Il Declassamento di Francia e Italia – Domande e risposte

Come valutare questo nuovo declassamento di Francia ed Italia?
Le agenzie di rating hanno pienamente ragione nel declassare il debito di Italia e Francia. Esse ci dicono che la probabilita` che questi paesi possano onorare i loro debiti e` in diminuzione.
 Perche`?
Perche` la cura proposta dalla signora Merkel e` sbagliata e non fara` che peggiorare il male.
Ossia?
Il problema  di questi paesi , di tutti I paesi periferici della zona euro e’ che dal 1999, anno di introduzione dell’euro, ad oggi I loro prezzi sono aumentati piu` di quelli tedeschi. Di circa il 13% in piu’  quelli francesi, di circa il 23% in piu’ quelli italiani , di piu’ del 35% quelli spagnoli e  di piu’ del 40% quelli greci.
E cosa importa?
Se nel 1999 un bene francese ed uno tedesco costavano lo stesso, oggi il bene francese costa il 13%  in piu’ di quello tedesco e naturalmente fa fatica a trovare compratori.
In teoria….
No in pratica. Sono dieci anni che I conti con l’estero della Francia peggiorano e nel 2011 il deficit del conto delle partite correnti della Francia  ha avuto un deficit pari al 2.5% del PIL francese. Il deficit commerciale e` stato ancora piu’ grande.  La Francia non fa che seguire con un ritardo di 2/3 anni l’Italia.
Ma l’Italia ha anche il debito…
Si’ l’Italia deve anche servire un grande debito, detenuto per circa 1/3 da soggetti esteri. Praticamente possiamo dire che l’Italia ha un debito estero pari al 40% del PIL. Se gli interessi scendessero anche al 2.5%, con un debito estero di queste dimensioni , ogni anno si dovrebbe comunque trasferire l’1% del PIL al resto del mondo. Per un paese con conti con l’estero in progressivo peggioramento e`impossibile.
Ma il trattato ora in discussione confermerebbe la nostra solidita`.
La cura Merkel, il trattato ora in discussione, peggiorerebbe ulteriormente le cose. Infatti ci imporrebbe, non solo di avere un bilancio in pareggio, ma anche di ridurre il debito di 3 punti di PIL all’anno.
E non e`  un bene?
E` qualcosa di non possible.
E perche`?
Se anche gli interessi a lungo termine fossero al 2% (oggi sono al 6%) , per pagarli ed avere il bilancio in pareggio noi dovrenmmo  tassare i cittadini e le imprese per 2.4 punti di PIL in eccesso di quanto daremmo loro sotto forma di beni, servizi e trasferimenti, dovremmo cioe` avere un disavanzo primario pari al 2,4% del PIL.
Tutto qui?
No. Perche’ poi per ridurre l’eccesso del nostro debito di un ventesimo, come previsto dalla bozza di  trattato, noi dovrenno avere ulteriori 3 punti di PIL di avanzo primario, per un totale del  5,4% del PIL.
In euro quanto sarebbe?
Quasi novanta miliardi di euro. Molto piu’ di tutte le manovre fatte l’altr’anno da Berlusconi e Monti messe assieme. A parte l’Italia del 1997, dal 1980 ad oggi  nessun  grande paese avanzato (con piu’ di 11 milioni di abitanti)  e` mai riuscito ad avere un avanzo primario tanto grande.
Cosa c’entra la dimensione del paese?
I paesi piccoli spesso dipendono molto dalla domanda estera e poco da quella interna,   quindi sopportano relativamente bene contrazioni della domanda interna.
Nei paesi piu’ grandi, uno shock del genere facilmente conduce a stagnazione o recessione. Finisce con il deprimere le entrate fiscali ed accrescere la spesa per gli ammortizzatori sociali. Infine queste misure non toccherebbero  la causa di tutti i problemi: la carenza di competitivita` dei prodotti italiani e potenzialmente l’accrescono.
Quella come la si cura?
Sul fronte della competitivita` noi abbiamo due problemi: I nostri beni sono troppo cari, circa il 20% piu’ cari di quelli tedeschi, inoltre a causa dell’inefficienza del nostro sistema, i prezzi dei nostri beni continuano a crescere piu’ di quelli tedeschi.
Ed il governo Monti non ha fatto nulla?
Il governo Monti ha fatto ed ha intenzione di fare per ridurre la crescita dei nostri prezzi e, se tutto andra’ molto bene, tra qualche anno,  i nostri prezzi inizieranno a crescere allo stesso ritmo di quelli tedeschi.
E cio’ non basta?
No che non basta. Se i nostri prezzi iniziassero a crescere con lo stesso tasso di crescita dei prezzi tedeschi, resterebbero sempre del 20% superiori a quelli tedeschi e nessuno comprerebbe i nostri beni.
Ma allora come ne usciamo?
Ne usciamo agendo su tre fronti e mezzo. Primo accrescendo l’efficienza dell’Italia, grosso modo come ha fatto e pare voglia fare Monti. Secondo aggiustando il nostro cambio con la Germania. Terzo riducendo il debito.
 Aggiustare il nostro cambio con la Germania significa spiegare ai nostri amici tedeschi che e’ nel loro interesse ed in quello di tutti gli Europei che l’Europa non si sfasci. Affinche` l’Europa si salvi e` indispensabile che tutti i paesi periferici non solo cerchino di aumentare la loro produttivita`, ma anche possano ricuperare competitivita` aggiustando il loro cambio con la Germania. Il modo piu’ semplice per fare cio’ e` portare la Germania fuori dall’euro per un breve periodo, anche solo una settimana,  per poi farla rientrare  con un cambio assai apprezzato. Non piu’  1€ = 2 DM , bensi’ 1€ = 1,5 DM
Infine un paese come l’Italia dovrebbe onestamente ammettere che non e` in grado di pagare un debito cosi’ grosso, riducendolo d’ufficio di 1/3.
Fare uscire la Germania dall’euro e ridurre d’ufficio il debito; non bastererebbero queste misure? Non potremmo risparmiarci tutti i decreti  Salva Italia e Cresci Italia di Monti?
No assolutamente. Se noi attuassimo queste misure , senza accrescere la nostra produttivita`, nel giro di pochi anni torneremmo dove siamo oggi, sull’orlo del baratro.
E  agendo anche sulla produttivita`  il nuovo euro sarebbe su solide basi?
No. Non ancora.  Bisognerebbe comunque riconoscere che  le unioni monetarie possono  sopravvivere solo se alle spalle hanno politiche fiscali comuni. Negli USA la spesa federale rappresenta il 20% del PIL, nell’UE la spesa comunitaria rappresenta l’1% del PIL. Gli USA hanno i mezzi per intervenire per curare squilibri tra stati con tassi di crescita differenti. L’ UE non ha detti mezzi.
E` bene che gli europei si sveglino e comprendano che o accettano di gestire in modo congiunto cospicue parti della loro spesa pubblica, ad esempio il 10% del PIL UE, oppure la moneta comune e` un sogno destinato a fallire. Le agenzie di rating comprendono queste cose e continueranno giustamente a declassare il debito di vari paesi europei.

Autore: Gustavo Rinaldi

Nato a Torino nel 1967, la sua prima maestra e` stata una vittima delle repressioni bolsceviche, Maria Bruch. Ha frequentato sia la scuola pubblica che quella dei Gesuiti. Come volontario ha promosso prima una raccolta carta e poi la riorganizzazione del gentro di formazione agricola di Andriamboasary in Madagascar. Ha fondato l'associazione Enthusiasmus che per piu' di dieci anni si e` occupata di formazione politico-sociale dei giovani, permettendo a molti giovani di conoscere il mondo esterno ed a qualcuno/a di trovare moglie o marito. Nel 1991 e` stato testimone oculare dei moti di piazza che a Leningrado si opponevano al tentato golpe anti-riformatore. Nel 1994 si e` laureato in economia con Sergio Ricossa ed ha prestato servizio presso l'Istituto Penale Minorile "Ferrante Aporti", occupandosi dei denari e delle spese dei detenuti. Dal 1995 ha iniziato a lavorare per diversi progetti di valutazione e formazione promossi dall'Unione Europea e da altri enti nell'ex Unione Sovietica. Nel 2000-2001 e` stato consigliere economico del governo della Georgia. Nel 2006 ha conseguito il Ph.D. in economics all'Imperial College dell'University of London. Ha lavorato come economista per l'Institute of Alcohol Studies di Londra. Dal 2008 lavora per l'universita' di Torino dove oggi insegna public economics; insegna inoltre fundamentals in mathematics ed economics for managers ad ESCP-Europe.