Non e` il livello della pressione fiscale cio’ che fa la differenza

Il Governatore
della Banca d’Italia al Forex ha
affermato che in Italia il livello delle tasse e’ alto ed andrebbe ridotto.
Facendo cio’ si e’ messo in un campo strettamente politico. Le tasse sono
un’indicatore della presenza dello stato negli affari economici di un paese. A
qualcuno piace una grande presenza dello stato nell’economia ed a qualcun altro
no.

Non esistono pero’
ragioni teoriche per prediligere l’una o l’altra soluzione. La spesa pubblica
va in servizi (esercito, polizia, sanita’, istruzione, trasporti, ecc.) e
trasferimenti.  I trasferimenti non
aumentano e non diminuiscono la dimensione totale del prodotto. Si limitano a
trasferire reddito da Tizio a Caio.

Per quanto
riguarda i servizi, la loro dimensione ottimale dipende dalla produttivita`
della macchina pubblica. Se la macchina pubblica e` meno efficiente del settore
privato, allora darle delle risorse, sottraendole al privato, vuol dire ridurre
l’efficienza del sistema. Se la macchina pubblica e’ piu’ efficiente del
settore privato, spostare delle risorse dall’uno all’altro settore, vuol dire
aumentare la produttivita’ totale della nazione.

Oggi e` vero che
le nostre amministrazioni pubbliche hanno una bassa produttivita`, ma cio’ non
e` una necessita’ assoluta, tipo la forza di gravita’, e` il risultato di tanta
cattiva politica, non interessata ad una pubblica amministrazione forte ed
autonoma e non desiderosa e capace di controllare la produttivita` dei pubblici
dipendenti.

Allo stesso tempo e` vero che il nostro
settore privato ha fatto e spesso  sta
ancora facendo delle scelte miopi: si concentra su imprese troppo piccole, non
accede al mercato dei capitali, non accede al mercato dei managers e pone la
famiglia davanti a tutto, anche quando non e’ il caso; e` tecnologicamente
arretrato e non e` predisposto ad assorbire piu’ tecnologia ne’ a fare ricerca e
sviluppo. Se ci si affida semplicemente alle scelte di questo settore privato, non si va lontano. I fatti mostrano che il risultato e` un concentrarsi su
settori in declino ed una progressiva perdita di quote di mercato a livello
mondiale. Perdiamo quote non solo nei beni, si pensi alle calzature ed
all’abbigliamento, ma anche nei servizi si veda ad esempio il turismo.

In Italia sono problematici sia il settore
pubblico che quello privato. Pensare che lasciare piu’ risorse al settore
privato possa risolvere i problemi del paese e` un illusione.

 

Autore: Gustavo Rinaldi

Nato a Torino nel 1967, la sua prima maestra e` stata una vittima delle repressioni bolsceviche, Maria Bruch. Ha frequentato sia la scuola pubblica che quella dei Gesuiti. Come volontario ha promosso prima una raccolta carta e poi la riorganizzazione del gentro di formazione agricola di Andriamboasary in Madagascar. Ha fondato l'associazione Enthusiasmus che per piu' di dieci anni si e` occupata di formazione politico-sociale dei giovani, permettendo a molti giovani di conoscere il mondo esterno ed a qualcuno/a di trovare moglie o marito. Nel 1991 e` stato testimone oculare dei moti di piazza che a Leningrado si opponevano al tentato golpe anti-riformatore. Nel 1994 si e` laureato in economia con Sergio Ricossa ed ha prestato servizio presso l'Istituto Penale Minorile "Ferrante Aporti", occupandosi dei denari e delle spese dei detenuti. Dal 1995 ha iniziato a lavorare per diversi progetti di valutazione e formazione promossi dall'Unione Europea e da altri enti nell'ex Unione Sovietica. Nel 2000-2001 e` stato consigliere economico del governo della Georgia. Nel 2006 ha conseguito il Ph.D. in economics all'Imperial College dell'University of London. Ha lavorato come economista per l'Institute of Alcohol Studies di Londra. Dal 2008 lavora per l'universita' di Torino dove oggi insegna public economics; insegna inoltre fundamentals in mathematics ed economics for managers ad ESCP-Europe.