La Torino bocciata

Alessandro Mondo su LaStampa.it

La pedonalizzazione di piazza Valdo Fusi. Alzi la mano chi non se lo aspettava, bocciata senza appello come uno dei peggiori progetti realizzati a Torino negli ultimi 10-15 anni. Bocciatura condivisa da un nutrito pacchetto di architetture più e meno illustri: dal Palafuksas al Palazzo di Giustizia, passando per il Mazda Palace, è una strage. Nemmeno Atrium, simbolo per eccellenza dei Giochi, sfugge alla ghigliottina.

Promossi e bocciati nella Torino postolimpica. Le pagelle saranno rese pubbliche oggi alle 18 al Circolo dei Lettori di via Bogino 9, durante il dibattito organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, il Comitato Giorgio Rota, il Circolo L’Eau Vive e il Politecnico. Titolo: «La nuova Torino piace?».

Stando ai risultati dell’indagine conoscitiva, commissionata dall’Ordine e realizzata da Luca Davico e Silvia Crivello (Comitato Giorgio Rota) intervistando un campione di 123 architetti iscritti in provincia di Torino, si direbbe che no, la nuova Torino per molti versi non piace affatto. Questione di qualità progettuale, ma pesa anche il modo con cui le «new-entry» soddisfano le esigenze di chi le abita e si rapportano al tessuto urbanistico circostante. Senza riguardi per le opere «griffate», predilette dall’amministrazione cittadina e proprio per questo prive di giustificazioni. La riprova del malessere che, a un anno dal Congresso mondiale dell’Ordine degli Architetti, serpeggia nella categoria: messa per la prima volta in condizione di dire la sua, divisa nelle valutazioni (vedi il Palavela), tendenzialmente critica sullo sviluppo urbanistico della città e sulle scelte che lo ispirano.

Non a caso la prima stroncatura, in questo caso chiara e netta, non riguarda architetture singole ma chiama in causa Spina 2 – già censurata nelle sue realizzazioni dallo stesso Cagnardi, il progettista del Piano regolatore – e Spina 3: due delle principali aree di trasformazione di Torino, due idee di città che secondo molti intervistati hanno tradito lo spirito iniziale. Se il 32,5% esprime un’opinione complessivamente favorevole su Spina2, il 43,6% mostra il pollice verso. Nel caso di Spina 3 il giudizio diventa ancora più severo, con un 65% di giudizi negativi e appena il 14,6% di quelli favorevoli. Molti edifici costruiti sulle spine sono anche citati come esempi peggiori degli ultimi 10 anni, superati nelle valutazioni critiche solo dal rifacimento di piazza Valdo Fusi. Come spiega Davico nell’«Ottavo Rapporto annuale su Torino», realizzato dal Comitato Giorgio Rota e presentato oggi insieme all’indagine, «una tipologia edilizia particolarmente criticata è quella dei grandi complessi di tipo condominiale: su sette progetti del genere nessuno ha raggiunto la sufficienza». Vale per la qualità progettuale, con punteggi insufficienti su 11 dei 26 progetti considerati. Idem per l’inserimento delle nuove strutture nel contesto: 12 quelle che non superano l’esame.

Questo non significa che sia tutto da buttare. Dal Lingotto al centro commerciale di Parco Dora su via Livorno, dall’Iveco in corso Giulio Cesare al Palaisozaki, sono diversi i progetti che si conquistano valutazioni positive. E comunque, precisa Davico, «serve un’assunzione di responsabilità non solo da parte del Comune, in termini di progettazione urbanistica, ma anche da parte della categoria». Come spiega Riccardo Bedrone, presidente dell’Ordine, «molto resta da fare: esistono margini per migliorare».

Resta la sensazione che nel ridisegno di ampie parti della città, occasione unica per Torino, si assista ad una deriva. Per dirla con Bedrone, «comincia a farsi consistente il timore che, se la proverbiale organizzazione dei torinesi saprà garantire il puntuale rispetto delle maggiori scadenze, nonché una formale correttezza e trasparenza dei processi, non è affatto scontato che gli esiti di tali processi siano in grado di ridefinire il volto della metropoli e di renderla più vivibile». Torino è un cantiere aperto: guai ai compromessi al ribasso.