Cheshire è una cittadina dell’Ohio, contaminata dall’American Electric Power Company. Di fronte all’ipotesi di dover sostenere un’imponente opera di bonifica e a possibili cause legali, la società ha preferito acquistare l’intera cittadina per 20 milioni di dollari, demolendola e trasferendo gli abitanti. La vicenda è protagonista di uno dei racconti visivi di Mitch Epstein, in mostra alle Gallerie d’Italia-Torino fino al 2 marzo 2025.
Classe 1952, Epstein è uno dei maestri della fotografia americana contemporanea. Pioniere del colore, realizza scatti spettacolari narrando la bellezza e la fragilità della “natura americana”. Curata da Brian Wallis, direttore esecutivo del Center for Photography di Woodstock, la retrospettiva «American Nature» presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni di Mitch Epstein, in cui esplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale: “American Power”, “Property Rights” e “Old Growth”.
Mitch Epstein si sofferma su temi scottanti di profonda attualità quali la deforestazione, l’appetito capitalistico e lo sfruttamento, l’impatto dell’industrializzazione sull’ambiente, le lotte dei nativi americani a difesa delle loro terre minacciate dalle infrastrutture energetiche, la distruzione della natura ad opera dell’intervento umano.
In “American Power” l’artista si concentra su come le nazioni e gli interessi privati sfruttano la natura, documentando l’impatto della produzione e del consumo di energia sul paesaggio e sulla popolazione degli Stati Uniti. Dal 2003 al 2008 Mitch Epstein ha viaggiato per gli States per fotografare piattaforme petrolifere, dighe, turbine idroelettriche, centrali nucleari, nonché le comunità che vivono accanto a tali siti.
Nella serie “Property Rights”, il fotografo si domanda a chi appartenga la terra e chi ha il diritto di sfruttarne o saccheggiarne le risorse. In particolare si sofferma sulle proteste dei Sioux di Standing Rock, in Nord Dakota, contro un oleodotto, per poi passare ad altri conflitti fondiari, in cui la gente comune ha creato movimenti a difesa delle loro terre dalle acquisizioni da parte del governo e delle imprese.
Ma le opere più suggestive da un punto di vista estetico sono quella della serie “Old Growth” (crescita lenta), dove protagoniste sono le foreste vetuste in regioni remote degli Stati Uniti: maestose e antiche sequoie, cedri, abeti, cipressi e pini “bristlecone”, alberi millenari che paiono sculture dalla bellezza selvaggia e primordiale. Una celebrazione della capacità di resistenza della natura non alterata dall’uomo.
http://www.gallerieditalia.com
Emanuele Rebuffini