Italia Sessanta. Bruno Barbey a Palazzo Barolo

Inizialmente «Gli italiani» dovevano essere il terzo volume dell’Encyclopédie essentielle, la collana dell’editore francese Robert Delpire, che già comprendeva Les Américains di Robert Frank (1958) e Les Allemands di René Burri (1962). Non se ne fece nulla e il portfolio che il fotografo franco-marocchino Bruno Barbey realizzò lungo l’Italia negli anni Sessanta, dovrà attendere il 2002 per vedere la luce.

Fino all’11 gennaio, le auliche sale di Palazzo Falletti di Barolo ospitano la mostra «Bruno Barbey. Gli Italiani», curata da Caroline Thiénot-Barbey e prodotta da Ares. Un centinaio di fotografie in bianco e nero realizzate tra il 1962 e il 1966 da Bruno Barbey, il grande autore di reportage e una delle colonne della Magnum Photos. Nato in Marocco nel 1941, figlio di un diplomatico francese, mentre era ancora studente in Svizzera all’Ecole des Arts et Mètiers di Vevey iniziò a viaggiare per l’Italia a bordo del suo maggiolino, visitando Milano, Roma, Napoli e Palermo.

Lo scopo era realizzare un ‘saggio fotografico’ ispirato ai film di Pasolini, Rossellini, Visconti e Antonioni. Il suo portfolio è uno sguardo profondo e poetico sull’Italia del dopoguerra, un Paese ancora in trasformazione ma con marcate differenze sociali.

Gli scatti di Bruno Barbey sembrano raccogliere i personaggi di una moderna Commedia dell’arte, popolata da famiglie sorridenti su una vespa o un calesse, bambini e preti e suore, mendicanti e militari, contadini e operai, uomini allo stadio e signore eleganti ai teatri d’opera.

Dagli ambienti benestanti a quelli più umili, dalle processioni religiose agli aeroporti alle spiagge, «Gli italiani» sono un ritratto autentico dell’Italia “Neorealista”, opera non solo di un fotografo ma di un “radiologo”, come lo definisce Giosuè Calaciura nel volume “Gli Italiani”, edito da Contrasto (2022).

Il reportage del Bel Paese aprì a Bruno Barbey le porte della Magnum Photos, di cui diventerà presidente negli anni Novanta. Nella sua carriera immortalò la rivolta studentesca parigina del maggio 1968 e realizzò numerosi reportage di guerra, dal Vietnam all’Iraq.

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Emanuele Rebuffini