YAHOONEWSGLOBALS.thisStoryUrl = ‘/rtrs/20090218/r_t_rtrs_tc_other/ttc-oitin-wired-intervista-fe50bdd_1’;
La bibbia globale dell’hi tech, specializzata in tecnologie e intuizioni sul futuro prossimo venturo, sbarca in Italia aggregando professionisti e appassionati di innovazione, che sono tanti ma hanno poche occasioni d’incontro e pochissimo spazio nell’informazione tradizionale. E’ quanto promette il direttore dell’edizione italiana di Wired, mensile di culto californiano, arrivato nella versione italiana nelle edicole del BelPaese.
“In Italia c’è tanta innovazione e molti innovatori da connettere, che non hanno forti punti di riferimento e che non conosciamo”, ricorda Riccardo Luna, direttore di Wired Italia. Critico nei confronti dell’informazione tradizionale, che a suo giudizio “anche per pigrizia… oscilla tra dramma, emergenza e gossip…. non si fa un’informazione seria, non noiosa e non per addetti ai lavori”, dice. Malgrado i tanti che hanno tentato di dissuaderlo, Luna è convinto che sia il momento giusto per l’esordio, perchè è proprio in momenti di crisi profonda come questo, fa capire, che si cercano risposte tentando d’immaginare il futuro, cosa che Wired si ripropone di fare.
“Ovvio che la capitale mondiale dell’innovazione sia Silicon Valley. Ma noi vogliamo raccontare il mondo con occhi italiani”, afferma. Con lo stesso spirito che ha mosso Wired al suo esordio nel 1993 in California, per iniziativa di Louis Rossetto, di origini piemontesi, e Jane Metcalfe, su una strada diversa da quella delle riviste specializzate e di settore, capace di dare forza, potere e credibilità all’innovazione.
La missione? “Fare come un vigile urbano: far circolare il più possibile e far andare avanti le idee migliori. Chi oggi ha capito che la tecnologia può migliorarci la vita ed anche salvare il mondo è oggi un’elite. Noi dobbiamo far diventare questi valori per tutti”, aggiunge.