libero.
Nel 1995 inizia a raccontare le spiagge italiane gremite di gente in vacanza, una serie che gli varrà il titolo di “fotografo delle spiagge”. Ma non sono i paesaggi in quanto tali ad interessare Massimo Vitali: la sua è un’indagine artistica, sociologica e antropologica, su di noi, sulla nostra società, sul brulicante caos dei “non-luoghi” della contemporaneità. Paesaggi, sì, ma umani. Scene di banale vita quotidiana immortalate con precisione e congelate in una luce abbagliante, una sorta di bianco lattiginoso, che le fissa in una sorta di a-temporalità anche quando si fa riferimento ad eventi storici come il Kappa Futur Festival di Torino del 2018 o il recente Jova Beach Party.
«L’opera di Massimo Vitali attinge esteticamente alla storia dell’arte e non solo a quella della fotografia-spiega Andrea Busto– Italiano d’origine, anglosassone di formazione e con una visione internazionale e attenta all’evolversi della ricerca d’avanguardia a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale, l’artista appare come un fotografo incline a non lasciare tracce nelle sue opere di momenti legati a fatti storici identificabili. Il suo mondo estremamente raggelato e cristallizzato, appare come sospeso in un fermo immagine cinematografico. Non vi sono mai dettagli identificabili con fatti storici attuali, se non per i titoli che, talvolta, rimandano a raduni affollati o a serate di divertimento in discoteca. L’opera di Vitali è quella di un grande autore classico, totalmente immerso nella storia dell’arte italiana e internazionale, che lo colloca fra i maggiori artisti dei nostri tempi».
De Haan Kiss (2001), Cefalù Orange Yellow Blue (2008), Carcavelos Pier Paddle (2016): scatti realistici e minuziosi, con una grande quantità di dettagli e particolari, che come ‘cartoline’ raccontano scene della “commedia umana”, quotidiani microcosmi variopinti che costituiscono l’emblema del nostro tempo, o, meglio del tempo degli assembramenti.
Emanuele Rebuffini