Io un’idea del perchè Marco Muller abbia voluto così fortemente piazzare il suo festival di Roma a ridosso del Torino Film Festival ce l’ho, ed è sostanzialmente quella che vi avevo proposto in tempi diciamo non sospetti.
L’ex direttore di Venezia sembra abbia ricattato le istituzioni locali al punto che l’incontro al vertice, presente il ministro della cultura, è stata una farsa clamorosa con spreco di tempo (e denaro pubblico, visto che siamo in periodo di tagli).
A Roma non hanno però capito che questa scelta danneggerà Torino (perchè il pubblico “normale” non sarà disposto a prendersi un mese di ferie per seguire due festival e perchè i distributori saranno costretti a scegliere quale dei due festival prediligere), ma danneggerà anche Roma (perchè il pubblico “normale” non sarà disposto a prendersi un mese di ferie per seguire due festival e perchè i distributori saranno costretti a scegliere quale dei due festival prediligere).
In definitiva danneggerà l’immagine (e non solo l’immagine) del cinema italiano nel mondo e dell’Italia tutta, con ripercussioni non da poco su un sistema che ha già le sue difficoltà a convincere gli investitori e le istituzioni di essere una fonte di guadagno e non solo uno spasso del venerdì sera.
Insomma credo (ma questo è parere fortemente personale) che a Roma avrebbero dovuto impuntarsi ed eventualmente rinunciare anche a Muller (io in realtà credo che il Festival di Roma non avrebbe mai dovuto nascere, ma questo è un discorso vecchio e ormai superato).
In definitiva non abbiamo imparato nulla da anni di esperienza e tocca mutuare una storica battutta di Nanni Moretti: continuiamo così, facciamoci del male!
(e del resto il buon Nanni è daccordo con me sull’errore in partenza legato all’esistenza del festival capitolino)
A questo punto però che tutto è deciso e indietro non si torna a Torino non rimane che guardare avanti e concentrarsi nell’organizzare il miglior festival possibile per festeggiare i suoi 30 anni di vita, puntando ovviamente sulle carte a sua disposizione: la ricerca di nuovi talenti, il cinema giovane, l’amore che i registi hanno dimostrato in questi tre decenni per la città ed il suo festival.
Certo il rapporto di 1:6 del budget è lì a ricordare che se qualche distributore vorrà soldi per decidere dove andare bisognerà rinunciare a quel film (peggio per lui!) e che sarà forse il caso di rinunciare a qualche anteprima di grosso richiamo e a quel glamour mai amato sotto la Mole (con buona pace dell’assessore Coppola).
Ma del resto l’immediato comunicato arrivato dal TFF sembra andare in quella direzione.
Chiudo queste considerazioni con il mio miglior in bocca al lupo a Gianni Amelio, ad Ugo Nespolo, ad Emanuela Martini e a tutta la squadra (e se avete bisogno di una mano siamo qui per aiutarvi!)