Si chiamano alternative currencies e sono monete alternative spendibili in ambito locale che stanno spuntando come funghi in totale antitesi con un’economia sempre più globalizzata. A Torino, qualche settimana fa, il consigliere comunale del Pdl Maurizio Marrone ha proposto di diffondere il Taurino per sostenere l’economia locale nella battaglia quotidiana con il carovita. La proposta di Marrone ha avuto approvazione bipartisan: si sono accodati sia i grillini che Michele Curto di Sinistra e Libertà che ha fornito anche un’ipotesi per l’ingresso della nuova moneta. Secondo Curto ad accollarsi la spesa potrebbero essere le fondazioni bancarie torinesi che convertendo in Taurini le erogazioni alla città garantirebbero una circolazione territoriale delle risorse. L’assessore al commercio Giuliana Tedesco non ha gradito e ha stoppato l’iniziativa.
Eppure gli esperimenti in tal senso non mancano. In Sardegna esiste da qualche tempo il Sardex, una moneta virtuale che è nata e viene scambiata su Internet e che vale in alberghi, esercizi commerciali e per visite specialistiche. Accanto ai Sardex virtuali ci sono gli Scec di Napoli di cui esistono banconote che sono una sorta di buono sconto spendibile localmente. In questi giorni dovrebbero entrare in vigore i Dropis che danno valore monetario al baratto. Nel 2000 a Guardiagrele (Ch) è stato introdotto il Simec, a Roma qualcuno spende l’Ecoroma e a Crotone c’è il Kro, tutte monete coniate per sviluppare l’economia locale. Anomala è anche la storia di Seborga (Im), piccolo comune ligure nei pressi di Sanremo che, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, ha iniziato a rivendicare lo status di Principato indipendente della Repubblica Italiana. In paese si conia il Luigino, una moneta senza alcun valore legale ma che si può spendere nei negozi del luogo. Il Taurino per ora resta un sogno e un’ipotesi ma nel fluttuante mondo dell’economia chissà che un giorno la proposta non torni a galla come un tappo di sughero.