Il 1989 è l’anno che ha cambiato la Storia con la caduta del Muro di Berlino, il crollo dei regimi autoritari dell’Est, lo smantellamento della cortina di ferro e il ritorno della democrazia nell’Europa dell’Est. Ma il 1989 è anche l’anno che ha cambiato la vita del giovane fotoreporter polacco Krzysztof Miller (nato nel 1962 a Varsavia), che per sbarcare il lunario iniziò a fotografare le dimostrazioni di Nzs (Indipendent Students’ Association), e in poco tempo si ritrovò a lavorare per uno dei più importanti quotidiani liberi del suo Paese, la Gazeta Wyborcza.
La mostra «Krzysztof Miller. Anno 1989», curata da Tiziana Bonomo e ospitata al Polo del ‘900 fino al 1 ottobre, propone 95 fotografie che presentano gli eventi del 1989, da gennaio con i primi incontri della Tavola Rotonda polacca, quindi le libere elezioni di giugno in Polonia, fino ai cambiamenti in altre nazioni del blocco orientale. Scorrono fotografie di vita quotidiana, ma anche proteste, scioperi, manifestazioni e avvenimenti artistici che segnarono quei mesi in un’improvvisa esaltante accelerazione del tempo storico e privato.
Gli abitanti di Varsavia, i frequentatori abituali del Festival di Jarocin e i partecipanti all’evento di Orange Alternative (un movimento di protesta anti-sovietico che ha contribuito a far cadere il regime oppressivo comunista polacco), lo stile di vita dei giovani che aspiravano all’Ovest e hanno eroso il potere comunista: tutto questo andava documentando Krzysztof Miller con la sua macchina fotografica, viaggiando anche negli altri paesi dell’Europa centrale e orientale. Era a Praga durante la Rivoluzione di Velluto, ha documentato la riconquista dell’indipendenza in Ungheria. Ha scattato immagini nelle strade di Bucarest, quando tra sangue e violenze precipitava il regime dei Ceauşescu.
Fotografie che forniscono una immagine vorticosa e bruciante della realtà di quel tempo, ma mostrano anche il ritratto di un fotoreporter che sviluppa il suo talento e diventa un grande e riconosciuto e rimpianto professionista (si suicidò il 9 settembre 2016, dopo aver lottato per anni con il disturbo da stress post-traumatico), capace di far vivere attraverso le fotografie il tormento e la lotta dell’uomo, le emozioni, il coraggio, la determinazione e le speranze di chi protestava. Ma nella carriera di Krzysztof Miller non c’è stato solo l’Est dell’Europa. In oltre vent’anni di carriera ha documentato anche i più importanti conflitti in Afghanistan, Cecenia, Africa, Georgia e Bosnia.
«Questa mostra – spiega il vicepresidente dell’Istituto di Studi Storici Salvemini, Marco Brunazzi, che coordina il progetto ospitato dal Polo del ‘900 – è importante perché porta a Torino le immagini degli antefatti da Est della caduta del Muro, e illustra non solo la dimensione politica della trasformazione in atto nel 1989, ma quella sociale, in un lavorio di anni, che passa attraverso le abitudini, i gusti, la musica trasgressiva poco raccontata dei popoli che vivevano sotto il regime sovietico, e che sono stati la base fondamentale per la fine del Comunismo».
Emanuele Rebuffini