Fate e fantasmi: tutte le visioni di William Blake

«Non c’era luce dai fuochi e tutto era Buio». Visionario, onirico, fantastico ed inquietante, William Blake (1757-1827) non è stato solo uno dei più importanti, originali ed eccentrici esponenti del romanticismo britannico, ma un artista di estrema “modernità”. Ignorato in vita, la sua arte ha suggestionato il cinema, la letteratura e il fumetto della nostra contemporaneità (ricordate il Red Dragon di Thomas Harris?). Poeta, pittore ed illustratore, William Blake ha popolato le sue opere di fate danzanti e fantasmi, di incubi ed incantesimi, di giganti e di streghe.

La notte della gioia di Enitharmon (già detta ‘Ecate’) circa 1795, stampa a colori, inchiostro, tempera eacquerello su carta
Photo (c) Tate

Opere che ora possiamo ammirare alla Reggia  di Venaria, che fino al 2 febbraio ospita la mostra «Blake e la sua epoca. Viaggi nel tempo del sogno», curata dalla storica dell’arte Alice Insley, con 112 opere provenienti dalla Tate Britain, che raccontano l’originalità e la poliedricità dell’arte di William Blake, affiancandolo ai lavori di altri artisti a lui contemporanei, come Johann Heinrich Füssli, John Hamilton Mortimer, Edward Dayes, Henry Singleton e altri, capaci di aprire “porte” nuove ed inesplorate e di accedere ad altre dimensioni.

Casa della Morte, 1795‐c.1805, stampa a colori, inchiostro e acquerello su carta
Photo (c) Tate

In un mondo in cui gli sconvolgimenti degli anni tra il 1790 e il 1800, provocati dalle guerre d’indipendenza americane, dalla rivoluzione francese e dalla rapida industrializzazione, mettevano in discussione gli ideali illuministici, una generazione di artisti abbracciava l’irrazionale, il soprannaturale, il fantastico ed il terrificante. Gli stravaganti mostri del folklore, creature fantasiose e grottesche, incantesimi e soggetti infernali, chiese e castelli in rovina, Shakespeare e Dante, le profezie bibliche e la tragedia greca.

Il Corpo di Abele Trovato da Adamo ed Eva, circa 1826, inchiostro, tempera e oro su mogano
Photo (c) Tate

Nelle stampe e negli acquerelli di William Blake troviamo le atmosfere del gotico, il cui primo incontro avvenne quando, giovane apprendista incisore, disegnava tombe nell’Abbazia di Westminster. Abbracciando il sublime, William Blake ed altri artisti romantici crearono un’arte capace di suscitare emozioni di meraviglia, stupore e paura, raffigurando soggetti enigmatici, perfino sconvolgenti. Un’arte spirituale, ideale, senza tempo.

Il bestemmiatore, 1805, grafite, inchiostro e acquerello su carta
Photo (c) Tate

Nell’opera di William Blake ciò si esprime attraverso corpi contorti e conturbanti e l’illustrazione dell’angoscia e del tormento. Tra i suoi contemporanei proliferano i temi più cupi della prigionia, della follia, dell’orrore, del pericolo e della malattia, così come le immagini drammatiche della natura.

Il fantasma di una pulce, c. 1819‐20, Tempera e oro su mogano
Photo (c) Tate

Gli artisti inglesi esplorarono sempre più il potere e i pericoli del mondo naturale, distorcendo la luce, le proporzioni e lo spazio per suscitare le emozioni dello spettatore, dando espressione visiva alle ansie del loro tempo e al senso di apocalisse imminente. In mostra troviamo opere importanti come la Casa della Morte, 1795 – 1805 circa, La Notte della Gioia di Enitharmon (già detta “Ecate”), 1795 circa, Satana nella sua gloria originale, 1805; Oberon, Titania e Puck con le Fate che Danzano, 1786 circa; Il Fantasma di una Pulce, 1819-20 circa; e La forma spirituale di Pitt che guida Behemoth, che mostra l’ex primo ministro britannico William Pitt, comandante delle bestie bibliche, al centro di una visione apocalittica della guerra.

Satana nella sua gloria originale, 1805, inchiostro e acquerello su carta
Photo (c) Tate

Un creatore di mondi, come lo fu J. R. R. Tolkien. Peccato che la mostra ospitata dalla Reggia di Venaria e dedicata all’autore de Il Signore degli Anelli si riveli superflua e noiosa. Restituisce certamente l’immagine di un letterato dalla grande erudizione (e dallo straordinario successo editoriale), senza però accendere la fantasia e l’immaginazione. Accendendo, invece, le stupide polemiche di chi considera Tolkien un autore di “destra”, ignorando la complessità e i tanti livelli di lettura dei suoi scritti.

www.lavenaria.it

Emanuele Rebuffini

La Sepoltura, 1805 circa, inchiostro e acquerello su carta
Photo (c) Tate