“La moda è espressione del proprio tempo, l’eleganza è un’altra cosa”. Horst P. Horst non fu solo uno dei protagonisti indiscussi della fotografia di moda del XX secolo ed il creatore delle più celebri copertine di “Vogue”,
ma in sessant’anni di carriera artistica ha saputo anche indagare porzioni di società del proprio tempo, dal milieu intellettuale della Parigi degli anni Trenta agli ovattati atelier dell’alta moda al jet set internazionale.
Le sue sensuali modelle rappresentano un’eleganza senza tempo, dai richiami classici e dalla bellezza statuaria. Attraverso la manipolazione delle luci e degli oggetti sapeva generare atmosfere teatrali, venate di ombre dense e profonde, dando così vita a scatti iconici, in cui condensava rara eleganza visiva, sapienza compositiva e grande cura del dettaglio.
Fino al 18 luglio, CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia ospita «Style and Glamour», la personale curata da Giangavino Pazzola che attraverso una selezione di circa 150 opere si sofferma sui principali periodi creativi del fotografo di origini tedesche Horst P. Horst, dai primi successi con “France Vogue” nell’Europa tra le due guerre (1931-1939), passando per l’affermazione negli States, dove ottiene la cittadinanza nel 1943 cambiando nome, fino alle ultime produzioni degli anni Ottanta, mettendo in evidenza il legame con l’arte e la bellezza classica e l’ossessione per l’antichità, senza escludere le influenze delle avanguardie, soprattutto il surrealismo.
Horst Paul Albert Bohrmann nasce in Germania, nel 1906, nella cittadina sassone di Weißenfels. Cresciuto a contatto con gli artisti del Bauhaus, si trasferisce a Parigi e diventa per un breve periodo assistente di Le Corbusier, per poi essere assunto come fotografo per l’edizione francese di “Vogue”.
Frequenta intellettuali e artisti come Cocteau, Bérard e Dalí, con il quale collabora creando alcuni dei suoi scatti più celebri, dalla forte impronta surrealista. Nel 1939, poco prima di lasciare la storica sede di “Vogue” a causa dell’invasione tedesca, con i bagagli già pronti, Horst P. Horst realizza lo scatto “perfetto”: Mainbocher Corset, la modella bionda ripresa di spalle, con il corsetto slacciato disegnato da Detolle, un capolavoro assoluto che lo consacra come genio della fotografia e maestro di stile ed eleganza.
Fugge dalla vecchia Europa sull’orlo del baratro, e poco dopo, nel 1943, con la nuova cittadinanza statunitense, abbandona anche il nome tedesco, adottando un più internazionale Horst P. Horst. Pur restando indissolubilmente legato alla moda e a “Vogue”, negli anni Settanta si dedica a ritrarre le lussuose case dell’alta società e delle celebrities, dall’appartamento romano dell’artista Cy Twombly alla tenuta di Villar Perosa di un’elegantissima Marella Agnelli.
In mostra troviamo i ritratti di Coco Chanel, Elsa Schiaparelli, Bette Davis, Greta Garbo, Marlene Dietrich, ed immagini dal raro potere evocativo e visionario e dalla raffinata estetica come Hand, Hands (1941), dove mani vere si sovrappongono a mani finte, Helen Bennett in Spider Dress (1939), la modella svedese Lisa Fonssagrives che indossa un turbante o ritratta accanto ad un’arpa (1940), Odalisque (1943) e Classic Still Life (1937), un omaggio alla classicità assoluta.
A completare la mostra, che si muove sempre a cavallo tra le opere più note dell’autore e una serie di sorprendenti inediti, le immagini tratte dalla serie Round the clock, del 1987, vera sintesi di radicalità e talento visionario, con le gambe delle modelle ritratte in un giocoso chiaroscuro surrealista. Horst P. Horst si spegnerà a Palm Beach, due anni dopo.
Emanuele Rebuffini