Si svolgerà questa sera, lunedì 18 Aprile alle 20.45 al Cinema Fratelli Marx, l’anteprima assoluta del nuovo documentario di Maurizio Orlandi Bambole. Il documentario è stato girato a Torino e San Mauro Torinese, presso La Casa di riposo “San Giuseppe”, e realizzato con il sostegno di Fondazione CRT, Film Commission Torino Piemonte e Regione Piemonte.
Durante la serata (ingresso 4 euro) interverranno il regista Maurizio Orlandi, Alessandro Gaido (presidente dell’Associazione Piemonte Movie) e Paolo Manera (direttore di Film Commission Torino Piemonte).
Il nuovo documentario di Maurizio Orlandi – regista toscano, ma torinese d’adozione – racconta la vicenda umana di Rina e Rosa, due donne anziane che vivono l’ultima fase della loro esistenza: la vecchiaia. Il mondo dei vecchi – come dice Norberto Bobbio – di tutti i vecchi, è, in un modo più o meno intenso, il mondo della memoria. Noi siamo quello che abbiamo pensato, amato, compiuto, ma soprattutto noi siamo quello che ricordiamo. Che ci sia permesso, allora, di vivere sino a che i ricordi non ci abbandonano e che noi possiamo, a nostra volta, abbandonarci a loro.
Orlando:
La storia di questo documentario parte da “Le bambole”: oggetti, cose, giocattoli più o meno vecchi, più o meno curati, spettinati o nudi, di pezza o di plastica, a volte buttate lì distrattamente, altre volte appoggiate con cura sui divani o sui letti ben rifatti. Sono loro a rappresentare il senso profondo e surreale della Vecchiaia, quella condizione di spazio/tempo, sociale ed esistenziale, sospeso fra passato e presente. Le bambole, per il loro rimando al mondo e alla sensibilità femminile, rappresentano queste donne, la loro vita e l’ultima parte della loro vita: hanno riso e sofferto, hanno amato e ballato, hanno sopportato e sostenuto i pesi della vita. È un viaggio che fa paura, perché la vecchiaia evoca in noi occidentali l’idea della morte. La morte, infatti, non è solo quel momento in cui il corpo, consumato dal tempo che passa inesorabile, rallenta o modifica la sua attività fisiologica. La morte è la morte quotidiana, quella che c’è nella vita di noi uomini occidentali, così tanto sicuri delle certezze di questo nostro secolo e delle sue sorti ”magnifiche e progressive”; noi uomini che siamo così tanto terrorizzati della vita, che passa e che un giorno ti porta, alla fine, nella vecchiaia. Perché è proprio il senso della vecchiaia che ci manca. Il suo sentimento. La sua consapevolezza. Perché ci manca la capacità di vivere la vita, in ogni sua fase, nella malattia o nella “vecchiaia”: proprio in quel momento in cui dovremmo, tutti noi, essere più liberi, finalmente, dalla paura.