E’ un classico!

“Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Italo Calvino

Ipse dixit, cara E.,

E mi sa che, idealmente, sono abbastanza d’accordo.

In questi giorni di libri in ognidove in città, presentazioni, incontri, letture, la mia mente vaga tra pagine lette, pagine abbandonate, pagine sottolineate, pagine spiegazzate, pagine insabbiate, pagine memorabili e pagine dimenticabili, pagine desiderate e pagine detestate, pagine sognate e sognanti, pagine strappate, pagine sospese, in attesa di tempi e spazi diversi, nuovi. Mi tornano alla mente parole, frasi, citazioni, passaggi emozionali che sono diventati bagaglio verbale e di pensiero, espressioni che nel mio vivere sono diventate risposte ai perché e spiegazioni che si sono fatte domande. Insomma, parecchia roba.

Il mio rapporto con i libri è stato quasi carnale nei tempi che furono, li portavo con me ovunque, quasi un prolungamento di me stessa in quel momento: finchè non lo finivo, il libro letto era tutto, tutti i miei pensieri, i miei desideri, le mie rabbie, i miei dubbi. Ogni libro del tempo che fu, è stato sottolineato, citato, trascritto, riportato nei primi messaggi sui primi cellulari.

A quei tempi, i classici erano più che altro una noia potenziale: voglio dire, figlia di proff e al classico, è chiaro che ero inseguita da gente che mi voleva a leggere Madame Bovary e Il Rosso e il Nero, ed è chiaro che la rivoluzionaria che era in me, come ogni adolescente può vantarsi di essere, puntava a letture certo meno ‘passate’ e certo più vicine, nei modi, nel pensiero, nei temi. Benni, Allende, Hornby, Banana Yoshimoto e tante voci diverse rintracciate nei tanti Salone del Libro battuti palmo a palmo in caccia di letture inusuali, almeno nella mia testa di allora, mai viste in casa o sentite nella bocca altrui.

E quindi? Questi classici? Cos’è un classico? Cos’è quel libro che ci fa dire “dai, quello è un classico!”.

Credo ci siano libri che sanno attraversare il tempo e la storia, le mode del momento, il sentire collettivo. Libri che sanno parlare a tutti, o a molti numericamente parlando, e rimangono, nel cuore, nel pensiero, nell’agire anche. Così, si fanno classici. E quelli sono i “classici universali”, come L’Ulisse, La coscienza di zeno, Furore, la saga de Il signore degli anelli, i libri dei grandi della letteratura mondiale, quelli che non si discutono o se lo si fa, lo si fa a proprio rischio e pericolo o nell’intimo di sé stessi.

Ci sono poi i “classici ‘personali”, letture avvenute in un certo momento, in certi frangenti della vita, accanto a certe situazioni e certe persone, per cui finiscono per insinuarsi nelle pieghe della mente e del sentire e restano con te per tutta una vita, o per molta parte di essa. Ed emergono, negli anni, in certi altri momenti, sentimenti, occasioni, come bolle di champagne in un flute, e risalgono, dal fondo di noi stessi, fino al ricordo, alla sintonia. E ci fanno il loro regalo: ci ricordano un po’ chi siamo stati, dove abbiamo vissuto, cosa abbiamo sentito, dove volevamo andare, cosa sognavamo e cosa desideravamo. Per farci sentire un po’ più noi e un po’ meno soli, un po’ più pagine di un libro ancora da scrivere, anziché pagine lette e dimenticate.

E tu, E.? Cosa ne pensi?

Hai notato che non ti ho detto qual è il mio grande classico personale o universale? Perchè, in effetti, possono coincidere i due! Ma ho una buona scusa per questa mia omissione: a fine mese, saremo di nuovo da Catia, la nostra ospite, la piola-libreria dove molto accade e molto nasce, e il tema sarà proprio “Porta il tuo classico con te!”. Così, te lo svelerò dal vivo, il mio classico, insieme a quanti vorranno venire con noi a ritrovarsi tra le pagine dei propri classici.

Chiara

Cara C,

per raccogliere la nostra sfida di “porta un classico da Catia a fine mese”, sono corsa a prendere la valigia grande, quella delle vacanze lunghe per riempirla dei libri che mi hanno accompagnata in questi anni.

I libri sono la mia formazione personale e professionale, e come dici bene tu tra letture importanti ci sono i classici universali e i classici personali.

Libri come copertine di Linus, pezzi di tempo con la copertina intessuta di trame e parole.

Se scopri i miei libri puoi avere le chiavi della mia anima.

Ti do il mio elenco di libri solo se mi fido di te.

E’ come darti il mio numero di telefono.

Se vuoi un appuntamento mandami il tuo elenco di libri.

Se diventiamo intimi ti faccio vedere il mio comodino.

Il mio comodino è la fotografia di quello che sto vivendo, studiando cercando, una fonte, una risposta, un’ispirazione.

Il mio comodino è uno scaffale dell’anima in cui ho sempre almeno tre pile di libri: un classico, un contemporaneo, uno spunto, una nuova conoscenza, o puro divertimento.

Da Catia posso portarti l’album delle foto dei miei comodini, dalle elementari a quelli che attualmente addormentano il mio stato cosciente.

E visto che sei la mia compagna di banco, ti faccio un’anticipazione sui titoli.

Il primo classico che ho letto è stato “Il Milione” di Marco Polo che presi in prestito alla biblioteca della scuola elementare.

Quel libro ha fatto di me un’esploratrice, ha plasmato le mie sinapsi verso l’altrove e ha piegato la mia anima alla curiosità verso mondi lontani avvolti dal mito.

Da Catia proviamo a leggere qualche pagina dei classici dell’anima per vedere come quelle parole ci risuonano dentro la cassa toracica, ora.

Preparati dunque l’ugola e ci vediamo venerdì 31 alle 17.30 in via Bibiana 31, con tanti classici che saranno i primi titoli che metteremo nella biblioteca di Compagne di banco.

A proposito di Catia su questi canali di comunicazione ci sentiamo la prossima settimana per parlare di librerie.

E questo fine settimana ti auguro un buon salone!

Elena

Autore: Redazione

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