Griffa e Starling: dialoghi tra segni, oggetti e colori

“Il colore, il pennello, il tessuto, i segni, l’imprevisto, la mia mano, il tempo, ciò che accade sulla tela: sono tutti protagonisti” (Giorgio Griffa). A un anno dalla sua apertura, la Fondazione Giorgio Griffa presenta «D1 – D5», cinque dialoghi tra l’artista torinese Giorgio Griffa (1936) ed il britannico Simon Starling (1967, vincitore del Turner Prize nel 2005, ha rappresentato la Scozia alla Biennale di Venezia nel 2003, ha tenuto una mostra personale alla Pinacoteca Agnelli di Torino nel 2022). Dialoghi tra pittura e installazioni, nati in alcuni casi da progetti condivisi e collaborazioni dirette tra i due artisti, in altri da affinità formali, materiche e concettuali, che aprono possibilità di confronto, suggeriscono inedite direzioni di indagine ed innescano un gioco di assonanze e contrasti tra artisti di generazioni e contesti differenti.

Giorgio Griffa, Segni orizzontali, 1970: ph Giulio Caresio | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa

Simon Starling rimane colpito da rari pennelli artigianali giapponesi, realizzati per i maestri della lacca urushi con i capelli delle pescatrici di perle ama. Spedisce un pennello a Giorgio Griffa perché lo utilizzi. Questo perché l’arte di Griffa è contraddistinta da una “semplicità essenziale, priva di fronzoli”. Ne scaturisce così una mostra che è una conversazione intima e raffinata (fino al 22 gennaio 2026).

ph Federico Rizzo | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa

Due grandi carte dipinte da Griffa che Starling “annota” con un testo su vetro stampato con una particolare stampante inkjet: “Noise (Annotated)” e “Oblique 3 (Annotated)”. Ai due lavori realizzati a quattro mani si affiancano nel primo dialogo (D1), “Head to Toe” (2017) di Simon Starling (un corpo composito di elementi interconnessi, realizzati in collaborazione con diversi artigiani, come falegnami, soffiatori di vetro, argentieri, fabbri, maestri della lacca urushi), e “Disordine PO” (2025) di Giorgio Griffa, una tela che appartiene al più recente ciclo dedicato al Disordine, in cui segni, colore e tessuto sono i protagonisti.

Giorgio Griffa, Simon Starling, Noise (Annotated), 2017: ph Jens Ziehe | Courtesy The Artists and neugerriemschneider

Il percorso prosegue (D2) con la tela “Bianco dopo bianco”, dipinta nel 1981 dall’artista torinese in un momento di ricerca dell’essenzialità della pittura: segni elementari e un solo colore, il bianco, usato raramente da Griffa e quasi solo in quegli anni, su spinta di una particolare relazione con la luce del sole nel verde della natura. In risposta a quest’opera, Simon Starling propone l’installazione “As He Buffs” (2019), realizzata con la collaborazione di maestranze artigiane giapponesi: una figura umana a gambe incrociate, suggerita da una semplice struttura metallica che sostiene una maschera, è colta nell’atto di lucidare un piano laccato nero in cui si specchia, mentre due lampadine a filamento di tungsteno la illuminano.

ph Federico Rizzo | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa

Con il terzo dialogo (D3), i richiami tra i lavori si fanno più espliciti: in una teca alcuni oggetti che Giorgio Griffa utilizza quotidianamente in studio sono affiancati a copie del magazine Frieze, sulle cui pagine gli stessi oggetti compaiono ritratti negli scatti realizzati da Simon Starling nell’atelier di Griffa. Le quattro tele di Griffa – Canone aureo 638, Canone aureo 772, Canone aureo 343, Canone aureo 638 – che compaiono sullo sfondo delle fotografie di Starling, sono esposte sulla pare opposta alla teca nella stessa sequenza che avevano il giorno degli scatti in studio.

ph Federico Rizzo | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa

La ricerca di entrambi gli artisti di forme primarie prende forma nel quarto dialogo (D4) tra i “Segni orizzontali” di Giorgio Griffa, polittico del 1970 composto da quattro tele di piccole dimensioni; e “Home-made Castiglioni Lamp (Valvoline Racing)” e “Home-made Castiglioni Lamp (Supershield)”, due esemplari del 2020 di una rivisitazione evocativa di Simon Starling dell’iconica lampada disegnata dai fratelli Castiglioni.

ph Federico Rizzo | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa

Il percorso si conclude nell’ultimo dialogo (D5) che porta a galla il tema di particolare attualità dell’autodistruzione cui può portare oggi il principio di dominazione ma offre allo stesso tempo aperture sulla luce che può portare l’arte nei momenti di oscurità. Quest’ultima luce trapela dalle lettere che riproducono il titolo “Autoxylopyrocycloboros” – originario di un progetto di Starling del 2006 – su una grande tela del 2025 di Griffa: questo lavoro è qui esposto al pubblico per la prima volta e si configura come un omaggio all’opera dell’artista inglese. Accanto alla tela uno scatto bruciato dello stesso Starling che appartiene proprio al suo progetto multiforme Autoxylopyrocycloboros, nato da una performance-viaggio a bordo di un battello a vapore che si autodistrugge perché alimentato dal legno del suo stesso scafo.

S.S, Head to Toe, 2017: ph Jens Ziehe | Courtesy Simon Starling and neugerriemschneider

La Fondazione Giorgio Griffa ha sede in un ex edificio industriale nel quartiere Vanchiglietta, ed è nata con l‘obiettivo di conservare e valorizzare l’opera del Maestro torinese, sviluppando anche progetti espositivi, curatoriali ed editoriali per promuovere le collaborazioni tra artisti.

http://www.fondazionegiorgiogriffa.org

Emanuele Rebuffini

ph Federico Rizzo | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa