Le infinite vite di Lee Miller in mostra a «Camera»

Parigi, 1929. La ventiduenne modella americana Lee Miller si presenta a Man Ray proponendosi come assistente. Lui è riluttante, lei insiste, lui cede. Per un triennio, dal 1929 al 1932, Lee Miller non sarà solo l’apprendista, la musa e la compagna di Man Ray, ma una pioniera del movimento surrealista.

Libera, curiosa del mondo, inquieta, mai ferma in un unico ruolo, in continuo movimento, alla costante ricerca di nuovi stimoli e direzioni, desiderosa di conoscere persone e mondi differenti, in poco più di vent’anni di frenetica attività Lee Miller ha vissuto un sorprendente numero di vite, trasformandosi da mannequin a fotografa, da artista a fotoreporter, da immagine a sguardo, intrecciando bellezza, arte e macerie, e affermandosi così come una delle più originali fotografe del XX secolo. “Esistono tante Lee Miller quante sono le curiosità della sua vita, i suoi desideri; la fotografa d’arte convive con la fotografa di moda, la sperimentatrice si alterna alla fotoreporter, che a sua volta si trasforma anche in giornalista, accompagnando nei suoi servizi dal fronte la fotografia con la scrittura, peraltro di notevole livello” (Walter Guadagnini).

Lee Miller,
Miss Lee Miller (Acconciatura di Dimitry). Lee Miller
Studios, Inc., New York, USA, 1932
© Lee Miller Archives, England 2025. All rights reserved.
leemiller.co.uk

Fino al 1° febbraio 2026, CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia ospita la mostra «Lee Miller. Opere 1930-1955», curata da Walter Guadagnini, un viaggio in 160 immagini, provenienti dai Lee Miller Archives, molte delle quali inedite, alla scoperta degli infiniti sguardi che hanno contraddistinto la sua intensa avventura artistica ed esistenziale.

Di origine statunitense (nasce a Poughkeepsie, nello Stato di New York, nel 1907), Lee Miller lavora come modella per “Vogue” (l’editore Condé Nast la conobbe soccorrendola dopo un incidente d’auto), quindi nel 1929 si trasferisce a Parigi dove, collaborando con Man Ray (e contribuendo anche al perfezionamento della tecnica della solarizzazione), frequenta il mondo surrealista, stringe rapporti di amicizia con Pablo Picasso, Max Ernst, Paul Éluard, Eileen Agar, Leonora Carrington, Dorothea Tanning, definendo la sua cifra stilistica, quella che non solo le consente di realizzare alcune delle immagini più significative della storia della fotografia surrealista (la mano che esplode toccando una maniglia, i quattro topi enigmaticamente appoggiati su una mensola, la colata di cemento che si avvicina minacciosamente a due mocassini, le architetture dell’Impasse des Deux Anges e del Palais Idéal di Hauterives); infatti, tutta la sua produzione artistica, comprese le immagini di guerra, recheranno sempre un’impronta surrealistica, paradossale, capace di cogliere il mistero e la sorpresa in ogni aspetto della vita quotidiana.

Lee Miller,
Nusch Éluard seduta su un’auto.
Golfe Juan, Francia, 1937
© Lee Miller Archives, England 2025. All rights
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Nel 1932 torna negli Stati Uniti e apre un proprio studio fotografico, quindi sposa l’uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey con il quale nel 1934 si trasferisce in Egitto, dove realizza immagini essenziali dal sapore enigmatico (le forme astratte del deserto, la grande ombra della piramide che incombe sullo spazio urbano), tra le quali un capolavoro assoluto della fotografia surrealista, il “Ritratto dello spazio”, una visione del paesaggio da una finestra, attraverso una tenda squarciata a sua volta sovrastata da una cornica inclinata, un gioco di geometrie considerato una possibile fonte di ispirazione per uno dei quadri più celebri di René Magritte, “Il bacio”.

Lee Miller,
Ritratto dello spazio.
Al Bulwayeb, vicino a Siwa, Egitto, 1937
© Lee Miller Archives, England 2025. All rights
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Nel 1937 la ritroviamo in Europa. Nell’estate di quell’anno è in vacanza a Mougins, in Costa Azzurra, dove aveva lo studio Pablo Picasso, che la ritrarrà in diverse tele, tra cui «Femme à la coiffe d’Arlésienne sur fond vert (Lee Miller)», recentemente all’asta da Christie’s. Qui reincontra alcuni degli amici parigini, Paul e Nusch Éluard, fotografata sorridente di fianco a un’automobile in un bellissimo ritratto, Max Ernst, Leonora Carrington, Ady Fidelin, Dora Maar, e conosce Roland Penrose, artista e collezionista, che diventerà il suo secondo marito.

Pablo Picasso, «Femme à la coiffe d’Arlésienne sur fond vert (Lee Miller)», 1937

Nel 1939 la coppia si trasferisce a Londra, dove Lee Miller inizia una nuova stagione di vita e di fotografia, collaborando con l’edizione inglese di “Vogue”, realizzando servizi di moda e raccontando la quotidianità della capitale britannica bombardata dai tedeschi. Strepitoso lo scatto delle due ragazze con le maschere antincendio, “Fire masks”: una scena “surreale” che mette in luce l’assurdità della guerra. Ancora una svolta: Lee Miller diventa fotoreporter al seguito delle armate alleate in Europa. Come corrispondente documenta l’assedio di Saint-Malo, la liberazione dei campi di sterminio di Buchenwald e Dachau, Parigi, Vienna, Berlino, il disfacimento del nazismo, le case e gli uffici dei gerarchi nazisti che si sono suicidati.

Lee Miller,
Irmgard Seefried, cantante d’opera, mentre
canta un’aria di Madama Butterfly, Opera
House, Vienna, Austria, 1945
© Lee Miller Archives, England 2025. All rights
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Foto dure, pubblicate all’interno di articoli scritti dalla stessa Lee Miller, che durante la guerra si rivela anche una eccellente giornalista. Nascono così autentici capolavori, come il ritratto della giovane soprano tedesca Irmgard Seefried, che canta un’aria della “Madama Butterfly” all’interno del Teatro dell’Opera di Vienna distrutto dai bombardamenti, nel quale si uniscono l’orrore per la devastazione anche culturale provocata dalla guerra e la speranza nella rinascita attraverso la cultura. Emblematica la foto scattata dall’amico e collega David E. Scherman, corrispondente di “Life”, che ritrae Lee Miller nuda nella vasca da bagno di Hitler, accanto ad una fotografia del Fuhrer, un bagno purificatore ed un gesto beffardo nei confronti del dittatore.

Lee Miller,
Maschere antincendio.
Downshire Hill, Londra, Inghilterra, 1941
© Lee Miller Archives, England 2025. All rights
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Esausta per tanto orrore, al termine della guerra, Lee Miller diminuisce progressivamente il suo impegno giornalistico, abbandonando definitivamente la fotografia come professione alla metà degli anni Cinquanta. Ancora qualche servizio di moda come quelli realizzati in Italia, alla Biennale di Venezia, immortalando figure come Peggy Guggenheim e Giorgio Morandi, poi la decisione di ritirarsi definitivamente nel Sussex, nella tenuta di campagna di Farley House con Roland Penrose e di dedicarsi alla cucina e all’accoglienza degli amici vecchi e nuovi che passano a trovarli (tra questi anche un giovane Renato Guttuso, l’illustratore Saul Steinberg e il pittore Richard Hamilton, che da lì a breve aprirà la stagione della Pop art). Lee Miller ritrae i suoi ospiti in scatti intimi, apparentemente domestici, in realtà vere e proprie mise en scéne dove trapela la sua anima ironica, lo sguardo geniale e l’intelligenza compositiva.

A Lee Miller è stato recentemente dedicato un film per la regia di Ellen Kuras, con protagonista Kate Winslet.

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Emanuele Rebuffini