Il FolkClub chiude la sua trentesima stagione venerdì 18 maggio ospitando Finardimente in Due, versione in duo acustico dell’ultimo spettacolo di Eugenio Finardi, accompagnato dal chitarrista Giovanni Maggiore, alias Giuvazza, promettente cantautore e affermato musicista della scena torinese. «Ognuna delle occasioni in cui Eugenio ha calcato il palco del FolkClub – spiega Paolo Lucà – è stata un indimenticabile incontro, carico di emozioni, di empatia e soprattutto di ottima musica. Fuori dagli schemi, sempre coerente con sé stesso, di altissimo profilo culturale, Finardi è la personalità ideale per suggellare la stagione del nostro trentesimo anniversario».
Correva l’anno 1975 quando Eugenio Finardi pubblicava il suo primo disco nel 1975: canzoni come La Radio, Un Uomo e soprattutto Musica Ribelle, sono manifesti generazionali arrivati ai giorni nostri con la stessa forza dirompente delle origini. A distanza di 40 anni e dopo un lungo viaggio fatto di ricerca musicale e interiore, Eugenio Finardi è più che mai simbolo di temperamento indomito, sperimentazione, libertà intellettuale e attenzione al prossimo, caratteristiche che lo hanno reso il guru della musica ‘ribelle e indipendente’.
Nel 2016, per celebrare i 40 anni di Musica Ribelle, Eugenio Finardi è coinvolto in una serie di progetti, tra cui una mostra, un lavoro di recupero e ristampa delle tracce originali dei suoi primi dischi. Ad aprile 2016 parte il tour 40 Anni di Musica Ribelle nel quale ripropone tutte le tracce del suo disco cult Sugo, uscito nel 1976 e passato alla storia come uno dei 100 migliori dischi italiani di tutti i tempi. Nel novembre 2017 inizia il tour del nuovo show, tra musica e parole: Finardimente, in cui il cantautore cerca di svelare la sua verità dietro ogni forma di rappresentazione artistica con un racconto sincero e sfacciato delle emozioni di intere generazioni e ovviamente con la sua musica.
«Sempre più spesso – dichiara Eugenio Finardi – quando le persone mi aspettano per un saluto a fine concerto, mi ringraziano per ciò che ho rappresentato nelle loro vite. Da ragazzo questa cosa mi inorgogliva, adesso invece sento principalmente gratitudine e rispondo che sono io a ringraziare loro perché è attraverso la loro percezione che sono diventato la persona che sono».
«C’è una magia particolare nel suonare con un musicista come Giuvazza – aggiunge Finardi – lui sembra leggerti nel pensiero e sapere già quali note toccherai e come sottolinearle al meglio».
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Emanuele Rebuffini