Se vi capita la possibilità di assistere ad un incontro in cui ci sia Umberto Lenzi tra i protagonisti vi consiglio di non perderlo per nessuna ragione al mondo.
Il soggetto è talmente appassionato di cinema ed ha un’esperienza ed una storia talmente vasta da diventare inevitabilmente una macchina inarrestabile di aneddoti che affondano le radici ovunque nella storia.
Ieri era al Cinema Massimo per presentare il suo ultimo giallo Scalera di Sangue, Coniglio Editore (quarta puntata della divertente saga con Bruno Astolfi protagonista) ed ha finito per raccontare decine di curiosità.
L’ho incrociato in compagnia di Alberto Barbera all’uscita dal Museo Nazionale del Cinema dove non manca di fare tappa ogni volta che capita in città per perdersi – dice lui – nella galleria dei manifesti.
I due chiacchieravano amabilmente (Lenzi chiacchierava, Barbera si godeva le chiacchiere) di Billy Wilder, di Truffaut e di quella volta che Marilyn Monroe proprio non riusciva a dire correttamente la battuta “it’s me: Baby”, insistendo col dire “it’s me, baby”.
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